Los Angeles – Quando ieri, durante la conferenza Microsoft, The Artful Escape ha fatto la propria apparizione tra i vari titoli esclusivi mostrati, quello che si è intravisto è stato principalmente uno stile ricercato e particolare, nei personaggi come nella grafica. Inoltre, come dimostrano anche i commenti del pubblico sul video ufficiale, dal trailer mostrato non si capisce bene che genere di gioco sia quello di Annapurna Interactive (produttori del bellissimo What Remains of Edith Finch). Stamattina però, durante lo showcase di Xbox, ce lo siamo trovati davanti e non potevamo non dargli una chance; così dopo diversi minuti di attesa, finalmente ci siamo seduti comodi non solo per provarlo con le nostre mani, ma soprattutto per ascoltarlo con le nostre orecchie. Ebbene sì, perché The Artful Escape è essenzialmente un platform, che tuttavia racchiude elementi di tanti altri generi, primo su tutti quello dei giochi musicali.
Veniamo catapultati in un mondo alieno dalle tinte purpuree ed apparentemente innevato. Muoviamo i primi passi e scopriamo quello che può fare il nostro “eroe”, ovvero saltare, fare un doppio salto e, premendo di nuovo e continuamente proprio il tasto del salto, tirare fuori una chitarra per poi “planare” a suon di riff. Tutto qui? Non proprio, la chitarra non svolge solo la funzione appena citata, ma tornerà utile anche in altre situazioni musicalmente interattive: basterà infatti tirarla fuori per poter suonare fino a cinque note/tonalità, utilizzando i rimanenti pulsanti. La domanda a questo punto è: suonare a quale scopo? Beh, in pratica quello che sappiamo del protagonista è che si chiama Francis Vendetti (infatti il titolo inizialmente riportava anche il suo nome) e che alla vigilia del suo primo concerto si risveglia su un pianeta in cui non solo ritrova una certa Violetta (che conosceva già e che lo assisterà in questo viaggio), ma anche tante altre creature a dir poco bizzarre.
Come vi abbiamo detto, The Artful Escape è un melting pot di generi, e se lo spirito platform e musicale sono ben evidenti, dobbiamo dire che subito dopo viene quello delle avventure. Non solo tra i personaggi ci saranno dialoghi con lo humor tipico delle avventure grafiche anni ’90, ma spesso avremo anche la possibilità di scegliere la risposta da dare, anche se non ci è ancora perfettamente chiaro in quale modo le nostre scelte possano influire sul prosieguo della storia. Se parliamo di avventura non possono mancare gli enigmi, che troviamo anche qui sotto forma di puzzle musicali: per farvi un esempio, ci siamo imbattuti in una strana creatura che emetteva delle sequenze di suoni e colori, che noi abbiamo dovuto riprodurre con la nostra chitarra. Si tratta di azioni molto semplici, che così descritte non riescono a trasmettere quello che invece fa il gioco: quest’ultima scena ci ha ricordato molto da vicino quella iconica di “Incontri ravvicinati del terzo tipo” di Steven Spielberg, vera e propria pietra miliare del cinema fantascientifico, nonché opera d’arte di grande valore.
L’arte è l’elemento che unisce il tutto, la troviamo in forma letterale nel titolo, ma soprattutto in mille altre forme all’interno del gioco. Primo su tutti è la musica, che accompagna e scandisce tutta l’avventura, ad incarnare l’elemento chiave del gioco. Giocando a The Artful Escape ci siamo resi nuovamente conto del fatto che spesso non c’è bisogno di chissà quali artefatti per lasciare a bocca aperta, ma che la semplicità è capace di stupire più di ogni altra cosa. Mentre saltavamo qua e là, schitarrando continuamente (sì, ci piaceva troppo farlo), i giochi che ci tornavano alla mente erano davvero tanti: da Super Mario, a Flower, così come il meno conosciuto Electroplankton, ma anche Guitar Hero e perché no, Monkey Island con i suoi dialoghi sconsiderati. In realtà non li troviamo con elementi realmente tangibili o facilmente assimilabili, il che dona ancor più spessore e valore ad un gioco apparentemente “frivolo”.
Forse è proprio l’apparenza, quella che tante volte inganna, a rappresentare il punto debole di un gioco che, almeno per quanto abbiamo potuto vedere, ha davvero molto da dare. Il problema potrebbe essere quello di un trailer che punta a mostrare la “stravaganza” del titolo, più che il suo valore artistico, oppure del gameplay così semplice che a prima vista potrebbe farlo sembrare un platform qualunque. Di certo se The Artful Escape manterrà lo spessore di quanto abbiamo visto, riuscirà a superare anche l’apparenza ed i pregiudizi, per essere apprezzato almeno da coloro che sono predisposti per farlo.
In ConclusionE3
Una sorpresa: non potremmo definire diversamente The Artful Escape, che, anche se solo per pochi minuti, ci ha letteralmente risucchiato in quel mondo musicale così stravagante ma allo stesso tempo coinvolgente. I suoni e le musiche accompagnano corse, salti ed eventi, proprio come un’orchestra durante un’opera. Semplice nel gameplay, ma profondo nell’anima, è l’esempio di come non servano per forza 4K o teraflop per appassionare, ma buone idee, e soprattutto ben realizzate. Non sappiamo ancora quando potremo giocare all’intera esperienza (in esclusiva console Xbox One e su PC), ma senza dubbio non vediamo l’ora di scoprire come e dove sia finito il nostro Francis Vendetti, e di vivere i suoi sogni in prima persona.
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