Los Angeles – Ci avviciniamo fiduciosi verso la postazione VR di The Inpatient, nuova creatura dei ragazzi di Supermassive Games annunciata soltanto da una manciata di giorni e che, stando a quanto visto, proprio un cartone della Disney non dovrebbe essere. Ad accoglierci troviamo Nik Bowen, emozionatissimo game director del titolo che, dopo le immancabili domande di rito su PS VR, ci chiede quale sia il nostro livello di preparazione su Until Dawn. Una domanda non certo casuale, visto e considerato che da lì a pochi secondi saremo letteralmente dentro al prequel della celebre esclusiva PS4.
Lo ammettiamo, la notizia ci piglia alla sprovvista. Chiediamo qualche informazione ulteriore a riguardo, per scoprire che The Inpatient è un avventura ben precedente a quella vissuta da Sam, Ashley, Chris e soci, che va a collocarsi attorno all’anno 1952 all’interno del Blackwood Sanitarium: ricordate quella struttura abbandonata e fatiscente che Mike scopre quasi per caso rincorrendo le tracce del presunto omicida di Jessica? Benissimo, nei primi anni ’50 era una clinica funzionante e rinomata che faceva riferimento alla figura dell’illustre dottor Jefferson Brag: una clinica specializzata nella cura delle patologie mentali più gravi, una mecca della Psichiatria che, dietro ad una facciata linda e perfetta, nascondeva esperimenti indicibili e studi sulla psiche ai limiti della tortura.
In The Inpatient ci ritroviamo nei panni di un paziente senza nome che soffre di una grave forma di amnesia. La demo parte col piede sull’acceleratore, catapultandoci nel mezzo di una sorta di interrogatorio con Brag – che, almeno a parole, sembra voler fare di tutto pur di aiutarci a sconfiggere non solo la perdita di memoria, ma anche un demone all’interno della nostra testa che sembra originare il nostro male. Non fosse che in questa “chiacchierata” siamo legati ad una sedia con tanto di camicia di forza ben stretta sul petto, fattore che rende particolarmente improbabile un atteggiamento fiducioso nei confronti del nostro dottore.
Sta dunque a noi decidere cosa fare, muovendo la testa di volta in volta a sinistra o a destra per selezionare la risposta preferita. Potremmo essere sarcastici, quando ci verrà chiesta qualche informazione sul nostro stato di salute, potremo rispondere in malo modo cercando di sottrarci all’inutile esperimento, potremo addirittura fidarci di ogni parola del nostro interlocutore, cercando una via di scampo con questo atteggiamento dimesso. Le possibilità sono molteplici, ma arriva sempre il momento in cui il dado è tratto e le nostre decisioni danno il là a specifiche conseguenze: torna il Butterfly Effect, evento che gli affezionati di Until Dawn ricorderanno benissimo. Vi chiederete cosa ci sia successo nel corso della sessione di interrogatorio: niente di particolare, se non un atteggiamento particolarmente ostile da parte nostra nei confronti di Brag, culminato in un secco “No” alla domanda “Lei si fida di me, vero?“. Buio in scena, un battito d’ali di farfalla nella parte alta destra dello schermo e un’enorme siringa sulla nostra gamba sinistra è l’ultima cosa che vediamo prima di perdere i sensi.
The Inpatient rielabora le già apprezzate meccaniche portanti di Until Dawn, dando al giocatore un ragionevole set di opzioni tra cui scegliere ma mettendo da subito in chiaro che, dovesse andare male qualcosa, la colpa sarà solo ed esclusivamente delle nostre decisioni. Se già funzionava bene due anni or sono su PS4, il telaio ludico di Supermassive Games pare prestarsi persino meglio ai dettami della realtà virtuale: complice un comparto tecnologico assolutamente interessante, che ancora una volta stupisce quando si tratta di particolareggiare volti ed espressioni tipicamente umane, The Inpatient è figlio di una direzione artistico-visiva ispirata e sontuosa, capace di mostrare il proprio carattere anche alla risoluzione “ridotta” di PS VR.
Il resto poi lo fa l’atmosfera, vera protagonista degli ultimi minuti della demo, quando seduti su una carrozzina ci troviamo a percorrere faticosamente un corridoio ricoperto di sangue, di scritte agghiaccianti ed altri evidenti tratti di follia. Grida assordanti si mescolano a silenzi agghiaccianti, corroborati da un sistema di illuminazione strepitoso che, grazie al visore di PlayStation, riesce ad inquietare più che mai. Un paio di jumpscare – uno, in particolare, ci ha sottratto una manciata di battiti del cuore – al posto giusto hanno ribadito, non fosse passato il messaggio, la vocazione horror/thriller del progetto. Una vocazione che, dopo nemmeno venti minuti di prova, è per noi già una certezza.
Difficile trovare qualcosa di The Inpatient che non ci abbia convinto.
Difficile dunque trovare qualcosa di The Inpatient che non ci abbia convinto. La durata della demo non è certo sufficiente a farci trarre giudizi complessivi, e considerando l’ottimo impianto tecnologico della creatura di Supermassive Games beh, c’è davvero poco di cui lamentarsi. L’aspetto più delicato di The Inpatient sarà indubbiamente la narrazione, che dovrà da un lato dare riconferma delle abilità di scrittura del team di sviluppo (già ampiamente dimostrare con Until Dawn), dall’altro creare dei legami al “capitolo” precedente che vadano ben oltre la mera contestualizzazione geografica del Blackwood Sanitarium. Staremo a vedere, nei mesi a venire, se le nostre supposizioni saranno corrette.
In conclusionE3
Da amanti dell’horror, in special modo di quello virtuale, The Inpatient non poteva far altro che catalizzare immediatamente la nostra attenzione. Sporca, spietata e a tratti inquietante, la nuova creatura dei ragazzi di Supermassive Games si è dimostrata di assoluto interesse, una volta indossato il visore, riuscendo a spaventarci come si deve in un paio di occasioni e a catapultarci all’interno di un mondo di follia, depravazione e paura il cui potenziale, almeno sulla carta, è enorme. Non nascondiamo un certo interesse nella componente narrativa di The Inpatient, soprattutto in termini di collegamenti ad Until Dawn – il cui completamento, per dovere di cronaca, non è comunque richiesto per godere appieno di questo prequel. Per oggi dobbiamo accontentarci soltanto di un fugace ma graditissimo assaggio, nell’attesa di poter scorrazzare più liberamente tra i corridoi infestati del Blackwood Sanitarium.
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