E3 2017

E3 2017

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Los Angeles – Sembra quasi che il compito di tirar fuori dal cilindro idee anticonvenzionali sia un tratto distintivo dei giochi indie, quella categoria che troppo spesso non riesce ad interessare i soli mangiatori di titoli AAA. Lo storytelling e il gameplay scavalcano la qualità grafica nella gerarchia di importanza, uscendo dall’orbita di chi preferisce avere una manciata di pixel in più da guardare piuttosto che una trama su cui riflettere. Where the Water Tastes Like Wine non solo racchiude questo aspetto dei giochi indie, ma lo fa evolvere, portandolo all’estremo e facendo della storia il vero veicolo dell’esperienza.

Non è poi un caso che il gioco sia accompagnato da uno stile grafico molto particolare, pittoresco e perfettamente in linea con la terra su cui si svolge. Siamo in America, in un momento non esattamente definito, ma identificabile negli anni del vagabondaggio per le immense distese di polvere tra il Centro e l’Ovest del continente. Solo due linguaggi vengono utilizzati per vivere e relazionarsi con le persone: i racconti dei viandanti e il piombo dei revolver.

Where the Water Tastes Like Wine fa del racconto il suo gameplay, utilizzando la parola per acquisirne altri e continuare così il proprio viaggio. Astenersi giocatori che amano saltare le cutscene, non tanto perché qui ce ne siamo tante, quanto perché leggere e ascoltare è tutto ciò che conta.

Where the Water Tastes Like Wine

Siamo partiti dunque dai dintorni di Nashville, nel Tennessee. Il personaggio è un enorme scheletro vestito da viandante che cammina su una versione in miniatura del suolo statunitense. Le sue gambe percorrono pianure, colline e montagne per trovare luoghi di interesse in cui fermarsi. Qui si incontrano i personaggi chiave di Where the Water Tastes Like Wine, ognuno con una storia da raccontare e con sembianze che spaziano tra tutte le specie animali: come se fossero dipinti capaci di muoversi, i viaggiatori compongono il bagaglio culturale di storie che Where the Water Tastes Like Wine vuole non solo raccontare al giocatore, ma di cui chiede anche di esserne il veicolo. Le vicende dei viaggiatori vanno ascoltate e tramandate in base alle necessità delle prossime persone sul nostro cammino per creare una fitta rete di relazioni interpersonali e capire tutto il folklore americano che si cela in Where the Water Tastes Like Wine.

Ascoltando storie e continuando a mettere insieme i pezzi raccolti dalle vite di chiunque, si può finalmente arrivare a ricostruire l’esistenza di un personaggio in particolare, completando così la conoscenza del suo racconto per comprenderne la forma finale. L’obiettivo di Where the Water Tastes Like Wine è questo, accumulare storie, trasmetterle agli altri e far sembrare antico un posto che, a tutti gli effetti, antico non è. Gli Stati Uniti vengono spesso criticati per la loro mancanza di cultura, derivante dalla relativa giovinezza della Federazione e dall’incredibile contaminazione di popoli e etnie che hanno poi generato la nazione americana.

Where the Water Tastes Like Wine non vuole sovvertire questa opinione, però intende far capire che tante piccole storie di vita vissuta in mezzo al continente possono comunque avere un certo peso nella mente di chiunque. I racconti collezionati vengono dunque posti nell’inventario, pronti per essere utilizzati proprio come carte da gioco: sempre con quello stile grafico disegnato e molto interessante, Where the Water Tastes Like Wine materializza le storie con carte da tarocchi, ognuna con un disegno diverso e soprattutto con uno scrittore diverso. In questo modo i racconti si dimostrano variegati e dal sapore diverso, poiché non scritti dalla stessa penna ogni volta.

Where the Water Tastes Like Wine

Nell’interloquire con i personaggi, sono loro a far capire al giocatore quale storia vogliono sentire. Non si tratta infatti di prendere una persona a caso e intrattenerla come se si fosse in un cabaret. I personaggi di Where the Water Tastes Like Wine hanno una vita dietro le spalle, colma di momenti piacevoli e deludenti: in base al carattere e allo stato emotivo, le loro richieste possono essere varie e a volte non esaudibili, quindi occorre prendere di nuovo in mano il piccolo bagaglio e tornare a vagare per il deserto, in cerca di storie da ascoltare e raccontare.

Il folklore americano si cela in Where the Water Tastes Like Wine

Il riferimento alle cutscene è metaforico, ma racconta la verità sull’aspetto principale del gioco. Where the Water Tastes Like Wine è fatto di racconti e storie, quindi occorre sia un buon livello di inglese per comprenderle, sia la pazienza di leggere tutte le linee di dialogo da cima a fondo. Non è dunque un gioco per chi vuole azione immediata e spensieratezza, bensì un indie da studiare con cura e affrontare poco alla volta. Oppure ci si può immergere a capofitto, ma probabilmente si perderebbe quella sensazione di lunghezza temporale che solo un viaggio nella terra solitaria degli Stati Uniti può regalare.

In ConclusionE3

Tra i giochi indie provati all’E3 2017, Where the Water Tastes Like Wine è sicuramente uno dei più interessanti per la sua formula davvero originale. Basare un gioco sulla raccolta di un numero ancora incerto di storie, utilizzando come contorno una versione disegnata degli Stati Uniti, è una soluzione mai vista finora e che potrebbe appassionare coloro che vedono nella narrazione il punto principale di ogni gioco. Sicuramente non è un gioco per tutti, ma ha le idee ben chiare e va dritto verso il suo target di giocatori.

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