Potremmo iniziare questa brillante anteprima con una tagliente battuta sul neonato Piemonte Calcio, ma difficilmente gli amanti di PES avrebbero ancora le mascelle integre dopo un paio di giorni di risate ininterrotte. Quindi no, per stavolta preferiamo concentrarci sui dettagli più salienti del già attesissimo eFootball Pro Evolution Soccer 2020, dando oramai per assodata (e nota pure a vostra zia) l’incredibile partnership esclusiva che lega Juventus FC a quei mattacchioni di Konami – i cui dettagli, vi fossero accidentalmente scappati, sono disponibili qui. Diciamo soltanto che, dopo un’intera giornata trascorsa all’interno dell’Allianz Stadium a celebrare l’incredibile evento in compagnia della dirigenza Juventina, di un Camoranesi che non invecchia di mezza virgola manco fosse Keanu Reeves e dell’allegra combriccola di Konami, abbiamo potuto mettere le mani su quello che, dal prossimo 10 settembre, si candida come uno dei potenziali campioni di vendita dell’autunno. Con buona pace della concorrenza, stando a quanto detto dai vertici della Juve stessa, forte nel ribadire più volte la propria volontà di percorrere un cammino di puro entertainment, affiancata “solo dai migliori”.
Dai, bando alle ciance e via con qualche dettaglio su eFootball Pro Evolution Soccer 2020. La demo disponibile nel corso dell’evento, per motivi pressoché scontati, offriva le due sole compagini Juventus e PES Legends: visto l’elevato standard tecnologico raggiunto quest’anno ci avrebbe fatto piacere vedere qualche altra faccia, in tutta onestà, ma considerando l’uscita, fissata per il prossimo 30 luglio, di una demo con 14 squadre, modalità off e online e pure un Creation Mode (per PC e PS4), a ‘sto giro l’ansia non ha pesato poi così tanto. Diversi sono i pilastri del nuovo PES, che nel nome della tradizione tutto fa tranne che gettare un solco con il già ottimo prodotto dell’annata appena conclusa ma, tuttavia, lavora ulteriormente di cesello, correggendo qualche asperità qua e là, giochicchiando con l’intelligenza artificiale (sia offensiva che difensiva) e, cosa non certo da poco, rompendo le scatole ad un certo Iniesta (che ora fa la bella vita in Giappone) per rendere ancora più verosimili e reali tutte le dinamiche di gioco e la costruzione delle azioni. Che se Iniesta è stato probabilmente il miglior centrocampista della storia del calcio, forse una mezza dritta utile ai ragazzi di PES Productions la riesce pure a dare.
Pilastro uno, il gameplay. La giocabilità di PES rimane fedele a quella delle ultime iterazioni del franchise, con un ritmo compassato incline al ragionamento e alla pianificazione, che tuttavia si arricchisce di nuove animazioni, di una semplificazione del control schema per quanto concerne l’esecuzione delle finte, ma soprattutto di un nuovo First Touch che, nel caso di pischelli come Cristiano Ronaldo, regala uno sproposito di tecniche mozzafiato da ora non più esclusive delle controparti in carne ed ossa. Questa nuova “ricezione di prima” funziona in modo ottimale, grazie alle già citate nuove animazioni, e mostra su schermo controlli in totale disequilibrio con un giocatore funambolico che si inarca, si allunga e piega le gambe fin dove può per domare una palla difficile e, perché no, aprire in fascia. Dai doppi tocchi “oplà” che lasciano di sasso il difensore, alle giocare di tacco con finta sul piede d’appoggio, il parco di situazioni derivanti dal nuovo First Touch è ricco e variegato, e garantisce a eFootball Pro Evolution Soccer 2020 una nuova freschezza. Poi sia chiaro, alcune collisioni ci sono parse leggermente imperfette o comunque non rifinite, ma trattandosi di una demo ancora lontana dalla release, nel complesso, la situazione è positiva.
Altro punto forte di PES sono quelle che gli anglofoni chiamano “Visuals”: ma noi siamo più terra terra, e ci limiteremo a dire “il graficone“. Che la ricostruzione dei volti degli atleti sia impressionante, è cosa nota ai giocatori di PES già da un bel pezzo. Quest’anno l’asticella è stata alzata ulteriormente, ma pure uno come il sottoscritto (che di calcio reale ci capisce poco meno del minimo sindacale) non può non rimanere attonito nell’osservare con quanta cura i volti dei giocatori siano stati riprodotti. L’intera squadra Juve, nelle passate settimane, è stata sottoposta a sessioni di Full Body Scan 3D, che hanno permesso di realizzare modelli non solo al limite dell’1:1 con gli energumeni strapagati che sfrecciano in campo ogni settimana, ma di riprodurre anche tatuaggi, piercing e altre amenità marchio di fabbrica delle superstar del pallone. Aggiungeteci pure un Allianz Stadium che pare un render 3D fatto da un architetto, tanto è identico a quello che ci ha ospitato per una giornata, e come base d’asta di partenza per slogare un paio di mascelle, beh, non si poteva sperare in meglio. Non scenderemo troppo nei dettagli parlando di erba, coreografie sugli spalti, striscioni e pubblico pagante (che ok, fa molto anni 90, ma non è l’obbrobrio con cui abbiamo convissuto per anni), così come del dettaglio delle divise o altre quisquilie affini, ma sappiate che sì, la resa visiva spacca. Ma proprio di brutto.
A braccetto con il punto precedente vanno le nuove Presentazioni, aspetto meramente stilistico di eFootball Pro Evolution Soccer 2020 che contribuisce ad aumentare quel feel di autenticità e realismo che si respira anche fuori dal rettangolo verde, specie nei minuti introduttivi al match vero e proprio. Non vi nascondo che avrei voluto vedere Chiellini fare il tondino con le dita, ma difficilmente potremo aspettarci un livello di degenero tale da un gioco che, nemmeno troppo velatamente, mira alla conquista del circuito eSports forte del supporto (tutto tranne che leggero) del club bianconero. Un club che, per propria stessa ammissione, vuole elevare il proprio brand ad emblema dell’intrattenimento a 360 gradi, andando dritto al centro dei cuori dei giovani – e, proprio per questo motivo, aprendosi mai come ora all’universo del gaming, competitivo e non.
Una rapida carrellata su altre piccole novità di eFootball Pro Evolution Soccer 2020, prima della ciccia interessante: partiamo dall’introduzione di nuove modalità di gioco, prima su tutte la Match of the Day. Una modalità che vabbé, non merita ulteriori spiegazioni oltre a quelle date dal proprio nome, ma che andrà ad instaurare un circuito di sfide/incontri su base giornaliera e settimanale con tanto di classifiche, premi e altre diavolerie simili. Un’aggiunta interessante e gradita, che si affianca alla nuova Master League (da sempre, fiore all’occhiello dell’universo PES): sono state annunciate infatti una serie di novità, che spaziano dalla presenza di allenatori leggendari (Maradona, Zico e il compianto Cruyff), un nuovo meccanismo di calcio mercato in aggiornamento costante e più in linea con le dinamiche reali che appassionano milioni di giocatori e, non ultimo, un nuovo sistema di dialoghi interattivi, per rendere ancora più coinvolgente e appassionate il tutto. Buona idea sulla carta, da verificare a tempo debito.
Arriviamo dunque alla domanda fondamentale, dopo questo migliaio abbondante di parole: com’è eFootball Pro Evolution Soccer 2020 una volta stretto il pad tra le mani? Ebbene, per quanto sia prematuro dare giudizi e nonostante la presenza di un paio di bug (qualche compenetrazione, qualche contrasto fantasmagorico e la telecamera che, di tanto in tanto, si dimentica di seguire il pallone – cosa che fa tanto Soccer per NES), il feedback principale è ben al di sopra della soddisfazione. L’azione di gioco scorre fluida e precisa, con una reattività dei comandi evidente e un ritmo tutto tranne che frenetico, che permette dunque di ragionare su ogni palla cercando, di volta in volta, la soluzione ideale per sfondare l’altrui difesa. La reazione della squadra è lampante, tanto nelle fasi offensive – dove il supporto è pressoché costante, con giocatori che si propongono per un rapido uno/due, per un disimpegno o per un taglio furbesco in area di rigore, sia in quelle difensive – dove il raddoppio è sì fondamentale, ma meglio non abusarne per non lasciare scoperti ampi fazzoletti di campo. Intelligenza artificiale promossa in pieno, insomma, un giudizio ulteriormente avvalorato da una serie di prestazioni dei portieri al limite del memorabile. I numeri uno sono reattivi, fulminei e attenti su ogni palla, con un nuovo parco di animazioni che in più di qualche partita ci ha lasciati al limite dello sgomento. L’assenza di binari e una libertà di movimento praticamente totale regalano un feedback ottimo, tanto ai novizi (o alle pippe, come chi vi scrive) quanto agli esperti del brand: un gameplay fortemente simulativo, insomma, profondo e sfaccettato, che prosegue nel percorso di rinnovamento e miglioramento introdotto da qualche stagione a questa parte. Settembre non è lontanissimo, questo è chiaro, ma c’è abbastanza tempo per rifinire un prodotto che già ora non teme la concorrenza.
Concorrenza che, per quest’anno, dovrà fare a meno della Juve. Come si tradurrà in mere vendite questo accordo, lo sapremo tra qualche mese: di sicuro, Konami, PES e Juventus stanno aprendo una strada verso un nuovo modo di concepire lo sport elettronico: una joint venture tra primi della classe, che da qui ai prossimi tre anni (per iniziare, visto che per gli accordi presi si parla di lungo termine) minaccia di far tremare svariati campi di gioco. E non solo necessariamente digitali.