Elden Ring recensione
23 Feb 2022

Elden Ring – Recensione

Elden Ring lo abbiamo atteso a lungo, da quell’evocativo trailer d’annuncio all’E3 2019, dove FromSoftware annunciava la collaborazione col celebre autore George R.R. Martin. Vedere il nome dell’autore dietro Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco vicino a quello del director Hidetaka Miyazaki, ha messo in moto un turbinio di emozioni e speculazioni. Qual è stato l’apporto effettivo di Martin al mondo di gioco, e quanto Miyazaki si è lasciato influenzare nel lavoro di scrittura?

Tutte domande che hanno atteso, più o meno rumorosamente, diversi anni prima di trovare risposta. Ma di domande su Elden Ring ce ne sarebbero ancora e ancora, anche ora che l’orologio del mio salvataggio segna le 60 ore giocate. Dopo anni di attesa, poter esplorare liberamente l’Interregno è stato liberatorio, con una sequela di emozioni difficile da condensare in parole, ma che accomuneranno tutti coloro che si avventureranno per questo mondo vergini, pronti a scoprire e a guardare con i loro occhi. Per questo stesso motivo, questa recensione non conterrà spoiler.

Elden Ring recensione

A guidarci in questo viaggio sarà una vergine delle Dita, la cui unica richiesta è di essere scortata all’Albero Madre, ma le cui vere intenzioni sono avvolte nel mistero. Elden Ring inizia spiegandoci brevemente lo stato del mondo che siamo chiamati a “salvare”, illustrando i rapporti di forze dei vari personaggi che ne compongono la mitologia. Ha fin da subito un sapore diverso, nel modo in cui sceglie di raccontarlo.

Durante il mio peregrinare nell’Interregno ho trovato moltissime armi, oggetti o incantesimi che, come al solito, nascondevano descrizioni o riferimenti ad eventi o a personaggi del mondo di gioco. Con una differenza: la scrittura di Miyazaki e del team ha trovato un miglior equilibrio tra ermetismo e didascalico, riuscendo a far arrivare meglio il messaggio al giocatore, senza rinunciare alla complessità o alla necessità di interpretare i diversi elementi che compongono il puzzle.

Elden Ring è una delle opere narrativamente più leggibili e godibili di From Software

Nel corso dell’esplorazione dell’Interregno, Elden Ring metterà davanti al vostro cammino una grande quantità di personaggi secondari. Ognuno di essi ha una storia, un obbiettivo, che spesso si intreccerà con quello del giocatore. Anche in questo caso Elden Ring sceglie una maggiore accessibilità dei suoi racconti, permettendo di sbloccare opzioni di dialogo visibili e selezionabili, che potranno eventualmente essere ripetute nel caso in cui l’informazione sia stata distrattamente dimenticata dal giocatore.

Questo elemento di design, unito ad una presenza maggiore di cutscenes legate ad eventi o a personaggi importanti, rende Elden Ring una delle opere di FromSoftware più leggibili e godibili. Allo stesso tempo, il mondo è così vasto e complesso che comprenderne appieno le sue regole, credenze e origini diventa un gioco nel gioco. Per la gioia (e i dolori) di chi vuole immergersi completamente nell’Interregno.

In questo senso, pur non rappresentando un difetto di per sé, la vastità del mondo cozza in parte con quelle interazioni tipiche con i personaggi secondari. Il loro scomparire e ritrovarli altrove, magari aguzzando un po’ l’ingegno, è sì dannatamente affascinante e appagante, ma anche disorientante per chi vuole vivere al meglio il proprio viaggio.

Elden Ring recensione

Non un difetto vero e proprio, ma una scelta di design molto chiara e che ripaga, perché ciò che rende Elden Ring dannatamente affascinante è il modo in cui il mondo si dipana ai nostri occhi. Dai dialoghi con i personaggi, passando per l’ottenimento delle Mappe dell’Interregno (necessaria all’esplorazione consapevole del mondo), la struttura di gioco e il percorso suggerito al giocatore mettono in moto un processo di disvelamento incredibile, che supera tutte le opere precedenti di From Software. O quasi, visto che in questo senso Bloodborne ha una potenza e fascino ancora incredibili. Eppure, Elden Ring ha tanto, molto di più.

I titoli che hanno disatteso le aspettative del pubblico sono stati tanti, nel tempo. I titoli che le hanno abbattute e superate, di contro, molto pochi. Elden Ring rientra assolutamente in quest’ultima categoria. L’Interregno si svela con un impatto e una magia unica, come una matrioska al cui interno si nasconde il più luccicante dei tesori. La voglia di scoprire, abbattere quel velo è spesso più forte del gioco stesso, spingendoci avanti nonostante gli evidenti limiti imposti dalla difficoltà. Ma di fatto Elden Ring non è lineare, nonostante questo.

Elden Ring è mastodontico, un’opera di una densità sinceramente inaspettata

L’open world di From Software è concettualmente una versione estesa dei suoi titoli precedenti. Per questa stessa ragione, pensarlo come un parco giochi può essere fuorviante. Tutto ciò che la mappa contiene è al servizio del suo mondo e del giocatore, e non c’è angolo che non contenga qualcosa di rilevante e prezioso, come ricompensa per chi vuole andare più a fondo. Scordatevi indicatori o liste della spesa, Elden Ring è soulsiano nel modo più puro possibile. Ma non negli eccessi, visti gli accorgimenti di design che From Software ha sviluppato per rendere l’esplorazione più centrata e meno cieca.

Torrente, il nostro destriero, in questo senso è fondamentale. Non solo è rapido (non si consuma più stamina fuori dal combattimento), ma può essere utile nell’esplorare le aree con più facilità. Insieme ai molteplici punti di interesse, con annessi punti di grazia sbloccabili (che sostituiscono i falò), ciò permette fin da subito di sfruttare il viaggio veloce e gestire l’esplorazione secondo i propri ritmi o desideri. Peccato per gli scontri, che soffrono di una leggera sensibilità nei movimenti, un po’ l’effetto saponetta, e di poca precisione nei fendenti.

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Ciuf ciuf, cavallino

La presenza di mercanti itineranti, sparsi per tutta la mappa, è poi utile ad ottenere equipaggiamento od oggetti utili all’esplorazione. I mercanti venderanno anche delle pergamene, che contengono indizi grazie ai quali sconfiggere dei particolari nemici o indicazioni per scovare quest o NPC interessanti. Ma anche ricette per il crafting, per creare oggetti utili sfruttando i materiali raccolti per la mappa o nei dungeon.

Tutto in Elden Ring è contestuale al mondo di gioco e alla sua narrazione, dando corpo ai personaggi (e non solo) che lo abitano anche al di fuori di pure esigenze di racconto. Come dicevo, FromSoftware non ha rinunciato al suo stile, ma lo ha sapientemente adattato ad una struttura aperta. Non verrete presi per mano, ma vi saranno dati gli strumenti necessari per fare vostro il mondo e i suoi segreti. Per chi sarà disposto a cercare, ovviamente.

Elden Ring è mastodontico, un’opera di una densità sinceramente inaspettata. Le diverse aree hanno peculiarità tutte loro, e la presenza di una vera e propria mappa (con tanto di indicatori utilizzabili) dà finalmente al mondo di gioco una geografia chiara. Ciò riesce ad essere utile anche quando si delineano i rapporti tra i personaggi o le storie, micro o macro, che avvengono al loro interno. L’Interregno è un capolavoro di level design, una mappa costruita con minuziosa cura e con una potenza visiva senza precedenti.

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From Software sa come costruire un mondo, e cosa mostrare al giocatore

Grotte, piccoli anfratti, strutture in rovina o maestosi castelli. Esplorare l’Interregno significa lasciarsi travolgere da un senso di meraviglia senza pari, tale da percepire ciò che ci circonda come gigantesco, ma anche oscuro e inscrutabile. Essere al cospetto del Castello Gran Tempesta, ma anche vedere per la prima volta l’Accademia di Raya Lucaria in lontananza, sono emozioni indescrivibili. From Software ha confezionato un mondo e una geografia superiore a Lordran, che nella sua verticalità ha fatto scuola per un decennio. Una varietà di luoghi e location incredibile, ognuna con una storia e un respiro unico, che sa di mitologia e mistero.

L’apice di un percorso, che in questi 10 anni ha portato il team giapponese fin qui. In questo senso, la differenziazione tra Legacy Dungeon e dungeon minori è giustissima, ma anche fuorviante. Pur cedendo a qualche ripetizione di design in quelli minori, la cura e la qualità c’è anche lì, e non si tratta di meri corridoi per raggiungere una boss fight. I Legacy Dungeon sono, invece, dei grandi dungeon legati al racconto, equiparabili alle aree viste nei precedenti titoli di From.

L’Interregno è un capolavoro di level design

Qui il salto dimostra tutta la sua carica rivoluzionaria, a dispetto di ciò che poteva sembrare. Il level design di questi dungeon è complesso, e si sviluppa su più livelli. C’è verticalità e interconnessione tra le loro strutture, ma anche del platforming utile a scovare o raggiungere aree altrimenti fuori portata. Il livello di cura e qualità è tale da restare sopraffatti, tanto da dover dimenticare quanto visto in Dark Souls o Bloodborne e adattarsi a questo “nuovo” modo di esplorare.

Il mondo di Elden Ring è un bellissimo labirinto, costruito con cura e la maestria di chi ha fatto del level design il suo cavallo di battaglia. Magistrale. Come lo sono le sue boss fight, che pur cedendo ad inevitabili ripetizioni figlie del genere, riescono a reinventarsi in modi inaspettati e sufficientemente vari. Per non parlare degli scontri principali, alcuni dei quali abbattono i canoni stessi di FromSoftware, anch’essi reinventandosi e lasciando di stucco il giocatore. La summa di un percorso che già in Dark Souls 3 e Sekiro aveva dato i suoi frutti, ma che qui trova massima espressione.

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I punti di salto sparsi per la mappa permettono di raggiungere zone elevate con Torrente

Anche sul combat system siamo di fronte al perfezionamento di una formula, con una personalizzazione altissima di ciò che può fare il nostro personaggio. Va subito detto che la quantità di armi e armature è buona, sicuramente non eccessiva o insufficiente rapportato alla grandezza dell’esperienza. Vista anche la grande quantità di incantesimi e stregonerie, ma anche di ceneri di guerra, ottenibili in vari modi. Queste ultime permettono di dare alle armi degli attacchi speciali, con la possibilità di sfruttare le affinità con le statistiche del nostro personaggio.

Ritornano anche la Stabilità (la poise) e la super armor, due elementi che determinano quanti colpi possiamo ricevere prima di essere storditi e viceversa. Con la mia build forza e uno spadone, ho notato la grande importanza di questo elemento, tanto da portarmi a sfruttarla di più rispetto al passato. Stordire i nemici permette di effettuare un attacco fortissimo, al pari di un backstab, il famoso colpo alle spalle, o la parata.

Gestire questi elementi è fattibile anche per personaggi che attaccano dalla lunga distanza, ed è concettualmente molto simile alla barra della postura di Sekiro, anche se qui non è visibile. Il contrattacco in difesa è poi una bella trovata, che rende gli scontri 1vs1 più dinamici, anche in relazione alla stabilità di cui sopra. Il combat system di Elden Ring è quindi strutturato e profondo, ma anche familiare per i veterani. Allo stesso tempo sono da segnalare alcuni problemi di bilanciamento, sia in negativo che in positivo.

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Gli effetti atmosferici, insieme al ciclo giorno notte danno tanta atmosfera

Questo perché è possibile evocare, spendendo PA, delle creature attraverso delle ceneri speciali. Queste ultime possono fungere da diversivo, durante le boss fight (dove sono sempre evocabili) e facilitare di molto lo scontro, rompendo la loro stabilità. Anche gli Incantesimi sono piuttosto forti, creando qualche picco di difficoltà in alcune aree di gioco dove la loro presenza è massiccia. Saranno ben felici gli Incantatori o chi predilige una build doppia, insomma.

Elden Ring resta un’esperienza più bilanciata rispetto al passato, gestibile secondo differenti stili di gioco e a suo modo “malleabile”, se si reputano insormontabili alcuni muri. Più accessibile quindi, vista anche la maggiore immediatezza nella gestione del multiplayer, ma decisamente non più facile. Elden Ring fa male, molto male, soprattutto in alcuni momenti, questo è bene ricordarlo.

E la grafica? Pur reputando ininfluente il discorso grafico dinanzi ad una direzione artistica di questo livello, è bene segnalare che Elden Ring su PS5 ha qualche problemino. La gestione dell’illuminazione nell’open world non è sempre convincente, e a volte l’occhio cade su fenomeni di pop in, con degli elementi che vengono caricati sulla mappa in nostra prossimità. Da segnalare anche qualche bug, fortunatamente rari e non gravi, per un’esperienza che si è rivelata fluida, solida e affidabile. Si tratta di un giudizio comunque parziale, in vista della patch che uscirà al day one e che si spera migliori queste piccole sbavature.

Conclusioni

Elden Ring è il magnum opus di FromSoftware, l’apice di un modo di concepire l’action-rpg che lei stessa ha creato. Lo è perché riesce ad inserire tutto ciò che caratterizzava le sue opere precedenti in un open world convincente, denso e funzionale. Le esperienze più condensate che abbiamo conosciuto in passato, trovano nell’Interregno spazio per sbocciare nuovamente, in un’esperienze che riesce a viaggiare perfettamente tra il familiare e il nuovo, stupendo ad ogni passo e lasciando senza fiato al momento giusto. Un’opera mastodontica, declinata in una struttura open world che non ha precedenti.

Questa impostazione porta con sé qualche incertezza sul bilanciamento complessivo, insieme ad alcune idee di design che potrebbero sembrare contraddittorie nell’economia di un open world. Elden Ring è un’esperienza coinvolgente, appagante da giocare e dannatamente affascinante da scoprire, passo dopo passo, nell’Interregno che in questi anni abbiamo immaginato nelle nostre menti e che, per fortuna, è anche molto di più.

Elden Ring è acquistabile da GameStop Italia.