Quanto è grande la vostra passione per i videogiochi? Scommettiamo tanto, così come molto è il tempo e le energie ad essa dedicate. Forse potremmo parlare di vero e proprio amore verso il medium videoludico, lo stesso amore che spesso ha spinto Electronic Arts a cercare di aprirsi verso l’esterno, nei confronti di altre compagnie, per instaurare delle collaborazioni che hanno spinto il colosso americano a rischiare parecchie risorse.
Già, rischiare. Perché per quanto EA venga definita da alcuni come una società non troppo innovatrice, in realtà i tentativi da parte della stessa di mettere in piedi dei rapporti con studi terze parti con pochissime certezze e tanti punti di domanda sono stati numerosissimi, forse talmente tanti da non poter essere paragonata a nessun altro publisher: in questo senso va letta anche l’acquisizione di Respawn Entertainment, fortemente supportata e voluta per poi essere “sposata” con la recente acquisizione.
Chi si ricorda, ad esempio, del progetto EA Originals? In un’epoca troppo lontana, indicativamente tra il 2008 ed il 2011, EA andò di fronte ai propri investitori e proclamò: “noi vogliamo permettere a team di talento di emergere, e faremo tutto quanto in nostro potere per metterli nelle migliori condizioni”. Da lì è nato un gioco? Due? Macché, molti di più. Shadows of the Damned, per esempio; oppure Fuse, di Insomniac Games; e Brutal Legend, di Double Fine? Ma anche American McGee’s Alice.
Insomma, il rapporto che più recentemente si è creato tra l’azienda e Respawn Entertainment non deve stupire: la voglia di investire in nuovi progetti non è mai mancata, anche con la consapevolezza di poterci perdere qualcosa (e in più di qualche caso è successo proprio così…vi siete chiesti perché nessuno dei titoli sopraelencati abbia avuto un seguito?). Al prossimo amore allora, sperando che esso sia corrisposto anche dal mercato: Titanfall, in questo senso, rappresenta un ottimo punto di partenza.
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