PS VR
News 19 Apr 2017

Esperienze con PS VR – Speciale

Ammettiamolo: dall’arrivo di PS VR sul mercato, lo scorso 13 Ottobre, ai documentari in realtà virtuale ci avevamo pensato un po’ tutti. Vuoi perché visitare fondali marini immersi a centinaia di metri nell’abisso non è certo l’hobby più economico del mondo, vuoi perché “i musei sono meravigliosi, ma il mio divano forse lo è un po’ di più”, la fusione di questa “nuova” tecnologia con la divulgazione scientifica di qualsivoglia matrice non era una realtà del tutto inimmaginabile. Del resto, l’evoluzione tecnologica serve un po’ anche a questo: rendere accessibile materiale e informazioni che, di norma, proprio così accessibili non sono: o, quantomeno, non in un modo così immersivo.

Già, immersione: questa la parola d’ordine all’interno delle pareti di Alchemy VR, studio battente bandiera Sony responsabile della progettazione e dello sviluppo delle tre esperienze che oggi vi andremo a proporre: Cocos: Shark IslandDavid Attenborough’s First Life VRAtomic Ghost Fleet. Badate bene, esperienze: non stiamo dunque parlando di “videogame” nel senso tradizionale del termine, visto e considerato che nell’intero terzetto appena elencato non vi è l’ombra del minimo gameplay. Si indossa il visore, si fa partire il filmato a 360 gradi e, accompagnati dalla voce narrate (in lingua rigorosamente inglese e priva di qualsiasi sottotitolo), si fa il possibile per diventare più intelligenti, placando la propria curiosità e cercando di apprendere qualche informazione interessante da rivendere agli amici. Questo per dire che, foste alla ricerca di una variante subacquea di Resident Evil VII, fareste meglio a risparmiare i circa 15€ richiesti dalle tre esperienza (4.99€ ciascuna) e a guardare da un’altra parte.

Cocos: Shark Island

Girato interamente con telecamere speciali a 360 gradi, in Cocos: Shark Island ci ritroveremo a 535 chilometri al largo del Costa Rica, immersi nel profondo Oceano Pacifico con direzione Isola del Cocco – proprio quell’isola, ci fa notare il nostro narratore, che qualche anno fa lo stesso leggendario Jacques Cousteau definì come “la più bella al mondo“. Una volta immersi con i nostri compagni di squadra, ci ritroviamo in un ecosistema tropicale pieno zeppo di colorati pesci esotici. Il bello però arriva al calare delle tenebre, quando gli squali (che danno il titolo all’esperienza) escono in gruppi organizzati, dando inizio a cacce serrate tra scogli, insenature e fondali marini.

Ci ritroviamo dunque spettatori nel cuore di un film che si snoda tutto attorno a noi: non ci sono azioni da compiere o speciali obiettivi da raggiungere, se non muovere la testa in ogni angolo (o addirittura alzarci in piedi e guardare alle nostre spalle) e curiosare tra alghe e coralli, alla ricerca di qualche creatura esotica memorabile. Una decina di minuti coi piedi – e non solo – a mollo: la presenza di parecchie zone scure e la risoluzione non certo elevatissima del girato rende alcuni passaggi piuttosto faticosi, ma complessivamente il filmato scivola via regalando qualche curiosità interessante. Ovvio, sempre che vi piacciano gli squali

David Attenborough’s First Life VR

Unico del terzetto costruito interamente in Computer Graphics con Unity (e, proprio per questo, capace di regalare un minimo senso di profondità all’osservatore), First Life VR rappresenta l’esponente più interessante del terzetto in esame. L’obiettivo dell’esperienza, ancora una volta assolutamente divulgativa, è fornire una veloce panoramica sull’evoluzione delle forme di vita, da 4200 milioni di anni fa (quando si parlava grossomodo di batteri) a circa 540 milioni di primavere fa, quanto le trilobiti e qualche altro aggraziato amico solcavano i fondali degli allora oceani Cambriani.

Seppur non tecnologicamente all’avanguardia, questo approfondimento di David Attenborough si rivela essere (un po’ a sorpresa) interessante e piacevole. Certo, un briciolo di sottotitoli non avrebbe guastato, considerata la presenza di animali estinti dall’alba dei tempi con nomi incomprensibili già in italiano: nel complesso, i 10 minuti abbondanti di esperienza sono scivolati via senza intoppi, regalandoci qualche nozione interessante in più in perfetto stile Super Quark. Certo che Piero Angela è tutt’altra cosa…..

Atomic Ghost Fleet

Anch’essa girata interamente con telecamere speciali a 360 gradi di acquisizione – e coadiuvata da filmati d’epoca, riprodotti in sovrimpressione al registrato principale – Atomic Ghost Fleet ci porta a spasso tra i fondali dell’Atollo di Bikini, alla scoperta della leggendaria Flotta Fantasma. Stiamo parlando della famosa operazione Crossroads, legata (come gli esperti di storia ricorderanno sicuramente) ai test sull’Atomica che videro nel paradisiaco atollo lo sfortunato teatro di prova.

Una volta immersi, ci ritroviamo ad esplorare una dozzina abbondante di relitti di navi militari impiegate nel secondo conflitto mondiale, ridotte in condizioni non certo eccelse dall’esplosione radioattiva ma, a distanza di anni, ancora sufficientemente “stabili” da attrarre membri di svariate comunità scientifiche per studi, ricerche o analisi statistiche. Per la terza volta si tratta di una pellicola priva di interazione, caratterizzata da un ritmo decisamente più lento e meno coinvolgente delle due precedenti: sempre di dieci minuti stiamo parlando, ma First Live VR al confronto vi sembrerà volare. Certo, gli appassionati di storia (e di Guerre Mondiali, nella fattispecie) potranno andare in solluchero, ma ancora una volta la risoluzione non eccelsa dei video disponibili e la forte presenza di zone adombrate rendono la visione a tratti confusa e poco fruibile.

Conclusioni

Che VR e documentari possano andare d’accordo, se tarati opportunamente, è oramai un dato di fatto. La possibilità di trasportare lo spettatore nel mezzo degli avvenimenti, dei fatti o delle tematiche narrate – invece che lasciarlo passivo di fronte ad un semplice schermo – ha del potenziale, ancora inespresso, praticamente enorme, soprattutto in termini didascalici. Quella di PS VR, di contro, è una tecnologia ancora allo stato iniziale: i miglioramenti sono stati evidenti nell’arco di pochi mesi, ma la necessità di una risoluzione maggiore e di una pulizia visiva nettamente superiore sono fondamentali per godere appieno di una tale tipologia di esperienza, che al contrario rischia di perdere parte del proprio fascino per limiti tecnologici intrinsechi.

Pur non brillando di fascino eclatante, le tre esperienze in esame non sono negative – anche se il costo unitario di 4.99€ per un “film” di 10 minuti non è proprio dei più popolari. Stiamo pur sempre parlando di un inizio che chissà, potrebbe preludere a qualcosa destinato a diventare la norma da qui a pochi anni. E se ripensiamo alla storia del documentarismo, dai primi passi negli anni che furono ad oggi, è abbastanza ragionevole aspettarsi grandi cose.

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