News 10 Dic 2016

Ex comandante militare pensa che i giocatori possano tornare utili

Secondo un ex comandante della Royal Air Force britannica, i videogiocatori potrebbero essere utili per rinforzare un reparto dell’esercito. A parlare è stato Greg Bagwell, che ha argomentato la sua proposta davanti ad un gruppo parlamentare per poi riferire il tutto al The Guardian.

Il motivo di una tale richiesta è la mancanza di piloti certificati all’interno della RAF in grado di pilotare droni Reaper. Essi sono uno dei metodi più comuni per controllare la situazione del Medio Oriente, ma vengono utilizzati anche in altre aree del pianeta. Sia gli USA che gli stati alleati sono soliti assumere piloti tra quelli già rodati e con esperienza, ma lo stress psicologico di un tale lavoro ha portato molti a rifiutare o fuggire dalla propria sede, per colpa di “stress o pressioni mentali”.

Per questa ragione Bagwell è convinto che la RAF si possa affidare alle mani dei ragazzi giovani, specialmente se videogiocatori, per portare avanti l’offensiva nei confronti degli estremisti Islamici in Siria e dintorni:

Dobbiamo effettuare qualche test per portare i ragazzi di 18 e 19 anni fuori dalle proprie camere e lontano dalle PlayStation, in modo da metterli nelle cabine dei Reaper e dir loro: ‘Hai ragione, non hai mai imparato a pilotare un aereo prima d’ora, ma ciò non importa, perché puoi usare questo.’

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L’Air Force americana indica il Reaper come un drone con apertura alare di 66 piedi (poco più di 20 metri per noi amanti del Sistema Internazionale), con un peso di circa 5 tonnellate al momento del decollo, ovvero pieno zeppo di munizioni e carburante. La sua arma primaria, per quanto riguarda lo standard americano, è l’AGM-114 Hellfire, un missile aria-superficie di precisione, originariamente creato per spazzare le difese russe. Ad affiancare questo già efficace schiaffo di detriti è solitamente il GBU-12 Paveway II, una bomba con tracciamento laser dal peso di circa 225kg e lunga quanto una normale utilitaria.

Bagwell ha argomentato ulteriormente la propria tesi entrando nella mente contorta dei videogiocatori:

Per essere un pilota eccezionale del Reaper è necessario avere una considerazione tridimensionale dello spazio attorno a te, anche se ti trovi effettivamente a più 3000 miglia di distanza. Stai giocando ad una partita di scacchi 3D nella tua testa, quindi devi capire bene le tue mosse per arrivare finalmente all’obiettivo principale.

Tutto questo non sarebbe forse un controsenso per le continue critiche alla violenza nei videogiochi? Giocare nella propria stanza ad un titolo di guerra sembra essere deplorevole e malsano, ma se si traduce in vera azione bellica per la propria patria allora diventa istantaneamente accettabile, persino per chi si è trovato davvero in un campo a schivare pallottole. Perché in amore ed in guerra tutto è lecito, giusto?

Battlefield 1


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