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Fallen Legion: Rise to Glory – Recensione

Publisher e sviluppatori hanno sempre trovato un sistema per impedire l’accesso a determinati contenuti nei loro videogiochi. Prendiamo l’esempio più conosciuto al mondo, Pokémon: fin dall’esordio della serie, Game Freak ha pubblicato due versioni dello stesso gioco, diverse per via dell’esclusività di certi Pokémon in un’edizione rispetto all’altra. L’intenzione alla base era forse promuovere l’interazione umana, spingendo i giocatori a trovarsi e scambiarsi i Pokémon mancanti fra loro, ma inevitabilmente finì per portare i giocatori a comprare entrambi e mettere in atto lo stesso procedimento in solitario. Nel 2010, EA annunciò che avrebbero aggiunto pass online ai propri titoli multigiocatori: si trattava di un codice monouso che avrebbe permesso a chiunque lo riscattasse di accedere al contenuto esclusivo e al contempo era il tentativo della società di guadagnare dalla vendita di giochi usati. Un progetto destinato a chiudersi, non prima tuttavia di aver tenuto banco per ben tre anni, animato da pochissimi momenti di entusiasmo quando uno di questi giochi fu reso compatibile su Xbox One. Infine ci sono i giochi con una specifica controparte, o magari interconnessi fra loro tuttavia pubblicati su diverse piattaforme.

Questo ci porta all’oggetto della recensione, Fallen Legion: Rise to Glory. Il pacchetto completo contenente Fallen Legion: Sins of an Empire (PS4) e Fallen Legion: Flames of Rebellion (PS Vita) che quest’anno ha trovato il proprio posto nella libreria di Nintendo Switch. Entrambi i titoli citati, sviluppati da YummyYummyTummy Games e pubblicati da NIS America, presentavano lo stesso gameplay e i medesimi personaggi ma le storie raccontate provenivano da due punti di vista differenti, che se messi assieme formavano il quadro completo. Sins of an Empire si basa sulla prospettiva della Principessa Cecille, legittima erede al trono di Fenumia dopo la morte del padre all’inizio della storia. Riceve inoltre in eredità un libro onniscente e parlante che risponde al nome di Grimoire, che si offre per portarle consigli e in cambio si nutre delle anime dei morti. Non il più allegro degli scenari. Flames of Rebellion invece guarda all’altra faccia della moneta e ci mette nei panni del Legatus Laendur, uno stratega brillante le cui intenzioni sono contrastare quello stesso regno per cui è al servizio ma che ha conquistato la sua patria tempo prima. Proprio come nel 2015 ha fatto il celebre RPG tattico Fire Emblem con le sue versioni Fates e Awakening, riunite poi sotto un titolo comune quanto piuttosto su una cartuccia di gioco, allo stesso modo i fan di Nintendo Switch sono stati accontentati e possono adesso provare entrambe le esperienze al prezzo di una. Anziché riproporre la suddivisione in due giochi, sviluppatori e publisher si sono accordati per lanciare sul mercato un unico pacchetto. Scegliete per quale fazione volete combattere e schieratevi in campo con questo RPG in continua evoluzione, caratterizzato da due narrazioni ben distinte. Il tempo per salvare un regno è ora, in Fallen Legion: Rise to Glory.

Falle Legion Rise to Glory 01

Supponiamo che non abbiate mai giocato a nessuno dei due titoli che compongono questo pacchetto. Fallen Legion: Rise to Glory racconta la storia di due “eroi”, una principessa e il suo generale, che dovranno acquisire forza e ottenere la gloria attraverso un epico combattimento che li vedrà opporsi l’un l’altro. Guidateli lungo narrazioni differenti mentre vi spostate da una battaglia all’altra affettando o sparando ai nemici in tempo reale seguendo un sistema a scorrimento laterale. Durante questi scontri verrete messi davanti a occasionali decisioni da prendere entro un tempo limitato, consapevoli che la vostra risposta determinerà il rafforzamento o meno del vostro dominio. Queste sono le premesse generali ma il gioco riesce a rispettare gli standard che si è prefissato? Sì e no, vediamo perché.

La storia si presenta abbastanza bene e include cutscenes sotto forma di immagini statiche, dove i ritratti dei personaggi appaiono e vengono messi a fuoco quando parlando. Questo è il punto debole dei giochi interconnessi, a maggior ragione se su due piattaforme diverse come erano gli originali: comprando solo uno dei due si perde metà del racconto in un quadro generale che già di per sé non fa sconti. Non soltanto la trama non è completamente espressa attraverso i filmati ma, ho scritto, gran parte dell’azione si cela dietro la gestione del regno – ovvero tramite quelle decisioni a tempo di cui sopra. Nonostante l’intenzione sia quella di sviluppare nel giocatore velocità di pensiero in situazioni delicate, simulando in un certo senso l’urgenza di certi momenti, queste scelte rendono più difficile l’assimilazione di quanto sta accadendo in un mondo dove il giocatore dovrebbe sentirsi immerso. Considerando che le decisioni influenzano non solo il morale delle nostre armate ma la direzione stessa verso cui si muoverà la singola storia, la sensazione di essere con l’acqua alla gola è costante. Che fosse anche questo nella mente degli sviluppatori? Avrebbe senso ma non sono troppo sicura del risultato. Rimanendo sul piano narrativo, però, il problema più grande di questa storia è che al di là dei due eroi non c’è alcuna caratterizzazione dei personaggi. I comprimari vanno e vengono, a volte sono citati, tuttavia restano a margine, ombre unidimensionali che non provocano alcun impatto emotivo né sembrano avere davvero un peso nell’intera vicenda – e parliamo di personaggi come consiglieri fidati, addirittura fratelli, figure che avrebbero donato molta profondità alle vicende narrate. C’è poi la questione degli Exemplars, anch’essa non troppo approfondita pur essendo la meccanica chiave dietro le azioni del giocatore: sono letteralmente i soldati che mandate in prima linea. A quanto pare si tratta di personaggi storicamente esistiti oppure legati a leggende popolari, tutti correlati all’arma che brandiscono. Per dirla in parole povere sono la rappresentazione in forma umana di queste stesse armi, possibile solo se l’evocatore (i due eroi, in questo caso) riesce nella propria mente a darle una identità. Tuttavia, il fatto che progredendo nel gioco si sconfiggano mini boss e poi questi entrino a far parte della rosa di Exemplars cozza con la precedente spiegazione; o almeno, avrebbe senso se motivata.

Fallen Legion: Rise to Glory dà una fluidità nuova all’intera esperienza

In termini di combattimento, Fallen Legion: Rise to Glory è semplice ma molto tecnico. I giocatori controllano sia Cecille sia Laendur in base a quale storia vorranno giocare, così come il loro entourage di Exemplars. Bisogna saper bilanciare bene attacco e difesa, perché quest’ultima fa una grandissima differenza fra vittoria e sconfitta: una parata a impatto, inoltre, non solo annulla qualunque danno ma offre un punto azione in più, essenziale nella frenesia in tempo reale del combattimento. Per contro, non riuscire a difendersi azzera il contatore combo dal quale dipendono gli attacchi più forti dei vostri Examplers, oltre a decimarne i punti vita. Proprio come nei precedenti titoli il combattimento è il vero punto forte del gioco, divertente e scorrevole, ma Fallen Legion: Rise of Glory su Nintendo Switch è ancora più fluido sotto questo aspetto, sia in modalità dock sia portatile. Considerato Flames of Rebellion su PS Vita, i cui rallentamenti rendevano la difesa impossibile, questa miglioria può solo essere accolta a braccia aperte. È teoricamente possibile superare tutti i combattimenti semplicemente passando da un Exemplar all’altro nel momento in cui hanno punti azione disponibili, ma siamo di fronte a un sistema più stratificato di quanto sembra: ogni classe ha una propria specialità, che si tratti del gigantesco cavaliere Zulfiqar o della piccola ma letale Winchester. Creare la giusta combinazione di attacchi sfruttando i layout dei tre soldati in campo permette di aumentare progressivamente la propria forza. Inoltre, imparare come reagisce ogni personaggio, quanto velocemente possono attaccare e come combinarli per dare vita a diverse combo – negando ai nemici una mossa e aumentando al contempo il moltiplicatore del danno – vi permetterà di travolgere gli avversari. Da ultimo, difendersi e sapere sfruttare il vantaggio delle parate a impatto per concatenare nuove combo permette alla squadra ingaggi sempre più profondi. Può sembrare caotico, e spesso lo è, ma l’abilità sta proprio qui: mantenere ordine quando in apparenza sembra tutto un button mashing.

Dal punto di vista grafico e sonoro, Fallen Legion: Rise to Glory è stupefacente sulla console ibrida di Nintendo. Mi è sempre piaciuto lo stile artistico della serie e il piccolo salto di qualità soprattutto dalla versione PS Vita può solo che essere notevole. Riguardo all’audio, si nota l’impegno del team di sviluppo: la colonna sonora è piuttosto limitata nel numero di tracce ma varia a sufficienza da creare l’atmosfera giusta a seconda della sequenza. Il tema delle boss battle “Blood and Roses” è un’esplosione strumentale, ricco di variazioni di tempo e volume. Lontano dall’intensità della battaglia invece, la colonna sonora può spaziare dal trionfante al tono cupo di una canzone come “Rain”. Il doppiaggio è altalenante, con personaggi perfettamente espressivi e altri invece relativamente piatti, ma non essendoci molta recitazione si può soprassedere. Il vero problema di Fallen Legion: Rise to Glory sono alcuni piccole imperfezioni ereditate dalle precedenti versioni. Pur apprezzando il combattimento e, nonostante la possibile confusione a livello di trama, le meccaniche delle decisioni rapide riguardo al regno, la storia e il gameplay ridotto all’osso non sono cambiati rispetto alle originali versioni di Fallen Legion. Al di fuori del combattimento non si esplora il mondo di gioco, né farete salire di livello la vostra squadra. Tutto ciò è sistematico in Fallen Legion: Rise to Glory, perché saranno la storia e le vostre azioni a migliorare le statistiche dei personaggi. Avrei preferito qualcosa in più per questa riedizione e la sola One Life Mode – la partita termina appena si muore – non è proprio abbastanza per giustificare il gioco come un vero RPG. Presentato così, il focus è molto più sull’azione che non sull’aspetto ruolistico. Inoltre, entrambe le storie sono piuttosto prevedibili e monotone.

Conclusioni

L’ambizione è un’ottima cosa. Tuttavia, essere troppo ambiziosi rischia di trasformare un progetto promettente in un risultato finale dal potenziale sprecato. Il pacchetto Fallen Legion: Rise To Glory include due titoli che sono stati annunciati come action RPG (anche se di RPG non hanno molto) e include anche aspetti di giochi a scorrimento laterale, picchiaduro, gestionali e strategici. In definitiva, provare a fare troppo mentre si deve giocare essenzialmente la stessa esperienza due volte per la storia completa rallenta il tutto. Detto questo, nonostante l’assenza di grossi cambiamenti rispetto al passato, Fallen Legion: Rise to Glory rimane un pacchetto valido anche considerando il prezzo. Il combat system e le scelte rapide agevolano la ripetizione della storia con entrambi i personaggi e la One Life Mode, pur non facendo la differenza, rappresenta una vera e propria sfida. Se fino ad oggi non conoscevate Fallen Legion, è l’occasione migliore per recuperarlo.

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