22 Mag 2016

Fallout 4: Far Harbor – Recensione

Per un titolo come Fallout 4, i contenuti post-lancio sono estremamente importanti: il ciclo di sviluppo di un gdr di questa portata non è affatto breve, e i giocatori sentono il bisogno di estendere la loro esperienza nel corso del tempo, piuttosto che vederla finire dopo poco tempo. Dopo l’assaggio di Automatron, Bethesda pubblica la prima, vera espansione del suo ultimo lavoro: Far Harbor, un DLC corposo (venduto al prezzo di 24,99€ e incluso nel season pass) che ci permetterà di esplorare una zona tutta nuova, lontana dal Commonwealth ma allo stesso tempo perfettamente intrecciata con le vicende che giù abbiamo avuto modo di vivere nel gioco base. Nuova zona, nuove armi, armature, fazioni, mostri e quest che aspettano solo di essere scoperte. Abbiamo esplorato in lungo e in largo la vasta isola del New England, completando la quest principale, tante quest secondarie e incontri opzionali in poco meno di 20 ore: c’è ancora tanto da esplorare sull’isola misteriosa, ma è arrivato il tempo di tirare le somme.

Come ogni espansione che si rispetti, il focus principale è ovviamente legato alla narrazione, che dal Commonwealth porterà il nostro “wanderer” a Nord, sulle coste del New England e nel piccolo porto di Far Harbor. Il tutto parte in grande stile, da un’indagine del nostro caro Nick Valentine, che ci affiderà un caso piuttosto serio: ritrovare la figlia della famiglia Nakano, fuggita di casa per le coste di Far Harbor dopo aver ascoltato un misterioso messaggio radio. Il nostro arrivo all’isola, però, non è dei migliori. Ad accoglierci troviamo una popolazione di pescatori in crisi, terrorizzata da una nebbia radioattiva che custodisce mostruosi abomini, terribili creature che farebbero impallidire anche i Deathclaw del Commonwealth. Striscianti, Gulper e Rane pescatrici sono solo alcune delle nuove e terribili creature che vagano per le terre del New England, perennemente ricoperta di una fitta nebbia che crea un’atmosfera a tratti terrificante, quasi vicina all’immaginario Lovercraftiano e a quanto visto in Dead Money di Fallout New Vegas.

l’avventura tra le lande nebbiose del New England risulta fresca e soddisfacente per tutta la sua durata

Al di là dell’atmosfera eccezionale, ad elevare Far Harbor, oltre ad una grande mole di contenuti e di novità (e possibilità) in termini ludici, legate alle nuove armi “da pescatori” e ad alcuni pezzi di armatura tra i migliori che è possibile trovare in tutto il gioco, è la componente narrativa. La storia che parte come una semplice e diretta ricerca di una persona scomparsa, si trasforma ben presto in un delicato gioco che potrebbe cambiare le sorti dell’isola e dei suoi abitanti. Abitanti divisi tra i pescatori di Far Harbor, la misteriosa Acadia e la dimora dei Figli dell’Atomo, fanatici e folli veneratori dell’Atomo e dello splendore, visto come unico mezzo per la redenzione umana.

L’intreccio appare, a differenza del gioco base, ottimamente strutturato sia in termini di scelte ma soprattutto di conseguenze. Alcune azioni che saremo chiamati a compiere potranno cambiare drasticamente le sorti e i comportamenti di queste tre “fazioni”, con i loro scontri e i differenti punti di vista circa la nebbia e l’isola stessa. Il team di Bethesda in questo senso ha fatto un lavoro egregio: la scrittura e i dialoghi sono ben scritti, e catapultano il giocatore senza troppi fronzoli al centro della scena, ponendo nuovi inquietanti quesiti sulla nostra identità e svelando dettagli interessanti anche verso alcuni personaggi provenienti dal Commonwealth. Tra i dubbi morali di Acadia e la fanatica pazzia dei Figli dell’Atomo, l’avventura tra le lande nebbiose del New England risulta fresca e soddisfacente per tutta la sua durata, ponendosi di prepotenza come uno dei migliori contenuti scaricabili degli ultimi anni.

Far Harbor

Pur non introducendo vistose novità in termini di gameplay, oltre all’inserimento del nuovo equipaggiamento, la scrittura dei dialoghi decisamente più efficace e convincente va a braccetto con una novità importante: i dialoghi e le possibilità ruolistiche ad essi legati sono migliorate notevolmente.

Questo perché, come molti di voi hanno potuto constatare nel gioco base, Fallout 4 ha sì cambiato il sistema di dialogo, semplificandolo per permettere al personaggio principale di avere una voce propria, ma nel farlo ha anche sacrificato tutte quelle opzioni ruolistiche che hanno reso la serie quella che tutti conosciamo oggi. Perché alzare di livello il carisma, quando le opzioni di dialogo ad essa legate sono pressoché inesistenti? Far Harbor mette la cosiddetta pezza, saldamente cucita, proponendo finalmente ai giocatori che hanno esplorato questa possibilità di evitare gli scontri e avere un effettivo riscontro della loro abilità oratoria. Cambia tutto, e la sensazione di “giocare di ruolo” torna giustamente a testa alta.

i dialoghi e le possibilità ruolistiche ad essi legati sono migliorate notevolmente.

Dove Far Harbor cade rovinosamente, purtroppo, è sull’aspetto tecnico. Artisticamente ispirato e forse una delle migliori zone dell’intero Commonwealth, il New England appare (quantomeno al lancio, su PS4) piagato da un frame rate a tratti indecente, probabilmente causato dall’effetto della nebbia, tanto efficace visivamente quanto distruttivo in termini tecnologici, portando il titolo ad essere quasi ingestibile in alcuni tratti. Fortunatamente non è un problema così esteso, e spesso è relegato a zone particolari, ma ci auguriamo che Bethesda possa sistemare con una patch correttiva al più presto.

Conclusioni

Fallout 4: Far Harbor è l’espansione che tutti stavamo aspettando, ed è un ottimo inizio per quel che riguarda i contenuti “maggiori” in arrivo durante il 2016 ed oltre per il titolo Bethesda. Un’ottima scrittura racconta uno spaccato interessante dell’universo post-apocalittico di Boston e dintorni, proponendo nuove lotte di fazioni, raccontando finalmente del culto dell’Atomo in tutta la sua delirante follia e proponendo una struttura narrativa soddisfacente, tra finali multipli e conseguenze tangibili e irreversibili.

I contenuti sono tantissimi, e ad affiancare un’ottima storia abbiamo una mappa vastissima, ricca di punti di interesse e di sotto-trame, di nuove creature, armi, armature, e opzioni per rendere il nostro personaggio sempre più unico. Il New England è un po’ come Twin Peaks, grottesco e inquietante, ma con un investigatore che invece di sorseggiare caffé preferisce imbracciare un bel fucile da caccia.