Fallout 76
17 Nov 2018

Fallout 76 – Recensione

Di Fallout 3 ho amato soprattutto una cosa: l’abilità di farmi sentire dannatamente solo anche vivendo in un condominio. L’ho giocato spesso nel cuore della notte, al buio, sul divano, con le cuffie in testa e fino al punto di sognarmi attacchi improvvisi di ghoul vari. Poi a un certo punto è finito e mi sono trovato ancora più solo, seppur in mezzo alle persone reali.

L’impatto con Fallout 76 è stato completamente diverso. Sono uscito dal Vault con la consapevolezza che al di fuori avrei trovato un mondo sì devastato dalla guerra nucleare, ma anche popolato da altri giocatori, pronti a decidere il loro destino e un po’ anche il mio.

Questo penso sia il cardine della discussione tra i fan veterani della serie, che dall’esperienza completamente single player e quasi intima devono passare a quella online, sempre in corsa. È estremamente importante però che si guardi Fallout 76 con questa consapevolezza, poiché poco ha a che fare con lo stile “solitario” già rodato.

Tra l’altro, i primi Fallout erano ancora più differenti rispetto a quelli dell’era console, quindi un grande cambiamento nella serie c’è già stato e non va ancora giù a determinate persone. Detto ciò, qual è il posto di Fallout 76?

Questo capitolo è probabilmente il prodotto non solo della mente di Bethesda, ma anche del mercato. Difficilmente una serie così votata ai lupi solitari si sarebbe convertita al multiplayer se non fosse stato per un trend ormai in crescita nel mondo videoludico. Fallout 76 perde dunque la presenza di NPC umani e acquista quella di giocatori in carne ed ossa, imprevedibili nelle loro azioni.

Fallout 76

Per un giocatore riflessivo quale sono io, ogni passo in Fallout 76 è un continuo dubbio su quanto tempo passerà prima che un infame incroci la mia strada e mi falci con un Fat-Man. È uno dei prezzi da pagare per la natura di Fallout 76, anche se per ora non ho fortunatamente incontrato nessuno con simili intenzioni. Tuttavia, se mi si chiedesse cosa preferisco tra essere la preda di un Deathclaw e finire sotto il fuoco di un giocatore reale, sceglierei senza esitazione il bestione mutante.

Per ora il pericolo umano non si è visto. Non ho nemmeno subito alcun attacco nucleare volto a spazzare via l’intero server. Con una mappa così grande e persone più concentrate nell’esplorazione che nella baruffa, è poco probabile incontrare un altro giocatore casualmente. La mappa permette di conoscere la posizione di chiunque, così da evitare potenzialmente ogni incontro oppure attaccare senza ritegno.

L’assenza di personaggi in grado di popolare il mondo di gioco è però riempita da una quantità colossale di olonastri. Sono infatti le registrazioni trovate per la mappa a dare indicazioni sulle missioni e a raccontare cosa succede nelle lande contaminate del West Virginia. Da un certo punto di vista è come ascoltare un lunghissimo audiolibro ampiamente ramificato, tanto che l’accostamento con Audible è già stato sfruttato in qualche meme d’oltreoceano.

Per quanto una simile scelta segua la strategia che Bethesda ha scritto per la narrazione, alla lunga può stufare. Gli olonastri hanno un grande passato in Fallout, ma limitato a determinate quest e mai abusato fino ai livelli di Fallout 76. Oltretutto, dopo aver ormai giocato per un buon quantitativo di ore, gli olonastri non sono riusciti a catturare la mia attenzione.

Fallout 3 non è stata ad esempio una storia scritta solo dagli sviluppatori, ma anche da chi giocava. A prescindere dalla funzione ormai diffusa dei finali alternativi, ognuno poteva avere ruoli diversi nell’economia del gioco e impattare così la vita di tutti gli NPC. C’erano decisioni da prendere, talvolta morali, talvolta controverse, ma sempre con ragionamento a priori. Fallout 76 non può fare una cosa del genere per la sua natura multiplayer, ma si priva così di un tratto che ho amato alla follia nella serie.

Fallout 76

Il motivo di un tale pensiero è presto detto. Fallout non è nato come gioco multiplayer e dunque ha dovuto snaturarsi enormemente per vedere inclusa una controparte così radicalmente diversa dal suo concept. È un tentativo molto audace da parte di Bethesda e l’intento è senza dubbio nobile. Io stesso ho sempre pensato a come sarebbe potuto essere Fallout giocato co-op con un amico. Col senno di poi, forse non avrei dovuto.

Bethesda ha comunque già promesso la possibilità di creare server privati per le partite, eliminando così del tutto la presenza di griefers, a meno che i vostri amici non siano autentici infami.

Il problema è che la strategia dell’assenza di NPC e del dominio degli olonastri trasforma la solitudine in vacuità. Mentre Washington, Las Vegas e Boston erano lande devastate con una storia da raccontare, il West Virginia è solo un’area vuota e priva di personalità. Letteralmente.

Fallout non è nato come gioco multiplayer e dunque ha dovuto snaturarsi enormemente per vedere inclusa una controparte così radicalmente diversa dal suo concept

L’essere sempre in movimento, tuttavia, ruba troppa importanza a meccaniche molto conosciute che ora diventano quasi superflue. Primo su tutti lo S.P.A.V., che già era stato modificato in Fallout 4 sostituendo il congelamento del tempo con un marcato rallentamento. Ora, per evitare di creare danni allo spazio-tempo, è ovviamente pari alla velocità di gioco e perde gran parte della sua utilità.

Un vero peccato, perché io stesso lo uso solo per individuare bersagli. È poi la mia mira a fare il resto, visto che nemmeno si può concentrare il fuoco su una parte del corpo in particolare (a meno che non si possieda una perk specifica). Tutta l’utilità dello S.P.A.V. si ferma alla probabilità che il colpo vada a segno e a una sorta di puntamento automatico molto fallace nelle battute iniziali.

Fallout 76

Proprio le perk sono un altro punto da approfondire con un articolo dedicato. In sintesi, l’innalzamento del livello permette di attribuire punti alle abilità S.P.E.C.I.A.L., un po’ come sempre, ma anche di sbustare carte con varie utilità. La loro combinazione permette di creare un personaggio malleabile e adatto a ogni situazione. Nonostante sia un nuovo snaturamento del classico albero delle abilità, trovo che questa soluzione non sia nemmeno così male nell’ambiente multiplayer di Fallout 76.

La gestione delle perk è molto semplice, con le carte che possono essere innalzate di livello fino a 3 volte per aumentarne il potere. Oltretutto, nello stesso stile di un famoso gelato che probabilmente non posso nominare, ogni busta contiene una barzelletta piuttosto cringeworthy, ma va bene così.

È apprezzabile il modo in cui viene gestita la parte survival, ovvero il sostentamento tra fame, sete, malattie, radiazioni e mutazioni

Allo stesso tempo apprezzo il modo in cui viene gestita la parte survival, ovvero il sostentamento tra fame, sete, malattie, radiazioni e mutazioni. Nei vari Fallout ho sempre cercato di mangiare cibo sano per non finire irradiato, ma qui c’è poco da fare gli schizzinosi. Fallout 76 pretende dal giocatore una dieta da vera zona contaminata, con tutto ciò che ne consegue.

Senza cibo e acqua si viene privati di buona parte dei Punti Azione, con conseguente arrivederci di abilità speciali, attacchi caricati e scatti. Le radiazioni non permettono invece di ricaricare fino al massimo la barra vitale, come al solito. Forse per la natura multiplayer del gioco, ho avuto inoltre la percezione che i giocatori abbiano molti più Punti Vita rispetto ai classici capitoli della serie.

Fallout 76

Menzione di disonore va però all’intero comparto grafico e tecnico, talvolta con fisica compresa. Sembra che la struttura di Fallout in sé non abbia le carte in regola per diventare un gioco online. I colori del West Virginia sono infatti molto interessanti, decisamente più vividi anche di quelli visti a Boston. La qualità delle texture è però davvero deludente, soprattutto se vista su PS4 Pro con un monitor 4K che rivela ogni singola imperfezione.

L’occhio vuole assolutamente la sua parte, soprattutto se deve mirare qualcosa. A questo servono anche le hitbox, che però sono spesso non pervenute o approssimative. Il corpo a corpo è infatti sempre un’incognita, con colpi che vengono registrati in ritardo oppure nemmeno concepiti dal gioco.

Pur non avendo mai avuto momenti di disconnessione dal server, ci sono stati episodi di lag davvero imbarazzanti, con nemici tranquilli in mezzo alla strada che tutto a un tratto si scagliano senza animazione contro il giocatore.

Prevenire questi attacchi è impossibile, soprattutto quando il frame-rate decide di andare in pausa caffè. Quando succede, il gioco acquisisce una scattosità rilevante, tale da impedire qualsiasi azione soprattutto nel momento in cui si pianta il C.A.M.P. e si comincia a costruire. La cosa peggiore è che l’immagine può fermarsi quanto le pare, ma sotto sotto il mondo di gioco vive e le sberle degli Ardenti fanno comunque male.

Tutto questo assume una connotazione ancora peggiore se si persevera. La patch correttiva non ha infatti corretto molto, costringendo i giocatori a riscaricare di fatto tutti i dati nel tentativo di risolvere qualche problema. Il risultato, purtroppo, è scadente: i problemi tecnici sono sopravvissuti alle bombe atomiche, quelli grafici sono ancora ben visibili e ne sono nati altri.

Per riassumere, Fallout 76 mi ha parecchio deluso. Non ho trovato lo stesso sapore che i classici capitoli della serie (che non sopporto definire “classici” poiché denota che ci sia un altro filone in avvio) mi hanno saputo dare. Sono contento allo stesso tempo per coloro che riescono a trovare divertimento nell’esplorazione del West Virginia, ma con me non ha funzionato. Non sono riuscito a trovare uno scopo per cui dovrei passare in rassegna le varie case ai lati della strada, mentre allo stesso tempo in Fallout 3 non mi facevo scappare nemmeno una cassetta degli attrezzi.

Lì però c’era uno scopo. Dovevo trovare mio padre. Qui invece cosa c’è?

In conclusione…

Per rispondere alla domanda iniziale, non ho bene idea di quale sia il posto di Fallout 76 attualmente e di quale sia il suo target effettivo. Mi viene difficile pensare che sia il classico fan di Fallout e che quindi questo sia un gioco pensato anche per i fan della serie.

Dopo qualche giorno passato sia da solo che in compagnia di altri giocatori pacifici incontrati in giro per il West Virginia, Fallout 76 non convince sotto gli aspetti che conferiscono il termine “Fallout” al titolo.

Aver attribuito la struttura single-player a un gioco completamente online non sembra essere la strategia giusta. Piuttosto sarebbe stato meglio forse ripartire da zero e costruire un’architettura pensata appositamente per il multiplayer, perché così com’è ora ci sono poche cose che funzionano.

Oltretutto, le imperfezioni grafiche e fisiche sono sempre state parte degli open world Bethesda, ma non hanno mai causato grossi problemi alla giocabilità, tanto da diventare loro stesse dei meme. In Fallout 76 però quell’occhio chiuso va riaperto in attesa di una patch che possa dare più regolarità al tutto.

La mia avventura in Fallout 76 per ora finisce qui. Di una cosa però voglio ringraziarlo. Mi ha fatto tornare la voglia di rigiocare il terzo capitolo, nonostante tutte le limitazioni che ora risultano ben visibili col passare del tempo.

Non importa dover ripetere le parti più lunghe e boriose, voglio rifarlo tutto e sperare che nel breve futuro possa arrivare una nuova avventura, perché penso comunque che Bethesda sia una delle migliori software house in circolazione e intendo fidarmi ancora. Del resto passo ancora parecchio tempo a spaventarmi in Prey.

Ovviamente, un’avventura single-player.

Recensioni in evidenza

Tutte le recensioni