News 27 Nov 2014

Far Cry 4 – Recensione

Due anni fa, con la pubblicazione di Far Cry 3, Ubisoft Montreal riuscì a svecchiare un franchise dalle immense potenzialità, ma che con il fiasco del secondo capitolo aveva rischiato di rimanere a lungo nel dimenticatoio. Grazie ad una trama avvincente, ad un mondo aperto, pullulante di flora e fauna selvaggia ed un sistema di crescita ed esperienza molto simile ad un RPG, Far Cry 3 conquistò in breve tempo l’unanime plauso di pubblico e critica.

Ora Ubisoft ha tutte le intenzioni di ripetere quel successo e perché no, magari di oltrepassarlo con il quarto capitolo della serie, per la prima volta disponibile anche per le console di nuova generazione.

Far Cry 4 ripropone con dovizia le meccaniche di gioco che tanto erano state apprezzate in precedenza, offrendo al giocatore un mondo incredibilmente vasto ed esplorabile, ma ricco di insidie, segreti e pericoli. Ambientato nell’immaginario stato del Kyrat, il giocatore impersona Ajay, ragazzo naturalizzato americano che torna nel suo paese d’origine per disperdere le ceneri della madre recentemente scomparsa. Purtroppo quello che doveva essere un viaggio piacevole, diventa in pochi attimi un’epica lotta per la libertà, costellata da tradimenti e antichi segreti riesumati.

Dimenticavi pure le soleggiate spiagge delle Rook Islands ed il mare cristallino; in Far Cry 4 il clima è completamente diverso. All’ombra di una gigantesca catena montuosa, il piccolo stato del Kyrat ricorda per molti versi regioni come il Tibet o il Bhutan, circondato com’è da una soffice coltre nevosa che appanna gli energici colori di una vegetazione aborigena.

Il protagonista, Ajay Ghale, è originario del posto, ma fin da bambino è cresciuto negli Stati Uniti, dimenticandosi le tradizioni ed i valori che hanno da sempre accompagnato la fiera popolazione del Kyrat. Tornato in patria solo ed esclusivamente per lasciare le ceneri della propria madre, Ajay si ritrova ben presto coinvolto in uno spietato gioco di potere tra Pagan Min, giovane dittatore del posto, e le armate del Sentiero d’oro, unico manipolo di ribelli che ancora combatte e si oppone alle violenze perpetrate dalla crudele tirannia. La figura di Pagan Min è una figura molto meno contorta di Vaas Montenegro, psicopatico antagonista affrontato in Far Cry 3, ma non per questo meno spaventosa, almeno in apparenza: spinto da un delirante senso di onnipotenza, alternato ad una brutale ma lucida follia, Pagan è la perfetta incarnazione del male che avvelena le vergini terre del Kyrat.

Durante i primi minuti di gioco, Ajay viene rapito dalla milizia al servizio del despota biondo mentre cercava di passare il confine dello stato e portato nella sua residenza privata, dove apprende che Min, per metà inglese e per metà cinese, non solo ha conosciuto la sua defunta madre, ma in qualche modo contorto l’ha perfino amata. Dopo essersi allontanato grazie all’ausilio del Sentiero d’Oro, il protagonista si trova gioco forza invischiato in una sanguinosa guerra intestina che sembra non lasciare alcuno scampo. Da una parte i giovani eversivi del Sentiero di cui facevano parte anche i genitori di Ajay, dall’altra le truppe di Pagan Min, sempre pronte a soggiogare gli inermi e tranquilli abitanti del posto.

Il protagonista decide quindi di appoggiare la nobile causa del Sentiero d’oro, ergendosi a simbolo concreto di quella ribellione tanto voluta dai propri genitori, cercando di contrastare i piani di Min e sabotando le sue sanguinose iniziative. Ma l’avventura non proseguirà a senso unico e nei momenti cruciali Ajay dovrà decidere quale dei due esponenti del Sentiero seguire e quale delle due differenti missioni affrontare; queste scelte –apparentemente semplici- avranno invece pesanti ripercussioni sulla trama, sui rapporti con i membri rivoluzionari ed anche sulla difficoltà generale del gioco. Se da un lato Sabal vuole preservare la vita dei suoi uomini e la libertà delle famiglie più indifese, Samina cerca di ottenere risultati immediati, attaccando frontalmente Pagan Min e i suoi uomini per ottenere importanti informazioni, anche a scapito di qualche vita. Spetterà quindi solo al giocatore interpretare le motivazioni dietro ogni compito da svolgere e decidere quale mentalità si accosta maggiormente alla propria, anche se non sarà facile e più si proseguirà nel gioco, più le possibilità di scelta diverranno complicate, andando seriamente a minare l’integrità morale del protagonista.

Chi invece passa piuttosto inosservato è purtroppo proprio il cattivone di turno, che nonostante i continui monologhi a sorpresa sulla radio di Ajay, resterà nascosto nell’ombra per quasi tutta la durata della campagna, finendo per diventare una minaccia lontana e quasi inesistente, a contrario degli uomini che pattugliano le strade in suo nome. Siamo lontani dall’insanità mentale del pirata Vaas e dal caos perpetrato dalle sue milizie: Pagan Min è uomo con chiari obiettivi di potere, un uomo occidentalizzato dal vestito impeccabile, purtroppo intrappolato in una terra antica dal sapore fortemente tradizionale, che contrasta  le sue mire espansionistiche. Ma Vaas Montenegro era un pericolo reale, palpabile e soprattutto presente in modo costante nella folle avventura di Jason Brody; i discorsi deliranti di Min e le sue velate minacce radiofoniche sono invece del tutto intangibili e finiscono per smarrirsi nell’oceano di violenza e sangue con cui Ajay farà quotidianamente i conti.

Anche i personaggi comprimari, al di fuori della trama principale, sembrano essere usciti da un fumetto americano di scarso successo e mal si mescolano al plot generale, risultando troppo eccessivi e spesso inappropriati, quasi come se gli sviluppatori avessero voluto forzatamente inserire un po’ della primitiva schizofrenia di Far Cry 3 in questo posteriore capitolo. Ma essendo il contesto ed i fili che tessono la trama profondamente differenti, agli occhi di chi ha provato entrambi risultano essere nulla più che tristi espedienti. Al contrario delle missioni complementari, che tra viaggi allucinogeni e frenetici combattimenti sulle montagne dell’Himalaya, riusciranno sempre a regalare grandi soddisfazioni.

Fatta eccezione per la trama e per alcuni oculati aggiustamenti, Far Cry 4 è molto simile al capitolo passato. Lo stato del Kyrat è enorme ed ovviamente pieno di cose da fare, persone da salvare e animali da cacciare. Tornano le torri radio su cui arrampicarsi per bloccare il segnale di propaganda di Pagan Min, diradando la nebbia sulla mappa e svelando luoghi prima inaccessibili, così come tornano gli avamposti nemici da liberare, in modo da ottenere punti di ritrovo per il Sentiero d’oro e muoversi in modo rapido tra un rifugio e l’altro. Proprio come Jason prima di lui, anche Ajay può contare su una nutrita serie di potenziamenti ed abilità (suddivise in due rami, quello della Tigre e quello dell’Elefante) da ottenere con l’accumulo di esperienza, ma non solo: in questo preciso caso gli sviluppatori hanno deciso di bloccare alcuni perks fino al completamento di specifiche missioni –principali o secondarie- in modo da coinvolgere maggiormente il giocatore in tutte le meravigliose attività che offre il gioco. E credeteci se vi diciamo che sono davvero tantissime (più di 15 tipologie differenti!) e passano dal ritrovamento dei vari collezionabili, alle gare di velocità su instabili quad, all’eliminazione di bersagli designati, al prelievo di materiale utile per la causa del Sentiero d’oro, al sequestro dei camion di Pagan contenenti beni preziosi e tanto altro.

La caccia di pericolosi e occasionalmente rari animali si rivela ancora una volta necessaria per migliorare  l’equipaggiamento e permettere ad Ajay di portare più oggetti, soldi e munizioni, ma in Far Cry 4 la ferocia d questi ultimi raggiunge livelli ahinoi esagerati. La costante presenza di fauna ostile rende estremamente pericoloso qualsiasi spostamento il giocatore effettui a piedi, oltre che minare profondamente le meccaniche stealth dell’intera produzione. Non è raro infatti essere improvvisamente attaccati da un branco di lupi mentre si cerca di liberare silenziosamente un avamposto o essere morsi da un letale serpente a sonagli durante un serrato combattimento.

Inoltre la quasi sovrannaturale resistenza delle bestie più grandi obbligherà anche i giocatori più precisi a consumare interi caricatori per scuoiare una singola pelliccia. Oggetto che purtroppo è necessario nell’economia del gioco, sia per il mercato di scambio, sia come abbiamo già accennato, per aumentare la capienza delle proprie tasche.

In Far Cry 4 fa la sua comparsa inoltre il livello Karma. Attraverso eventi unici che appariranno casualmente nella mappa, Ajay può ottenere la riconoscenza dei locali, liberando ostaggi, evitando stragi o eliminando posti di blocco. Aumentando il Karma si ottengono dei gettoni che se riscattati, faranno comparire uno o più mercenari –a seconda del livello personale- utili per affrontare le missioni secondarie più ostiche. Un ottimo modo per sopperire alla mancanza di  una cooperativa offline, dato che l’intelligenza artificiale dei compagni d’arme svolge più che bene il suo compito, riuscendo ad alleggerire il carico di difficoltà di alcuni incarichi particolarmente gravosi.

Le armi presenti in Far Cry 4 sono tantissime, alcune acquistabili fin da subito, altre ottenibili gratuitamente tramite la scalata delle torri. Tutte sono personalizzabili, sia aggiungendo caricatori extra, mirini o silenziatori, sia acquistando verniciature speciali. Unica vera novità di tutto l’equipaggiamento è il rampino, strumento che Ajay trova durante i primi minuti di gioco e che gli consentirà di scalare piccoli intervalli montuosi o di superare ripidi burroni, entrambi scenari più che comuni in un luogo freddo ed elevato come il Kyrat. Purtroppo il suo utilizzo è limitato e potrete servirvene solo in precisi punti dove sono presenti gli appigli per i ganci; non che questo infici sulla reale utilità del rampino, che di fatto serve esclusivamente a raggiungere luoghi altrimenti inarrivabili oppure durante intermezzi della trama principale. Un’aggiunta che in fin dei conti si rivela gradita e che ancora una volta ci conferma la forte attenzione da parte delle software house sull’aspetto della verticalità ambientale, per troppo dimenticata nei videogiochi in prima persona ed ora tornata di gran moda con l’avvento della nuova generazione.

A questo, si aggiungono alcune piccole grandi variazioni, soprattutto per quanto riguarda i veicoli utilizzabili, ora arricchiti dal girocottero, un rudimentale elicottero monoposto che serve per percorrere le distanze più grandi in modo semplice e veloce, senza privarsi di una vista a dir poco mozzafiato. Da esso, come da qualsiasi altro veicolo, ora è possibile sparare ai nemici, senza tuttavia lasciare il volante; con questa geniale aggiunta, Ubisoft cancella all’istante tutte quelle critiche mosse al fastidioso sistema di guida di Far Cry 3, che tra le altre cose, non permetteva di ripararsi o quantomeno rispondere al fuoco se individuati dalla fazione nemica a bordo di un veicolo.

Ajay non solo può sparare in qualsiasi direzione, ma può addirittura impostare la guida automatica per evitare di concentrarsi sia sulla strada che sugli avversari, cosa che nelle fasi di gioco più avanzate sarà a dir poco fondamentale (oltre che divertentissima e ricca di spunti per uccisioni spettacolari) per il prosieguo. Impossibile a questo punto non citare le cavalcate a bordo dei giganteschi elefanti presenti nel gioco: in questo caso purtroppo la realtà è ben diversa da ciò che ci si aspettava, in particolar modo dopo aver visto i numerosi spot tv a tema. Salire sui pachidermi è senza dubbio utile per uccidere velocemente orde di nemici agguerriti e scaraventare in aria automobili fiammeggianti, donando un senso di onnipotenza non trascurabile, ma raramente lo utilizzerete più dello stretto necessario, sia per la rarità dei suddetti animali, sia per la loro inesorabile lentezza, che risulta inadeguata in più di un’occasione.

Archiviate per sempre le missioni esclusivamente cooperative del precedente capitolo, Far Cry 4 decide di rinnovarsi anche dal punto di vista multiplayer e lo fa nel migliore dei modi, mettendo a disposizione due tipi di campagne: quella offline e quella online. In quest’ultima, il giocatore sarà perennemente connesso alla rete Ubisoft e con un semplice tasto potrà richiamare un aiutante per completare tutti gli obiettivi secondari a disposizione nel gioco. Tutta l’esperienza, il Karma ed il denaro accumulato durante queste partite verrà conservato anche nella progressione single-player, in modo da non rendere la cooperativa una modalità troppo a sé stante. Superfluo dire che Far Cry 4 in due funziona quasi meglio che in singolo, grazie alla possibilità di coordinare gli attacchi e gli eventuali agguati stealth, che poi in fondo sono quelli che regalano più appagamento. Oltre la possibilità di cooperare in due, Ubisoft Montreal ha inserito anche il multiplayer competitivo, che nei first person shooter sembra ormai essere un’aggiunta obbligatoria.

Le fazioni che si scontrano nelle 3 modalità di gioco proposte sono il Sentiero d’oro e la tribù dei Rakhshasa (chiamati volgarmente cacciatori), ossia la nuova tipologia di nemico inserita nel titolo. Se nel single-player i cacciatori risultano essere una vera spina nel fianco, grazie alla loro capacità di scomparire dal radar, di scoccare frecce mortali e addirittura di ammaliare gli animali, nel multigiocatore le loro qualità vengono leggermente adattate alle frenetiche battaglie a squadre, pur mantenendo la possibilità di incantare le bestie o rendersi invisibili da accovacciati; ne risulta quindi un multiplayer estremamente bilanciato e curato, che vede due fazioni completamente diverse tra loro contendersi la vittoria. Il numero di mappe disponibili è piuttosto ridotto, ma compensato dalla vastità delle stesse: non per forza un lato positivo, poiché nel caso di respawn bisogna percorrere lunghi tratti di strada prima di arrivare nuovamente agli obiettivi principali. Tutto ciò ovviamente si traduce in un’azione singhiozzante, che non riesce mai del tutto a decollare.

Nulla da dire sulla qualità visiva delle ambientazioni, che prendono spunto dagli splendidi scorci della campagna in singolo, con strutture curatissime e ben articolate. Le tre modalità selezionabili sono piuttosto canoniche, tra queste La Maschera del Demone è senza dubbio la più interessante, in quanto vede le due squadre contendersi il controllo di una maschera che una volta indossata, dona la capacità di correre molto più velocemente del normale, a scapito delle doti combattive. Propaganda ed Avamposti sono i nomi che gli sviluppatori hanno dato rispettivamente a “Bomba a Tempo” e “Zona a Squadre”, entrambe alternative online valide e divertenti, anche se il vero cuore della produzione risiede come sempre nella longeva avventura single-player.

Artisticamente Far Cry 4 è un gioco che toglie il fiato, come pochi se ne sono finora visti su Playstation 4. Il cambio di ambientazione, che abbandona le mete assolate per immergere il giocatore in un luogo dal clima freddo e inospitale, è stata una scelta vincente ed ha permesso al team di sviluppo di sbizzarrirsi, creando una nazione che seppur immaginaria, in alcuni momenti trascende la sua stessa natura, facendo sfigurare i bellissimi -ma spogli- paesaggi di Rook Islands. Il Kyrat è molto più vivo di come potevano essere le isolette di Brody: pullula di piante ed animali che al di fuori dei comportamenti di Ajay conducono un’esistenza propria (vedrete le aquile cacciare i serpenti ed i cani selvatici attaccare i poveri maiali), è strabordante di scenari incredibilmente affascinanti dai colori intensi, con fortissimi richiami alla religione induista e alle tradizioni orientali più antiche.

Il motore grafico Dunia 2 (lo stesso di Far Cry 3) compie un ottimo lavoro e pur non raggiungendo la perfezione a causa di sporadici bug e textures non proprio dettagliatissime, riesce comunque a concedere grandi compiacenze e sopporta senza alcuno sforzo o rallentamento l’imponenza della mappa, percorribile per intero escludendo caricamenti di sorta. Anche i modelli poligonali dei protagonisti sono molto realistici e colmi di particolari, evidenziati in particolar modo durante le scene d’intermezzo, girate anch’esse con il medesimo motore di gioco.

Stesso discordo per la colonna sonora, che in questo caso si ispira ai temi classici della canzone indiana (che il più delle volte sentirete in macchina) senza rinunciare ad accompagnamenti musicali decisamente più adrenalinici e pomposi. Di ottima fattura anche il doppiaggio italiano, che ultimamente sta vivendo dal punto di vista videoludico una seconda giovinezza, ritrovando nello specifico della produzione di Montreal tante voci note del settore, le cui interpretazioni sono come sempre ineccepibili e ben proporzionate ai vari personaggi.

In conclusione…

Far Cry 4 non è il gioco rivoluzionario che molti si aspettavano e questo probabilmente non è nemmeno un male. Chi ha mal digerito le meccaniche del terzo capitolo, difficilmente troverà un motivo per includere Far Cry 4 alla propria collezione, dato che le aggiunte in termini di gameplay in fin dei conti sono davvero poche. Ma al contrario, tutti coloro che hanno amato la folle avventura di Jason Brody, non potranno esimersi dall’acquistare questo riuscitissimo capitolo della saga che, con il bagaglio di esperienza accumulata in 2 anni di sviluppo, è stato capace di smussare tutte quelle imperfezioni che avevano attanagliato il gioco precedente.

I fanatici dell’esplorazione e del collezionismo troveranno pane per i loro denti, grazie ad un’ambientazione suggestiva e diversificata, stracolma di compiti da assolvere e sfide da completare, resi ancora più esaltanti da meccaniche free-roaming perfette.

Meno presenti sono le fasi stealth della saga, soprattutto a causa di un’intelligenza artificiale ben concepita che rende i soldati nemici capaci di individuarvi da grandi distanze e attaccarvi con strategie sensate. Per questo e per la presenza degli odiati cacciatori, riuscire ad evitare lo scontro diretto sarà una vera e propria impresa, ma come tale, se completata regalerà tanta gioia.

Il valore aggiunto della produzione è sicuramente la cooperativa online, in Far Cry 4 molto più accessibile ed intuitiva, che raddoppia il divertimento senza rinunciare al giusto senso di sfida.

Voto: 8,5/10

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