Se il calcio è lo sport più amato del mondo, un motivo ci sarà. Non esistessero fede incondizionata per la propria squadra, tifo esagerato e passione difficilmente troveremmo un qualcosa capace di spiegare come mai, ogni domenica, milioni di persone rimangano imbambolate a fissare 22 scimmioni che rincorrono una palla. Proprio come succede nella vita reale, questo discorso trova applicazione anche per il cosiddetto “calcio digitale”, uno dei filoni videoludici più amati e capace negli anni di ritagliarsi una frangia di utenti sempre maggiore. Ora che l’autunno è arrivato non poteva certo mancare il tradizionale appuntamento di casa EA Sports. Mai come quest’anno FIFA 15 ha in mano delle carte così vincenti: il dominio incontrastato ottenuto lo scorso anno con un prodotto next-gen privo di alcuna concorrenza efficace è solo l’inizio, l’antipasto di quello che gli aficionados del brand EA si aspettano da un episodio nato e pensato con le potenzialità delle nuove console in testa. Passione e capacità di trasmettere a chi gioca l’amore per questo sport, ma anche gameplay di caratura e tecnologia al passo coi tempi: queste le fondamenta gettate lo scorso anno e, oggi, utilizzate per scrivere nuovamente la storia. Ma è ancora presto per assegnare lo scettro di migliore, la partita non è finita sino al triplice fischio dell’arbitro.
Partiamo da una delle più grandi novità di questa edizione, la presentazione e il feel di ogni incontro. Inquadrature e mood “puzzano” televisione lontano un miglio e sono quelle tipiche del grande evento, di quel match che attendono in milioni e che finalmente è lì lì per iniziare, con i giocatori che escono dal tunnel e fanno il loro ingresso in campo. Ma non si tratta soltanto di grafica: è invece il sonoro a dare il proprio meglio in questi frangenti, con campionature registrare direttamente nella tana delle tigri, cori da stadio urlati a squarciagola e grida accorate che accompagnano ogni giocata. L’emozione che si prova al sentire “migliaia” di voci cantare l’inno della propria squadra, la trepidante emozione che si trasforma in un boato di gioia a goal segnato e la stessa telecamera che sembra quasi traballare, tanta è la gioia sugli spalti regalano uno scorcio fantastico da cui è difficile non lasciarsi trascinare. E tutto questo senza citare l’attenzione maniacale dei dettagli di contorno, con i tifosi che indossano i colori della propria compagine, il muro giallo dietro la porta del Dortmund o quello rosso fiammante quando il prato dell’Old Trafford è calcato dall’11 del Manchester United. EA Canada non lesina nulla, coccola e amplifica qualsiasi dettaglio graviti attorno alla partita e lo ricrea con cura e precisione. E il risultato, in termini di resa visiva e sonora, è estasiante.
Il desiderio di comporre un unico puzzle armonioso e privo di interruzioni si avverte anche nel campo, laddove l’introduzione di nuove sequenze di intermezzo realizzate col motore di gioco sembra voler cancellare il ricordo delle vecchie transizioni. L’ammonizione di un giocatore, la preparazione della palla prima di un fallo laterale o di un calcio d’angolo costituiscono un’aggiunta interessante all’esperienza visiva, che ne esce arricchita con tutti quei piccoli tasselli che costituiscono un incontro vero. Se solo si potesse saltare la sequenza di ammonizione quando il cronometro volge al termine e ogni secondo vale un tesoro beh, non ne saremmo affatto dispiaciuti…
Se il cofano non lesina dunque novità, spiace dover ammettere che il motore al suo interno ne è più parco. La spinta evolutiva che aveva caratterizzato l’approdo alla next-gen pare essersi parzialmente affievolita, rendendo FIFA 15 un prodotto ancora interessante ma dalla giocabilità simile a quella del suo predecessore. Il che non è affatto un male, visto quanto di buono raggiunto con FIFA 14: semplicemente, chiunque si aspettasse una qualche rivoluzione farà bene ad aspettare il prossimo anno. La fase offensiva di FIFA 15 rappresenta quanto di più soddisfacente un amante del calcio virtuale possa sperimentare. EA Canada ha ri-settato alcuni parametri fondamentali di gioco, rendendo più difficile centrare la porta con bolidi da fuori area e tiri ad effetto. Il peso di variabili esterne come posizionamento del corpo dell’attaccante, piazzamento della difesa e impatto della palla sul piede rendono il tiro da fuori meno efficace di quanto lo fosse stato mesi or sono. Peccato che questa finisca per essere la soluzione privilegiata di molti giocatori, visto che giocare di velocità con le ali in fascia o bucare la difesa con un passaggio millimetrico sul filo del fuorigioco sarà parimenti (se non addirittura più) complicato. Bastano pochi minuti di incontro per accorgersi come correre a perdifiato in fascia ed effettuare un cross puntualmente intercettato dalla difesa avversaria sia quasi la norma in molte circostanze, pur senza aver optato per un settaggio full manual.
Seppur segnare col classico attacco frontale a difficoltà maggiore della semi pro richieda varietà nella manovra e una padronanza dei passaggi non certo indifferente, è proprio dal centro che proviene gran parte dell’impianto offensivo del giocatore. Il dribbling diventa un affare serio, un fondamentale che necessita pratica e dimestichezza. Seminare panico tra le file avversarie richiede la metabolizzazione di un buon numero di fondamentali, primo su tutti il corretto utilizzo del tasto sprint (tenerlo premuto dall’inizio alla fine, oltre a ridurre a degli zombie i vostri uomini, rappresenta la maniera più veloce per lisci clamorosi e per perdere gran parte delle palle); padroneggiare il sistema di passaggi non è semplice, ma col dovuto rodaggio iniziale apre un ventaglio di soluzioni offensive invidiabile, oltre alla possibilità di un controllo efficace del centro campo. Si tratta di un’imponente rievocazione del bel gioco, che complice un’intelligenza artificiale di squadra capace di ragionare a modo e assecondare le tecniche di chi gioca (il famoso Adaptive Learning) regala azioni e scontri memorabili.
Il peso dei giocatori torna ad essere un fattore dominante. Un’ala veloce e incline al gioco acrobatico faticherà a spostare un difensore massiccio una volta che questi ha preso posizione. Allo stesso modo, un centrale lento ma robusto sarà poco più di un condannato a morte nell’uno contro uno se a controllare il pallone ci sarà un Messi o un Cristiano Ronaldo. L’avere a bordo una fisica ultra realistica porta con sé una gran quantità di vantaggi, ma allo stesso modo condanna il giocatore che effettua un tackle col tempismo sbagliato. FIFA 15 non è solo emozioni, fattore di cui parleremo a breve, ma è anche controllo, tempismo, capacità di usare i piedi come si deve. La difesa tattica introdotta nella passata edizione, pur mantenendo uno schema di controllo perfettamente analogo al precedente, ne esce ridimensionata: la scivolata è più efficace se fatta al momento opportuno, ma il classico contrasto perde qualcosa. Affondare l’avversario ripetutamente servirà soltanto ad aprirgli uno spiraglio, corrergli incontro senza logica porterà nel migliore dei casi ad un fallo a nostro svantaggio (l’inerzia si paga e si finisce inesorabilmente per franargli addosso) – senza dimenticare che basta una sua finta per trovarsi fuori posizione. Se non si è sicuri di vincere la palla conviene contenere l’attacco o chiamare un secondo difensore per intensificare la marcatura, attendendo il momento propizio per il tackle.
Parlando di difesa non possiamo certo tralasciare i portieri, eterno tallone d’Achille della simulazione di casa EA e quest’anno, finalmente, “vittime” di un netto miglioramento. Non aspettatevi troppe situazioni soli di fronte al portiere, a meno che non giochiate a principiante. I portieri parano, salvano, respingono coi pugni e fermano anche i goal praticamente certi, e dovesse mai metterci del proprio il difensore – lasciando colpevolmente spazio per tirare con traiettoria pulita – immoleranno il proprio corpo scagliandosi nel vuoto come se la loro stessa vita dipendesse da questo. L’evoluzione è visibile, le doti dei poteri più blasonati faranno inacidire il sangue e segnare diventa una questione di precisione, calcolo e un pizzico di fortuna. Peccato che, alle volte, tale bravura venga inficiata da alcune uscite che catapultano il tutto dal sublime al ridicolo: fortunatamente, queste evenienze hanno occorrenza nettamente minore che nelle passate edizioni.
La tanto amata palla rappresenta un’altra evoluzione enorme, seppur non così evidente, di FIFA 15. Se nelle vecchie declinazioni la quantità di moto impressa alla sfera sembrava indipendente dalla potenza con cui veniva sferrato il colpo tanto che il suo movimento sembrava predeterminato, quella odierna è un vero oggetto fisico che obbedisce alle regole governanti una partita di calcio. Rotazioni, effetti e rimbalzi non solo sono veritieri, ma calcolati a partire dalle concause fisiche che li hanno scatenati: il risultato giova in modo evidente al realismo, eliminando il secolare determinismo della giocata e rendendo arduo prevedere da che parte andrà la palla dopo l’ennesimo contrasto. Il binomio fisico di palla e giocatore funziona alla perfezione: gli atleti ricalibrano la propria posizione per ricevere la sfera al meglio, allungando la falcata per recuperare i passaggi troppo lunghi o bloccando la corsa e arretrando il baricentro per intercettare quelli più arretrati. L’introduzione di un nuovo parco di animazioni, altra caratteristica di punta del titolo, stupisce con salvataggi sul filo del fallo laterale e giocate estemporanee encomiabili. Ricordate però che non tutte le ciambelle riescono col buco, e le acrobazie dei centrocampisti per salvare il salvabile, per quanto atleticamente strepitose, non sempre andranno in porto. Palla all’avversario, ma onore per averci provato come si deve.
Il trend conservativo che caratterizza le scelte di gameplay trova riscontro anche da un punto di vista contenutistico. Tornano i Tornei Personalizzati, grandi assenti della passata stagione, ma tutto il resto è esattamente dove e come l’abbiamo lasciato lo scorso anno: allenamenti, sezioni sfida, Carriera, Pro Club e stagioni online per uno e due giocatori. Ovviamente non può mancare la FIFA Ultimate Team, autentica gallina dalle uova d’oro della produzione calcistica targata EA.
FUT ingloba le novità più interessanti (per non dire le uniche) dell’intero pacchetto. Arrivano i prestiti dei giocatori, che permettono di godere per un numero risicato di incontri dei servigi degli atleti più blasonati. Ad un costo ragionevole potremo portare in campo Messi, Matuidi, Robben o Costa e schierarli nei famigerati big match, rendendo più probabile la vittoria senza dover spendere interi stipendi nell’acquisto di pacchetti. Le carte acquistano il nuovo parametro PHY, che riassume le statistiche relative a resistenza, forza e salto per fornire una panoramica sul livello fisico dell’atleta. I curiosi potranno divertirsi a creare formazioni più o meno utopiche con la modalità Squadre Sperimentali: sognare, del resto, è sempre stato gratuito, e potendo fare affidamento sull’intero set di carte presenti in FIFA sarà possibile creare una squadra perfetta senza alcun limite di denaro, simulandone poi il comportamento in maniera da analizzarne affinità e sintonia – schierare 11 campioni assoluti in campo non è sinonimo di affiatamento e coesione di squadra. L’introduzione delle Stagioni Amichevoli sopperisce l’eliminazione della sezione Offerte/Scambio, paradiso incontrastato di gran parte dell’utenza FUT al cui interno, tuttavia, non tutti hanno mantenuto un atteggiamento corretto. Ed EA, dopo le numerose lamentele, ha deciso di risolvere il problema alla radice.
Veniamo ora al comparto tecnologico di FIFA 15, l’aspetto più next gen del titolo Electronic Arts. Le scene di intermezzo denotano un ottimo lavoro del team di sviluppo, capace di azzerare il ricordo delle vecchie e macchinose transizioni. Lo stadio è vivo, pulsante e in costante movimento: raccattapalle, guardalinee, giocatori in panchina si muovono a bordo campo, inquadrati in modo da conferire al tutto un taglio televisivo azzeccato. Stadi dettagliatissimi tanto nella struttura quanto nel manto erboso, che si deteriora al passaggio degli atleti, arricchiscono questo interessante quadretto dove, per la prima volta, pali, traverse e bandierine rispondono alle sollecitazioni ricevute.
Sul fronte giocatori, impossibile non notare gli effetti della tanto decantata Intelligenza Emotiva: sbagliate un goal fatto e vedrete la depressione dipinta sul volto, segnate il gol del momentaneo vantaggio e la gioia si impadronirà dei suoi lineamenti. Alcuni giocatori si complimentano col portiere in caso di parate strepitose, altri rimproverano il difensore per un disimpegno errato o un assist involontario all’avversario. Le situazioni sono moltissime, e pur non avendo effetto diretto sulle prestazioni di ciascun atleta (come affermato dagli stessi sviluppatori), l’introduzione di questo sistema rende un po’ più umani i 22 bestioni in campi. Calciatori che, a fianco di un set di animazioni profondamente aggiornato che continua il lavoro di ammodernamento intrapreso lo scorso anno, vantano un arricchimento poligonale non indifferente esaltato da una tecnologia di ricostruzione facciale al limite del fotorealismo. Non abbiamo usato l’espressione “in alcuni casi” – perdonate il gioco di parole – a caso, visto che esistono ancora delle discriminazioni tra atleti famosi e non e, cosa più fastidiosa, tra gli stessi campionati. Se la Serie A e i suoi giocatori sono resi nel complesso in modo soddisfacente, la Premiere League inglese vola su un altro pianeta. Il pubblico, dal canto proprio, gode di una resa poligonale migliore rispetto a FIFA 14, seppur qualche raffinamento ulteriore sarebbe stato gradito. Fa comunque piacere osservare le reazioni degli astanti, che si alzano in piedi sciarpe alla mano per festeggiare il goal o che creano muri colorati per incitare la propria squadra.
Il comparto FX di FIFA 15, invece, è strepitoso. Cori, mormorio del pubblico, urla di gioia o di disappunto sono quanto di meglio attualmente disponibile nel mercato della simulazione calcistica. Per quanto concerne la telecronaca, affidata al dinamico duo Pardo e Nava, il giudizio è un po’ meno entusiastico. Se Pardo ormai si mostra perfettamente a proprio agio col medium videoludico, commentando il match con un set vario di frasi e una “recitazione” convincente in quasi tutte le situazioni, la prima partecipazione di Nava nel franchise FIFA è più incerta e meno naturale. Ancora una volta il paragone con la cronaca in lingua inglese è ingeneroso, ma i passi avanti sono evidenti.
In Conclusione…
Lo abbiamo già detto durante la recensione, ma forse è il caso di ribadirlo: FIFA 15 rappresenta l’evoluzione naturale del percorso intrapreso dal franchise lo scorso anno. Gli aspetti che hanno decretato il successo totale della creatura di Rutter e soci con l’edizione 14 rimangono esattamente dove li abbiamo lasciati: la passione per il calcio, il desiderio di ricreare un’esperienza capace di trasmettere sensazioni autentiche al giocatore, un taglio sempre più televisivo e accattivante e, soprattutto, un gameplay delle grandi occasioni che convinca ancora oggi. Ecco, FIFA 15 è tutto questo: ma se da un lato il fattore intrattenimento viene spinto a livelli mai così alti prima d’ora, la giocabilità pare mantenere un approccio nettamente più conservativo e tradizionale. Mancano novità esaltanti, manca quella ventata di innovazione che aveva caratterizzato il precedente passaggio di consegne e che, ammettiamolo, in molti ci aspettavamo. Sia chiaro, affermare che il gameplay di FIFA 15 sia una copia spudorata di quello del predecessore sarebbe errato: attacco e difesa sono stati ampiamente ricalibrati, il tiro da fuori area ha tutto un altro sapore e i portieri, finalmente, sono consapevoli della responsabilità sulle proprie spalle. Diciamo che manca il fattore sorpresa, quel guizzo che non ti aspetti capace di levare quel leggero retrogusto di deja-vu che caratterizza questo nuovo tassello di EA e che, un po’ prevedibilmente, pare investire la sola FUT, sempre più protagonista di questo pacchetto calcistico.
Se dunque sul versante tecnologico possiamo dirci completamente soddisfatti (certo, il trattamento privilegiato della Premiere League fa un po’ storcere il naso, ma non è un peccato capitale), un po’ meno lo siamo sull’offerta di contenuti, rimasta inalterata, e sul riscontro delle nostre aspettative – ammettiamolo – quasi stellari. Resta comunque assodato che, ancora una volta, FIFA risponde all’appello con personalità, carattere e buona sostanza. Se basteranno a confermalo nuovamente dominatore della scena calcistica, questo lo sapremo soltanto tra una manciata di settimane.
VOTO: 8.5/10
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