Nonno ha le lacrime agli occhi. Mamma è al settimo cielo, io ancora fatico a crederci. Il provino è stato tosto, pensavo fino all’ultimo di non farcela ma alla fine è andata: e nemmeno il tempo di uscire dallo spogliatoio che Gareth ed io avevamo un agente. Uno tosto, uno di quelli che sa il fatto suo. E che continua a ripeterci che in Premiere League sfonderemo. Già, la Premiere League: qualche mese fa me la sognavo la notte chiedendomi se e quando sarei mai riuscito a raggiungerla. E quasi me lo domando ancora ora, con la maglia 29 del Chelsea addosso e Gareth seduto in panchina con me, a pochi secondi dal mio primo ingresso ufficiale in campo. 20 minuti, questo è quanto ho oggi per stupire Mister Conte: ma una cosa è certa, non ho fatto questo viaggio per rimanere a bocca asciutta. E la mia avventura inizia ora. Non è certo un caso se, nell’analisi odierna di FIFA 17, abbiamo deciso di iniziare con un piccolo “omaggio” a quella che più di tutte rappresenta la rivoluzione principale del franchise di Electronic Arts.
Un franchise che, anno dopo anno, non solo ha saputo tirar fuori le unghie per difendere un primato consolidato ormai da oltre un lustro, ma che al contrario ha avuto il coraggio di rinnovarsi, di reinterpretarsi, di introdurre novità sostanziali all’interno di una ricetta già vincente – anche solo a giudicare dalle proporzioni enormi della propria fanbase. FIFA 17, sotto questa luce, rappresenta un passo avanti tutto tranne che trascurabile per la creatura di Rutter e dell’intero team di EA Sports: una declinazione che non si allontana in modo evidente dal solco tracciato lo scorso anno, ma che scende ulteriormente in profondità, nella ricerca della simulazione perfetta, revisionando attentamente “più il motore del cofano” con l’introduzione di quel Frostbite che, sin dall’annuncio, tanto ha fatto sperare. Il risultato è uno sportivo di razza, capace ancora una volta di confermare il proprio peso all’interno del mercato. Bello da vedere, bello da giocare, per la prima volta con una modalità Storia. Parlare di buone premesse, quest’anno, rischia di essere riduttivo.
Partiamo dunque da Il Viaggio, inedita modalità Storia per giocatore singolo che, come oramai tutti saprete, catapulta il giocatore nei panni del diciassettenne Alex Hunter. Non un semplice figlio ma addirittura un nipote d’arte, questo giovane Alex, alle prese con le difficoltà, le sfide, le gioie e le immancabili delusioni che l’ingresso nel mondo del calcio professionistico comporta. La storia de Il Viaggio è narrata con maestria e con una delicatezza pressoché inattesa in un simulatore calcistico, con un’enfasi non celata alla sfera più sentimentale e privata del proprio protagonista. Non è infatti casuale l’indugiare sui delicati rapporti familiari di Alex, sul legame indissolubile che lo lega al nonno (ex stella del Chelsea) e alla madre, amorevole ma allo stesso tempo decisa quando gli eventi prendono una piega inaspettata (il prestito ad una serie minore, ad esempio) e la china da risalire appare insormontabile. Alex è un bravo ragazzo, uno di quelli che difficilmente si prende in antipatia: anche quando le scelte di dialogo che andremo ad effettuare, in perfetto stile GDR, fanno virare la sua personalità verso un carattere più impulsivo, piuttosto che un atteggiamento neutro o pacato. La scelta dei dialoghi proposti porta con sé una serie di conseguenze che esulano dal solo impianto narrativo: le risposte che andremo a dare determineranno infatti il numero dei nostri follower sui social media, ma anche il nostro rapporto con i compagni di squadra e, cosa ancora più importante, l’opinione del mister nei nostri confronti. L’arroganza alla Ibrahimovic non è necessariamente un male, se corroborata da una tecnica in campo di tale fattura: alle volte, tuttavia, un pizzico di umiltà può sancire la differenza tra titolare e riserva.
In termini di gameplay, Il Viaggio si articola in modo analogo a quanto riscontrato nella modalità MyCareer di NBA 2K17, seppur in maniera meno articolata. Alex dovrà districarsi tra allenamenti speciali, necessari ad aumentare le proprie skill e – parimenti – la fiducia del mister, e incontri ufficiali, amichevoli o partite di coppa. Nel corso degli allenamenti, di norma, ci sarà richiesto di portare a termine le sfide presenti nelle Sfide Abilità, ponendo il focus di volta in volta sul dribbling, sui passaggi, sul tiro dalla distanza o via dicendo; ogni sessione consta di due prove distinte, per le quali verremo giudicati al termine in base ai risultati ottenuti. Più alto il grado raggiunto, maggiore la velocità con cui scaleremo i ranghi della panchina sino all’agognato ruolo da titolare.
Il Viaggio, già dalla prima edizione, si conferma potenziale blockbuster.
Per quanto concerne i match veri e propri, al giocatore viene data la possibilità di controllare l’intera squadra, come in un match tradizionale di FIFA, oppure optare per il controllo del solo Alex lasciando alla CPU il compito di gestire tutto il resto. Questo, sia chiaro, fermo restante che non avremo alcuna voce in capitolo in termini di strategia, di formazione o di sostituzioni: sostituzioni che, dovessimo entrare a mezz’ora del termine, non dovrebbero rappresentare uno spettro così pauroso. Discorso diverso nel caso di partenza da titolare, dove la permanenza in campo per tutti i novanta minuti dovrà essere guadagnata col proprio sudore. In ambo i casi, per ogni incontro ci saranno proposti tre Bonus Target, il cui raggiungimento viene premiato con Skill Point da investire nella crescita di Alex, una maggior fiducia da parte del Mister e, cosa da non trascurare, un valore sul mercato del giovane calciatore crescente. I target spaziano di norma dal soddisfare il coach con un giudizio conclusivo maggiore di 7 alla siglatura di una rete, di un assist vincente o di una rete di una decina di passaggi, chiudendo il tutto con la vittoria dell’incontro. Viene da sé che più bonus raggiungeremo, magari ottenendo un giudizio complessivo alto, maggiori saranno i vantaggi che se ne trarranno.
Occhio però che sbagliare un passaggio, farsi trovare in fuorigioco o abusare dei cartellini arbitrali influiscono negativamente sullo score, che dal 6 politico iniziale rischia di precipitare in un abisso difficilmente scalabile in 30 minuti di gioco. Usare la testa e giocare di squadra, anche se non si raggiunge la rete, garantiranno comunque l’approvazione del Mister – nonostante qualche commento pungente nei nostri confronti sui social. Tra una cut-scene e l’altra, nel complesso, Il Viaggio rappresenta quella novità che non ti aspetti e che, in un’ottica standalone, non sfigurerebbe affatto. Una longevità non delle più esagerate viene controbilanciata da una narrazione appassionante, da un charachter design ben riuscito e da un sottile filo empatico che, per tutta la durata dell’avventura, ci farà emozionare, imbestialire o esultare a seconda dei risultati raggiunti. La possibilità di utilizzare anche Alex nella famigerata FUT, di cui parleremo a breve, rappresenta la ciliegina di una torta che, a biglie ferme, si conferma già alla prima edizione un potenziale blockbuster. Vedremo quale sarà l’opinione dello sviluppatore per la prossima stagione, ma i presupposti per una serialità di caratura ci sono tutti.
Per quanto concerne il gameplay, FIFA 17 introduce delle novità interessanti, arricchendo il numero di variabili all’interno dell’equazione di gioco in modo sensato e assolutamente razionale. La prima differenza, indubbiamente sostanziale, investe il ritmo di gioco: più lento, ragionato e calcolato, il ritmo di FIFA 17 segna un solco netto con quanto sperimentato negli anni passati, premendo maggiormente il piede sul pedale del freno. Un sacrificio della velocità, controbilanciato (a nostro modo di vedere in modo corretto) dalla possibilità di ordire trame più complesse e tattiche, facendo leva sul possesso di palla e sulla creazione di giocate, non necessariamente spettacolari, che scaturiscono da una buona gestione della sfera. Sia chiaro, non stiamo affatto affermando che nel nuovo FIFA non sia più possibile ubriacare le difese con tocchi di tacco o Sombreri: al contrario, i più skillati potranno mandare il pubblico in visibilio con giocate da Pallone d’Oro istantaneo. Il focus del Frostbite Engine, tuttavia, è ben altro, e coincide con un maggior controllo di palla e una fisica più veritiera.
Un focus che è evidente già dai primi minuti di gioco, dove l’inerzia dei giocatori si fa sentire anche in un tradizionale contatto o in un tackle più serrato. Difficile spostare un giocatore “di sostanza”, come un Boateng del caso, quando abbia preso posizione di spalle per proteggere il pallone: meglio giocarla sul tempismo, cercando di allungare la gamba nell’esatto istante in cui il nostro avversario si muove, o metterla sul piano tattico e chiamare un raddoppio per precludere possibili vie di fuga. L’inerzia rappresenta un fattore determinante anche nell’ottica del controllo di palla, laddove un giocatore più atletico e veloce potrà adattare meglio la propria posizione – per mantenere viva la palla – ricalcolando il proprio equilibrio in modo più “rapido” dell’avversario, più lento e muscoloso. L’unione di una migliore fisica della palla, possibile grazie alle potenzialità ben note del Frostbite, regala al quadretto un ottimo livello di realismo, eliminando ogni ombra di “precalcolato” e arricchendo ogni giocata con il giusto livello di imprevedibilità e di errore: del resto, anche i migliori sbagliano.
Il ritmo di FIFA 17 segna un solco con quanto sperimentato negli anni passati
L’apporto dell’intelligenza artificiale è chiaramente fondamentale: ancora una volta, l’evoluzione tecnologica del franchise è sotto gli occhi di tutti, nonostante sia ancora evidente un divario forse troppo calcato nelle reazioni dei nostri avversari a diversi livelli di difficoltà. Troppo generosi a sfide “basse”, dove un filtrante al momento giusto è quasi sempre sinonimo di palla in rete, implacabili a livelli più alti dove anche una semplice provinciale nella metà campo opposta alla nostra rischia di trasformarsi in una finale di Champions insormontabile. Non certo un problema drammatico, specie per quei giocatori alla costante ricerca di un livello di sfida soddisfacente: vale solo la pena ricordare, in sede di setup iniziale, quali siano le effettive capacità di ciascuno e tarare il tiro di conseguenza, in modo da minimizzare l’evenienza di frustrazione dopo l’ennesima sconfitta.
Al netto di questo, il comportamento dei 21 atleti (22, con il giocatore controllato da noi) è di altissimo pregio: i nostri compagni di squadra saranno sempre pronti al raddoppio difensivo, qualora la situazione lo richieda, o a fornire al portatore di palla una possibilità di disimpegno o di uno-due con cui eludere la marcatura avversaria e procedere verso la rete. Ottima anche la risposta nemica, caratterizzate da maglie “dinamiche” che tendono a stringersi qualora il nostro gioco si basi principalmente sulla rete di passaggi ravvicinati con pallonetto o filtrante morbido per l’incursione in area o, al contrario, ad estendersi sino alle fasce dovessimo prediligere la classica galoppata con gli esterni e cross finale. Ottima, in tutto questo, la risposta degli estremi difensori, che forti di nuove animazioni (alcune delle quali davvero spettacolari) e di routine comportamentali che ne esaltano reattività e calcolo della propria posizione, si esibiscono in autentici miracoli su goal pressoché fatti, anche in spinose situazioni uno contro uno.
Parlando di novità, impossibile non citare la revisione al sistema di controllo, che investe prevalentemente le meccaniche di calcio piazzato – nella fattispecie, calci d’angolo/cross da punizione e calci di rigore. Per quanto riguarda i primi, assistiamo all’introduzione di un mirino giallo, da collocarsi in corrispondenza della zona dell’area desiderata verso cui tirare la sfera. Potenza e effetto rimangono ancora a discrezione del giocatore, chiamato comunque a gestire come si deve il suddetto mirino laddove l’inerzia che lo contraddistingue tende a riportarlo verso una posizione originaria meno vantaggiosa. Un minimo di pratica sfruttando gli allenamenti dedicati ai calci di punizione e, come per magia, il vasto ventaglio di possibilità legato a questa introduzione diverrà estremamente più chiaro. Capitolo a parte per i calci di rigore, notoriamente uno dei tasti dolenti degli aficionados di FIFA e, in questo FIFA 17, ragionevolmente stravolti al punto da renderli, almeno nelle prime prove, ai limiti dell’impossibile.
La realtà dei fatti, invero, è ben diversa, e bastano pochi minuti per digerire il nuovo schema d’esecuzione – che, nonostante l’impasse iniziale, risulta assolutamente convincente: si parte dal posizionamento del calciatore, che può essere spostato lungo ambo gli assi (destra/sinistra e avanti/indietro) tramite lo stick destro. A quello sinistro spettano invece direzione ed effetto del tiro, fermo restante che la pressione sul tasto dedicato va ad influire direttamente sulla traiettoria verticale del tiro. Due cose devono essere tenute a mente: la prima, se usata in modo corretto la rincorsa può davvero far la differenza, specie con i portieri dal pedigree più quotato. La seconda, non staccate gli occhi di dosso dal meter di potenza del tiro: lanciare una ciabattata fuori dallo stadio o, allo stesso tempo, un pallido respiro in direzione dei guanti del portiere, potrebbe non essere così raro.
Impossibile non citare la revisione al sistema di controllo
Da un punto di vista contenutistico, Il Viaggio rappresenta l’unica aggiunta di lusso ad una ricetta che, in dodici mesi, rimane pressoché invariata. L’oramai onnipresente Companion App per dispositivi Android e iOS si traduce in-game in Sfida Creazione Rosa, una modalità inedita (dai natali chiaramente mobile, nonostante l’aggiunta al titolo principe) al cui interno potremo creare una seconda squadra dei sogni utilizzando tutte e sole le carte scartate dalla modalità FUT. L’obiettivo è quello di raggiungere una serie di traguardi dalla complessità via via crescente, ottenendo premi, perk e bonus di gioco in cambio; vale tuttavia la pena ricordare che ciascuna figurina utilizzata in Sfida Creazione Rosa non potrà essere usata in altre modalità, escludendola di fatto del tutto dal nostro Club ufficiale. Se ricavarne qualche soldo all’Asta, se livellare il giocatore per un eventuale re-ingresso nella nostra squadra o, al contrario, se investirla nella caccia ai premi appena citata rimane scelta del giocatore: occhio dunque a gestire anche gli “scarti”, se così li possiamo chiamare, come si deve.
Il resto, come accennato poco fa, è esattamente al proprio posto. Lo strapotere in termini di licenze di FIFA è cosa nota da anni, e si traduce nell’immancabile pletora di campionati ufficiali provenienti dai quattro angoli del mondo. Dall’online classificato alle amichevoli, passando per tornei personalizzati, PRO Club e Stagioni per giocatore singolo e coop, l’offerta di FIFA 17 si configura anche quest’anno ricchissima e assolutamente capace di placare anche i palati dei giocatori più esigenti – che, da quest’anno, potranno anche godere dell’ingresso in scena della celebre J1 League. Carriera è forse l’unica a godere di aggiustamenti più sensibili, legati essenzialmente alla gestione finanziaria della squadra e all’introduzione di obiettivi societari specifici. Nulla che possa turbare lo strapotere della FIFA Ultimate Team, per gli amici FUT, anche quest’anno appuntamento imperdibile per gli amanti del card game di matrice sportiva e, come oramai ribadito più volte, così ricca e completa da meritare tranquillamente una valorizzazione stand alone.
Novità nella novità, FIFA 17 vanta in licenza esclusiva anche gli allenatori della Premiere League, realizzati con intense sessioni di motion capture per un risultato senza dubbio notevole: Mourinho, Conte o Ranieri (giusto per citarne alcuni tra i più noti anche dal pubblico italiano) sono realizzati con la medesima cura che contraddistingue i giocatori più celebri. E vederli sbracciare a bordo campo quando la situazione si fa delicata, pur non influendo direttamente in termini di giocabilità, alimenta ulteriormente quella ricerca di realismo visivo di cui FIFA si fa portavoce da anni.
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Come da tradizione, riserviamo i paragrafi finali per il comparto tecnologico di FIFA 17, che – giusto per rovinarvi la sorpresa – ci ha colpiti positivamente tanto in termini grafici, quanto per un impianto di rete affidabile e robusto. Partendo dal primo aspetto, impossibile nascondere gli effluvi positivi del Frostbite Engine nella veduta di insieme. Gli spalti regalano ancora enormi emozioni, per un livello di dettaglio da primo della classe e per una veduta di insieme, edizione dopo edizione, sempre più simile a quella a cui la televisione ci ha abituati. In campo la situazione è ancora migliore, con una modellazione degli atleti estremamente interessante e una fluidità nelle animazioni, rinvigorite pesantemente in quantità e qualità, ineccepibile. Il lavoro di motion capture a cui lo sviluppatore ha sottoposto gli atleti porta dei frutti indiscutibili, nonostante il grosso della torta spetti ancora una volta alle super star più quotate e celebri: non è una novità nel simulatore di EA Sports, come già visto nella passata edizione, ma in alcuni casi la differenza di trattamento tra due giocatori della stessa squadra è alquanto evidente. Dalla combinazione di fisica, modellazione ad alta risoluzione e animazioni rinnovate nasce un prodotto completo e appagante, capace di regalare vedute da levare il fiato – specie quando si scende nei prati più celebri del globo, con annesso coro da stadio e tripudio di sciarpe e bandiere. La cosiddetta “vita attorno allo stadio“, fatta da fotografi, inservienti, sorveglianza e guardalinee, chiude un cerchio gargantuesco: la risoluzione dei modelli in questo frangente, pubblico incluso, è chiaramente minore se paragonata al piatto forte di FIFA 17. Ma i passi avanti rispetto alle passate declinazioni, popolate dai famigerati “cartonati a grandezza naturale”, sono soltanto un brutto ricordo.
Un comparto audio realistico e coinvolgente corrobora quanto di buono fatto dal tessuto visivo: ottime le sonorità tipiche del match, con grida, esplosioni di gioia o “improperi” urlati a squarciagola da un pubblico di casa sempre pronto ad accompagnare ogni azione dei propri beniamini. EA non è certo l’ultima arrivata anche quando si parla di audio, ma le emozioni regalate dagli FX di FIFA 17, magari supportati da un buon impianto audio multicanale, sono eccezionali. Notevole anche la telecronaca in lingua italiana, affidata al dinamico duo Pierluigi Pardo e Stefano Nava: ottimo ed istrionico il primo, pungente e preciso il secondo. Possiamo tranquillamente affermare che, più passa il tempo, più il livello del commento di FIFA si allinei a degli standard realistici: merito anche di un set di linee di dialogo sempre più nutrito e di una quantità di nozioni, informazioni e “segreti da insider” a condire il tutto.
FIFA 17 è il miglior FIFA di nuova generazione
In termini di netcode, FIFA 17 si è dimostrato stabile ed affidabile sin dai primissimi incontri. Il matchmaking di FIFA, uno dei fiori all’occhiello del passato recente del franchise, si conferma all’altezza del proprio nome, intelaiando incontri con naturalezza senza obbligare il giocatore ad attese dell’ordine di minuti. Tutto scivola via senza intoppi “al primo tentativo”: l’assenza di lag evidenti, premessa la bontà delle connessioni dei giocatori coinvolti, così come l’assenza di disconnessioni casuali a match avviato rendono l’esperienza online estremamente piacevole e divertente. Duole un po’ assistere come, in questi primi giorni, il novanta per cento delle sfide online classificate vedano scendere in campo sempre le stesse tre o quattro squadre, caratterizzate da un giudizio complessivo stellare e dalla presenza di top player ai limiti dell’imbattibile tra le proprie fila – uno scenario a cui, inutile girare attorno, siamo abituati già da un pezzo. La colpa di certo non è di EA Sports, che dal canto proprio ha confezionato un prodotto ineccepibile sotto parecchi punti di vista: diciamo che, a voler essere pignoli, una limatina a certe squadre – e soprattutto certi atleti – nella Stagioni online non avrebbe guastato, rendendo il tutto leggermente più equilibrato. Provare a pressare come demoni quando il portatore di palla avversario ha la palla incollata ai piedi, anche dopo le finte più incredibili, un po’ di sano odio rischia di fartelo venire…
Il miglior FIFA di nuova generazione. Questo, senza inutili giri di parole, è FIFA 17. Il capitolo della maturità di Electronic Arts, la migliore declinazione del brand capace di tener testa ad una concorrenza sempre più agguerrita. L’ultima simulazione calcistica del Publisher statunitense brilla sotto praticamente tutti i punti di vista, confermandosi “campione” di caratura per quanto concerne il gameplay, ma anche cavallo di razza in termini più schiettamente tecnologici. La rivisitazione del control schema, la maggior profondità delle meccaniche di gioco, l’adozione del Frostbite alle redini del calcolo e, non ultima, l’introduzione dell’ottima modalità Il Viaggio, rappresentano la testimonianza della passione, dell’impegno e del know how di un team di sviluppo che, nonostante gli anni di leadership indiscussa, ha voluto e saputo mettersi in gioco senza giacere sugli allori, lavorando di fino sino a raggiungere un prodotto imprescindibile per gli amanti del calcio – digitale e non. Un FIFA alla massima potenza, ricco di novità ma anche di gradite riconferme: una FUT sempre più stellare, licenze come se piovesse, campionati da ogni angolo del mondo e modalità di gioco a profusione. FIFA 17 ci ha stupiti davvero, impossibile negarlo, L’evoluzione dallo scorso anno è innegabile, e pad alla mano trasmette una sensazione di immersione e divertimento che sembrano bucare lo schermo. Complice un rallentamento ponderato del ritmo di gioco, che pur restando incline alla giocata spettacolare permette un maggior approccio tattico e ragionato nella costruzione dell’azione, FIFA 17 tiene altissima la propria nomea, innalzando ulteriormente un’asticella salita a dismisura nel corso dei soli ultimi due anni. Dove si spingerà il celebre bambino prodigio di EA Sports da qui ai prossimi anni, non ci è ancora dato di sapere: ma visti i risultati di quest’anno, uniti all’aggressività malcelata del diretto eterno rivale, possiamo solo aspettarci risultati grandiosi. E FIFA 17 ne è un esempio perfetto. |