Colonia – Che sia giugno o agosto, che sia Los Angeles o Colonia, c’è sempre un appuntamento che qui in redazione non possiamo certo tralasciare: quello del calcio digitale. Ad una manciata di settimane dallo schieramento in campo delle due eterne rivali, ogni anno più agguerrite che mai nella lotta per il predominio della simulazione calcistica da salotto, gamescom 2017 ci ha permesso di solcare nuovamente i verdi manti erbosi di casa EA Sports per provare una versione aggiornata dell’attesissimo FIFA 18, la nuova declinazione della filosofia occidentale del pallone prevista a partire dal prossimo 29 Settembre su PC e console – con una versione, quella Switch, appositamente riprogettata per l’hardware Nintendo.
Che FIFA 18 si sia tolto i panni da bravo ragazzo e abbia deciso di affondare gli artigli nel collo della concorrenza, lo sapevamo già dall’edizione appena conclusa di E3: un titolo profondamente rivoluzionato sia nella carrozzeria che nel cofano, in grado di trasformarsi sin nel profondo per riemergere con una giocabilità del tutto inedita e, mai come prima d’ora, dalle così forti velleità simulative. Non è facile tenere fede alle aspettative del proprio pubblico, specie quando queste sono in continuo aumento e, parallelamente, l’asticella della concorrenza sembra alzarsi ulteriormente senza dare il minimo segno di cedimento: tocca sedersi nuovamente attorno ad un tavolo, analizzare quali aspetti necessitino di una correzione e, partendo da quelli, riscrivere “la storia”.
Il che, romanticherie a parte, è quanto successo proprio a FIFA 18: impossibile infatti non cogliere in quel cambio di ritmo la vera rivoluzione del titolo EA Sports. Un ritmo decisamente più lento rispetto alla passata stagione, ma incredibilmente attento, ragionato, capace di garantire al giocatore il giusto tempo per pianificare una strategia offensiva, per disporsi sul campo e iniziare a tratteggiare una rete di passaggi volta alla finalizzazione ottimale. FIFA 18 appare dunque più compassato, più attento: in una parola, più simulativo. Sono finiti i tempi delle fughe a perdifiato lungo la fascia, delle galoppate a rete da centrocampo lasciando di pietra mediani e difensori avversari: esistono ancora i giocatori “veloci”, così come rimane sempre la possibilità di affidarsi ai proverbiali “trick” che lasciano il pubblico senza fiato. Ma, passateci la metafora, tutto va decisamente più “a rallentatore”: ed è assolutamente un bene, alla luce di quanto esposto poche righe sopra.
In soli dodici mesi, FIFA acquisisce una maturità ed una dimensione del tutto inedite: i più maligni potrebbero sottolineare come, qualcun’altro, questa cosa del ritmo la stia applicando già da anni, ma non è ancora tempo di fare confronti: FIFA 18 ci è piaciuto molto proprio per questo motivo. Così tanto che la carrellata di ottimizzazioni introdotte da questa nuova release ha quasi rischiato di finire in secondo piano, eclissata dalle (scarse) velleità manageriali di chi vi scrive, intento partita dopo partita a pianificare le proprie risorse in campo manco fosse una battaglia sul fronte russo.
E allora via all’elenco delle novità, che spaziano dall’introduzione di un set aggiornato di animazioni (alcune delle quali, specie per gli atleti più quotati, impressionanti tale è la loro somiglianza alla controparte reale) alla revisione della fisica della palla e dei corpi degli atleti – che, in caso di tackle da denuncia penale o di urti particolarmente potenti presentano un rag doll e un comportamento su cui, oramai, è impossibile trovare anche solo un difetto evidente. Ottima l’intelligenza artificiale dei giocatori, in modo particolare dei nostri avversari: se “stimolati” costantemente lungo determinate zone (nel nostro caso, la fascia sinistra), iniziano rapidamente ad attuare contro-strategie volte ad indebolire le nostre percussioni e, al momento ideale, a scatenare un contropiede in alcuni casi letali. Interessante anche la reattività della nostra corrazzata, comunque, che salvo rare occasioni di pressing asfissiante avversario è sempre prodiga nell’offrire soluzioni di disimpegno o nel proporsi per un fulmineo attacco a scavalcare la difesa “nemica”.
Più compassato, più attento: in una parola, più simulativo
Insomma, come ricorderete sicuramente dalla nostra precedente anteprima in terra Californiana, FIFA 18 funziona che è un orologio svizzero. Divertente da giocare, con quel mix equilibrato tra frenesia (agonistica, sia chiaro, specie quando ci si ritrova a giocare in due sullo stesso divano) e gestione dei propri uomini manco facessimo Mourinho di cognome. Il tutto, è bene sottolinearlo, dal nuovo capitolo di The Journey, con un Alex Hunter più in forma che mai pronto a dominare ancora una volta la Premiere League e a farsi notare da quel belloccio sbruffoncello di Cristiano Ronaldo, uomo immagine di FIFA 18 e “co-protagonista” delle avventure del nostro prolifico alter ego calcistico. Alter ego che, dopo una fugace amichevole tre contro tre in quel di Rio de Janeiro, finirà per ritrovarsi ancora una volta in Inghilterra (nella compagine scelta dal giocatore, ovviamente) alla conquista della League. Ma questo sarà solo l’inizio di questo nuovo viaggio, sequel diretto del precedente, caratterizzato dalla possibilità di affrontare nuovi campionati internazionali e di incontrare celebri star dello showbiz calcistico internazionale. E anche di prendersi la giusta rivincita su alcuni personaggi scomodi, ovviamente: ma, ancora una volta, chi di dovere non si è potuto sbilanciare ulteriormente.
Di aspetti negativi evidenti, ad essere davvero onesti, non ne abbiamo riscontati nel corso della prova odierna. I portieri funzionano come si deve, il ritmo è perfetto, la giocabilità è davvero quella delle grandi occasioni. Graficamente FIFA è convincente, anche se il divario che caratterizza il trattamento tra le star più quotate e gli atleti meno famosi è ancora abbastanza evidente: il Cristiano Ronaldo di EA è probabilmente più bello di quello reale, ma lo stesso non si può dire andando ad osservare le panchine dei Los Angeles Galaxy – e non solo. Si tratta comunque di un appunto fine a se stesso, incapace di minare la grandiosità del progetto di EA Sports. Che, quest’anno, di cose da dire ne ha davvero parecchie.
In conclusione
Non stiamo esagerando nell’affermare che FIFA 18 è il miglior FIFA apparso negli ultimi anni. Rivoluzionato nel ritmo – e, quindi, nel cuore della propria giocabilità, abbellito in termini di animazioni, di coreografie, di verosimiglianza agli eventi reali anche negli aspetti più marginali (calzettoni o magliette, giusto per citare un esempio, sono al limite del maniacale), la creatura di EA Sports più amata nel vecchio continente è un concentrato di passione, know how e meccaniche avanzate di gioco. Da amanti del calcio digitale, impossibile non riconoscere – ed apprezzare – l’enorme passo avanti fatto dagli sviluppatori nell’arco di soli dodici mesi, coraggiosi nel voler rivoluzionare una base di partenza già di suo ottima per riscriverla quasi da zero. Il risultato parla da solo: siamo di fronte ad una simulazione calcistica di cui, quest’anno, sentiremo parlare parecchio. Per adesso, uno a zero e palla al centro.