fifa 19
26 Set 2018

FIFA 19 – Recensione

Lo ammetto, accostare FIFA 19 alla Champions League sta diventando alquanto ripetitivo, ma il succo è quello. Il cavallo di battaglia del nuovo gioco di EA Sports è la massima competizione europea per club, strappata senza tanti complimenti dal cuore di Konami.

FIFA 19 non aveva nemmeno bisogno di questo, essendo fino a prova contraria il gioco più venduto nel nostro Paese e al tempo stesso quello più giocato sui divani anche da chi poco ha normalmente a che fare coi videogiochi. Tanto per dire, quando ho amici a casa il mio salotto conosce solo due passatempi: FIFA e Rocket League. Non a caso, la domanda più frequente di fine estate è “Oh, ma quando ti arriva FIFA?”.

Alla fine è arrivato e finalmente ricomincia una stagione di frecciatine, gol allo scadere, pallonetti infami ed espulsioni da manicomio.

FIFA 19 mantiene salda una tradizione ormai presente da anni: all’avvio, il gioco propone una partita estremamente importante, che è sempre stata la giornata decisiva del campionato nazionale per le due squadre presenti. Questa volta però la storia è diversa: è Juventus – PSG e lo sfondo è la Champions League.

A EA Sports bastano dunque pochi secondi per rinfacciare la realtà dei fatti a Konami e PES 2019. La Champions League è ormai in mano a FIFA 19 e viene giustamente sbandierata senza vergogna davanti agli occhi di tutti.

La musica, l’atmosfera, i momenti che precedono il match più importante dell’anno sono quegli elementi che rendono una tale competizione la regina del gioco. FIFA 19 lo sa e per questo include proprio tutto, dalle presentazioni pre-partita ai festeggiamenti simbolo post-gara.

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La presenza di questo torneo è già un fatto estremamente importante per FIFA 19, che di fatto si completa quasi nella sua offerta ai giocatori. Nonostante il gameplay resti sempre ben saldo sui suoi binari più divertenti e spettacolari che realistici, l’introduzione di una licenza così importante (oltre alla cara Serie A), soprattutto se strappata dalle mani del diretto competitor, è una vera bomba.

Fanno da contorno il capitolo finale de Il Viaggio e nuove modalità più party-game che non altro, come le partite con handicap e la famigerata assenza dell’arbitro, giusto per veder volare qualche tibia sugli spalti senza apparenti conseguenze.

Come però avevo già notato dalla prova di Los Angeles, FIFA 19 poco si discosta in termini di giocabilità dal precedente capitolo. Non è necessariamente una cosa negativa, visto che già FIFA 18 riusciva a divertire i suoi fan con uno stile di gioco sempre caro alla serie. La velocità della manovra non cambia infatti di nulla, bloccando di fatto quel percorso che stava portando FIFA sempre più vicino al suo competitor.

FIFA 19 però non ne ha più bisogno, proprio grazie alla Champions League come arma vincente di una battaglia già pesantemente sbilanciata a favore del colosso canadese. Se bastavano le stesse iterazioni dei capitoli precedenti per continuare a porre FIFA al vertice delle vendite videoludiche italiane, la massima competizione europea non è altro che una seconda ciliegina sulla torta.

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C’è poi un nuovo sistema di tiro, il Timed Finishing: consiste in una doppia pressione del tasto di tiro, prima per prepararsi e poi per toccare effettivamente il pallone. Il tempismo è essenziale, tanto da dare vita a conclusioni fantastiche oppure ciabattate da Mai Dire Gol.

FIFA 19 pretende che questa meccanica venga imparata molto bene prima del suo utilizzo. Non è infatti un gioco da ragazzi capire quale sia il momento giusto per utilizzarla, quindi chi ci riuscirà per primo avrà vita facile nelle competizioni mutliplayer. Questo, unito ai duelli di cui parlerò a breve, rappresenta forse l’unico aspetto del gameplay che può cambiare veramente le carte in tavola durante le partite.

EA Sports non poteva però limitarsi a qualche aggiustamento tecnico per proporre un nuovo capitolo. Ecco che dunque entrano in gioco nuove modalità, una grafica rinnovata di tutti i menu (escluso quello principale, curiosamente), accorgimenti per FIFA Ultimate Team e la parte finale de Il Viaggio.

Quest’ultima riprende la narrazione introducendo anche la sorella di Alex Hunter, giovane promessa del calcio femminile. FIFA 16 è stato il primo titolo della serie a colorarsi di rosa per far emergere una realtà ancora troppo dietro le quinte. Con FIFA 19 viene abbattuta un’altra barriera, grazie a un personaggio femminile che si alterna ai soliti due protagonisti de Il Viaggio.

Poco cambia fuori dal campo, con un continuo focus sugli allenamenti e sul raggiungimento degli obiettivi posti dal gioco. Si aggiunge però una stretta collaborazione con determinati giocatori che gravitano attorno ad Alex e possono essere considerati pieni partner del protagonista.

Il Viaggio dunque mantiene il suo senso, quello di avere una storia all’interno di un gioco che altrimenti avrebbe ben poco di narrativo.

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Restando dentro al campo, FIFA 19 non rivoluziona la sua esperienza videoludica. Anche dal punto di vista grafico, gli eventuali miglioramenti si perdono nella disparità di trattamento tra i vari giocatori. Cristiano Ronaldo, da bravo uomo copertina, è ovviamente il più vicino alla controparte reale e con lui ci sono anche molti altri giocatori.

Basta però guardare in faccia Vecino per capire che non è tutto oro quello che luccica. Dopo un gol, mi è capitato di chiedermi seriamente chi lo avesse fatto. Nonostante l’ampio parco di licenze su cui FIFA 19 fa affidamento, mancano ancora tasselli importanti da inserire nel puzzle. Ogni anno si trova qualcosa di nuovo, ma al tempo stesso c’è qualcuno che invece lascia il palcoscenico.

FIFA 19 resta inoltre un gioco più spettacolare e divertente che realistico, con un giro palla veloce ad eliminare i tentativi di contrasto dell’avversario. EA Sports ha così introdotto i cosiddetti duelli 50/50, in cui due giocatori fanno di tutto per contendersi la palla. Un fattore importante è la fisicità del giocatore, accompagnato dalla sua abilità tecnica.

In questo modo, molto spesso si assiste a contatti ravvicinati molto difficili da affrontare per mantenere il possesso della palla, quindi con un lieve sbilanciamento in favore di chi effettua il pressing. Come se non fosse abbastanza, l’arbitro mi è sembrato molto generoso anche in caso di falli davvero evidenti. Prendete nota, perché a volte viene perdonata anche la trattenuta più vistosa del mondo.

Una simile condotta porta a due cose: più voglia di falciare l’avversario, ma anche una minore propensione a tentare l’azione personale.

C’è però un rimedio. È la modalità senza regole, quella che permette di trasformare l’arbitro in un sadico spettatore in mezzo al campo che si diverte a vedere fallacci in continuazione. Si tratta senza ombra di dubbio di una modalità party-game da giocare con gli amici per una sana dose di risate e divertimento.

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Non esiste alcun limite alla violenza fisica, nemmeno se c’è solo il portiere a separare un attaccante dalla rete. È la partita degli infami, ma va bene così.

Leggermente più seria è invece l’altra modalità multiplayer da divano, quella che espelle un giocatore della propria squadra dopo ogni gol segnato, in una sorta di dinamico match con handicap. C’è sempre il rischio che qualcuno fermi la sua sete di gol appena dopo l’1-0, giusto per evitare di perdere giocatori su giocatori, ma in fin dei conti si tratta di una modalità molto interessante per chi vuole dimostrare agli amici di avere le carte in tavola per essere il re della serata.

Per chi vuole invece giocare da solo c’è ancora una modalità Carriera, che include anche la Champions League. La competizione, che si può trovare anche sotto forma di attività dedicata, rappresenta una grande aggiunta per una Carriera che di fatto non cambia di tanto, se non aggiungendo un livello di difficoltà ancora più alto.

È palese il fatto che EA Sports si concentri più sul comparto multiplayer, specialmente quello legato a un aspetto fondamentale ormai da anni.

FIFA 19

Il miglior capitolo della serie

Ho resistito alla tentazione di aprire subito i pacchetti oro per verificare dall’inizio quali fossero le novità base di quest’anno. FIFA Ultimate Team chiede innanzitutto la nazionalità preferita per creare una squadra da cui partire, per poi portare il giocatore in 4 step utili come tutorial, comprendenti due partite.

L’obiettivo è sempre costruirsi uno squadrone in grado di asfaltare gli avversari, ma entrano in gioco accorgimenti nuovi e classici. Le prime partite vanno infatti a classificare i giocatori in divisioni, così che si possano trovare avversari dello stesso livello e cominciare in questo modo la scalata alla vetta.

Il cuore di FIFA Ultimate Team sembra quindi spostarsi dai giocatori della rosa alla socializzazione tra gli avversari, come in una sorta di mini-campionato. Di positivo c’è il fatto che EA Sports vada ad esplorare nuovi lidi per modificare leggermente la modalità più importante di FIFA 19, eppure è abbastanza risaputo che le partite di FUT possano terminare con autentici rage-quit da una parte o dall’altra. Solo il tempo potrà darci una risposta.

Conclusioni

A mani basse, FIFA 19 vince il confronto videoludico dell’anno per il panorama calcistico. Ci mancherebbe altro, vista la pesantezza che la Champions League può avere nella lotta delle licenze.

Tuttavia sono abbastanza convinto che EA Sports potesse fare qualcosa di più per approfittare della situazione e calare la scure su PES 2019. Il titolo di Konami, nonostante la perdita di un pezzo così importante della sua esperienza, si regge infatti in piedi e lo fa parecchio bene quest’anno, con uno stile di gioco ancora solido e divertente.

FIFA 19 resta senza ombra di dubbio il miglior capitolo della serie per quello che offre (anche se nel mio cuore c’è sempre FIFA 2003). Ora la palla è proprio tra i piedi di EA Sports, ma con lei c’è anche la responsabilità di scrivere le regole del calcio per i prossimi anni.

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