Ci sono alcuni giochi che rimangono nel cuore per anni, senza mai andare veramente via. Quei titoli un po’ speciali, che sono per ognuno diversi e che hanno avuto per ciascuno di noi un impatto differente. Per chi vi scrive, Final Fantasy VII appartiene proprio a quella categoria: un titolo che mi pareva magico, che osservavo con occhi spalancati, pensando fosse quasi infinito nei suoi tre CD-ROM sulla prima PlayStation. Oggi Square-Enix ha deciso di giocare con i miei sentimenti facendomi provare con mano Final Fantasy VII Remake, una vera e propria riedizione di un classico senza tempo che ha catturato l’immaginazione di una generazione.
La demo che ho avuto la fortuna di provare era legata a uno dei primissimi atti della storia di Cloud e dei suoi compagni: il primo attacco alla Shinra Electric Power Company al fine di sabotare il reattore Mako, una macchina infernale che utilizza l’energia vitale per trasformarla in energia. L’audace compito di fermarla è affidato agli stessi due coraggiosi elementi che ricordiamo: Barret e Cloud, qui alle loro prime battute, ancora diffidenti l’uno verso l’altro anche se egualmente ostili verso la Shinra.
Rivedere Cloud e Barret mi ha fatto fare un balzo indietro di vent’anni e devo dire che i miei iniziali timori sul gioco sono scomparsi nel nulla non appena ho iniziato a muovermi nei panni del biondo tormentato e del suo nerboruto compagno. Final Fantasy VII Remake è una gioia per gli occhi e sembra riuscire a riproporre uno dei giochi più amati della prima generazione della console Sony in chiave moderna, senza perdere nulla del suo smalto originale.
Sì, è vero, Final Fantasy VII Remake ha perso il combattimento a turni che caratterizzava l’originale. Il taglio di questa nuova versione è ovviamente più improntato all’action, ma non per questo carente di tattica: similmente a quanto avvenuto per Final Fantasy XV o per Kingdom Hearts, il sistema di combattimento è volto alla dinamicità e incentrato sulle battaglie rapide e spettacolari piuttosto che sulla calma ragionata tipica dei JRPG vecchio stampo. I comandi sono piuttosto semplici e comprendono attacchi veloci, parate e un sotto menù che ci darà accesso agli attacchi speciali e alla famosa limit break, la “firma” di ogni personaggio.
Rivedere Cloud e Barret mi ha fatto fare un balzo indietro di vent’anni
Lo ammetto, avevo un po’ di riserve (ma era impossibile non averne) sul combattimento dinamico, ma Square è riuscita a dissipare tutti i miei dubbi con alcune novità davvero ben inserite nel conteso di Final Fantasy VII. Uno degli elementi che mi ha più convinto di questo remake è la possibilità di passare da un personaggio all’altro toccando con facilità la croce direzionale: una breve animazione in slow motion ci farà passare, ad esempio, da Cloud a Barret in caso il biondo spadaccino sia in una situazione problematica o anche solo per voglia di cambiare approccio. Barret è infatti specializzato in attacchi a distanza, e passare nei suoi panni può rivelarsi decisamente utile contro nemici in grado di volare o che stanno lontani dai nostri protagonisti.
Dopo aver abbattuto diverse guardie della Shinra e aver raccattato qua e là un po’ di esperienza e qualche guil, arriva il momento di combattere contro il boss della zona, il purpureo Scorpion Sentinel (versione “aggiornata” e rinominata del vecchio Guard Scorpion del gioco originale). Devo dirvi fin da subito che la battaglia è stata ben più ostica del previsto, costringendomi a usare qualche pozione di troppo. Fra un laser caudale evitato per un soffio e una limit di Cloud giocata non proprio benissimo, sono comunque riuscito ad abbattere la gargantuesca macchina, che è caduta nel baratro del reattore in una splendida cutscene.
Final Fantasy VII Remake mi è sembrato convincente, fluido e moderno: un lavoro sul quale il team di Tetsuya Nomura sta innegabilmente infondendo cura e precisione nella realizzazione. Ci sono ancora (pochi) dubbi, legati a dei fondali forse un po’ troppo grezzi e a alcune piccole incertezze tecniche, nonché all’ancora poco chiaro modello a episodi: ma tutto scompare di fronte alla magnificenza di quanto visto e all’emozione di rivedere Midgar in tutto il suo splendore.
Bentornato Final Fantasy VII, ci sei mancato da morire.
[wp-tiles post_type=’post’ posts_per_page=5 orderby=’date’ order=’DESC’]