News 25 Mar 2013

Fist of the North Star: Ken’s Rage 2 – La Recensione

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Sei già morto…

Ken il Guerriero: il solo nominare questa saga mi fa scorrere un brivido lungo la schiena, un brivido che riporta alla mente la mia adolescenza e tutte le svariate tv locali che trasmettevano, in fascia assolutamente non protetta (14:00 – 14:30 circa) e prive di qualsivoglia censura, le avventure del successore della Divina scuola di Hokuto!

Ideato da Tetsuo Hara e Buronson, originariamente pubblicato nel lontano 1983 in 27 volumi della rivista Shonen Jump, il manga in questione divenne in brevissimo tempo un caso editoriale assurgendo agli altari del successo e relegando, de facto, la figura di Kenshiro ad una stabile permanenza nell’olimpo dei personaggi immortali, oltre che allo status di gallina dalle uova d’oro: qualsiasi cosa ruotasse attorno alla figura di Kenshiro divenne, in breve, oggetto di culto.

Nel corso degli anni, partendo dal lontanissimo 1986, oltre una ventina di videogiochi inerenti la saga di Hokuto hanno visto la luce per le più disparate console casalinghe, a partire dal Sega Master System fino a giungere, con “Fist of the North Star: Ken’s Rage”, su macchine dell’attuale generazione: nessuno di questi giochi, eccezion fatta per l’indimenticabile Last Battle per Sega MegaDrive, ha goduto però dello stesso successo riservato al manga da cui sono tratti… Detto ciò, ci troviamo dunque di fronte alla ventiduesima apparizione videoludica di questa saga, speranzosi che Tecmo Koei, il team già responsabile del diretto predecessore del titolo oggetto di questa recensione, sia riuscito a donare a noi fan della Divina Scuola di Hokuto un prodotto quantomeno decente: scopriamolo insieme!

LO AMERANNO: I patiti della saga di Kenshiro, gli appassionati dei Musou.

LO ODIERANNO: Tutti i giocatori alla ricerca di un videogame tecnicamente decente.

E’ SIMILE A: Fist of the North Star: Ken’s Rage, Dynasty Warriors.

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Titolo: Fist of the North Star: Ken’s Rage 2

Piattaforma: Xbox 360, Playstation 3, Wii U

Sviluppatore: Omega Force

Publisher: Tecmo Koei

Giocatori: 1-2

Online e Extra: Modalità Cooperativa (1-2) – Modalità competitiva (2-8)

Lingua: Giapponese (Parlato) Italiano (Testi)

Ken's Rage 2 copre ambo le serie originali...
Ken’s Rage 2 copre ambo le serie originali…

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…ma ancora non lo sai!

phpThumb_generated_thumbnailjpgCercare di riassumere in poche righe la trama di Ken’s Rage 2 equivarrebbe a voler sintetizzare con dieci righe scarse il contenuto di 20 e passa volumi dell’enciclopedia Treccani (di Hokuto NdDix@n). La narrazione di Ken’s rage 2 copre infatti, nella sua mastodontica interezza, tutta e sottolineo TUTTA l’epopea di Hokuto, (compresa la frazione della stessa già narrata in Ken’s Rage 1 NdDix@n), così come ci è stata raccontata da manga ed anime: a voler essere puntigliosi è stata esclusa la miniserie “Ken: Le Origini del Mito”, che comunque poco avrebbe aggiunto, in termini di profondità, a quanto già presente nel gioco finito.

Preparatevi dunque a ripercorrere, evento dopo evento, l’immane sequela di avvenimenti e combattimenti che, nell’universo post-atomico inventato da Buronson e Tetsuo Hara, portarono Kenshiro, successore della Divina Scuola di Hokuto, a seguire e compiere il suo destino, oltre che ad incontrare carismatici personaggi quali Rey, Raul, Toki, Souther, Falco e tutti gli abitanti dell’isola dei Demoni che tanto filo diedero da torcere persino all’autoproclamatosi Re di Hokuto Raul.

Siete dunque pronti ad affrontare agguerritissime orde di Truzzoni post-atomici?
Siete dunque pronti ad affrontare agguerritissime orde di Truzzoni post-atomici?

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Punti di pressione…

Ken’s Rage 2 può essere ascritto di diritto nel segmento dei Musou, con tutti i pro e i contro che questo dato di fatto comporta. Dal punto di vista della giocabilità nuda e cruda ci troviamo davanti ad un hack n’slash tridimensionale, sulla falsa riga della saga Dynasty Warriors, dove il nostro unico compito sarà di blastare qualsiasi ostacolo, vivente o meno, si frapponga tra noi e il target di fine livello.

La telecamera di gioco si rende spesso protagonista di iperbolici posizionamenti...
La telecamera di gioco si rende spesso protagonista di iperbolici posizionamenti…

Per permetterci di annichilire, al suono dei fendenti della sacra scuola di Hokuto i nostri nemici, i ragazzi di Omega Force, tra l’altro specialisti nella realizzazione di Musou di alto livello, hanno implementato un sistema di controllo tutto sommato snello e di facile digestione: lo stick analogico sinistro verrà utilizzato, come prassi, per il movimento del nostro alter-ego virtuale, quello destro per gestire (e che Dio ci aiuti… NdDix@n) il movimento della telecamera di gioco. Ai tasti quadrato e triangolo sono stati assegnati, rispettivamente, l’esecuzione di un colpo standard e di un colpo forte, al tasto cerchio l’utilizzo della “tecnica speciale” del personaggio e a quello croce schivata e corsa. I dorsali destri serviranno, nell’ordine, per effettuare la mossa speciale della scuola di competenza del lottatore utilizzato (R1) e per afferrare e scagliare lontano un nemico nelle vicinanze (R2); quelli sinistri per parare (L1) e per provocare un nemico forzandolo ad attaccarci (L2). Questo sistema di controllo, complice anche una fluidità fissata a 60fps (andando dunque a risolvere uno dei problemi endemici del primo episodio della serie NdDix@n), ci permette di avere ragione abbastanza agevolmente, anche ad alti livelli di difficoltà, dei nostri avversari non generando mai quel senso di frustrazione tipico di titoli di ben più impervia difficoltà.

Le note positive finiscono purtroppo qui: la realizzazione del gioco rappresenta infatti la fiera dell’approssimazione e della leggerezza, un modo palese per mungere soldi da un franchise che vanta una fanbase, su base planetaria, a dir poco immensa. A tale fluidità di movimenti non corrisponde infatti una adeguata varietà di situazioni di gioco e di gameplay: il tutto si ridurrà sempre al canovaccio “orda di nemici che attaccano – uccidi tutti i nemici ed eventuali boss”, senza cura alcuna di dover differenziare le tecniche di approccio al combattimento. Pur essendo possibile concatenare combo di discreta lunghezza e fattura si finirà sempre con l’utilizzare le 2-3 sequenze di attacchi che permetteranno di sfoltire il numero di nemici, dotati tra l’altro di una  IA che definire penosa è un eufemismo, a noi adiacenti per poi finire i rimanenti nel modo che più ci aggrada.  Unico tratto distintivo, che va però ad influire in maniera esigua sul gameplay, è la possibilità di equipaggiare “pergamene” atte a modificare i parametri del nostro guerriero in modo da facilitargli (ulteriormente, visto il risibile livello di difficoltà della main quest NdDix@n) la progressione nella storyline.

La possibilità di usare altri personaggi poco aggiunge all'esperienza di gioco...
La possibilità di usare altri personaggi poco aggiunge all’esperienza di gioco…

Poco aggiunge inoltre al gameplay la possibilità, inserita dagli sviluppatori, di giocare nei panni di Rey, Falco, Shin, Mamiya… e chi più ne ha più ne metta: all’imbarazzante (in senso positivo questa volta NdDix@n) quantità di comprimari presenti sotto forma giocabile, purtroppo non corrisponde una differenziazione, se non negli attacchi speciali tipici delle scuole di afferenza, dello schema di combattimento/gameplay.

IA fallace, gameplay monotono fino allo sfinimento, gestione della telecamera a dir poco approssimativa, ripetitività ed appiattimento della personalizzazione degli alter ego giocanti: Omega Force per realizzare questo Ken’s Rage 2 ha giocato al ribasso creando un calderone pieno sì di ingredienti, combinati però malissimo e senza alcuna amalgama di sorta.

A-ta A-ta A-tatatatatata-TACCI vostra che m'avete combinato...
A-ta A-ta A-tatatatatata-TACCI vostra che m’avete combinato…

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…e resa grafico/sonora degli stessi!

Partiamo da una affermazione: “Realizzare un gioco su licenza è difficile anche a causa delle elevate aspettative della fanbase”.

A cui fa seguito un’ulteriore incontrovertibile assioma: “Realizzare un gioco su licenza senza utilizzare tutti gli elementi della licenza è pura follia”.

Quanto detto in questa seconda enunciazione riassume in modo breve e conciso l’operato di Omega Force nei confronti di questo Ken’s Rage 2: graficamente questa seconda incarnazione “next-gen” delle avventure di Kenshiro è quanto di più imbarazzante si possa vedere nel 2013. Locations ripetitive fino allo sfinimento, varietà grafica pari allo zero, modelli poligonali di protagonisti e comprimari realizzati in modo più che mediocre: et voilà, la frittata è fatta. Come se non bastasse, per procedere nella narrazione si è preferito utilizzare una sorta di “fumetto virtuale” mosso sempre dall’imbarazzante motore grafico del gioco, ignorando completamente il fatto di avere a disposizione sia tavole inchiostrate da due maestri quali Buronson e Tetsuo Hara che una pletora di sequenze video che, tra anime classico e film di animazione dedicati, avrebbero fornito materiali per ben più di un videogame.

Per quanto ne abbia già parlato è necessario, visto l’invadenza del problema, ribadire la pessima ottimizzazione dei cicli della telecamera che, tanto per farvi un esempio, all’effettuazione di un colpo speciale (quale può essere quello dei cento pugni di Hokuto) andrà ad inquadrare il viso di Kenshiro impedendoci dunque di gioire di cotanta truculenza videoludica.

Stesso discorso può essere fatto per il sonoro: passi per la mancata localizzazione in Inglese (il genere Musou è estremamente territorializzato in ambito giapponese NdDix@n) ma, sempre facendo riferimento alla seconda affermazione di cui sopra, si è preferito scartare, in modo inspiegabile, aprioristicamente tutte le musiche cui noi, fans di vecchia data, siamo usi ed abituati, in favore di scialbissimi pezzi hard-rock che poco o per nulla caratterizzano la progressione nella main quest. Appena sufficenti gli effetti sonori dei colpi.

Ken's Rage 2 in tutta la sua magnificenza graf... vabbè... lasciamo stare!
Ken’s Rage 2 in tutta la sua magnificenza graf… vabbè… lasciamo stare!

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Online & Replay

La longevità è forse l’unico punto a favore di Ken’s Rage 2: a fronte infatti di una immane facilità di progressione nella main quest (anche ai livelli più alti di difficoltà NdDix@n), la scelta fatta da Tecmo Koei ed Omega Force di inserire in Ken’s Rage 2 anche i capitoli della storia narrati nel primo episodio di questa saga, forse per allungare un brodo di suo abbastanza insipido, garantisce una moltitudine di ore di gameplay agli appassionati di Musou ed affini.

Una volta terminato il gioco sarà però molto bassa, se non inesistente, la probabilità di rigiocarlo tout-court, sia a causa della estrema lunghezza, sia perché non ci sono extra bastanti a determinare un qualsiasi giocatore ad una “second run”. La modalità sogno aggiunge infine qualche ora di gioco al già longevo comparto single player, mettendo a disposizione dei videogiocatori delle missioni ad-hoc in esclusiva per i personaggi che via via sbloccheremo progredendo nella main quest.

 La scarna modalità multiplayer, inserita a questo punto non so per quale arcano motivo, permetterà di affrontare le sfide della modalità sogno in compagnia di un amico o se gestire mini-missioni fino ad un massimo di 8 giocatori: il comparto multiplayer è stato realizzato , in definitiva, adottando gli stessi standard qualitativi utilizzati nella creazione della main quest.

Volete un consiglio??? Ecco.. Beh... Scappate!!!
Volete un consiglio??? Ecco.. Beh… Scappate!!!

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In Conclusione

Fist of the North Star: Ken’s Rage 2 è un fallimento sotto tutti i punti di vista.

Ad un comparto grafico-tecnico, a voler esser gentili, mediocre fa seguito una ripetitività di base ed una assoluta mancanza di originalità nella realizzazione degli scenari di gioco; se a ciò aggiungiamo il mancato pieno sfruttamento della licenza ci troviamo davanti ad un prodotto che, pur garantendo una buonissima longevità, fallisce nel centrare l’obbiettivo principale di un gioco: divertire il videogiocatore.

Tecmo Koei e Omega Force hanno profuso i loro sforzi nella riproposizione del mastodontico roster di personaggi presente nell’opera di Buronson e Tetsuo Hara, sottovalutando però l’adagio che Quantità, se non accompagnata da un sostrato tecnico di primo livello, non è necessariamente sinonimo di Qualità riuscendo, dunque, a realizzare un prodotto qualitativamente nemmeno lontanamente assimilabile alle dinamiche di eccellenza tipiche dell’opera da cui è tratto.

Gioco consigliato dunque esclusivamente ai feticisti della saga di Hokuto, disposti però anche essi a stendere una sindone mortuaria sulla pletora di difetti da cui questo titolo è afflitto.

 

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