Fist of the North Star: Lost Paradise
04 Ott 2018

Fist of the North Star: Lost Paradise – Recensione

È incredibile pensare che Kenshiro abbia già compiuto 35 anni (portati alla grande, tra le altre cose). No, non ci riferiamo all’età anagrafica del protagonista ma parliamo proprio del classico manga giapponese conosciuto da noialtri comunemente come Ken il Guerriero. Hokuto No Ken potremo definirlo un po’ come il capostipite dei manga dal successo interplanetario, come Dragon Ball, One Piece e Naruto.

La differenza risiede negli argomenti trattati da Buronson e Hara, molto più crudi, pieni di umanità e che trasudano emozione in ogni pagina di qualunque albo voi sfogliate. “Mai, mai, scorderai l’attimo, la terra che tremò”, frasi cariche di adrenalina della sigla iniziale italiana, che rimandavano indietro nel tempo quando eravamo dei ragazzetti brufolosi che attendevano con impazienza ogni singolo episodio sulla più sconosciuta delle reti regionali (l’avvento di Internet ha reso tutto molto più semplice).

Nostalgia canaglia a parte, Ken ancora oggi mantiene inalterato il suo fascino da sopravvissuto, di un uomo che è pronto a tutto per ritrovare la donna che ama e che non esita dinnanzi a niente pur di salvaguardare la vita dei sopravvissuti.

Un fascino che lo ha visto ritornare protagonista nel Sol Levante lo scorso marzo esclusivamente su PlayStation 4 grazie ai ragazzi di Ryū Ga Gotoku, coloro che hanno dato i natali alla nota saga di Yakuza. Per nostra fortuna il videogioco di Ken è arrivato anche dalle nostre parti, con il titolo Fist of the North Star: Lost Paradise.

Non vi nascondiamo che fin dal suo annuncio lo abbiamo seguito molto da vicino, curiosi di scoprire cosa potessero realizzare gli sviluppatori con un brand di tale successo. Fortunatamente possiamo parlarvi di questa nuova esperienza che promette di far impazzire gli appassionati sotto il segno dell’Orsa Maggiore.

Fist of the North Star: Lost Paradise
Non sarà così facile fermare il Nanto Suichō Ken

In un futuro non così distante, le fiamme della guerra sembravano aver fatto piazza pulita di tutta la vita del pianeta. Eppure, in un modo o nell’altro, una parte dell’umanità è riuscita a sopravvivere, e non senza poche difficoltà. In una situazione così drammatica c’è chi è riuscito a conquistarsi una posizione di potere, iniziando a razziare cibo e risorse, togliendoli a chiunque ne avesse davvero bisogno.

Ma finché c’è vita c’è speranza, una speranza portata dall’antica arte marziale di Hokuto Shinken, tramandata da maestro a successore. Kenshiro voleva vivere felice con la sua amata Yuria, fino a quando quel sogno si infranse per colpa di Shin, possessore del Nanto Seiken, che rapì la sua donna lasciandolo in fin di vita (e non prima di avergli inciso sul petto la costellazione dell’Orsa Maggiore). Aggrappandosi alla vita riuscì ad ottenere in seguito la sua vendetta, ma nel suo ultimo istante Shin rivela a Ken che Yuria è morta. Il 64° successore di Hokuto è un uomo distrutto, un vagabondo senza uno scopo nella vita fin quando non sente una voce, una voce che sussurra che Yuria è ancora viva e che riapre una speranza nel suo cuore. L’erede della divina scuola si incammina quindi nel deserto arido per arrivare nel luogo in cui è stata vista l’ultima volta: la Città dei Miracoli chiamata Eden.

Fist of the North Star: Lost Paradise reinterpreta le vicende in un modo tutto sommato convincente

Prima che qualcuno se lo domandasse vi diciamo: Fist of the North Star: Lost Paradise corre su un binario parallelo per quel che ne concerne le vicende narrate. In poche parole si tratta di una storia in un certo senso inedita, sviluppata in un nuovo modo, che trae ispirazione dal manga originale. Quello che rimane uguale è Kenshiro, che deve affrontare pericoli di ogni genere e situazioni post-apocalittiche nel suo viaggio alla ricerca dell’amore della sua vita: Yuria.

A dircela tutta le vicende partono proprio con un flashback, ovvero nel momento in cui Ken sta andando – perdonate il francesismo – a prendere a schiaffi Shin. Questo inizio è una sorta di tutorial che vi guida fin dalle prime battute di gioco in un assaggio del sistema di combattimento che ritroverete per tutta l’avventura. E se oltre ad essere fan di Ken siete anche estimatori di Yakuza, allora già avete un’idea ben precisa di come potrete prendere a pugni gli spietati ruffiani punk.

Fist of the North Star: Lost Paradise
Questo farà male domani mattina!

Fist of the North Star: Lost Paradise vi permette di affrontare l’avventura scegliendo tra tre diversi livelli di difficoltà: facile, normale e difficile. Se i primi due non costituiscono una vera e propria sfida, a livello difficile inizierete a notare i primi lividi sulla pelle – metaforicamente parlando – e la barra dell’energia che scenderà molto più velocemente. I vari villani nonché vigliacchi punk non esiteranno a colpirvi alle spalle, poiché crediamo fortemente che l’etica di combattimento sia un concetto a loro sconosciuto. Quello che vi viene chiesto è combattere come se non ci fosse un domani, non che fosse una novità per Kenshiro, e far scoppiare teste e parti di corpo ai vari cattivoni in un gameplay fortemente ispirato a quello della saga di Yakuza. Per farlo dovrete combinare i vari attacchi in sequenza, a mo’ di combo, per far letteralmente a pezzi il gruppo che vuole farvi la pelle.

Ma il divertimento non è semplicemente limitato a questo: infatti al termine di una corposa combo se il nemico inizia ad arrancare, premendo al momento giusto il tasto corrispondente potrete concludere il tutto con una tecnica speciale. Potremo citare l’Hokuto Fist of Penitence ovvero il classico colpo alle tempie che fa esplodere il cranio, ma ci sono tante e tante tecniche che avrete tempo e modo per padroneggiarle alla perfezione.

La città dei miracoli terrà impegnato Kenshiro per molte e molte ore

A furia di combattere, e dopo aver riempito al massimo una colonnina rappresentata dalle 7 stelle, potrete attivare la Burst Mode. Con quest’ultima Ken farà esplodere la sua aura – facendo inoltre a brandelli la propria “pancierina” – scatenando la Burst Mode. In questa modalità può fare un danno assai consistente ai vari nemici e accuserà meno gli attacchi subiti. Inoltre, essendo veramente arrabbiato, potrà saltare – cosa che non è fattibile normalmente – e scatenare nuove e potenti tecniche come la Hokuto Hundred-Fist Onslaugh, ovvero una scarica di pugni che fanno letteralmente a brandelli chiunque gli sia dinnanzi.

All’apparenza sembra tutto molto semplice, ma fidatevi quando vi diciamo che per padroneggiare le tecniche nel modo giusto occorrono parecchi scontri. Come avrete capito in Fist of the North Star: Lost Paradise è impossibile saltare, strano ma vero, e questo è probabilmente dovuto proprio ad una scelta di gameplay. Infatti per dominare il combattimento occorre pararsi al momento giusto e riuscire a trovare un punto scoperto del villano di turno per poter arrecargli un ingente danno, altrimenti i colpi andranno a vuoto.

A tutto questo dovrete riuscire a combinare la schivata: sarà assai importante nei combattimenti, soprattutto in quelli testa a testa, riuscire a divincolarsi e colpire l’avversario ai lati o alle spalle per ottenere una quanto più veloce vittoria. Tutto questo però potrebbe non essere sufficiente qualora non si tengano in considerazione alcuni aspetti importanti: l’aumento di livello di Kenshiro, l’acquisto delle abilità in 4 skill tree e il mancato equipaggiamento di accessori per vantaggi strategici.

Fist of the North Star: Lost Paradise
Alla ricerca di cattivoni!

Come avete dedotto è tutto perfettamente bilanciato e anche Fist of the North Star: Lost Paradise prende in prestito degli elementi tipici dei gioco di ruolo, che continuano a funzionare in questo tipo di produzioni. Un altro vantaggio è dato dall’uso dei talismani del destino: ispirati agli iconici protagonisti della serie animata e non, conferiscono dei bonus una volta equipaggiati. Per farvi un esempio quello di Yuria attiva immediatamente una versione limitata della Burst Mode, e una volta utilizzato occorre del tempo più o meno lungo per ricaricarsi, anche se potrete pagare un corrispettivo al negozio dei talismani per ripristinarlo immediatamente.

A proposito di soldi, in gioco sono presenti gli IDL. Altro non sono che la valuta della città dei miracoli, che vi servirà per acquistare risorse di primaria necessità come pane e carne (utili non solo per riempire la pancia ma anche per ricaricare l’energia) ma anche accessori o componenti per la vettura.

La vettura? Ebbene sì, in Fist of the North Star: Lost Paradise potrete letteralmente spassarvela a bordo di una Buggy e andare alla ricerca di materiali preziosi utili per la creazione di risorse. Percorrere le Wasteland non sarà così semplice perché brutti e crudeli ceffi possono fermarvi e vi toccherà scendere dal veicolo e prenderli a pugni (e poi dicono che la forza bruta non risolve le cose!).

Inoltre per poter intraprendere il viaggio là fuori dovrete per forza maggiore tenere in considerazione la durabilità del veicolo e il livello della benzina: niente paura, in alcuni punti sono presenti degli improvvisati benzinai che vi permetteranno anche di salvare. E non dimenticate di potenziare e riparare la vostra buggy, altrimenti addio scampagnate nel deserto.

Il sistema di combattimento non è propriamente adatto a tutti

A parte gli scherzi, uscire all’aperto è molto importante sia per potenziare il livello di Kenshiro sia per le risorse, quindi tenetelo bene a mente quando inizierete a giocarci. Non ci è piaciuto molto il sistema di guida che appare assai goffo, forse un po’ troppo schematico e un tracciato da percorrere in auto un po’ troppo semplicistico con texture non proprio all’ultimo grido. Anche le missioni fuori delle mura risultano molto ripetitive, con scagnozzi pronti a legnarci che puntualmente prendono legnate, punti di salvataggio e oggetti abbandonati sulla sabbia.

Tornando in città potrete “ingrassare il portafoglio” soddisfacendo le richieste dei vari cittadini, dando la caccia a qualche criminale di tanto in tanto, vincere (o perdere secondo i punti di vista) al casinò, lavorare alla clinica per curare i malati o meglio ancora fare da bartender e soddisfare le richieste dei clienti: fatelo poiché oltre ad essere molto divertente potrete farveli amici e ricevere sostanziosi sconti nei loro negozi.

Quando lo abbiamo provato per la prima volta lo scorso anno pensavamo che l’introduzione di alcuni elementi, come appunto il Ken barista, fossero un po’ fuori luogo per il mondo apocalittico della serie. Ci siamo ricreduti, in quanto sono ben contestualizzati, e sono visti come uno svago divertente alle sequenze principali. Inoltre potrete andare in sala giochi e divertirvi con alcuni classici SEGA come Outrun e Space Harrier, oppure accendere una sorta di SEGA Mark III e giocare con la cartuccia di, nientepopodimeno, Hokuto no Ken del 1986… meraviglioso per i nostalgici.

Cosa non ci è piaciuto di Fist of the North Star: Lost Paradise? Un sistema di combattimento forse non proprio adatto a tutti, che non ha un lock sull’avversario ben definito e non consente di guardarsi alle spalle in modo tempestivo se non girando la camera rapidamente con lo stick destro. Questo significa che diverse volte incasserete dei colpi che non avete nemmeno visto arrivare, ma non per vostra volontà, ma perché erano proprio fuori dall’inquadratura. Ci sarebbe anche piaciuta un’implementazione del salto, che avrebbe sicuramente dato un po’ di freschezza ad un gameplay a volte forse un po’ troppo meccanico.

Fist of the North Star: Lost Paradise
Vuole del ghiaccio, madame?

A parte questo, ci siamo divertiti con Fist of the North Star: Lost Paradise, che racconta una storia tutto sommato convincente e propone i vari antagonisti di Ken in modo originale, con boss battle iconiche e particolari.

Il titolo, in occasione del debutto occidentale, si arricchisce di un doppiaggio completamente in inglese che non ci è dispiaciuto, anche se quello giapponese rimane comunque da preferire: volete mettere Ken quando dice “Omae wa mou shindeiru” con “You are already dead“? Non c’è proprio da discuterne.

Salvo qualche intoppo, ci siamo divertiti con Fist of the North Star: Lost Paradise

È assente inoltre la localizzazione in italiano anche per quanto riguarda i sottotitoli. Lasciateci aprire una piccola parentesi su questo aspetto: Fist of the North Star: Lost Paradise è un videogioco caratterizzato da moltissimi dialoghi, in cui è fondamentale riuscire a comprendere tutto nel migliore dei modi. Chi non mastica pane e inglese avrà più di qualche problema a capire tutto alla perfezione, anche perché sono presenti alcuni modi di dire dello slang americano.

Al netto di ogni cosa questo nuovo videogioco di Ken il guerriero è un buon tributo, che racconta perfettamente la spietatezza del mondo di Buronson e Hara, la crudeltà dei cattivi e cosa si è disposti a fare per sopravvivere in un mondo ridotto alla miseria più totale. Eppure c’è Eden, una città che sembra aver riacquistato una certa armonia e ricchezza: il punto centrale del gioco in cui poter far rivivere le avventure di Ken sotto una nuova e brillante costellazione.

Conclusioni

La costellazione dell’Orsa Maggiore fa illuminare le PlayStation 4 degli appassionati grazie a Fist of the North Star: Lost Paradise. Ken il Guerriero ritorna sotto forma di videogioco in una nuovissima avventura che viaggia su un binario diverso rispetto a quello della serie originale. Un percorso tracciato molto bene e che fa sentire il giocatore il 64° discendente della divina scuola di Hokuto.

Il titolo permette di intraprendere feroci incontri con i più spietati avversari di Kenshiro, tra cui Raoh e Souther, ma anche affrontare una miriadi di punk apocalittici, spietati e senza nessuna etica. Il sistema di combattimento ha molte similitudini con quello già visto nella saga di Yakuza, solo in salsa “kenshirosa”, permettendo ai giocatori di eseguire le tecniche più segrete già viste nella serie animata. Peccato che lo stesso a volte risulti un po’ meccanico con telecamere gestite non proprio nel migliore dei modi.

Fist of the North Star: Lost Paradise vi proietta in una città ricca di cose da fare, in cui divertirvi con alcuni minigiochi, soddisfare le richieste degli abitanti e diventare anche dei barman. Il titolo vi terrà impegnati per molte e molte ore mentre riscoprirete la storia sotto un punto di vista per certi versi diverso. Se siete dei fan di Kenshiro allora non potrete proprio rinunciare ad un bel viaggetto ad Eden, la Città dei Miracoli. Non dimenticatevi però di pronunciare le parole magiche alla conclusione di ogni scontro: Atatatata… Wataaah!

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