Football Manager 2018 – Recensione

“Ragazzi, non ci siamo. Ci aspettiamo molto di più da voi”. Sono queste le parole che pronunciamo dopo la batosta rimediata in campionato contro il Napoli. Ci troviamo nello spogliatoio del Benevento e in nostri ragazzi hanno appena perso 4 a 0, giocando una partita che definire orribile è un complimento.

No, non siamo impazzati e neanche siamo diventati i nuovi team manager della squadra campana. Stiamo semplicemente raccontando la nostra esperienza con Football Manager 2018, la cosa che più si avvicina a simulare una eventuale stagione calcistica su una delle panchine di tantissimi campionati sparsi per il mondo. Nei panni di un avatar creato ad hoc, ci aspettano sfide importanti e una gestione praticamente completa di qualsiasi cosa riguardi la nostra squadra. Il risultato? Un gestionale davvero ben fatto, non privo però di qualche sbavatura.

Come dicevamo in apertura, abbiamo iniziato la nostra stagione sulla panchina del Benevento. La squadra campana attualmente ricopre la posizione numero 20 nella classifica reale, con 0 punti messi a segno durante queste 11 giornate. Non è difficile capire il perché: il Benevento è infatti arrivato in Serie A dopo una rocambolesca serie di eventi fortunati, che hanno permesso al Vigorito (lo stadio dove i giocatori giocano le partite casalinghe) di esplodere di gioia dopo essersi guadagnati l’accesso alla massima serie dopo un risicato 1 a 0 contro il Carpi. Da queste premesse era difficile aspettarsi qualcosa di buono, ma il risultato è stato decisamente al di sotto delle aspettative. Abbiamo deciso di imbarcarci in questa sfida proprio per capire e apprendere al meglio il livello di difficoltà di questo nuovo capitolo della serie Sports Interactive.

In Football Manager 2018 nulla è lasciato al caso. Fin dal primo giorno di “lavoro”, infatti, il gioco ci ha messo davanti a questioni più o meno complesse come la gestione dei vari ruoli nella società, la scelta del capitano e molto altro. In tutto questo abbiamo deciso quale approccio scegliere in partita e come impostare ogni allenamento della squadra, a partire dalle indicazioni tecniche più leggere fino a snocciolare ogni complesso sistema di tattica. In tutto ciò troviamo una serie di faticosi doveri da assolvere: dai trasferimenti fino alle domande dei giornalisti, dalla gestione dell’infermeria passando per le rose giovanili (Under 18 e Under 20). Tutte opzioni che possiamo tranquillamente consultare anche più volte in una singola giornata virtuale, visto che il ritmo di Football Manager e specialmente questo capitolo è decisamente più lento rispetto ad altri capitoli della serie.

Ogni nostro sforzo però si concretizza durante le partite. Se il pre-campionato serve ad affinare le varie strategie e scegliere l’11 titolare migliore, il discorso cambia decisamente quando viene dato il via alla stagione. A questo punto non c’è più tempo per le sperimentazioni: dal blocco di argilla bisogna aver già ottenuto il nostro 11 titolare e dare il massimo. Durante la nostra esperienza di gioco ci siamo accorti però che non tutto va secondo i piani. Le nostre partite di test infatti sono andate tutte molto bene: abbiamo vinto 5 scontri su 6 (perdendone una sola contro la Sampdoria), ma era solo una trappola. Nelle partite ufficiali infatti abbiamo faticato non poco e ci siamo ritrovati praticamente a 0 punti perdendo rapidamente contro ogni squadra. Certo, il calendario non ci ha aiutati per nulla (nelle prime 6 giornate abbiamo affrontato Roma, Napoli e Inter), ma la sensazione è che ci sia ancora un leggero squilibrio tra i giocatori di squadre minori e squadre più blasonate da mezza classifica. Sensazione confermata quando al Vigorito, sotto di un solo goal contro la compagine allenata da Luciano Spalletti, abbiamo avuto la possibilità di pareggiare, ma i nostri terzini hanno sprecato occasioni d’oro a porta vuota e con circa 4 metri di luce per insaccare un pallone che avrebbe dato morale in vista delle prossime partite.

Proprio il morale è una delle costanti di Football Manager 2018. Sports Interactive ha lavorato duramente per renderlo un elemento chiave di tutte le nostre stagioni. Si parte con le gerarchie, ovvero i giocatori che sono i più rispettati all’interno dello spogliatoio, per arrivare fino al grado di confidenza con il manager in panchina. Partita dopo partita, il morale dei giocatori si alzerà o si abbasserà in base ai risultati. Anche durante i 90 minuti veri e propri c’è sempre il rischio che un giocatore si innervosisca e spetta a noi tenerlo a bada, operando (quando necessario) delle modifiche. Tutto ciò innesca una serie di situazioni che compongono la partita di calcio vera e propria, ed è sicuramente una delle caratteristiche che abbiamo apprezzato di più di questo nuovo Football Manager.

Sports Interactive ha lavorato duramente per rendere il morale un elemento chiave di tutte le nostre stagioni

Ovviamente non è tutto finito qui. Abbiamo avuto modo di dare uno sguardo ancora più approfondito alle nuove dinamiche di Football Manager 2018 durante la presentazione ufficiale del gioco presso il Museo internazionale del Calcio di Milano. Il responsabile italiano del titolo ci ha dunque dato un’infarinatura ancora più precisa su tutte le novità aggiunte insieme a Gianluca Di Marzio (giornalista sportivo e giocatore da diversi anni della serie) e il trio comico Gli Autogoal. Su tutte le migliorie spicca sicuramente la modalità scenario, che ci permette di memorizzare una serie di tattiche da utilizzare in autonomia durante la partita. Ad esempio, se durante il secondo tempo stiamo vincendo con più di due reti di scarto, possiamo impostare un approccio più controllato alla gara. Vale ovviamente anche l’opposto (ovvero dare il tutto per tutto se ci si trova sotto di qualche rete, e cercare di difendersi al meglio in caso di vittoria contro una big). Il tutto si avvia completamente in automatico, permettendoci così di concentrarci su tante altre cose, come ad esempio i cambi e l’analisi delle famose heatmap per poter migliorare successivamente una serie di elementi in allenamento e non solo.

Un altro punto di forza di Football Manager 18 è sicuramente il suo ricco, ricchissimo database. Come specificato durante l’evento a Milano, il gioco ci permette praticamente di metterci alla guida di qualsiasi squadra noi vogliamo. Alcune sono bloccate ed è necessario avvalerci dell’editor, ma si tratta di qualcosa di spaventoso e al contempo perfetto per tutti coloro che amano il calcio in ogni forma. Giusto per darvi un’idea di quanto il database del nuovo gioco della serie possa essere vasto, ci limitiamo a snocciolarvi i dati italiani: all’interno del titolo sono presenti circa 100.000 tra giocatori, presidenti, allenatori e data analyst, 40.072 squadre attive (più altre 6.000 tra estinte e vecchi nomi), quasi 3.000 arbitri e oltre 4.000 stadi. Una chicca? Il giocatore più giovane all’interno del database è italiano. Si chiama Marco Rumiz, gioca negli allievi del Montebelluno ed è nato il 31 agosto 2001. Record.

Non è chiaramente tutto rosa e fiori. Football Manager 2018 ha un leggerissimo problema di ritmo: come detto in apertura le partite sono abbastanza lunghe da simulare e la vastità degli elementi presenti potrebbe spiazzare qualche neofita. Esiste una soluzione (la versione Touch limita all’essenziale la nostra esperienza manageriale), così come i tutorial, ma è chiaro che oramai dopo oltre dieci anni di presenza sul mercato Football Manager si sia evoluto così tanto tanto da diventare praticamente l’esperienza definitiva. Abbiamo riscontrato qualche caricamento più lungo del normale e nessun bug grave, comunque già sparito grazie alla patch day one lanciata lo scorso venerdì. Sul lato tecnico nulla di segnalare: i modelli 3D e le animazioni sono state ripensate, presenti invece le grafiche pre-partita per rendere ancora più realistico il momento del match.

Football Manager 2018 è sicuramente un prodotto pensato per il vero appassionato

Football Manager 2018 è sicuramente un prodotto pensato per il vero appassionato. Il ritmo forse sarà leggermente più lento rispetto al passato, forse alcuni di voi potrebbero storcere il naso davanti alle animazioni che rendono il gioco meno fruibile sui sistemi più vecchi (ma parliamo veramente di una piccolissima percentuale di utenti) e ci sarà qualche bug sicuramente da aggiustare in corso d’opera, ma tutto ciò però non intaccata minimamente la bontà del gioco. È vero, in un mercato senza competitor reali sembra facile trionfare, ma la verità è che Sports Interactive aggiunge sempre qualcosa in più. E non solo al database.

Conclusioni

Durante la nostra carriera con il Benevento siamo riusciti a superare indenni uno dei diecimila turni di Coppa Italia contro la Salernitana, messo a segno circa 5 reti e subite 17. Il primo punto del campionato è arrivato in una partita combattutissima contro l’Hellas Verona, dove per qualche strano motivo siamo riusciti a caricare i nostri, recuperando per ben due volte sui 90 minuti. La Juventus è ancora quella macchina schiacciassi della realtà e il Napoli fa sempre più paura, mentre l’Inter è davvero un cantiere aperto (ma quasi terminato). In tutto ciò abbiamo risposto a circa 50 richieste di scout, perso due collaboratori che si sono accomodati alla Lazio e alla corte di Suning, ma siamo anche riusciti a trattenere i nostri pezzi migliori ambiti da altre squadre di fascia bassa.Insomma, abbiamo sperimentato la vita reale di un allenatore di una squadra di bassa classifica. Un’esperienza esaltante, ma anche decisamente logorante, che però ci ha divertito e non poco.

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