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Football Manager 2020 – Recensione

Squadra che vince non si cambia, recita un vecchio adagio cavalcato soprattutto in ambito sportivo. Sports Interactive sembra aver fatto proprio il consiglio, rendendolo il motto lo slogan del ciclico e puntuale sviluppo di ogni nuovo capitolo di Football Manager. La saga, ormai trentennale, ad ogni iterazione si avvicina di un passo alla perfezione, ampliando ulteriormente il margine di libertà offerto al videogiocatore che, per forza di cose, di anno in anno si trova a gestire sempre più aspetti ed ambiti della squadra che dovrà guidare alla vittoria o, quantomeno, ad ottenere i risultati minimi per conservare il suo posto di lavoro virtuale in qualità di allenatore.

Football Manager 2020, vale la pena specificarlo sin da subito, non è un gioco per tutti. Non basta essere appassionati di calcio, né essere dei maestri a FIFA o PES per avere la certezza automatica che anche la produzione SEGA possa elargire gioie a profusione a chi, almeno una volta nella vita, avrebbe tanto voluto essere al posto di Lippi, Conte e compagnia bella per raddrizzare le sorti della Nazionale di Calcio, se non della propria squadra del cuore.

Serve difatti una totale e completa applicazione, un’attitudine al ragionamento, nonché un talento naturale per la gestione di innumerevoli parametri che compongono e concorrono ad influenzare l’andamento del team una volta sceso effettivamente in campo.

Rispetto al passato, a ben vedere, è cambiato davvero poco. Ancora una volta si tratta di scegliere con che squadra iniziare la propria carriera, consapevoli che una volta creato il proprio avatar, tramite un rudimentale editor, dovrete affrontare decine e decine di schermate zeppe di righe di testo da leggere, statistiche da interpretare, decisioni da prendere con risolutezza, al fine di coordinare al meglio lo staff di collaboratori, scegliere titolari e panchinari, amministrare aspetti tutt’altro che secondari della società, come la gestione dei contratti in essere e la crescita del vivaio.

Sebbene le partite vere e proprie siano riprodotte tramite una simulazione in un modestissimo 3D, con tanto di set di animazioni dei giocatori completamente riviste da zero, Football Manager 2020 resta a tutti gli effetti un gestionale. Non c’è alcun spazio per l’azione, gestita in toto dalla CPU, né per fasi che non presuppongano la lenta e lunga consultazione di menù affollati di statistiche e parametri.

Si tratta, insomma, di un gioco estremamente cerebrale, riservato a pochissimi eletti che vivono con l’almanacco sportivo sotto al braccio e credono che il successo passi attraverso una ferrea gestione delle risorse, un’attenta analisi degli ostacoli, una pianificazione puntuale e quanto mai votata al futuro.

La gestione del vivaio è stata completamente rivista

Del resto, tra le poche novità ravvisabili in questo capitolo, figurano proprio alcuni obietti da raggiungere solo superano indenni diverse stagioni calcistiche. Le società che vi assumeranno, difatti, non si preoccuperanno solo del piazzamento della squadra, ma pretenderanno anche di valorizzare il brand nel tempo, piuttosto che rimettere in sesto i conti o valorizzare i giovani con cui è stato stipulato un contratto.

La gestione del vivaio, anche a questo proposito, è stata completamente rivista, concentrata in una serie di schermate a sé stanti, che rendono l’analisi del settore giovanile più snella e intuitiva che mai.

Sempre nell’ambito delle piccole migliorie apportate da questa iterazione, vale la pena citare anche una parziale revisione dei parametri da considerare in sede di rinnovo del contratto dei propri giocatori. Oltre a numero di anni e mero denaro, dovrete anche considerare, e di conseguenza proporre, come e quanto pensate di utilizzare l’atleta in previsione futura. Nel caso di giovani promesse, per esempio, sarà fondamentale garantire un minutaggio crescente. Al contrario, con le vecchie glorie dovrete indorare il più possibile la pillola di una progressiva diminuzione del tempo concesso sul campo di gioco.

Conclusioni

Football Manager 2020 si riconferma un gestionale intransigente, profondissimo, piuttosto complesso e difficile da padroneggiare appieno. È pur vero che, volendolo, si possono delegare buona parte delle attività e dei compiti a membri dello staff controllati dalla CPU, rendendo le cose certamente più semplici e aumentando il ritmo di gioco, ma la vera essenza del gioco risiede proprio nell’immergersi completamente tra statistiche e menù.

Pur con qualche piccola novità di fondo, che aumenta ulteriormente la complessità della simulazione, Football Manager 2020 non cambia, né rivoluziona la filosofia, il feeling, il gameplay classico della serie.

Se siete fan di lunga data potreste anche optare per un anno sabbatico, ma mentiremmo se dicessimo che l’aggiornamento delle rose non vale, da solo, il prezzo del biglietto per questo nuovo giro sulla stessa, bellissima, giostra di sempre.

I neofiti, dal canto loro, sono avvisati: l’attrazione è aperta a tutti, ma occhio alla nausea che potrebbe prendervi in corsa. La perseveranza e la pazienza vi aiuterà a carpire tutti i segreti del caso, ma il gioco farà ben poco per venirvi incontro.

 

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