18 Ago 2016

For Honor – Anteprima gamescom 2016

Colonia – For Honor è uno di quei titoli che non ti aspetti, tra uno sparatutto in cooperativa e l’altro, Ubisoft annuncia un action in terza persona originale e innovativo, tutto in una volta. Abbiamo imparato però che non è tutto oro quel che luccica, e che le demo mostrate alle fiere sono spesso versioni che mai avremo effettivamente il piacere di giocare, ma che ben alimentano la ben nota macchina del hype, o del marketing se vogliamo essere più specifici.

For Honor, invece, si è rivelato essere una sorpresa in tutti i sensi, sia perché rispecchia esattamente quanto mostrato negli ultimi mesi, che per il fondamentale ma importantissimo aspetto che, sostanzialmente, un titolo così non l’abbiamo davvero mai giocato. Che la memoria ci inganni o meno poco importa, la nostra prova alla gamescom di Colonia ha instillato in noi una fiducia smodata verso il titolo Ubisoft, e non vediamo l’ora di raccontarvelo.

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Nella nostra prova della modalità multiplayer a squadre 4 contro 4 abbiamo assaggiato per la prima volta l’impostazione di fondo e il gameplay vero e proprio, furioso e spavaldo sia nell’esecuzione che nella presentazione. Ma partiamo dal principio: la modalità multiplayer di For Honor si sviluppa sostanzialmente attraverso due squadre, da 4 eroi, immersi in mappe ad obiettivi differenti, più o meno come accade con gli shooter. Si passa dalla conquista di zone ad obiettivi più complessi, il tutto mentre gli eserciti di entrambe le squadre avanzano e si fanno strada per la mappa, come avviene in un MOBA a caso, League of Legend per i meno avvezzi al genere.

Ma For Honor non è un MOBA, anzi, è molto di più: il titolo Ubisoft trova infatti la sua ragion d’essere negli scontri uno contro uno tra i giocatori, che tra una spazzata e l’altra dei soldati semplici alla God of War, si avvicina qui alla tatticità ed alla profondità di un Dark Souls, addirittura superandolo. Sono infatti disponibili tre impugnature differenti per l’arma: con la mano sinistra, destra, o in verticale; tutte queste posizioni andranno gestite attraverso la pressione prolungata della levetta analogica destra per deflettere i colpi avversari o effettuarli, sempre tenendo conto della posa di difesa che il nostro avversario sta mantenendo. Importantissimo è quindi muoversi con strategia e nei giusti tempi, per evitare di restare scoperti e di andare incontro ad una morte prematura.

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Sono tante le sfumature che aggiungono pepe all’esperienza multiplayer, come i punteggi o il design piuttosto interessante delle mappe, strutturate su più livelli e fatte in modo da agevolare gli scontri uno contro uno. Scontri che, a dirla tutta, rappresentano forse uno dei pinnacoli in quanto a fisicità e sensazioni di feedback raggiunti in questa generazione: ogni personaggio ha la sua fisicità, che si rispecchia anche nello stile di combattimento. Il Vichingo sarà lento e brutale (soprattutto nelle mosse finali), il Samurai elegante e veloce, e il Cavaliere una via di mezzo tra i due. Tutto ciò non solo aggiunge profondità al gameplay, ma rende gli scontri tra eroi differenti estremamente soddisfacenti, quasi ci trovassimo davvero in uno scontro del passato, tra incitazioni al grande Odino o all’arte dello bushido. For Honor, in questo senso, si conferma un’esperienza di assoluto pregio: non abbiamo mai giocato qualcosa di simile prima d’ora.

Sebbene la nostra prova sia stata piuttosto breve, non è sicuramente avventato definire il titolo graficamente spettacolare: agevolato da mappe piccole e da pochi elementi su schermo, For Honor stupisce anche sotto questo aspetto, con una sensazione di sporcizia e di realismo nelle texture e nella modellazione poligonale di sicuro effetto. Viene quindi da chiedersi, messo a freno l’entusiasmo di questa prova esaltante, se la modalità in singolo sarà in grado di convincere allo stesso modo, ma per quello ci sarà sicuramente tempo e modo per giudicare.

For Honor, in questo senso, si conferma un’esperienza di assoluto pregio

For Honor si è presentato alla gamescom di Colonia in gran forma, con una modalità multiplayer che non inventa, ma pesca a piene mani tra generi differenti per dire qualcosa di nuovo in questo marasma di esperienze fotocopia. Il multiplayer richiede collaborazione, impegno e una padronanza del sistema di combattimento uno contro uno assolutamente perfetta: il titolo non perdona, ma non è frustrante, e saper gestire le tre differenti posizioni in tempo reale risulta impegnativo ma assolutamente soddisfacente, come solo le grandi esperienze From Software ci hanno insegnato.

Forse è anche per questo che For Honor ci ha conquistato, per il suo essere differente nel modo giusto, con una visione chiara della propria direzione e delle possibilità da offrire ai giocatori. Un’onestà intellettuale rara di questi tempi, ed un gameplay che faticavamo semplicemente ad immaginare così divertente. Sarà che il fascino dell’arma bianca è senza tempo, e che l’ascia di un Vichingo in berserk ferisce sicuramente più di una spada. Ma qui l’onore c’entra poco.

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