Forspoken anteprima
31 Gen 2023

Forspoken – Recensione

Che Forspoken, acquistabile sullo shop online di GameStop, non sarebbe stato un capolavoro senza difetti e in grado di settare nuovi standard per il genere di appartenenza, ovvero quello degli action-RPG in salsa fantasy, si era capito già da diverso tempo. Eppure, se c’era chi dopo qualche trailer e una demo era pronto a bollarlo come un flop, altri, tra cui il sottoscritto, continuavano a vederci qualcosa di unico ed interessante in questa nuova IP targata Square-Enix.

Ora che abbiamo giocato a fondo al gioco e abbiamo esplorato in lungo e largo il regno di Athia possiamo darvene un parere definitivo e legittimo, frutto di molte ore passate in compagnia dell’agile Frey, stilosa protagonista dell’avventura. Tra il capolavoro e il disastro totale, esiste un’ampia scala di grigi, come ben sappiamo, e Forspoken in questo senso assume un cromatismo che potremmo definire cangiante, diverso a seconda del punto di vista da cui lo si guarda.

Molto, insomma, dipende dai gusti e dalle pretese del videogiocatore, posto che è innegabile che più di qualcosa sia andato maledettamente storto durante lo sviluppo di questo titolo dalle grandi potenzialità, solo in piccola parte concretizzatesi effettivamente.

Prendiamo l’intreccio narrativo, per esempio. Forspoken batte volutamente l’arcinoto sentiero dei così detti isekai, manga o anime che hanno per protagonista un emarginato che si emancipa solo quando viene trascinato, spesso suo malgrado, in una dimensione differente dalla sua, luogo alternativo dove ricopre il ruolo di eroe e salvatore, scoprendo finalmente le sue reali qualità e mettendole al servizio di chi ne necessita. Frey è proprio questo: una ventenne di Hell’s Kitchen con la fedina penale sporca, che solo ad Athia, recuperato un bracciale magico parlante, riesce a riscattarsi e a scoprire il suo valore.

Forspoken magic combat trailer

Nel mezzo, ovviamente, una minaccia da sventare, manufatti e poteri da recuperare, tanti personaggi da trarre in salvo. Nulla di nuovo, né volutamente innovativo. Dove Forspoken convince è nello stile artistico, classico, ma allo stesso tempo inusuale; nel design di nemici e menù, estremamente pop; nei dialoghi spesso comici e ironici tra Frey e Cuff, il bracciale parlante di cui sopra; nella lore globale di Athia, che svela progressivamente un mondo immaginifico ricco di suggestioni e dal background convincente.

Il resto, purtroppo, funziona meno. Da Gary Whitta, sceneggiatore di Rogue One: A Star Wars Story, e Amy Hennig, responsabile della narrazione della saga di Uncharted, entrambi coinvolti nella scrittura del gioco, non ci saremmo certo aspettati una buona dose di dialoghi al limite del paradossale, diverse cut scene dirette malamente e recitate pure peggio, una conclusione che definirla raffazzonata e affrettata non rende sufficientemente bene l’idea. Tutte le colpe non sono certo attribuibili esclusivamente a loro, ci mancherebbe, ma tutto il plot del gioco soffre di un andamento altalenante. Lo stesso stile con cui sono realizzati i dialoghi, che cerca in tutti i modi di apparire contemporaneo e figlio dell’attuale cultura giovanile, a volte riesce nell’intento, altre volte finisce per essere semplicemente imbarazzante.

Forspoken, insomma, intrattiene, senza mai appassionare completamente; intriga, senza affascinare; si lascia seguire, senza mai colpire realmente. Un vero peccato, visto il feeling ispirato che si respira sin dalle prime scene.

Dove la produzione Square-Enix non conosce incertezze è l’ottimo, coinvolgente ed adrenalinico combat system

Un discorso molto simile può essere fatto anche sul comparto grafico. Il colpo d’occhio della produzione Square-Enix è indiscutibilmente convincente grazie a buoni effetti particellari, una linea d’orizzonte generosa, scenari generalmente curati, animazioni di Frey fluide. Non appena ci si concentra sui dettagli, tuttavia, viene fuori qualche magagna. Anche selezionando la modalità grafica che predilige il frame rate, nelle situazioni più concitate l’azione singhiozza di tanto in tanto. Preferendo puntare tutto sul comparto estetico, invece, i miglioramenti non sono tali da giustificare la metà dei frame per secondo. Le animazioni facciali, inoltre, non fanno altro che evidenziare ulteriormente il pessimo lavoro di alcuni doppiatori. Alcune ambientazioni, inoltre, appaiono immotivatamente spoglie.

Da guardare, insomma, Forspoken è una montagna russa, fatta di discreti picchi ed inattesi abissi, per quanto il livello globale si mantenga sempre sopra la linea della sufficienza.

Anche considerando il level design non si può che muovere qualche critica agli sviluppatori. Athia è un mondo relativamente vasto, tutto da esplorare correndo a perdifiato. Frey, infatti, è abilissima nel così detto parkour magico. Oltre a correre ad una velocità sovrannaturale, capriole, salti e scivolate, le permettono di muoversi ovunque voglia, con estrema rapidità. Pad alla mano, il semplice raggiungere un qualsiasi punto della mappa è un autentico piacere, quasi un gioco nel gioco. Vero che alla lunga qualsiasi lunga maratona tende a diventare noiosa, ma in questo senso Forspoken regala sensazioni che solo con Marvel’s Spider-Man abbiamo esperito, nonostante in quel caso non si trattasse di correre a perdifiato, quanto di dondolare tra un grattacielo e l’altro.

Forspoken

Eppure, nonostante questa ottima premessa, non manca, anche in questo caso qualche incertezza. Tanto per cominciare, se paragonato a The Legend of Zelda: Breath of the Wild ed Elden Ring, la concezione di open-world promossa dalla produzione Square-Enix appare superata. Athia è sì ricca di scorci suggestivi, ma si procede di punto d’interesse in punto d’interesse, senza che sia la mappa stessa a suggerire ed incentivare l’esplorazione delle varie aree. Inoltre, non mancano, inspiegabilmente, muri invisibili e ostacoli che, senza una spiegazione ben precisa, Frey non può sormontare in alcun modo. Infine, quando ci si insinua in alcuni dungeon sottoterra, ricchi di loot e potenziamenti, vi ritroverete in ambientazioni estremamente lineari, che non sviluppano in alcun modo il gameplay.

Dove la produzione Square-Enix non conosce (quasi) incertezze è l’ottimo, coinvolgente ed adrenalinico combat system. Ai due trigger sono affidati, rispettivamente, incantesimi offensivi e altri di alterazione di stato. I primi hanno un cooldown generalmente ridotto, i secondi, invece, vanno utilizzati con parsimonia. Queste due macrocategorie, a loro volta, si dividono per allineamento elementale. All’acqua sono per lo più associate magie che hanno un impatto su ampie aree, il fuoco è efficace sulla cortissima distanza, gli incantesimi di terra hanno una discreta gittata e così via.

La simbiosi di queste meccaniche, unitamente al parkour magico, rendono il combat system quanto mai divertente, godurioso, ben ritmato. Grazie al rallentamento del tempo, che si attiva ogniqualvolta aprirete il menù per cambiare la magia in uso, con un po’ di pratica, imparando a memoria la posizione di ogni incantesimo nella schermata relativa, sarete in grado di concatenare attacchi devastanti e di evitare con stile le offensive nemiche. Non si raggiunge l’eleganza di una Bayonetta, e nemmeno i suoi ritmi indiavolati, ma c’è qualcosa che ricorda da vicino la saga di Platinum Games mentre ci si ritrova circondati da fameliche creature che eliminerete, una dopo l’altra, dando fondo al vostro ampio “arsenale”.

Peccato, in questo senso, per un paio di sbavature. La meccanica relativa alla schivata non è chiarissima, visto che l’effettiva invulnerabilità non è garantita per tutta la durata della rispettiva animazione. Inoltre, l’ultimo allineamento elementale si rende disponibile ad un passo dalla frettolosa conclusione, quando vi mancheranno giusto un paio di side-quest e l’immancabile alterco finale. Un vero peccato, visto che vi godrete davvero per poco la definitiva esplosione del gameplay in tutto il suo divertente splendore.

Persino in termini di longevità, Forspoken non è esattamente ciò che ci saremmo aspettati. Laddove tantissimi congeneri propongono avventure prolisse, a volte fin troppo, Frey può completare la sua missione in appena 15 ore, che diventano 30, al massimo, se si vogliono completare anche tutti gli incarichi secondari. Nemmeno pochissimo, ne siamo consapevoli, ma avremmo preferito quantomeno una conclusione più distesa ed equilibrata.

Conclusioni

Definire Forspoken un completo disastro significa peccare di onestà intellettuale. Al tempo stesso è tuttavia impossibile non sottolinearne ed evidenziarne le molteplici storture.

Come dicevamo, la produzione di Square-Enix propone una complessa e ricchissima scala di grigi e solo il gusto personale del videogiocatore farà pendere l’ago della bilancia da una parte o dall’altra. Di sicuro, all’avventura di Frey non manca di carattere e coraggio. La trama, in questo senso, è la perfetta sineddoche del gioco stesso: pop sino ai due estremi possibili, sino ad essere affascinante, da una parte, fino a diventare cringe dall’altra.

Ciò che è certo, nonostante il comparto grafico convincente fino ad un certo punto, nonostante il level design non così accattivante, combattere in questo gioco vi divertirà alla grande, così come correre a perdifiato da un punto ad un altro della mappa.

Imperfetto, ma con una propria identità. Proprio ciò che probabilmente, soprattutto a distanza di tempo, renderà Forespoken un cult tra gli appassionati di action-RPG a caccia di qualcosa di diverso dal solito. Noi vi abbiamo avvisati.

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