Frostpunk

Frostpunk – Recensione

A Varsavia, in Polonia, c’è uno studio di sviluppo che ama la sperimentazione videoludica, che adora spaziare fra generi ed è in grado di stupire il proprio pubblico con ognuno dei suoi lavori. Stiamo parlando di 11 bit Studios, un team relativamente piccolo che ha già dato al mondo dei videogiochi alcune perle come This War of MineBeat Cop. La creatività di questi ragazzi polacchi è indubbia, ma ancor più interessante è la loro costante ricerca per il nuovo, la strada meno battuta, l’operazione più complessa. È da questa voglia di andare oltre che nasce Frostpunk, un survival game con elementi gestionali che eredita molto da This War of Mine ma va più avanti per affermare una propria identità.

Il nuovo lavoro di 11 bit Studios è un gioco che non esiteremo a definire in qualche modo ibrido, perché carpisce alcuni tratti dal city building per amalgamarli con le scelte morali ad alto impatto emotivo di un vero gioco di sopravvivenza. Ambientato in un diciannovesimo secolo alternativo, in Frostpunk il mondo è caduto in preda a una nuova era glaciale: per evitare l’estinzione, quello che rimane dell’umanità deve concentrare tutte le sue energie per contrastare la letale avanzata del freddo. La speranza di tutti è riposta in un reattore sperimentale a carbone in grado di creare un ambiente adatto a ospitare la vita umana. Toccherà a noi gestire l’avamposto nel miglior modo possibile, prendendo decisioni drastiche nel nome della sopravvivenza della nostra specie.

Frostpunk

Il nostro globo sta attraversando una vera e propria nuova era glaciale, e l’ecosistema della Terra è stato stravolto: il gelo ha conquistato il pianeta, e chi non si adatta in fretta muore nella sua fredda morsa. In una corsa per la sopravvivenza, settanta cittadini di Londra partono per il freddo nord alla ricerca di un enorme generatore, ovvero una gargantuesca macchina alimentata a carbone fossile in grado di rendere sostenibile un insediamento umano. Il nostro obiettivo è chiaro: riuscire a far sopravvivere la nostra gente, ad ogni costo, durante questa terribile glaciazione. Il gioco ci calerà nei panni del leader di questa intrepida spedizione, colui che dovrà varare le leggi e assicurare la sopravvivenza dell’intero avamposto. Inizialmente dovremo provvedere a dare un tetto sopra la testa ai nostri cittadini, e per farlo occorrerà iniziare a battere il terreno circostante alla ricerca di varie risorse: ferro per le strutture; legno per strade e costruzioni; carbone per il nostro generatore ed ovviamente il cibo. Quest’ultimo si distingue in unità crude (raw) e porzioni lavorate; ogni razione è in grado di nutrire il doppio rispetto al cibo crudo, ma necessita di una struttura apposita per essere trattato. 

Una volta costruite le strutture più essenziali, come tende, avamposti medici, baite per i cacciatori ed edifici per la raccolta di risorse, potremo iniziare ad ascoltare le necessità dei nostri cittadini e rispondere di conseguenza, in modo da aumentare le speranze della gente e ridurre il malcontento, visualizzati come due indicatori onnipresenti durante tutta la partita. Il nostro popolo si divide in tre grossi “tronconi”: i bambini, i lavoratori e gli ingegneri. Questi ultimi sono adatti a lavorare in alcune strutture precise, come infermerie e centri di ricerca, mentre i lavoratori possono essere facilmente inseriti come cacciatori, guardie od operai nelle miniere e nelle segherie. Per i bambini la situazione è più complessa, perché di base questi minori sono un “peso” per la società, che punta principalmente alla più pura sopravvivenza. Per gestire i bambini viene in soccorso il libro delle leggi, una sorta di diagramma ad albero che ci permette di legiferare su praticamente qualsiasi materia. I bambini devono essere messi a lavorare per garantire il benessere di tutti? Si può fare, ne guadagneremo in risorse ma aumenterebbe il pericolo di infortuni sul lavoro e scenderebbe la speranza della gente, che non vuole vedere i propri figli piccoli in miniera a estrarre carbone.

Un titolo ibrido, che amalgama elementi da city building con le scelte morali ad alto impatto emotivo 

Tramite i centri di ricerca avremo accesso ad una vasta gamma di miglioramenti e nuove strutture per aumentare la qualità della vita del nostro popolo e rendere più efficiente l’intero processo di raccolta delle risorse. Bisogna però chiarire subito un punto: Frostpunk è un gioco difficile, che vi metterà costantemente alla prova, sia a livello morale che pratico. Nel primo caso, il confine fra bianco e nero praticamente non esiste, così come “la scelta giusta” o quella sbagliata; il mondo di Frostpunk non vi darà il tempo di riflettere con calma, e spesso vi ritroverete a prendere decisioni all’apparenza terribili ma che assicureranno la sopravvivenza dell’umanità. A livello pratico questa affermazione si concretizza con una costante mancanza di risorse (legno, ferro, carbone e cibo) che vi metterà alla prova in ogni momento di gioco: non saranno mai concesse in abbondanza, e dovrete sudare sette camicie per mantenere un livello accettabile di risorse per permettere alla vostra cittadina di sopravvivere. Il gioco è una costante partita contro l’estinzione, per vincere la quale bisogna essere disposti a tutto: 11 bit Studios ha creato un gioco incredibilmente ipnotico, che vi terrà incollati allo schermo con i denti digrignati per la tensione, mantenendo il livello di gioco sempre alto e senza troppi tempi morti. Il clima sarà ovviamente un altro vostro nemico: spesso e volentieri le previsioni meteo ci avviseranno in anticipo sui possibili cali di temperatura, che andrà inevitabilmente verso il ribasso. 

Evolvendo il nostro avamposto riusciremo abbastanza in fretta a creare una o più squadre di scout che andranno ad esplorare i dintorni della nostra città, alla ricerca di risorse, di altri sopravvissuti o più semplicemente di speranza. Il lavoro degli esploratori è gestibile da un menù dedicato che aggiungerà del lore alla nostra partita, raccogliendo più informazioni su questa incredibile catastrofe climatica e sugli ultimi disperati tentativi dell’umanità per arginare l’ondata di gelo. Spesso ci troveremo nella scomoda posizione di decidere che fare con altri sopravvissuti in cerca di un luogo sicuro: accogliere i rifugiati aumenterà la forza lavoro, ma anche il numero dei malati, dei bambini e di conseguenza anche del malcontento, che serpeggerà inevitabilmente nella popolazione. Per frenare il frangente degli scontenti, il gioco ci mette a disposizione un ulteriore elemento nel libro delle leggi: oltre alla branca dedicata alla sopravvivenza, se ne affiancherà un’altra dedicata allo scopo, ovvero una ragione da dare ai nostri sopravvissuti per continuare, semplicemente, a vivere. 11 bit Studios gioca con la vostra morale, toccando i tasti giusti come farebbe un pianista esperto: Frostpunk vuole vedere che tipo di persona siete, e lo fa mettendovi di fronte una scelta dietro l’altra, alcune semplici, altre impossibili. Il sistema implementato in This War of Mine mostra la sua naturale evoluzione in un mondo dove il confine fra bene e male è sfumato in un manto innevato. 

Frostpunk

In questo senso possiamo imporre ai nostri cittadini di credere in qualcosa: che sia la fede religiosa o un senso di appartenenza ad un ordine totalitario, daremo loro qualcosa che, se coltivato fino all’estremo, potrà sostituire del tutto la speranza. Durante la nostra prima run abbiamo iniziato con le migliori intenzioni ma le costanti carenze di risorse, unite alla temperatura in perenne diminuzione, ci hanno costretto a cercare un rifugio in scelte indubbiamente estreme: quello che era partito come un avamposto pieno di speranza si era trasformato in una città totalitaria mossa da un regime votato all’ordine e alla vigilanza, costato le vite a decine di cittadini. Nonostante tutto, le nostre scelte ci sono sembrate coerenti con le difficoltà proposte dal gioco, e questo fa riflettere su quanto il concetto di sopravvivenza sia ben rimarcato in Frostpunk. A complicare il tutto c’è anche la gestione del generatore stesso, unica fonte di calore di tutta la città, che andrà tenuto costantemente sotto controllo: non basta insomma che sia acceso, ma bisognerà cercare di espandere il calore a più strutture possibili nel suo raggio d’azione. Per tenere d’occhio questo fattore interviene un pratico indicatore “a raggi infrarossi” che mostra la città come sotto ad un visore termico. Il generatore potrà evolversi e scaldare più costruzioni a patto di spendere il doppio o il triplo di carbone; nonostante la sua potenza però non sarà mai sufficiente a tenere al caldo l’intera città: per quello dovremo affidarci a degli steam hub, vere e proprie riproduzioni in miniatura della grossa fornace che serviranno a riscaldare le zone più remote della città.

Il riscaldamento degli edifici è fondamentale: tenere case o strutture lavorative al freddo aumenta il rischio di incidenti o malattie; se poi il gelo è eccessivo l’edificio sarà reso inutilizzabile, privandoci così delle sue funzioni basilari: le miniere si fermano e le case si abbandonano, con la conseguente perdita di risorse e aumento di malcontento. Per gestire meglio la distribuzione del calore occorrerà studiare un “piano regolatore” a base circolare che parta dal generatore e si estenda in maniera radiale e uniforme per coprire più superficie possibile. A tal proposito occorrerà gestire bene la costruzione delle strade, che non sono conduttrici di calore ma permettono ai cittadini di muoversi agevolmente fino ai luoghi di lavoro o alle loro abitazioni. Gestire bene la posizione delle case sin dall’inizio vi eviterà rogne più tardi, perché i cittadini che vivono al caldo si ammaleranno di meno e saranno sicuramente più felici. Il fulcro di tutta l’esperienza di gioco rimane comunque la scelta: affrontare le dolorose questioni proposte da Frostpunk e viverne le conseguenze rappresenta il massimo che il gioco può offrire, e va ben oltre il mero concetto di “gestionale”.

Frostpunk vuole vedere che tipo di persona siete

Tecnicamente, Frostpunk è un piccolo gioiello. La visuale è apparentemente isometrica ma può essere ruotata e ravvicinata a piacere. Il gioco si muove sul motore proprietario di 11 bit Studios, il Liquid Engine, creato per la prima volta nel 2010 per Anomaly Warzone Earth ed evolutosi sino ai giorni nostri. Il design degli edifici attinge a piene mani dall’immaginario collettivo steampunk, che mischia lo stile vittoriano ai tubi e alle macchine a vapore, con risultati sorprendentemente realistici e visivamente interessanti. Elementi come le miniere a vapore di carbone, la stazione per i palloni aerostatici dei cacciatori e il generatore stesso sono curatissimi, un vero e proprio spettacolo per gli occhi. Anche la gestione del fumo, degli effetti di luce e dell’occlusione ambientale è ottima: vedrete il vostro avamposto riempirsi di strutture tubolari d’acciaio nero come la notte sbuffare fumo grigio che contrasterà il bianco delle nevicate; vedrete il ciclo giorno notte proiettare ombre realistiche e vivide; vedrete la città surgelare quando la temperatura inizierà a crollare, con tanto di righe glaciali sul nostro schermo. 

Certo, l’eccessiva presenza di questi elementi grafici arriva ad appesantire un po’ l’interfaccia utente e vi costringerà spesso a ruotare la videocamera o a zoommare fino a livelli più bassi per evitare che la coltre di fumo vi infastidisca la visuale. Si tratta comunque di piccoli difetti che non inficiano di troppo la fruibilità del gioco. Come avrete capito, la difficoltà del gioco è decisamente alta, ma 11 bit Studios vi viene incontro dandovi la possibilità di abbassarla in caso troviate la sfida troppo ostica: ma non aspettatevi un viaggio facile, in quanto anche a difficoltà più basse Frostpunk metterà alla prova le vostre capacità. Una nota dolente riguarda la longevità del gioco: per portare a termine la prima campagna occorrono poco meno di sei ore; altrettante sono necessarie per gli altri due scenari presenti, che tutto sommato non sono tantissimi. Rimane comunque uno dei gestionali più interessanti degli ultimi anni, e lo sviluppatore aveva già dichiarato di essere al lavoro su possibili contenuti pensati per espandere il gioco principale. Frostpunk ha inoltre un discreto comparto audio, con musiche evocative e ben orchestrate; quasi totalmente assente il comparto di voice over, che si occupa solamente di sporadiche comparsate con frasi fatte. 

Conclusioni

Frostpunk è un titolo a suo modo unico. È in tutto e per tutto un survival game travestito da city builder; se state cercando una sorta di Simcity steampunk avete sicuramente sbagliato, perché questo gioco è un lupo travestito da agnello. Vi farà sudare sette camicie solo per tenere in vita i vostri cittadini mentre il mondo sprofonda nel gelo perenne. Vi metterà alla prova con scelte morali complicate e mai banali, e vi lascerà a gestire le conseguenze delle vostre azioni. 

L’esperienza offerta da 11 bit Studios è la naturale evoluzione di quello che avete amato (oppure odiato) in This War of Mine. Certo, la longevità è un poco limitata e anche la rigiocabilità non ha molto spazio di manovra, ma l’esperienza offerta dalla giostra vale sicuramente il prezzo del biglietto: il grande inverno è arrivato, preparatevi al peggio.


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