News 21 Dic 2015

GameSoul Top 5 – I Game of the Year di Dex

Posizione n°5: The Park

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HAHAHA, vi ho fregati eh? Vi aspettavate qualche titolone tripla A col budget a settecentoquarantadue zeri… E invece no, oggi comincio con uno dei titoli indie che, nonostante la tiepida accoglienza (come potete verificare voi stessi su Metacritic), a chi vi scrive è piaciuto un proverbiale botto. The Park, creatura semi-sconosciuta dei ragazzi di Funcom che in un modo tutto sommato particolare rielaborano una delle storielle più care alla “letteratura videoludica” del terrore. Un figlio perso di notte in un Luna Park abbandonato e raccomandabile quanto il soggiorno del Cannibale di Milwaukee, una madre che di punto in bianco si trova a doverlo rincorrere quando, probabilmente, vorrebbe essere da tutt’altra parte e una serie di “misteri” travestiti da pupazzi e attrazioni che sembrano trarre forza dal calare dell’oscurità. Ve lo concedo, c’è un po’ di Silent Hill in tutto questo (genitore/figlio, luna park, mostri e suddetti): e sarà proprio per il mio amore incondizionato alla saga di Konami che, sto benedetto The Park, m’ha attizzato sin dal giorno del suo annuncio. Che poi davvero, non è che fosse iniziato col piede giusto: l’arrivo senza un motivo apparente ad un Luna Park praticamente dismesso, presidiato però alla biglietteria da un’individuo che sembra preso in prestito dai sogni dell’Agente Cooper di Twin Peaks, e una madre che urla il nome del proprio figlio in modo così scazzato che più scazzato non si può, quasi convinta che, dopotutto, potrebbe perdere anche la voce che non cambierebbe nulla.

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Le cose, invece, cambiano. E cambiano anche abbastanza in fretta, visto che la durata di questo The Park si aggira attorno alle due ore di gioco <rumore di disapprovazione in lontananza>. E prima che lo chiediate no, non c’è alcun mostro da eliminare o da cui nascondersi. Bel gioco del ca**o“, direte dunque voi ora a grandissima voce: e beh, da un certo punto di vista potrei anche concedervelo, viste le premesse. Non fosse che le due ore o poco meno di The Park sono oro semi-colato per gli amanti dell’horror “weird”, quello strano e intriso di sinapsi che non ci capisci mai un piffero per tutto il tempo e solo alla fine ti ritrovi la mascella al suolo dal colpo di scena che non ti aspetti. Quello di Funcom è un titolo fortemente narrativo, che mescola (e in alcuni passaggi ci riesce molto bene) la classica suspance del genere ad elementi grotteschi e fortemente evocativi – come possono essere peluche insanguinati, i mostri della casa dell’orrore o adorabili amenità simili, dai tratti ancor più esasperati per mettere in rilievo questa sensazione di disagio. The Park è tutto tranne che un gioco perfetto: è corto, ha delle meccaniche più semplicistiche che semplici, scazza pure alcune cose in termini di grafica e, pur inquietando non poco, riuscirà soltanto un paio di volte a farvi urlare le peggiori eresie. Però ha fascino, e racconta una storia così cupa e opprimente che, una volta iniziata, difficilmente riuscirete ad interrompere prima del sorprendente finale.

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