Posizione n°2: The Witcher 3: Wild Hunt
Quando è finalmente uscito The Witcher 3, il mondo pareva essersi fermato. Eravamo tutti lì, leggermente inebetiti, non sapevamo di preciso se continuare ad ammirarne la prestigiosa confezione o inserire il disco nella console. Ed è così che il meraviglioso terzo (e ultimo?) capitolo della saga dello Strigo ci lascia per tutta la sua durata: storditi. E’ talmente prorompente la bellezza e la cura dei modelli poligonali, il realismo degli scorci naturali, la drammaticità di un intreccio narrativo ricco di colpi di scena e mai scontato, che non può lasciare indifferente nessun essere umano che abbia un cuore.
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Mi sono avvicinato cautamente a Wild Hunt, un po’ perché il gioco precedente, come mia somma vergogna, non ero riuscito a terminarlo, un po’ perché gli RPG mi incutono timore a causa della loro sproporzionata longevità. Poiché se è vero che è un videogame che dura poco più di 5 ore è una presa per i fondelli, uno che ne dura 100, con tutti gli impegni di una persona normale, lo finisci si e no in 34 anni.
Ma un po’ per il sistema di crescita snellito e migliorato, un po’ per il rinnovato bilanciamento dei combattimenti, un po’ per l’incredibile relazione causa-effetto che permea qualsiasi scelta voi facciate nel corso dell’avventura, come ho iniziato ad immergermi in quell’incantato mondo creato digitalmente, ho capito che avevo innanzi agli occhi l’ennesimo capolavoro firmato Projekt Red. Chapeau.
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