Gears of war 4 recensione
06 Ott 2016

Gears Of War 4 – Recensione

Non ci sono molte saghe come quella di Gears Of War. Non molti titoli infatti possono vantarsi di aver innovato un genere videoludico, di aver portato ad un livello più alto la narrazione negli sparatutto o di aver introdotto espedienti nel gameplay che sarebbero poi diventati lo standard negli anni a venire.

The Coalition questo lo sa bene: sa quale responsabilità ingombrante si porta sulle spalle da quando è diventato lo studio leader per lo sviluppo della fortunata serie Microsoft. E così, dopo un timido rodaggio arrivato con il remake del primo Gears Of War (riuscito alla perfezione), la resa dei conti è arrivata, e il banco di prova più importante è quello del quarto capitolo ufficiale, che riprende la continuity degli eventi narrati nella trilogia uscita su Xbox 360.

Giocare a Gears Of War 4 è per molti versi, simile all’esperienza di incontrare dopo molti anni un amico di vecchia data: c’è la sorpresa (ma neanche troppa), un po’ di imbarazzo iniziale e poi tutto fila liscio come se quel distacco non fosse mai avvenuto.

C’è il testosterone, ci sono le battute rozze ed ignoranti, ci sono le Locuste (davvero!) e c’è la cruda violenza che ha sempre caratterizzato il gioco. Ci sono anche loro, i Gears, anche se non sono esattamente quelli che ricordavamo: il passaggio di testimone era nell’aria ed i teaser divulgati in questi anni non hanno fatto altro che confermare questa triste quanto necessaria verità.

Necessaria perché è giusto che Rod Fergusson e soci, dopo aver impegnato anima e corpo in questo lavoro, ci mettano il loro marchio, distaccandosi definitivamente dagli immortali protagonisti partoriti dalla mente di Cliff B. e tutta Epic Games. Triste perché, siamo sinceri, non è facile dire addio a Marcus Fenix.

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Sono passati 25 anni da quando il pianeta Sera è stato liberato dalle Locuste, grazie alla cosiddetta “contromisura”, che ha generato una gigantesca esplosione di Imulsion, eliminando all’istante tutte le forze nemiche. L’umanità ha trionfato, gli eroi sono stati celebrati ed il destino è stato clemente, portando un po’ di pace a chi per anni non ne aveva conosciuta alcuna.

Sfortunatamente la contromisura ha modificato profondamente le condizioni geo-climatiche del pianeta, dando il via ad una serie di violenti episodi, tra cui temporali e tempeste di fulmini. Al fine di prevenire la già precaria vita umana su Sera, il COG ha imposto la legge marziale, stabilendo che ogni persona deve rimanere confinata tra le sicure mura cittadine.

Alcuni coraggiosi superstiti hanno rifiutato fermamente quest’ordine, scegliendo la via dell’esilio. JD Fenix, figlio di Marcus Fenix e Anya Stroud, fa parte di un gruppo di incursori che saltuariamente compie raid all’interno delle strutture governative al fine di recuperare quanto necessario per il sostentamento degli “estranei”; dopo aver sottratto però un prezioso fabbricatore (una macchina prodigiosa che consente di creare da nulla oggetti di vario utilizzo), viene accusato di aver fatto sparire un numero consistente di soldati COG con l’intenzione di indebolire le forze militari governative.

L’inizio di Gears Of War 4 è scoppiettante. Non si perde in inutili preamboli o noiosi tutorial ma anzi, sfrutta meravigliosamente alcuni evocativi flashback per mettere il giocatore a proprio agio

La sua fuga dall’ira robotica del COG coincide con una scoperta agghiacciante e finisce per travolgere anche suo padre Marcus, ormai ritirato (ma non troppo) a vita privata. L’idillio della pace sembra dunque terminato, mentre una nuova spaventosa minaccia rischia di far piombare la razza umana nuovamente sull’orlo dell’estinzione.

L’inizio di Gears Of War 4 è scoppiettante. Non si perde in inutili preamboli o noiosi tutorial ma anzi, sfrutta meravigliosamente alcuni evocativi flashback per mettere il giocatore a proprio agio e fargli prendere confidenza con i comandi, raccontando allo stesso tempo l’alba e il tramonto della logorante guerra contro le Locuste.

I neofiti apprenderanno quindi i segreti della ricarica attiva, che se eseguita correttamente aggiunge danno extra al prossimo caricatore, le potenzialità strategiche del sistema di copertura e l’abnorme varietà di armi, arricchita in questo capitolo dall’arsenale dei robot COG. The Coalition sembra tenerci quasi per mano, mentre ci accompagna lungo una strada fin troppo conosciuta e in fin dei conti, mai completamente dimenticata. Ciò nonostante, nei primi due atti della campagna -ce ne sono 5 in tutto- la trama non riesce pienamente a carburare, a causa di una generica povertà di dettagli significativi che si traducono in una narrazione di difficile lettura, a cui seguono sequenze di gameplay non troppo convincenti, quasi distanti da ciò che può considerarsi canonico nel franchise di Gears Of War.

E’ solo nel terzo atto che il filone narrativo letteralmente esplode, con una sequela di colpa di scena azzeccatissimi che riportano il titolo sui giusti binari. Non a caso questo punto coincide con il ritorno sulla scena di Marcus, padre di un protagonista smarrito e fondamentalmente anonimo (al contrario dei compagni Del e Kait, carismatici e ben inseriti nel contesto): fin dai primi minuti infatti, appare chiaro ai fan di vecchia data che la figura di JD non può in alcun modo competere con quella del Fenix Senior, il quale non ha timore di diventare il padrone assoluto della scena, anche se non direttamente controllato dal giocatore.

In questo gli sviluppatori hanno fallito a metà, da un parte non riuscendo nemmeno ad avvicinarsi alla compattezza e perfezione costituita dal primo gruppo di eroi Gears del 2006, dall’altra mettendoci fortunatamente una pezza ed inserendo nella storia Marcus Fenix e tutta la sua ingombrante personalità. La software house canadese ha cercato di osare, di proporre qualcosa di nuovo, ma mai fino in fondo: il risultato è un’opera che, almeno nella campagna principale, è del tutto similare a quanto già visto nella prima trilogia.

Horde 3.0 - Boss Wave
Horde 3.0 – Boss Wave

Apprezzabili le principali novità del titolo, come le nuove armi, tutte ben caratterizzate e innovative, in grado di spostare gli equilibri di ogni singolo scontro, soprattutto selezionando le difficoltà più elevate.

Mentre i nuovi nemici, le creature dello Sciame, sono riuscitissimi dal punto di vista narrativo, ma un po’ meno da quello del gameplay, risultando a conti fatti non dissimili dalle Locuste originali. Capace di evolversi assorbendo le peculiarità biologiche del nemico defunto, lo Sciame non riserva specifiche sorprese e le differenti tipologie di avversari finiscono per ripetersi senza un ordine specifico, tranne sporadiche eccezioni.

Una piccola sorpresa è rappresentata dalle forze militari robotiche del COG, che affronteremo nelle prime ore di gioco; nonostante eliminare un ammasso di metallo sia molto meno soddisfacente che spappolare un cranio alieno, dobbiamo ammettere che rappresentano un’aggiunta indovinata, soprattutto per la particolare tenacia con cui sostengono lo scontro diretto, mentre ci ordinano con apatica calma di fermare le ostilità. Insomma, nelle dieci ore necessarie a terminare la campagna assistiamo a non pochi momenti di puro godimento videoludico, di tensione, e perché no, anche di impatto emotivo. D’altro canto si insinua il pensiero che The Coalition non abbia avuto l’audacia di fare quel passo in avanti che tutti ci aspettavamo, limitandosi a riutilizzare una formula sì vincente, ma che ormai non riesce più a stupire.

Il multiplayer di Gears Of War 4 non delude ed i 60fps garantiscono una frenesia senza precedenti

Sappiamo tutti però, che uno dei punti di forza della saga è il comparto multiplayer competitivo, rafforzato in questa edizione dal ritorno della modalità Orda, apprezzatissima dai fan e tornata in versione 3.0.

Nonostante alcune difficoltà di matchmaking nei primi giorni di prova, il multiplayer di Gears Of War 4 non ha minimamente deluso. Tornano tutte le modalità più amate dalla vecchia guardia, come Deathmatch a Squadre e Re della Collina, ma con qualche interessante aggiunta, tra cui spicca senza dubbio Corsa agli Armamenti, in cui tutti i giocatori partiranno con lo stesso equipaggiamento in dotazione e man mano che elimineranno gli avversari passeranno da un’arma all’altra fino ad esaurirle tutte.

Anche qui Gears Of War 4 non si discosta troppo dalla formula originale, ma in questo caso va benissimo così: il Versus mode funziona alla grande e grazie ai 60 FPS fissi, ogni match ne guadagna in frenesia e velocità. Peculiarità che per i giocatori alle prime armi si traduce inevitabilmente in un impedimento quasi sconfortante, che si supera solo col tempo e tanta pazienza.

Il multiplayer di Gears Of War è feroce e spietato, non conosce l’incertezza né l’incompetenza e punisce entrambe in modo crudele. Ma una volta padroneggiato quello che è il miglior gunplay TPS di sempre, le soddisfazioni non tarderanno ad arrivare.

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La personalizzazione del proprio alter-ego è stata ripensata da zero ed ora è possibile scegliere il proprio beniamino tra molte facce note, selezionare la skin più adatta e successivamente le armi che si vogliono portare in battaglia, anch’esse modificabili esteticamente. Ad ogni vittoria corrisponderà un aumento dell’esperienza generale ed una piccola somma di denaro virtuale, che può essere speso per acquistare singole aggiunte o pacchetti di “carte” assortiti (tipo quelli di PvsZ o FIFA).

Da questi ultimi possono uscire delle skill card particolarmente utili, da inserire nel proprio profilo prima di ogni partita: il loro impiego va dall’aumento di punti esperienza dopo determinati match, alla maggior efficacia delle armi e così via, proprio come se fossero delle sfide da completare, però con la possibilità di selezionare quelle più consone al nostro tipo di gioco. Una mossa ingegnosa, che pur non alterando irreparabilmente i canoni della serie, riesce ad aggiornare il comparto multiplayer secondo i dettami odierni.

Anche la tanto attesa Orda si riconferma essere un caposaldo più che necessario all’integrità di Gears Of War 4 e  bravissimi i ragazzi del team di sviluppo a capirlo per tempo. In questa prorompente modalità, la cooperativa tra più giocatori assume un significato tutto nuovo, grazie all’elevata difficoltà di fondo e alla giusta architettura delle mappe disponibili che forzeranno i protagonisti a orchestrare complesse tattiche difensive, cercando di resistere all’assalto il più a lungo possibile.

Il sistema di ricompense è gestito in maniera egregia e ben si sposa con la progressione delle ondate, giustificando le sue peculiarità, legate esclusivamente alla modalità Orda. Non essendoci moltissima gente online durante la nostra prova, il gioco spesso colmava le squadre con bot gestiti da un’intelligenza artificiale attenta e quasi sempre letale, indizio di uno sviluppo attento a non ripetere gli errori del passato. Ciò ovviamente non va a sbilanciare l’equilibrio delle partite, ma anzi il più delle volte riesce a non farci sentire penalizzati per l’assenza di giocatori umani.

Il gioco è visivamente incredibile, merito della cura maniacale di ogni aspetto tecnico da parte di The Coalition

A questo punto è però doveroso spendere qualche parola per decantare la bellezza visiva della nuova produzione Microsoft, tanto che se ne resta affascinati e coinvolti. Fin dai primi momenti di gioco si intuisce quanto si sia puntato sul fattore grafico, con un Unreal Engine 4 in gran spolvero che delizia la vista con modelli poligonali rifiniti e ultra realistici, dettagli infinitesimali riportati con estrema cura su schermo e effetti particellari e luminosi senza paragone su Xbox One.

Le cut-scene sono visivamente incredibili, merito di un artificiale naturalismo che permea volti ed espressioni di tutti gli interpreti, anche di quelli secondari, regalando al giocatore momenti emotivi ad alto coinvolgimento. Anche la maggior parte degli ambienti risulta stupefacente, con un sapiente gioco di luci ed ombre, che soprattutto “al chiuso” dimostra la totale propensione della software house alla cura maniacale di ogni aspetto tecnico.

Unica nota stonata è rappresentata dal comparto sonoro, in particolare dal doppiaggio italiano che inspiegabilmente cambia (per la seconda volta) la voce di Marcus Fenix; il personaggio si trova purtroppo una voce molto più giovane e “pimpante” rispetto al passato, nonostante nel gioco abbia 25 anni in più rispetto al terzo capitolo. Uno strafalcione in fondo perdonabile, che però dimostra per l’ennesima volta con quanta superficialità viene gestito il doppiaggio videoludico nel nostro paese.

 

Conclusioni

Gears Of War 4 non rappresenta il giro di boa che qualcuno si aspettava. E’ piuttosto il “The Force Awakens” videoludico, un capitolo che sobbarcato da responsabilità (e paura di fallire?) preferisce intraprendere la via più facile, la via sicura, rinunciando però ad una rivoluzione che se ben fatta, avrebbe sicuramente giovato alla serie.

Non vogliamo dire che questo abbia penalizzato Gears of War 4: chi da sempre apprezza la saga Microsoft, avrà pane per i suoi denti e budella aliene per il suo Lancer. La campagna manca di guizzi creativi e di vere sorprese, ma rimane godibile e avvincente, soprattutto se affrontata a difficoltà elevate e insieme ad un amico, mentre il comparto multigiocatore offre una marea di possibilità diverse, con tante piccole novità ben mescolate nell’insieme che riescono ad accontentare qualsiasi esigenza.

Cosa più importante: Gears Of War 4 diverte, e tanto. Pad alla mano sarà come se gli anni non fossero mai passati, come se quel vecchio fucile fosse sempre stato lì ad aspettarvi, senza mai arrugginirsi. Ci avrebbe fatto piacere una maggiore intraprendenza da parte di The Coalition, e ce lo aspettavamo davvero dopo l’ottimo successo del remake dello scorso anno! Ma il team canadese non ha rischiato e la storia probabilmente gli darà ancora ragione. In fondo, squadra che vince non si cambia. E finché in squadra hai un certo Marcus Fenix…

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