San Francisco – Annunciato in via ufficiale da meno di una settimana, Genesis Alpha One è esattamente quel genere di sorpresa che non ti aspetteresti di trovare presso il booth di Team 17. Non per demeriti del longevo Publisher statunitense, che anche quest’anno vanta delle frecce al proprio arco mica da ridere: diciamo che, in un contesto allegro e spensierato come quello delineato da Yooka-Laylee o The Escapists 2, trovarsi con un titolo dai temi così maturi e così dichiaratamente “survival” è stata una piacevole rivelazione. Sviluppato dai ragazzi di Radiation Blue, Genesis Alpha One si trova al momento in uno stato altamente embrionale, con una release date fissata ad una data non meglio precisata del 2018 su PC, Xbox One e PS4: nessuna release per Switch è prevista al momento, laddove “l’interesse del team di sviluppo, per ora, è concentrato sulle piattaforme di maggior distribuzione“.
Genesis Alpha One dipinge un futuro ragionevolmente catastrofico per il pianeta Terra, con gli umani prossimi all’estinzione causa un tracollo globalizzato del pianeta e, proprio per questo, decisi ad affidare il tutto per tutto ad un fantascientifico progetto bio-genetico, per l’appunto il progetto Genesis: l’obiettivo è semplice, raccogliere un quantitativo ragionevole di campioni di DNA umano, conservarli in un’astronave speciale e partire alla ricerca di un nuovo habitat, da cui la razza umana può ricominciare una seconda volta. Una sceneggiatura magari non originalissima agli occhi degli amanti viscerali della fantascienza, specie quella più letteraria, ma sicuramente una fonte di buone idee da applicare con un pizzico di astuzia ad un gameplay che, sulla carta, appare estremamente poliedrico.
Questo perché, a ben vedere, Genesis Alpha One è un survival in prima persona con elementi tattico/strategici, arricchito da fasi di esplorazione e da sezioni di costruzione spaziale. Il tutto, è bene ricordarlo, a tema roguelike: in una navicella piena zeppa di DNA non poteva certo mancare una macchina dedicata alla clonazione umana. E fintanto che avremo nostri cloni disponibili a bordo, potremo dormire sogni tranquilli: dovesse il nostro alter ego perdere la vita, il primo suo clone in fila ne erediterà ruolo e inventario. Fatta questa doverosa premessa, appare dunque evidente lo sforzo dello sviluppatore di far incastrare pezzi all’apparenza slegati uno dall’altro, creando un meccanismo composto da svariati ingranaggi che richiede un lavoro certosino affinché il tutto non si intoppi. Ci sono riusciti? Beh, allo stato attuale è impossibile trarre delle conclusioni definitive: diciamo che sì, Radiation Blue ha messo in piedi un’idea tanto ambiziosa quanto accattivante. E di buone premesse non ne mancano affatto.
Dell’aspetto roguelike del titolo abbiamo già accennato il discorso principale: trattandosi di una missione tutto tranne che facile, passibile di esplosioni, contagi alieni o attacchi di creature nemiche, il rischio di morire nello spazio non è certo trascurabile. Il segreto è dunque la clonazione, una sorta di fabbrica di equipaggio che potrà essere assegnato a varie mansioni all’interno dell’astronave (è persino possibile creare un bar, con tanto di ballerine di pole dance al proprio interno): la cosa divertente, tuttavia, coincide con la possibilità di ibridare il DNA umano con quello recuperato dalle carcasse degli alieni abbattuti: questo non solo garantirà un avanzamento tecnologico dell’equipaggio, ma permetterà di scoprire nuove razze umanoidi dai tratti extra-terrestri e, proprio per questo, potenzialmente più forti, resistenti o adatti a compiti specifici (prima che ce lo chiediate sì, ci sono gli Aracnoidi). Certo, la ricerca ha un costo di risorse non trascurabile: ecco che sarà dunque necessario recuperare un equipaggio di esploratori volenterosi e spedirli su qualche pianeta vicino alla ricerca di oggetti utili. Volendo, potremo partire in loro compagnia, magari coprendo le loro spalle qualora ci si ritrovasse in pianeti particolarmente ostili – l’esplorazione, a tal riguardo, sarà ragionevolmente libera, ma gli sviluppatori hanno apertamente detto di non aspettarsi un grado di libertà come quello di No Man’s Sky. Raccolte le risorse si torna tutti felici a casa? Beh, forse…
Non sarà così raro ritrovarsi in situazioni particolarmente delicate, con un buon bottino nel cargo ma un paio di alieni furibondi alle calcagna. O, ancora peggio, con agenti batterici o virali di origine aliena in grado di decimare l’equipaggio in men che non si dica. Nel caso di presenza “fisica” di alieni, toccherà imbracciare il fucile e far piazza pulita degli ostili, prima che essi si infiltrino negli anfratti dell’astronave distruggendo (nel vero senso della parola) cavi, circuiteria e apparecchiature elettroniche: più il tempo passa, più il danno inflitto alla nave diventa critico, fattore che può portare ad un triste epilogo se non “curato” tempestivamente (nel corso della demo, ad esempio, ci siamo ritrovati con mezza astronave ad un passo dall’esplosione). Nel caso di contagio beh, avete fior fiore di scienziati a bordo: costruite un laboratorio e fateli lavorare senza sosta.
Esatto, costruite… L’ultimo interessante aspetto di Genesis Alpha One è la possibilità di creare nuove aree della propria astronave, a patto dia vere sufficiente risorse per farlo. Mandate spesso in missione i vostri uomini a recuperare oggetti? Allora forse è il caso di creare un magazzino per stoccare la merce. E perché non creare lì a fianco, con un minino di architettura tattica, un area di raffineria per estrarre le risorse più preziose? Le nuove aree devono essere interconnesse al resto della navicella con appositi corridoi: occhio a non creare strutture eccessivamente labirintiche, in caso di infestazione aliena potrebbero essere guai seri. Allo stesso modo potrete creare un laboratorio scientifico, per clonare come se non ci fosse un domani (e qui, in effetti, poco ci manca) o progredire nello studio delle razze, darvi alla pazza gioia nel citato bar o creare un armeria piena zeppa di gingilli interessanti, con cui dare il benvenuto agli alieni ostili (quelli buoni no, per loro c’è il pub con vista interstellare).
I limiti di questa produzione? A ben vedere, chiudendo un occhio su un comparto tecnologico ancora leggermente incerto che soffre di cali di frame rate e tearing evidente (e vabbè, stiamo parlando di un alfa con nemmeno undici mesi di sviluppo), i limiti maggiori di questo gameplay super composto ricadono, almeno per ora, sulla componente combat. Le fasi sparatutto di Genesis Alpha One non sono sbagliate, per intenderci, ma non hanno nulla di davvero peculiare in grado di distinguersi dal restante marasma di “shooting in space” di cui l’industria è piena. Al momento questa meccanica appare ancora basilare, rifinita al minimo giusto per dare un assaggio fugace della potenzialità, ma nulla di più. Siamo fiduciosi di vedere qualcosa di più “sostanzioso” già nei prossimi mesi.
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