Ghost of Tsushima è stato un successo relativamente inaspettato. Ben oltre le sue oggettive qualità, la creatura di Sucker Punch ha saputo convincere il pubblico, ancor più e prima della critica. Dopo aver accumulato innumerevoli premi e venduto milioni di copie in tutto il mondo, la produzione firmata Sucker Punch e Sony è stata riconosciuta come uno dei maggiori successi dello scorso anno, un trionfo garantito in primis da una direzione artistica sublime, capace di tratteggiare uno scenario suggestivo, maestoso, poetico.
A poche ore dal debutto della Director’s Cut (non lo avete ancora acquistato? Basta un click per farlo sullo shop online di GameStop), ad un paio di giorni dalla nostra recensione di questa nuova versione del gioco, ci sembrava doveroso rendere onore alla produzione Sony e ricordare brevemente perché, nonostante le sbavature e gli innegabili difetti (li abbiamo elencati e commentati tutti all’epoca), ci ha tanto divertito e appassionato.
Ecco quindi cinque motivi per cui Ghost of Tsushima è superiore alla somma delle sue singole qualità e perché occupa un posto speciale nel nostro cuore da videogiocatori.
1 Se non puoi andare in Giappone, il Giappone viene da te
Innegabilmente, il periodo storico in cui è stato pubblicato Ghost of Tsushima ha giocato a favore della produzione Sony. Lo scorso anno, di questi tempi, il gioco aveva esordito da circa un mesetto e il nostro Paese si concedeva una piccola pausa tra un lockdown e l’altro.
Nonostante qualche piccola vacanza, i viaggi annullati a causa del COVID sono stati innumerevoli e soprattutto chi sognava il Giappone, magari dopo aver progettato il viaggio per anni, è andato incontro ad una gigantesca delusione, impossibilitato a partire.
I mondi virtuali dei nostri amati videogiochi non potranno mai sostituire il mondo reale, non c’è dubbio, ma innegabilmente Ghost of Tsushima è riuscito nell’impresa di farci respirare un po’ d’aria d’Oriente, vuoi per i suoi paesaggi mozzafiato, vuoi per le pillole di cultura nipponica infuse nella trama, vuoi perché chi è cresciuto a pane e film di Kurosawa avrà avuto più di una reminiscenza giocandoci.
2 Già, Kurosawa
Il comparto artistico di Ghost of Tsushima è indiscutibilmente tra i principali pregi del gioco. Correre, o combattere sul bordo di una scogliera, sotto una pioggia di foglie dorate, mentre il sole tramonta sull’Oceano e il vento piega i fili d’erba delle pampas, è qualcosa che difficilmente si dimentica e che a fatica non si decide di fotografare richiamando al volo la modalità preposta al compito.
Gli sviluppatori, tuttavia, hanno saputo andare oltre, offrendo qualcosa di più al proprio pubblico. Senza alcuna intenzione di celare la principale fonte d’ispirazione della loro creatura, hanno difatti inserito nel gioco il così detto Filtro Kurosawa che oltre ad imporre il doppiaggio in giapponese, decolora personaggi e paesaggi, donandogli un’affascinante e ammaliante gradazione di bianco e nero che strizza l’occhiolino alle tante pellicole dell’omonimo regista nipponico.
Solo per veri appassionati.
3 Samurai o ninja?
Sebbene nei piani iniziali del team di sviluppo l’approccio alla battaglia del buon Jin, protagonista di Ghost of Tsushima, avrebbe comportato variazioni alla trama di un certo peso, una volta pubblicato il gioco questa feature è stata completamente bypassata.
Tra tutti questo è certamente il più grande rammarico che la produzione Sony si è trascinata appresso tutto questo tempo.
Fortunatamente non tutto è andato perduto, dal momento che è comunque possibile scegliere in che modo togliere di mezzo i propri avversari, se viso a viso come farebbe un samurai, se agendo nell’ombra e colpendo alle spalle, se alternando entrambi gli stili di combattimento in base alle situazioni.
Il gioco non impone alcun limite, il che rende estremamente malleabile il gameplay, adattando l’esperienza a qualsiasi palato ed esigenza.
4 Difficile quanto basta
Se Dark Souls ha dimostrato quanto possano piacere i videogiochi difficili, c’è una bella fetta di appassionati che mal sopportano la filosofia a senso unico imposta da From Software. Per quanto attratti da un comparto artistico ispiratissimo e da una lore ricca di suggestioni, senza il giusto grado di applicazione e abilità con pad nessuno può sperare di completare il gioco.
In questo senso, Ghost of Tsushima rappresenta l’ideale quasi perfetto. Non solo presenta diversi livelli di difficoltà, ma l’avventura stessa propone nemici di abilità ed equipaggiamento differente con cui tenersi sempre impegnati. Jin non è imbattibile e solo imparando a conoscere le tecniche in possesso del proprio avatar si può sperare di avere la meglio anche nel più semplice degli scontri. Eppure la battaglia non è mai sbilanciata in termini di difficoltà.
Anche nelle situazioni più disperate, difatti, il nostro può ricorrere all’utilizzo di tecniche speciali, gadget od optare per una fuga strategica, che gli possa permettere di nascondersi così da eliminare qualche avversario di troppo nell’ombra.
Chi cerca la sfida la troverà insomma. Ma chi vuole solo arrivare infondo alla storia, potrà farlo pur non senza essersi impegnato almeno un po’.
5 Un’isola grande, ma non dispersiva
Tra i più grandi pregi di Ghost of Tsushima va certamente annoverata la mappa. Tsushima, oltre ad essere un’isola paesaggisticamente parlando mozzafiato, è anche l’ideale per ambientarci un action open-world. A differenza di molte ambientazioni simili, è di dimensioni relativamente contenute ed è tutt’altro che dispersiva.
Ad ogni passo ci si imbatte in nuovi luoghi d’interesse, accampamenti da liberare dalla presenza dei mongoli, villaggi ricchi di collezionabili o risorse da recuperare.
Come se non bastasse, la mappa del gioco è priva di chissà quali ostacoli naturali che costringono il protagonista a lunghi (e noiosi) tragitti per raggiungere la location desiderata. Sentieri nascosti, montagne da scalare e grotte da scovare non mancano di certo, ovviamente, ma attraversare l’isola da parte a parte è un’operazione relativamente semplice, che prevede ben poche deviazioni.
Una vera goduria.
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