Los Angeles – Tutto ci saremmo aspettati nel futuro di Sucker Punch, tranne un qualcosa come Ghost of Tsushima, un progetto sicuramente ambizioso e discusso (internamente, in primis, tra poco vedremo perché), che punta a proporre qualcosa di familiare, ma al contempo fresco e visivamente impressionante. La base è quella a cui loro stessi ci hanno abituato, l’action di stampo open-world, con un riassunto in pixel del Giappone più selvaggio e incontaminato, quello immerso nel verde, quello tutt’uno con la natura, quello dell’onore da lavare nel sangue.
Non c’è solo l’isola di Tsushima, antico punto nevralgico commerciale, anche se è lì che sono iniziati i sopralluoghi del team per catturare tutta l’essenza di quei luoghi, anche perché il team non ha velleità di raccontare tutta la Storia, quella vera: vuole raccontare quella del samurai Jin Sakai, onorevole guerriero costretto a violare il Bushido e sopravvivere ad ogni costo accantonando le questioni più auliche tipiche dei suoi simili (ma potenzialmente letali) per un bene più grande. A mali estremi, estremi rimedi, e l’invasione mongola del 1274 non offre seconde chance.
Compromessi, insomma, condivisi tanto dal protagonista quanto dal team, che da una parte punta a lasciare il segno nei cuori del pubblico moderno, ma dall’altra sente un peso non indifferente: perché uno studio di Bellevue, ai confini estremi d’Occidente, dovrebbe arrogarsi il diritto di raccontare una storia così orientale, così radicata nella cultura nipponica? Ne hanno parlato più volte con Sony, ma anche internamente, perché una simile “appropriazione” non è da affrontare a cuor leggero, e ce lo ha ribadito più volte nel corso del nostro appuntamento a Los Angeles il buon Chris Zimmerman, co-fondatore di Sucker Punch: vogliono assicurarsi che ogni minimo dettaglio, anche il più infimo, inclusi i kanji, le incisioni, le armi, le armature, sia corretto e coerente. Al contempo però, è bene precisarlo: non intendono sostituirsi ad un team radicato nel paese del Sol Levante. Una scelta che gli fa onore, ma che al contempo a quali risultati porterà?
Quanto mostrato finora però non può che farci ben sperare. Graficamente Ghost of Tsushima, l’avete visto, è semplicemente mostruoso: migliaia di fili d’erba, fiori e foglie agitati dal vento, una cura estrema per i dettagli dell’armatura di Jin e dei nemici, e un primo sguardo al vasto mondo di gioco (o comunque ad una porzione dello stesso), che si perde a vista d’occhio al nostro arrivo nella prateria di Otsuna. Sullo sfondo ci sono altri campi sterminati, montagne, foreste, focolai della guerra che incombe, e sulla sinistra un piccolo tempio dove c’è l’obiettivo della nostra missione, un monaco da trarre in salvo, il cui carisma potrà certamente rivelarsi utile in quei tempi di disperazione e fede vacillante. Non è della stessa idea Masako, alleata del protagonista, ma assetata di vendetta nei confronti di quel suo stesso obiettivo, reo di aver danneggiato la sua famiglia: ecco i motivi all’origine del maestoso duello “finale”, almeno per la demo, s’intende, in quanto Masako è solo uno dei condottieri che Jin incontrerà sul suo cammino, ognuno con una storia da raccontare, intrisa di quei valori di cui il Giappone feudale stesso era intriso.
Lato tecnico, c’è davvero poco da recriminare a Sucker Punch, almeno per il momento: solo i movimenti di Jin ci paiono innaturalmente veloci (ma forse è solo un’impressione), mentre elementi come le gocce di sangue che coprono la katana del protagonista o le foglie sono tutti calcolati in tempo reale, e vedere quest’ultime muoversi coerentemente in base ai passi eseguiti dai due guerrieri sul campo di battaglia improvvisato e rosso anch’esso proprio come il sangue è un vero piacere per gli occhi, un po’ come il comparto grafico nella sua interezza, tutto a giovamento di un’atmosfera che pare già da ora incredibile. E sì, ci sarà un HUD, ma ancora non sappiamo com’è. Ci piacerebbe dirvi di più, ma Sony e Sucker Punch hanno preferito giocare sul sicuro e limitarsi ad offrire qualche dettaglio extra già menzionato tra queste righe, e nulla più.
Il primo impatto con il gameplay di Ghost of Tsushima è stato sicuramente positivo, ma sono ancora tante le domande che ci ronzano in testa: quanto profondo e tecnico sarà il combattimento? Quanta libertà d’approccio avremo? E l’I.A. si presterà alle nostre silenziose tattiche? Un capitolo a parte ci vorrebbe per i soli, soliti dubbi legati ad una struttura a mondo aperto, croce e delizia di tanti giochi, soprattutto quelli con un occhio di riguardo sulla narrazione. Sucker Punch se ne intende, questo è poco ma sicuro, anche se siamo curiosi (e solo un pizzico spaventati) di vedere come si comporterà con un materiale così delicato, sotto più punti di vista, ma anche abbastanza abusato. Le premesse per una nuova esclusiva PS4 davvero memorabile, comunque, è inutile dirlo: ci sono tutte.