Ci sono delle saghe videoludiche non sempre sotto i riflettori ma estremamente presenti, non solo nell’immaginario collettivo ma anche (e soprattutto) a livello di game design. Per me, una di queste serie è sicuramente Ghosts ’n Goblins, un terribile e brutale Behemoth in pixel che ho imparato a conoscere nelle sale giochi affollate dei primi anni ’90. Nato nel 1985, Ghosts ’n Goblins è la storia di Arthur, un cavaliere, che deve salvare la sua principessa (come un idraulico qualsiasi) rapita da un crudele demone che la tiene imprigionata nella sua terra (non per altro il nome originale del titolo è Makaimura, ovvero “villaggio del mondo demoniaco”).
Sostanzialmente rappresentava uno dei giochi più difficili con i quali mettersi alla prova e sfidare le proprie capacità a suon di monetine sonanti. Inutile dirvi che salvo rari casi, il gioco vinceva sempre sui vostri soldi, mettendovi in mutante come Sir Arthur dopo qualche decina di minuti di botte demoniache. Tutto questo discorsone per dirvi che Ghosts ’n Goblins è tornato, questa volta sulla nostra Nintendo Switch, pronto a farci tirare giù tutto il calendario gregoriano, e già che ci siamo anche un po’ di quello giuliano. Sì, perché è davvero inutile menare il can per l’aia senza dirvi immediatamente e ineluttabilmente che questo è uno dei giochi più difficili su cui abbia mai messo le mani. Un capolavoro di frustrazione, rabbia e game over continui che lo rendono un degno successore dei capitoli precedenti conosciuti oltre vent’anni fa nelle sale giochi.
Ghosts ’n Goblins Resurrection è un’ode al passato, una sorta di memento per tutti coloro che hanno provato quel periodo e un banco di prova bello tosto per tutti quelli che invece non l’hanno provato. Iniziamo dal primo approccio e dal menù spartano del gioco, che ci mette a disposizione quattro livelli di difficoltà per immergersi nell’avventura di Sir Arthur e sono, in ordine decrescente: Leggenda, Cavaliere, Scudiero e Paggio. Quest’ultimo è il livello più semplice, il quale se selezionato esclude il giocatore dal vedere l’intero gioco. Sostanzialmente, persino la scelta delle difficoltà è in qualche modo crudele. E non pensate che la difficoltà paggio sia una passeggiata: anche la più semplice via per affrontare Ghosts ’n Goblins Resurrection richiederà lacrime e sangue.
Uno dei giochi più difficili su cui abbia mai messo le mani
L’operazione effettuata da Capcom per il revival di uno dei suoi brand più iconici del passato è sicuramente riuscita, complice l’aggiunta della modalità cooperativa. Esatto, stavolta potrete affrontare il mondo demoniaco in due: uno controllerà Sir Arthur, l’altro utilizzerà sostanzialmente tre spiriti (i tre saggi) denominati Archie, Barry e Kerry (che stanno per “arch platform”, “Barrier” e “Carry”) in grado di aiutare il cavaliere nella sua impresa. Come? Beh creando una barriera, una piattaforma o trasportando Arthur in determinati momenti di gioco scelti dall’utente che utilizzerà il secondo pad. Una svolta interessante che va ad arricchire un gameplay oltremodo difficile con un’aggiunta che rende le cose (leggermente) più semplici. Non lo ripeterò mai abbastanza: Ghosts ’n Goblins Resurrection è di una brutalità disarmante, difficile oltremodo anche a bassi livelli. Se poi volete provare la follia di cimentarvi in modalità Leggenda, potete scordarvi i checkpoint o la modalità co-op per prendere più punti (al prezzo della vostra sanità mentale).
Fortunatamente da Capcom non sono (così tanto) sadici, e hanno lasciato la possibilità al giocatore di “aggiustare” la difficoltà “on the fly” in caso il livello sia troppo ostico. Sostanzialmente possiamo passare a una modalità più semplice mentre stiamo giocando, in modo da abbassare un pelo il livello di frustrazione necessario per superare un determinato livello. Devo dirvi, senza paura di essere smentito, che finire un livello in Ghosts ’n Goblins Resurrection, a prescindere dalla difficoltà selezionata, è un’esperienza altamente gratificante per ogni giocatore. Vorrei consigliare a tutti di farlo, ma capisco anche che l’elevatissima curva di apprendimento possa scoraggiare i più. Ma andiamo avanti. Il level design è ispirato al passato, con poche novità sostanziali. Sir Arthur si muoverà attraverso ambientazioni a scorrimento orizzontale, alcune evocative e belle da vedere, altre meno ispirate e più noiose (per modo di dire).
A volte avrete a sensazione che il gioco sia fatto apposta per farvi sbagliare, trarvi in inganno, farvi perdere un pezzo di armatura o la vita. Beh, è proprio così. Ghosts ’n Goblins Resurrection stuzzica costantemente il giocatore con piattaforme fuori ritmo, trappole semi-invisibili e via dicendo. C’è grazia in tutto ciò, anche se forse alcuni passaggi avrebbero potuto essere meno frustranti. Per questo Capcom ha pensato anche a un minimo di crescita del personaggio, con due piccoli alberi delle abilità (umbral tree) per ampliare le capacità di Sir Arthur a patto che questi raccolga abbastanza umbral bees, una sorta di risorsa/collezionabile sparsa durante il gioco e, ovviamente, difficile da prendere. Certo, questa specie di skill tree non è molto gradito ai veterani della serie, ma d’altronde anche la corazza di Arthur adesso ha più strati prima di finire in mutande, e ciò è un bene data l’incredibile difficoltà del gioco. Inoltre, questa piccola aggiunta rende un’opzione il rigiocare Ghosts ’n Goblins Resurrection, anche se saranno in pochi a voler riprovare questo bagno di sangue digitale (ma se siete tra quelli, avete tutto il mio rispetto). Concludiamo il tutto rivelandovi l’esistenza dei livelli ombra, una sorta di rivisitazione più complessa dei livelli già completati che potrete affrontare, casomai non vi sentiate abbastanza frustrati, una volta terminati quelli “normali”.
Il revival di uno dei brand più iconici del passato
Arriviamo poi all’estetica del gioco. Molti si sono lamentati dopo i primi trailer, questo lo so bene. Tuttavia la direzione artistica di questo capitolo non mi è dispiaciuta, anche se non mi ha nemmeno entusiasmato. Insomma, la scelta di Capcom di rimanere fedeli al gameplay originale stravolgendo di poco lo stile visivo del gioco alla fine si è rivelata vincente, e nonostante qualche piccola (ma palese) bruttura, il gioco è gradevole e il suo comparto grafico vi conquisterà lentamente. Concludiamo la recensione spendendo due parole sul comparto audio, composto da Masato Kouda e Kento Hasegawa, a sua volta ispirati dalla colonna sonora originale del gioco uscito nel 1985. I toni oscuri e frenetici della soundtrack si sposano molto bene con il giocato e accompagnano l’utente in questo calvario videoludico che sa anche essere estremamente gratificante.
La tosta ma godibilissima rinascita di Ghosts ’n Goblins Resurrection si lascia apprezzare anche altrove: dopo averla provata su Nintendo Switch, abbiamo fatto un giro anche su PS4 (una delle piattaforme sui cui è disponibile dal primo giugno, oltre a Xbox One e PC), potendo così constatare la bontà e malleabilità del RE Engine, che anche sul grande schermo riesce a rendere meravigliosamente il peculiare stile artistico del gioco. L’esperienza resta la medesima, quindi non c’è molto da aggiungere o segnalare, oltre al mancato supporto al DualSense di PlayStation 5 (dove lo abbiamo effettivamente provato): sarebbe stata un’aggiunta niente male, ma non scalfisce minimamente il valore del gioiellino di Capcom, arduo e punitivo ovunque lo giocherete. Anzi, con un DualShock 4 o un controller Xbox, avrete anche maggiore controllo rispetto ai non sempre impeccabili Joy-Con. Insomma, nel caso siate felici utenti multipiattaforma, avrete seriamente l’imbarazzo della scelta in fase di acquisto di Ghosts ’n Goblins Resurrection, dovendo decidere tra controlli più precisi, o l’indubbia comodità di poterlo giocare in totale mobilità. Ma una cosa è certa: se siete amanti di esperienze difficili e appaganti, meglio ancora se vecchia scuola, non dovete né potete lasciarvelo sfuggire. Versione PS4 a cura di Icilio Bellanima. |
Dopo qualche ora insieme a Ghosts ’n Goblins Resurrection vi sentirete frustrati ma anche gratificati per aver superato quella sorta di pressure test per la vostra pazienza progettato da Capcom. Il titolo è estremamente difficile e frustrante, ma anche bello e soddisfacente. Dopo aver affrontato il mondo demoniaco, gli altri giochi vi sembreranno tutti più facili, sempre. E ditemi voi se questo non è un bellissimo traguardo per un videogame. Comunque, con un level design fedele all’originale e qualche simpatica trovata come la modalità cooperativa, Ghosts ’n Goblins Resurrection è un titolo interessante che farà la felicità degli aficionados dell’originale. Tuttavia, l’elevatissima difficoltà tende a isolarlo dall’utenza mainstream, la quale è facilmente spaventata dalla minaccia della frustrazione continua. Un’ottima colonna sonora vi guiderà attraverso tutta l’avventura di Arthur, che risulterà magari non sempre ispirata ma di sicuro mai scontata, complice uno stile artistico particolare che però può non piacere a tutti. In sostanza, si tratta di un titolo per appassionati o per chi ha davvero voglia di mettere alla prova i muscoli delle dita (e del cervello) con una grande sfida. Ottimo lavoro, Capcom. |
Commenti