Generalmente, quando Shinji Mikami, già padre di Resident Evil e Dino Crisis, sale su un palco, si ha l’istintiva tendenza di starlo a sentire, certi che in un modo o nell’altro stupirà il suo pubblico con effetti speciali. Del resto, basta una veloce ispezione del suo curriculum per accorgersi che il game designer nipponico vanta la paternità di grandi e piccoli capolavori che hanno puntualmente rivoluzionato il mondo dei videogiochi. Oltre ai titoli già citati, basterebbe nominare Devil May Cry per comprovare la sua importanza nella storia del medium, ma solo analizzando con maggior attenzione la sua carriera, si può avere un’effettiva prova della sua ecletticità.
Produzioni come P.N.03 Viewtiful Joe, God Hand e il mai troppo lodato Vanquish (compratelo subito su GameStop se non lo avete mai giocato!), senza considerare il suo enorme contributo in Killer7, testimoniano le capacità artistiche di uno sviluppatore che evidentemente ha ancora molto da dire e da regalare ai videogiocatori di tutto il mondo.
Restio ad essere imprigionato dal vortice dei sequel, Shinji Mikami è in procinto di offrirci l’ennesima IP nuova di zecca sbucata dal suo cilindro, espressione tutt’altro che casuale visto che Ghostwire: Tokyo ha a che vedere con la magia o, per meglio dire, con il sovrannaturale.
Mostrato per la prima volta nel corso dell’E3 2019, il titolo è un’avventura in prima persona in cui, nei panni di Akito, dovrete combattere oscure e sinistre presenze in una Tokyo apparentemente disabitata, sfruttando incantesimi e poteri dalla misteriosa provenienza per ricacciare, lì da dove sono sorti, gli ectoplasmi che minacciano di sconvolgere l’ordine naturale delle cose.
Settimana scorsa, abbiamo avuto modo e piacere di assistere ad un hands-off del gioco, una demo dalla durata di una trentina di minuti che ha fatto luce su molti aspetti della produzione Bethesda, in uscita, ora lo sappiamo, il prossimo 25 marzo.
Il primo dubbio che ci siamo definitivamente tolti grazie alla presentazione del gioco, riguarda il level design della produzione. Come era facile ipotizzare, Ghostwire: Tokyo adotta una soluzione ibrida a metà strada tra la più totale linearità e l’open world. C’è una mappa esplorabile, certo, ma non ambisce in alcun modo alla complessità e vastità raggiunta altrove. Un po’ come in alcuni episodi della serie Yakuza, la capitale giapponese si concede attraverso alcune vie, quartieri, zone più o meno ampie, ma sebbene attualmente non possiamo conoscere l’effettiva superficie calpestabile, da quanto mostrato ci sembra chiaro che sebbene sia concessa una certa libertà di spostamento, per completare missioni secondarie e scovare qualche collezionabile, per lo più si procederà lungo un percorso a grandi linee prefissato.
Nell demo mostrata, per esempio, il protagonista seguiva il sentiero tracciato sulla mappa, nonostante la presenza di anime perdute da recuperare lungo il tragitto lasciasse presagire la possibilità di dilungarsi e compiere qualche variazione sul percorso.
Dal punto di vista artistico e tecnico, Ghostwire: Tokyo promette molto bene
Già intravisto nei vari trailer rilasciati nel corso del tempo, l’hands-off ci ha dato moto di apprezzare e valutare sommariamente il Weaving, il particolare stile di lotta con cui Akito combatterà gli spiriti maligni. La visuale in prima persona, è inevitabile, rimanda più o meno direttamente ad un FPS, somiglianza di fatto confermata da quanto visto. Al posto di proiettili e fucili, tuttavia, incantesimi magici attivabili con la pressione di un diverso tasto, ognuno dei quali vincolati ad un ben definito numero di “proiettili” che è possibile ricaricare raccogliendo le anime dei nemici abbattuti.
Colpi diretti, sortilegi per abbattere gli spiriti feriti, fatture per rallentarne i movimenti e persino un arco, estremamente preciso e mortale dalla lunga distanza. Da quello che abbiamo visto, possiamo interrogarci solamente sulla complessità del control scheme, perché già da ora Ghotwire: Tokyo sembra fregiarsi di un combat system variegato e profondo quanto basta.
Oltre allo scontro diretto, inoltre, potrete anche optare per un po’ di stealth vecchio stampo, sgattaiolando alle spalle degli oscuri figuri che pattugliano le strade della metropoli orientale, così da eliminarli con un singolo agguato. La demo non ci ha dato modo di scoprire quanto possa essere più conveniente un basso profilo rispetto ad una tenzone fatto di incantesimi e anatemi, ma è certo che in alcune fasi dell’avventura il confronto diretto sarà inevitabile.
Ciò è accaduto, per esempio, durante un autentico trip che ha scaraventato Akito in uno scenario ancor più allucinato e surreale di quello che già caratterizza le strade di Tokyo, in cui non mancano elementi bizzarri e apparizioni spesso inquietanti. All’interno di un palazzo in cui ogni stanza rappresentava l’ingresso verso ambienti che poco avevano da invidiare ad un quadro di Escher, o a quanto già visto in Control per trovare un termine di paragone in ambito videoludico, il protagonista si è visto costretto ad abbattere in fretta e furia alcuni fantasmi, alternando l’esplorazione dello strambo scenario, a frenetici combattimenti.
Difficile ipotizzare se la varietà di setting sarà tale da tenere alto l’interesse del pubblico, ma tra negozi infestati, lugubri stradine nella penombra e finestre su mondi che non sembrano tenere conto delle leggi della termodinamica, la demo ci ha sicuramente affascinati.
Anche dal punto di vista artistico e tecnico, Ghostwire: Tokyo promette molto bene. Se la complessità poligonale non ci ha particolarmente impressionati, effetti luce, pulizia dell’immagine e dettagli a schermo, confermano le ambizioni next-gen della produzione. Inoltre, come già anticipato, il gioco dipinge scenari suggestivi e carichi di fascino. Persino la trama, promette bene, nonostante anche da questo punto di vista non ci è permesso sbilanciarci più di tanto. Akito è accompagnato da uno spirito rimasto ancorato alla nostra dimensione, che funge da mentore e guida, personaggio con la chiacchiera facile che offrirà consigli ed indirizzerà il nostro verso la prossima tappa del suo viaggio.
Ghostwire: Tokyo potrebbe rappresentare l’ennesimo centro nella splendida carriera di Shinji Mikami
Ghostwire: Tokyo potrebbe rappresentare l’ennesimo centro nella splendida carriera di Shinji Mikami. Naturalmente ci sono ancora molti dubbi che aleggiano intorno alla produzione, dalla varietà delle missioni all’effettiva profondità del combat system (o dovremmo parlare di gunplay?).
Ciononostante non dovremo aspettare ancora molto, prima di poter rispondere a queste domande. Il gioco è previsto per il 25 marzo su PlayStation 5 e PC. Torneremo presto a parlarvi di questo interessante esperimento.