Indie: fino a qualche tempo fa si poteva parlare di “fenomeno” e “cultura sotterranea”, mentre ormai è un qualcosa di imprescindibile all’interno dell’ecosistema videoludico. È pur sempre, però, una filosofia, un modo nuovo ed unico di approcciarsi ad un medium così complesso e ricco di sfaccettature, un sentiero sul quale anche l’idea di un solo individuo riesce a fronteggiare senza troppi problemi squadroni di game designers, artisti e sceneggiatori freschi freschi di accademia. E se anche veterani dei modelli di business “vecchia scuola” si avvicinano e si appropriano senza troppi complimenti di strumenti dimostratisi utilissimi agli sviluppatori indipendenti (come Kickstarter, o l’Early Access), vuol dire che questo ritorno alle origini si sta dimostrando più terapeutico del previsto, con un’iniezione di idee fresche e potenti in grado di mettere i bastoni tra le ruote, anche con una manciata di pixel, ai più imponenti colossi.
Forse la più dura tra le scelte, ci ha portato a proporvi come “Gioco dell’anno” tra cui scegliere una chicca crudele come Don’t Starve (al momento disponibile gratuitamente agli utenti PS4 muniti di PlayStation Plus), il poetico e profondissimo Gone Home, il ferocemente sarcastico e contorto The Stanley Parable, il lugubre Year Walk e Papers, Please, così toccante nel suo essere distopico e minimale fino al midollo. Piccoli gioielli che in un modo o nell’altro sono riusciti a lasciare un segno indelebile nel profondo di chiunque abbia avuto voglia e modo di investire le proprie risorse in queste vere e proprie “esperienze“.
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