News 19 Mag 2014

God of War Collection – Recensione

God of War rappresenta senza dubbio uno di quei franchise che gli aficionados di casa Sony – e non solo – dovrebbero conoscere a menadito a prescindere dalla propria età anagrafica. Nato su PlayStation 2 nel lontano 2005 dalla geniale mente di David Jaffe e sviluppato dai prolifici ragazzi del Santa Monica Studio, l’Hack ‘n’ Slash in terza persona ispirato alla mitologia ellenica riuscì da subito a ritagliarsi un enorme seguito di giocatori: merito di un comparto tecnologico all’avanguardia, di un tessuto narrativo appassionante, di un gameplay di larga accessibilità e, cosa non da poco, di una brutalità nei combattimenti che non conosceva rivali. Dopo quattro capitoli principali (i primi tre numerati, il quarto ribattezzato Ascension), due ottimi excursus portatili (Chain of Olympus e Ghost of Sparta) per PSP, un episodio mobile (Betrayal) su cui è meglio soprassedere e, non ultime, un paio di Collection in HD per PlayStation 3, la cricca di Kratos è finalmente pronta per l’esordio sull’handheld Sony di nuova generazione con God of War Collection, rimasterizzazione dell’omonima raccolta apparsa nel 2009 sull’ex ammiraglia nipponica contenente i due primi, indimenticabili episodi. Peccato che l’alta definizione raggiunta a suo tempo da Bluepoint Games, questa volta, sia destinata a rimanere un mito irraggiungibile.

Disponibile in formato Cross Buy per PS Vita e PlayStation 3, la “nuova” collezione firmata Sanzaru Games ripropone i natali di una delle figure più iconiche del mercato PlayStation in una inedita veste portatile. Al peso di poco più di 3 GB (qualora doveste optare per la versione digitale) sarà dunque possibile ripercorrere l’ascesa di Kratos da semplice pedina di Ares a conclamata divinità dell’Olimpo, destinata poi a perdere i poteri di Dio della Guerra in seguito a quelle classiche scaramucce da Dei che tutti noi conosciamo dai tempi delle scuole superiori. Il compromesso raggiunto dal team di sviluppo, capace di comprimere qualcosa come 16/18 ore di gioco complessive in un download a dir poco ragionevole, è uno di quelli che non lascia scampo: la vostra memory card ne uscirà sì alleggerita, ma la qualità tecnologica globale non può che uscirne drasticamente ridimensionata. Inutile girarci intorno: chiunque si aspettasse da PS Vita un’esperienza di gioco da 720p e 60 frame al secondo farebbe bene a ridimensionare le aspettative. Come i contenuti originali di entrambi i titoli sono rimasti invariati nella transizione, lo stesso vale per la veste tecnologica, che a parte il fisiologico “stretch” per adattarsi alla diagonale della portatile Sony non sembra offrire miglioramenti visivi significativi rispetto alle controparti originali.

Se questo limite non regala eccessivi fastidi in God of War 2, probabilmente uno dei titoli migliori (in ottica tecnologica, ma chiaramente non solo in quella) della Golden Age di PlayStation 2, rigiocando il capostipite della serie è difficile non accorgersi delle numerose primavere trascorse. Modellazione, gestione degli effetti speciali, collisioni e animazioni appaiono un po’ troppo old school, tanto da instillare nel giocatore qualche ragionevole dubbio: con un hardware complessivamente agile come quello di PS Vita, capace di regalare in questo biennio abbondante (e spesso sfortunato) piccoli gioielli di tecnologia e giocabilità, era davvero così difficile svecchiare l’apparato visivo del titolo e donargli una patina più accattivante, paragonabile a quella che in molti hanno apprezzato su PS3 con l’HD Collection? Le limitazioni appena elencate appaiono drammaticamente evidenti nelle cut scene, compresse al punto da apparire sgranate con una risoluzione nettamente inferiore rispetto a quella dell’ingame e, cosa forse persino peggiore, riproposte in un anacronistico formato 4:3 con bande nere laterali.

Sia chiaro che quanto premesso non inficia affatto la giocabilità del titolo, che permane ad altissimi livelli oggi come allora, né tantomeno vi impedirà di abbandonare per qualche istante il controllo di Kratos per osservare le enormi location dinamiche che caratterizzano questa Grecia tumultuosa. Molti ricorderanno infatti il teatro della battaglia contro l’Idra di God of War, colmo di navi in balia della tempesta, mostri marini affamati di carne umana e soldati che tra urla e disperazione cadono inghiottiti dalle acque, oppure lo scorcio dall’alto di Atene, con un mastodontico Ares intento a seminare morte tra le fila degli Achei contorniate da fiamme ed esplosioni in un tramonto rosso sangue. Sì insomma, tutti quegli elementi non propriamente di gameplay che hanno reso grande la creatura di Jaffe negli anni sono al proprio posto e inutile dirlo, qualche lacrimuccia ai giocatori più attempati la sapranno regalare. Peccato che, a mente fredda, ci si sarebbe aspettati qualcosina in più da questo layer tecnologico, al di là dell’oggettivamente mostruosa compressione dei dati (schiacciare due dvd dual layer in 3 GB e rotti di dati, effettivamente, è uno di quei trade-off senza scampo).

Lo stesso discorso vale per il comparto sonoro, ulteriore fiore al’occhiello delle produzioni targate Santa Monica Studios che proprio nella saga God of War trovano la propria massima affermazione: colonne sonore maestose, sonorità epiche che sottolineano momenti drammatici o struggenti, effetti sonori studiati uno per uno e campionati con una cura maniacale. L’ascolto su Vita è piacevole, per carità, ma difficilmente non noterete come musiche e voci appaiono più ovattate, piatte, prive della nitidezza e del mordente originali (e questo indipendentemente dal fatto che utilizziate un buon auricolare o meno).

Doverosa premessa tecnologica a parte, vale la pena sottolineare come ancora una volta la God Of War Collection offra – in ottica gameplay – esattamente quello che ci si aspetta da una serie di tale calibro: combattimenti serrati, meccaniche Hack ‘n’ Slash precise ed entusiasmanti, una manciata di fasi platform (specie nel primo episodio) che sapranno tirar fuori il vostro lato peggiore e, non ultima, violenza gratuita a palate. La transizione all’universo del portatile, in ottica di dinamiche prettamente ludiche, appare ancora una volta riuscita: God of War è giocabile e divertente anche senza la necessità di televisore e salotto, prestandosi al “play everywhere” senza troppi intoppi. Ovvio, la natura del gioco e la sua stessa longevità (dalle 7 alle 9 ore per capitolo, con tanto di trofeo se doveste mettercene meno di 5) difficilmente si prestano a partite mordi e fuggi di una decina di minuti al massimo, ma il buon bilanciamento dei save points così come il caricamento dei check point in seguito a morte premature, mai troppo punitivo (difficilmente dovrete riaffrontare sezioni di gioco più lunghe di un minuto) rendono il tutto estremamente fruibile anche in un contesto portatile.

Il mappaggio dei comandi sull’handheld Sony è pressoché pedissequo a quello originale su DualShock, con la sola differenza legata all’introduzione del touchpad anteriore e posteriore: il primo, per attivare la Furia degli Dei (premendo l’apposita icona una volta carica) e per switchare dalle leggendarie Spade del Caos alla Spada di Artemide effettuando un tap sul lato sinistro dello schermo, il secondo utilizzato in luogo dell’R2 mancante per aprire scrigni e porte. La soluzione implementata è funzionale e non richiede eccessivi tempi di rodaggio anche dai giocatori meno avvezzi. Chiudiamo il cerchio delle novità con l’introduzione dei trofei, presenti in quantità che definire gentile è quasi riduttivo (ne porterete a casa parecchi di “non obbligatori” anche senza volerlo) e, per la gioia dei Trophy-Busters, con un doppio platino dietro l’angolo. Considerando che sarà necessario terminare il gioco con specifici requisiti oltre che avventurarsi nelle non certo facili sfide secondarie, raggiungere il perfect score allungherà sensibilmente la permanenza del giocatore in compagnia di Zeus e soci.

In conclusione…

God of War è sempre God of War, inutile girarci troppo attorno. Un personaggio tormentato e violento, un contesto narrativo di prim’ordine, location suggestive e battaglie epiche al di fuori dello spazio e del tempo non hanno consacrato a caso uno dei titoli di maggior successo nella storia delle console. La gioia di poter rivivere i bellissimi tasselli iniziali di un enorme mosaico che, chissà, da qui a tre settimane potrebbe arricchirsi di un nuovo capitolo, viene tuttavia ridimensionata dalle conseguenze tecnologiche di una scelta sicuramente necessaria (del resto l’occupazione della memoria, in un contesto di digital delivery, è una variabile tutto tranne che secondaria), ma che difficilmente non lascia un pizzico di amaro in bocca ai possessori della portatile Sony – specie a quelli che già anni or sono hanno rivissuto l’omonima Collection in versione HD per PlayStation 3. Il lavoro di Sanzaru Games è dunque riuscito a metà, alla luce di una giocabilità (certo, indiscutibile lascito del talento dei developer originali) di altissimo livello che ben si presta alla soluzione in mobilità e, in meri termini economici, all’offerta Cross Buy che intercorre tra Vita e PS3. Volendo essere pignoli avremmo potuto anche richiedere un’opzione di Cross Save tra le due console, magari riservata ai possessori di un abbonamento Plus: ma considerando il caratterino del fantomatico Spartano, almeno per stavolta un occhio lo possiamo anche chiudere.

Voto: 7/10

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