Milestone ha stupito un po’ tutti con l’annuncio di Gravel, sia per il cambio di motore grafico e fisico rispetto ai giochi su quattro ruote del brand, sia per la decisione di affrontare un settore videoludico saturo di simulatori e giochi racing.
Una sfida senza dubbio impegnativa, ma che Gravel prende con il giusto approccio. È difficile infatti farsi spazio in un mercato così competitivo come quello attuale, che ha saputo dare ai giocatori alcuni titoli racing di tutto rispetto.
Gravel però alza la mano educatamente per prendere parola e dire a gran voce che la simulazione può anche starsene buona in un angolo a guardare. La parola d’ordine è infatti “arcade” e la sua presenza nel gioco si nota fin dall’inizio. Gravel butta subito nell’azione con un video introduttivo che spiega le diverse discipline della carriera e fa conoscere i 5 boss da battere. La progressione è lineare e richiede un miglioramento continuo delle abilità del giocatore, con ogni gara che consente di guadagnare stelle in base agli obiettivi prefissati. Per accedere agli eventi successivi bisogna accumulare un certo numero di stelle, quindi a volte occorre tornare indietro e migliorarsi negli eventi passati per recuperare qualcosa. Gravel, da questo punto di vista, sblocca all’interno degli eventi alcuni ulteriori mini-campionati o corse. Così facendo si riduce di molto il rischio di dover ripetere gare fino alla nausea pur di progredire. Del resto, come anticipato, Gravel ha come obiettivo quello di divertire grazie alla sua impostazione pienamente arcade.
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Il target finale è ovviamente il pilota più agguerrito e abile in tutte le discipline. Gravel presenta infatti le classiche modalità di gioco con corse in circuito o sprint. Ci sono inoltre time-attack e Smash-Up, in cui il giocatore deve non solo battere il tempo degli avversari, ma anche distruggere cartelloni casuali che compaiono con un sistema simile alle slot machine; non manca inoltre l’evento Eliminazione. Durante la carriera è possibile prendere parte a tutte queste discipline, ma anche evitarle se non sono di proprio gradimento: per quanto il fatto di guadagnare stelle sia imprescindibile, ci sono varie corse per farlo e la progressione è relativamente veloce. Gravel dà dunque libertà al giocatore di scegliere a quali eventi partecipare in base ai propri gusti.
Il focus, lo ribadiamo, è il divertimento e Gravel ci prende in pieno. Nonostante la TV fittizia tenti continuamente di dare un background narrativo alla carriera, il risultato non è del tutto convincente, eppure Gravel non smette mai di essere divertente e di portare il giocatore verso un’altra partita. Oltre alla campagna principale è possibile cimentarsi nel gioco libero, scegliendo tra una varietà molto ampia di mappe e percorsi. Anche il parco auto, che comprende parecchie icone del rally passato e odierno con livree intercambiabili, è ben fornito e le differenze tra i modelli, nonostante la natura arcade, si sentono parecchio, sia con un pad che con un set più serio.
Giocato con un volante Thrustmaster T300 RS, la guida è all’inizio fin troppo leggera e tranquilla, senza colpi di frusta se si tengono le impostazioni standard. Per un livello di sfida maggiore, che non significa necessariamente vicino al realismo, si può impostare il force feedback al massimo e soprattutto disattivare gli aiuti: così facendo, la quantità di punti accumulati durante le gare aumenta e permette di salire di livello più velocemente. Se le stelle servono per sbloccare gli eventi, i livelli sono infatti necessari per poter utilizzare tutte le auto e le livree disponibili.
Come già detto, Gravel è un gioco arcade e prende da questo genere tutti i lati positivi e negativi. Ha infatti una carriera che va da A a B passando per vari eventi a difficoltà e varietà crescente, ma per ora si limita a questo, senza dotarsi di sfide extra particolati. Tuttavia, in futuro arriveranno DLC sia gratuiti che a pagamento, oltre a eventi settimanali che in fase di recensione erano purtroppo ancora bloccati dal server. Si presume inoltre che tali contenuti possano essere corposi, visto che molti trofei/obiettivi di Gravel fanno riferimento al gioco base. L’esperienza arcade punta quindi a diventare ancora più longeva e variegata, proponendo ogni volta sfide sempre diverse, e se il gioco, di base, incolla allo schermo grazie alla regola de “l’ultima partita, poi basta”, è facile immaginare cosa possa succedere quando ci si collega a Internet.
Gravel non smette mai di essere divertente
È stato infatti possibile provare qualche sporadica partita in multiplayer, nonostante al momento della recensione ci fossero ben pochi giocatori disponibili. Per fortuna qualcuno ha avuto la nostra stessa idea: da qualche partita abbiamo constatato così che le gare multiplayer sono stabili e soprattutto con lobby riempite da avversari CPU nel caso ci siano posti liberi. Questi, sia online che durante la carriera, sono tutt’altro che corretti a difficoltà più alte: le sportellate sono all’ordine del giorno, quindi non abbiate alcuna pietà in curva perché loro vi ripagheranno con la stessa moneta, sempre che non l’abbiano già fatto prima. L’unica variabile è data dalla possibilità di registrare solo danni estetici oppure anche fisici: in questo caso è meglio stare attenti allo spazio circostante, dosando sempre la dolcezza con cui sfondare la portiera di un avversario.
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Arriviamo ora però alle note dolenti, quelle che riguardano i problemi tecnici e grafici. Gravel approfitta dell’Unreal Engine 4 per portare aria fresca in quel di Milestone, ma il risultato finale ha comunque qualche pecca di troppo. I panorami ricreati, pieni di vegetazione, elementi e colori, sono molto piacevoli su PS4 Pro, ma sono i dettagli delle auto e di alcuni agenti atmosferici che lasciano a volte a desiderare.
Se ad esempio gli effetti meteorologici sono ben ricreati, con neve che abbatte la visibilità, pioggia torrenziale e quant’altro, non si può dire lo stesso di piccolezze che intaccano la visuale interna alle auto. Spesso infatti la pioggia e la neve si posano sullo schermo senza profondità, come se fossero un filtro diretto sugli occhi del pilota. Va bene approcciarsi in modo diretto all’arcade, ma certi aspetti andrebbero comunque tenuti in considerazione. Le auto sono invece praticamente quasi sempre troppo color pastello, come se non potessero avere dei riflessi sulla carrozzeria. Un appunto infine va fatto al contagiri in basso a destra, che rende poco visibili i giri del motore e dunque non semplifica il cambio di marcia per chi usa il manuale.
È un peccato che simili sottigliezze vadano a pesare sulla valutazione globale di Gravel, ma la speranza non muore mai. Del resto sono alcuni sono problemi facili da risolvere con una correzione tramite patch, quindi basta aspettare qualche giorno per vedere come si muoveranno gli sviluppatori.
Gravel non è ovviamente un gioco perfetto e probabilmente saranno i giocatori con qualche anno sulle spalle a divertirsi di più. La competizione attuale è molto forte e punta soprattutto al realismo e alla grafica spinta, fattori che non vogliono essere l’obiettivo principale di Gravel, ma che rappresentano ciò che i giocatori odierni purtroppo guardano prima di scegliere cosa comprare. Il cambio di motore grafico ha portato miglioramenti nella qualità visiva, ma deve essere ancora affinato per evitare problemi purtroppo visibili e che non dovrebbero appartenere ad una casa esperta come Milestone. Se il nuovo titolo di Gravel fosse ad esempio messo in una sala giochi, probabilmente ci sarebbe la coda per fare una partita, e il sottoscritto farebbe a sportellate come all’interno del gioco per essere ai primi posti. Gravel vuole dunque essere un gioco arcade e ci riesce appieno: nel modello di guida, nella struttura delle corse e nella progressione della carriera. |