Ieri sera, durante un pesante stress test, siamo riusciti a rimettere le mani su Gwent, il gioco di carte nato come interessante passatempo all’interno di The Witcher 3, e rivelatosi poi così coinvolgente da convincere gli sviluppatori polacchi di CD Projekt RED a trasformarlo in una versione stand-alone. Come già spiegato largamente nelle nostre anteprime alla gamescom e all’E3 di quest’anno, il gioco è stato rivisto e riadattato per un approccio più competitivo e tattico rispetto alla versione presente nell’ultima avventura di Geralt di Rivia.
In Gwent, impersoneremo dei comandanti di armate figurati come carte al bordo del campo da gioco. Le nostre truppe saranno invece rappresentate dalle unità presenti in uno dei quattro mazzi di carte iniziali. Durante lo stress test i mazzi non potevano essere modificati, pertanto abbiamo solo potuto effettuare dei match con le impostazioni “base” dei quattro eserciti composti da poco più di 20 carte.
Per vincere contro l’armata avversaria avremo a disposizione una mano di dieci carte, ognuna dotata di un valore numerico e/o di un’abilità speciale che avrà effetti diversi sul campo da gioco. In ogni turno, ad alternanza, giocheremo una carta che andrà ad aumentare il nostro totale: vinceremo il match se il totale delle nostre unità è superiore a quello del nostro avversario. Le partite effettuate ieri sera le abbiamo effettuate con il mazzo Northern Realms e Skellige, entrambi versatili e ben bilanciati. Fra i (pochi) cambiamenti rispetto alla build gamescom abbiamo immediatamente notato la possibilità, per entrambi gli schieramenti, di pescare due carte fra un round e l’altro.
Può sembrare un’aggiunta da poco, ma in un gioco dove la quantità di carte in mano decide la vittoria, è praticamente un fattore game-changer. Ora più che mai bisogna ponderare bene le proprie scelte e calare la propria mano con accortezza, pena l’essere castigati da un mazzo che credevamo sconfitto.
Le carte hanno inoltre guadagnato una nuova dicitura, che le divide per rarità: avremo adesso carte bronze, silver, gold, epic gold e anche un premium gold. Probabilmente, data la futura natura free to play del titolo polacco, queste carte saranno trovabili e/o acquistabili tramite microtransazioni e pacchetti, proprio come accade nell’Heartstone di Blizzard.
Dal punto di vista della reattività online, il gioco si è dimostrato capace di reggere a testa alta lo stress test: non abbiamo incontrato praticamente nessun problema e le nostre sessioni sono state fluide e divertenti. Gwent si è anche rivelato piuttosto bello da vedere, con alcune carte dotate di animazioni davvero notevoli e realizzate con cura.
Attendiamo di rimettere le mani sul gioco collezionabile di CD Projekt RED; il prossimo appuntamento è fissato per ottobre, in occasione della closed beta. Rimanete su GameSoul per tutti i prossimi aggiornamenti.
Commenti