Colonia – Di solito le persone si creano aspettative che non si avvereranno mai, rimanendo perennemente delusi da ciò che vedono alla fine: la soluzione è semplicemente quella di non crearsi aspettative, ma sinceramente a volte diventa veramente una necessità.
A me è successo con Halo 5: Guardians, titolo che attendevo di provare da troppo tempo e che finalmente sarebbe stato nelle mie mani, anche se solo per poco meno di 20 minuti. E nonostante tutto ciò che ho provato sia soltanto la modalità Warzone in multiplayer, la successiva presentazione al booth Xbox ha pienamente ripagato l’attesa, facendomi scoprire alcuni lati della trama che ancora sembravano oscuri e lontani.
Dopo due giorni ci si può decisamente ritenere soddisfatti per le informazioni trapelate da Showcase e presentazione, specialmente per coloro che non vedevano l’ora di sapere qualche dettaglio in più sulla campagna e sulle modalità online oltre Warzone.
Una volta si diceva che Halo non era solo single player, ma che avesse anche una componente online che avrebbe poi plasmato l’intera esperienza FPS multiplayer di Xbox Live. Oggi è esattamente il contrario: si è già consapevoli della grandezza di Halo 5: Guardians online, mentre la trama del gioco è stata e rimane un dolce mistero da svelare nel prossimo autunno.
Dimenticatevi le esperienze passate coi cari vecchi capitoli di Halo, magari anche quelli usciti su PC: con Halo 4 il processo di evoluzione ha preso una strada molto diversa da quella precedente, diventando più frenetico ed avvicinandosi allo standard ritrovabile ora in molti FPS recenti. Halo 5: Guardians rivoluziona ancora di più le meccaniche di gioco, introducendo per la prima volta la possibilità di mirare dalle ottiche di ogni arma, cosa finora possibile solo con alcuni fucili ed estranea al mondo di Halo.
Con questa decisione è cambiato anche lo schema dei comandi, sempre “ballerino” negli ultimi capitoli a causa di cambi repentini e personalizzazioni di ogni genere. Halo è diventato nel tempo sempre più tattico e strategico, lontano dalle origini che donavano all’individualità l’unica speranza di vittoria: nonostante possa far male al cuore pensare ad una simile deriva del suo stile, gli scettici devono ora accettare il cambiamento e sforzarsi di non abbandonare una delle serie più iconiche della storia di Xbox.
Aver provato Warzone non dà l’intera sensazione di come possa essere il multiplayer nel suo complesso, ma è comunque una valida anteprima dei nuovi movimenti e potenziamenti Spartan: saltare vicino ad una sporgenza ci permette di arrampicarsi, mentre magari schiviamo qualche colpo nemico grazie ai boost direzionali.
In questa modalità si perde molto il contatto coi propri nemici umani, ma si entra in uno spazio PvE piacevole e allo stesso tempo impegnativo: i nemici controllati dal computer non sono gli stessi trovabili nella campagna, bensì versioni rinforzate, tutt’altro che facili da abbattere. Per questo qualsiasi bersaglio distrutto contribuisce ad accumulare punti necessari alla vittoria.
Uccidere i propri nemici umani non è dunque l’unico modo per vincere il match. Si possono conquistare le varie basi o puntare il proprio interesse sulla “fauna” aliena, presente in quantità massiccia sulla mappa e continuamente in arrivo tramite navi spaziali: occasionalmente compariranno sulla mappa di gioco nemici speciali, molto più duri da sconfiggere, ma che daranno una buona quantità di punti per la classifica finale.
Nelle basi conquistate si può inoltre cambiare a piacimento il proprio loadout, spendendo i punti accumulati durante le proprie serie di uccisioni: a maggiori punteggi corrispondono migliori armi, fino ad arrivare al famigerato fucile da cecchino e al laser spartan.
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