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Has Been Heroes – Recensione

Non c’è rogue-like che si rispetti che non annoveri al proprio interno almeno un party di personaggi composto da un Monaco, un Guerriero e un Ladro. Lo sa bene Frozenbyte, non certo l’ultima arrivata nel suddetto segmento ludico, che già con la fortunata saga di Trine ha saputo dar dimostrazione delle proprie abilità, offrendo ai giocatori un campione di giocabilità contestualizzato in un universo fantasy piacevole e curioso. Una serie non certo facilissima quella di Trine, specie nelle fasi più avanzate di gioco, ma capace di fondere al proprio interno più generi differenti dalla cui commistione nasceva un’esperienza memorabile e, volendo rubare indebitamente un termine caro alla lingua d’Albione, estremamente addictive. Ecco perché, ad essere onesti, da Has Been Heroes ci aspettavamo qualcosa di ugualmente memorabile: lo zampino dello sviluppatore, del resto, è inconfondibile. E se le premesse sono buone, aspettarsi qualcosa di grandioso è molto più che lecito.

Il tempo passa per tutti, anche per quelli che entrano di diritto nella leggenda. Dopo aver sconfitto creature immortali, salvato il regno dalle piaghe peggiori, sfidato la stessa Sorte quando ogni cosa pareva tristemente scritta, è tempo per gli eroi di riposare: gli anni passano, i primi acciacchi arrivano, tocca lasciar spazio alle nuove generazioni. Il gruppo si scioglie, lasciando ciascun elemento solo con la propria “vecchiaia” e la vita privata. Ma si sa, c’è sempre un ‘ultima missione prima di appendere ogni arma al chiodo: “quella semplice”, quella che non richiederà più di un mezzo pomeriggio passeggiando per la foresta con annesso “arrivederci” prima del tramonto. Ed ecco che il Re convoca gli unici due eroi disponibili, in una forma non certo splendente ma coadiuvati da una giovane ladra, per l’ultima grande missione: scortare le proprie figlie a scuola. Una passeggiata di salute già data per conclusa: non fosse che il Male, quello vero, tesse i propri piani segretamente, e attenta alla vita delle giovani principesse proprio nel momento peggiore. Ma, per loro fortuna, esistono ancora gli Eroi …

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L’incipit narrativo di Has Been Heroes, corroborato da una direzione artistica dai tratti quasi fumettistici, parte effettivamente col piede giusto. Il titolo Frozenbyte ha uno stile distintivo e caratteristico, e l’obiettivo finale della nostra missione così volutamente assurdo riesce da subito a strappare un sorriso al giocatore. Un sorriso destinato tuttavia a sparire rapidamente, specie per i giocatori più casual, per far spazio ad una frustrazione tutto tranne che occasionale. Has Been Heroes, dicevamo in apertura, è un rogue-like rivisitato, che elabora meccaniche tradizionali di matrice rolistica per innestarle in un sistema “a tre corsie”, al cui interno si muove ciascuno dei tre personaggi in nostro controllo.

Un titolo dedicato espressamente ai giocatori hardcore

Il principio, sulla carta, è semplice. Ciascun PG può attaccare i soli nemici presenti nella corsia corrispondente, che gli si avvicinano in perfetto stile Plants vs Zombies alternando attacchi close range o magie, almeno nelle fasi iniziali, tutto sommato basilari. L’obiettivo è chiaramente non farsi colpire ed azzerare la barra dell’energia nemica prima che l’avversario raggiunga uno dei nostri alter ego e affondi il colpo: a seconda della tipologia di questi varierà l’entità del danno subito, anche se non serviranno molte ore di gioco per subire dei critical in grado di compromettere l’intera missione. Ciascun eroe ha un tempo di ricarica tra un colpo e l’altro, fattore da tenere in strettissima considerazione – laddove ritrovarsi di fronte ad una fila di nemici senza un “colpo in canna” potrebbe rivelarsi particolarmente problematico. L’intera meccanica è gestita a turni, alternando il controllo di volta in volta al PG successivo – che dovrà sferrare il colpo, qualora la situazione lo permetta, o aspettare la ricarica della propria “stamina” sperando di non sprecare secondi preziosi. Ma questo, chiaramente, è solo l’inizio.

Se gli attacchi melee rappresentano la prima fonte di “difesa” del terzetto operativo (con la tradizionale distinzione tra ruoli, col Warrior più forte e veloce a caricare ma incapace di sferrare più colpi consecutivi, il Ladro agile e fulmineo ma meno devastante e il Monaco “a metà strada” tra i due ma alquanto bravino con i trucchetti magici), è proprio la Magia a dare un supporto mica da ridere alla nostra missione. Muovendosi all’interno della mappa, generata pseudo-casualmente ad ogni partita, sarà possibile reperire o acquistare ulteriori incantesimi che vanno ad affiancarsi alle tre magie base (attacco infuocato o congelante e “rinvigorimento” temporaneo delle stat di un PG). La varietà dei sortilegi è di uno dei punti di forza del titolo: si passa dalla trasformazione in statua d’oro di un nemico alla generazione di un enorme piede di pietra, che toglie 20 punti vita a tutti i nemici presenti attorno all’area colpita, passando per amplificatori di danno, resistenza o altre amenità che gli amanti dell’RPG conoscono a menadito. Ciascuna magia viene associata al personaggio che l’ha raccolta, per essere evidenziata nella parte inferiore dello schermo nell’apposita sezione Equip – nella versione Switch da noi provata basterà selezionare quella desiderata con lo stick sinistro e attivarla con il dorsale R, avendo premura di selezionare il bersaglio designato.

has been heroesL’aspetto più interessante del gameplay di Has Been Heroes risiede nella possibilità di “scambiare di posto” ai protagonisti, sfruttando la veloce pausa tattica che si attiva in concomitanza di ogni nostro attacco, sia esso andato a segno, parato o brutalmente missed: basterà dapprima selezionare nuovamente il PG “corrente” col tasto corrispondente (su Switch, i tasti X, Y e B sono associati agli eroi, mentre A scatena l’attacco) per poi selezionare il prescelto per il cambio. Con un minimo di tempismo e attenzione, sempre che la situazione lo permetta, diviene possibile inanellare combo triple (e non solo) di attacco in una stessa corsia, rendendo di fatto più veloce l’eliminazione di un bersaglio ostico o, in generale, lo sfoltimento di un’orda particolarmente intensa. Ricordate però che, sferrato il colpo, a meno di non avere qualche magia in canna sarà necessario restare inerti ad attendere il ricaricamento della stamina: valutate quindi di volta in volta se il rischio dettato dal cambio di posto valga la proverbiale candela.

Ora, purtroppo, inizia la doccia fredda per Has Been Heroes. Partiamo dal Level Design, l’aspetto indubbiamente meno curato della produzione Frozenbyte – incapace di trasformare una mera sequenza di livelli, davvero poco caratterizzati uno rispetto all’altro, in un viaggio anche solo leggermente memorabile. Tolta la voce narrante, che sembra quasi voler dare solennità alla regione in cui ci si muove sino alla famigerata boss fight, lo scenario è poco più di un immagine statica con pochissimi elementi di interesse. Questo perché il grosso del level design viene deputato alla generazione procedurale: un sistema particolarmente in voga negli ultimi tempi, che crea mappe sempre diverse e, in modo analogo, un loot diversificato partita dopo partita. Muoversi lungo il percorso che conduce più velocemente al boss è chiaramente un errore imperdonabile, visto che preclude automaticamente gran parte del bottino racimolabile strada facendo: conviene dunque esplorare quanti più nodi possibili della mappa, cercando di acquistare pozioni e incantesimi o sbloccando scrigni contenenti altre amenità interessanti – possibilmente senza tornare sui propri passi, una scelta che prelude ad un game over fulmineo quanto impietoso. Il tutto, per avere qualche chance in più contro uno dei boss (anch’essi casuali). Non fosse che, ancora una volta, ci scontriamo contro due problemi: il primo, che nella stragrande maggioranza dei casi vi ritroverete oberati di battaglie e con pochissimo equipaggiamento utile, nonostante l’esplorazione selvaggia. Il secondo, che Has Been Heroes è drammaticamente difficile

Nel titolo Frozenbyte ci sono parecchie buone qualità

Unite le due cose, e la sensazione preponderante scaturita dal playthrough di Has Been Heroes è la quasi totale assenza di un senso di progressione. Ci si trova di fronte ai boss spesso quasi inermi, con pochissimi incantesimi a fianco e in molti casi (almeno un buon paio già nelle battute iniziali) costretti a fronteggiare un boss non certo banale supportato da dozzine e dozzine di altre creature – che dai un colpo, danne un altro, finiscono per portare rapidamente al game over. Si passano un paio di secondi nell’aldilà, a scambiare le anime raccolte con oggetti sbloccabili da collezione, e via: il titolo riparte esattamente uguale a prima, con una nuova mappa – sulla cui “bontà”, almeno in termini di item raccolti, molto spesso si finisce per restare delusi – e dozzine di scheletri da fronteggiare prima del nemico principale dell’area. Per quanto inizialmente divertente, il titolo Frozenbyte vira rapidamente verso la frustrazione, mettendo sul piatto della bilancia un gameplay sì interessante nel panorama del rogue-like, ma sin troppo ripetitivo e privo di acuti o passaggi memorabili. La curva di apprendimento è decisamente ripida, ma pur quando si pensa di aver digerito a dovere le meccaniche di gioco ci si ritrova a sbattere il muso contro l’ennesima perma-death e a ricominciare tutto da capo. Il che può essere stimolante nelle battute iniziali, ma dopo dozzine e dozzine di scheletri (una tipologia di nemici pressoché onnipresente, seppur disponibile con leggeri variazioni sul tema) l’effetto stupore scema rapidamente. E dopo l’ennesima punizione ricevuta, appendere le proprie armi al chiodo sembra più una liberazione che una condanna …

Conclusioni

Non basta essere degli amanti del rogue-like per avvicinarsi a Has Been Heroes con il cuore leggero. Nel titolo Frozenbyte ci sono parecchie buone qualità, prima su tutte un gameplay estremamente interessante articolato su “corsie” che, col giusto approccio tattico, garantisce un soddisfacente sistema d’attacco anche ai giocatori meno esperti: sono tuttavia le disattenzioni collaterali ad inficiare, e non poco, la godibilità di un titolo che avrebbe potuto essere decisamente più immediato e fruibile. Nell’intricato meccanismo di Has Been Heroes, insomma, qualcosa non è andato secondo i piani dello sviluppatore. In questo scanzonato rogue-like “a corsie” c’è passione, know-how e la volontà di sperimentare, variando un po’ su un tema oramai suonato sin troppe volte. Ma una storia più impalpabile che divertente e un gameplay sì interessante ma vessato dalla piaga della ripetitività, pregiudicano in parte il giudizio finale di un titolo dedicato espressamente ad una frangia di giocatori hardcore, per nulla spaventati da una difficoltà a tratti esagerata e dall’innalzamento vertiginoso del numero di retry.

Il che per certi versi rappresenta quasi una sorpresa, considerando che Has Been Heroes regala il meglio nella modalità portatile di Switch: partite veloci e serrate, una dopo l’altra, che nella natura portatile dell’ibrida di casa Nintendo sembrano trovare la propria patria ideale. Non fosse che la velocità con cui si susseguono le partite non dipende tanto dalla tipologia di gioco, quanto piuttosto dalla frequenza esasperata di game over necessari a metabolizzare boss fight impari e loot sfortunati prima di sbloccare l’area successiva. E da questa, anonima come la precedente in termini di design, ricominciare tutto da capo. Complice una ripetitività di fondo evidente già dopo poche ore, nonostante l’enfasi posta sulla creazione procedurale di contenuti, Has Been Heroes è un esperimento riuscito solo in parte. I creatori di Trine, questa volta, farebbero bene a garantire agli “eroi di un tempo” un meritato riposo.

GameSoul è una realtà editoriale indipendente, nata come blog di GameStop Italia e tuttora parte del suo Network. Le opinioni espresse in ogni articolo con protagonista un prodotto legato in qualsiasi modo a GameStop Italia o America, sono dell’autore dello stesso, e non influenzate dal rapporto tra le due realtà.

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