News 01 Mar 2016

Heavy Rain Remastered – Recensione

Il peso della pioggia

How Far Will You Go To Save Someone You Love? Questa la tagline di Heavy Rain, celeberrima creatura diDavid Cage e dei ragazzi di Quantic Dream apparsa nel lontano febbraio 2010 per l’allora ammiraglia di casa PlayStation. Un titolo destinato a far parlare di sé per molti e molti anni, vuoi per un impianto tecnologico ai limiti dell’incredibile per gli standard del tempo, vuoi per un concept di game design rivoluzionario, coraggioso ma allo stesso tempo facile bersaglio di critiche. Non che il dramma interattivo fosse una novità per lo studio parigino, già creatore di successi “discussi” come Omikron o Fahrenheit: ma la totale consacrazione della storia e l’assoggettamento del gameplay ai dettami narrativi di quello che, per certi versi, potrebbe essere considerato un film interattivo (vedasi l’enorme ricorso alla motion capture in fase di sviluppo) non passò inosservato. E se da una parte la frangia di sostenitori entusiastici di Cage gridava al futuro del medium, alla sua definitiva consacrazione e ad un’improvvisa maturazione nelle tematiche trattate, dall’altro le voci fuori dal coro che riducevano l’esperienza di gioco ad un semplice laser game infarcito di Quick Time Event erano tutto tranne che un brusio. La storia (e la critica), alla fine dei fatti, diede ragione alla visione del designer, che negli anni successivi cercò di bissare l’invidiabile risultato ottenuto da Heavy Rain con Beyond: come andò a finire, tuttavia, lo sappiamo tutti.

A distanza di sei anni, Cage e soci tornano a parlarci del Killer dell’Origami su PlayStation 4. Dopo la buona prova di Beyond dello scorso novembre, che ci ha mostrato un Willem Dafoe in splendida forma nonostante le fascinose rughe intorno agli occhi, Quantic Dream ripropone il proprio titolo di maggiore successo in una versione rimasterizzata ad alta definizione – sia in formato digitale che fisico, impacchettata con Beyond in un’interessante Collection. Le buone storie non invecchiano mai, questo lo sappiamo tutti: ma potremo dire lo stesso quando, dall’altra parte della barricata, c’è un certo David Cage?

Heavy Rain

PiattaformaPS4

Sviluppatore: Quantic Dream

Publisher: Sony PlayStation

Giocatori: 1

Online: Assente

Lingua: Audio e Testi in Italiano

Versione Testata: PS4

Di cosa sia Heavy Rain, dell’approccio rivoluzionario di Cage alle meccaniche di gioco e del concetto di narrazione interattiva tipico delle produzioni Quantic Dream, si è già parlato più e più volte. Non è infatti un segreto che Heavy Rain rappresenti il fulcro più controverso dell’operato dello studio parigino: e chiunque bazzichi nell’universo del videogioco, anche se da non possessore di PlayStation 3, difficilmente sarà all’oscuro di gran parte dei tratti unici e peculiari del titolo. Per dovere di cronaca, dunque, ci limiteremo ad analizzare le novità principali introdotte da questa migrazione verso l’alta definizione, rinfrescando velocemente la memoria sugli aspetti più salienti di questo insolito gameplay e tratteggiando appena quella sceneggiatura encomiabile, che nulla ha da invidiare alle produzioni cinematografiche più blasonate.

Heavy Rain rappresenta il fulcro più controverso dell’operato dello studio parigino.

Partiamo proprio da quest’ultima, articolata sul fitto intreccio di eventi che intercorre tra le vite dei suoi quattro protagonisti. Ethan Mars, un giovane padre che dopo aver visto il proprio primogenito morire investito da un auto assiste impotente al rapimento del secondo figlio, Shaun, per mano del famigerato Killer dell’Origami; Scott Shelby, investigatore privato dai modi decisi quanto ruvidi, ingaggiato dalle famiglie delle giovani vittime per far luce sui drammatici eventi; Madison Paige, una giornalista con frequenti problemi di insonnia alla ricerca dello scoop perfetto, come può esserlo una serie di omicidi di ragazzini tra i 10 e i 13 anni; Norman Jayden, criminologo dell’FBI inviato dalla centrale di Washington per frenare una volta per tutte un mostro che la polizia locale non riesce a catturare.

Quattro vite all’apparenza slegate una dall’altra, accomunate però da un tetro filo conduttore: un piccolo origami di carta abbandonato tra le mani dei giovani cadaveri, lasciato da un killer spietato e lucido dietro le cui gesta si nascondono drammi e dolori mai rimossi. Fino a dove potrà spingersi la forza di volontà di un uomo, desideroso di salvare il proprio figlio da una morte praticamente certa? Può esserci spazio per l’amore, la razionalità, l’ottemperanza alla legge quando il tempo scorre impietoso e, da lì a 72 ore, ogni tentativo può essere vano? Questo l’incipit narrativo di Heavy Rain, l’ouverture ad una spietata corsa contro il tempo dove ogni scelta, anche la più banale, può pesare come un macigno, dove l’istinto può essere più prezioso della ragione. Dove la morte di alcuni può significare la salvezza per altri…

Parlando in termini prettamente ludici, ciò che colpisce ancora oggi di Heavy Rain è la sua libertà d’azione. Pur trattandosi di un’avventura interamente story driven e quindi, per propria stessa natura, ancorata a passaggi rigidi e incontrovertibili, il titolo Quantic Dream dà al giocatore un enorme spazio di soluzioni, innescando una struttura di gioco ad albero al cui interno ci si muove “per libero arbitrio”. Alcune di queste scelte non sono critiche e possono essere abbandonate, nell’arco di uno stesso capitolo, in favore di una decisione o una pista differente; altre, cruciali per il proseguo degli eventi, scatenano a propria volta scenari e situazioni inedite da cui non è possibile tornare indietro – a meno di ricaricare la sessione corrente o affrontare nuovamente il capitolo. La presenza di percorsi multipli e di una lunga serie di implicazioni, alcune delle quali difficilmente prevedibili nel breve termine, regalano profondità a Heavy Rain, eliminano quella patina di banalità e di “falso realismo” riscontrabile in molte produzioni votate alla narrazione. Il tutto, inutile dirlo, a favore di una rigiocabilità invidiabile: tornare sui propri passi per modificare una data sequenza o vedere cosa sarebbe cambiato se avessimo agito diversamente sono tarli che assillano il giocatore sin dalla prima partita – da cui sarà possibile liberarsi dopo un primo playthrough completo rigiocando liberamente ciascun estratto di gioco. La presenza di oltre 20 finali, alcuni dei quali autentici pugni allo stomaco, oggi come allora rappresenta un incentivo di tutto rispetto.

Come prevedibile, non abbiamo ravvisato differenze evidenti nelle meccaniche base del gioco. La transizione aPlayStation 4 ha lasciato inalterato il mix di Quick Time Event di Heavy Rain, la cui difficoltà è selezionabile su una scala a tre livelli all’avvio della partita. Al netto di alcune sezioni dove sono richiesti un pizzico di riflessi in più (per uscire indenni da un combattimento o, ad esempio, evitare all’ultimo secondo un camion che sfreccia in nostra direzione), lo sforzo richiesto al giocatore non è mai esagerato o frustrante: non mancano sezioni dove avrete la chiara impressione di non aver abbastanza dita sulle mani per eseguire quanto richiesto a video, ma è una situazione a cui ci si abitua in fretta. Paradossalmente, si farà più fatica a digerire il sistema di movimento del personaggio, che cammina in modo automatico previa la pressione del dorsale R2 e ruoterà in base alla direzione impressa dallo stick sinistro: facile a parole, ma mettete in preventivo da subito più di qualche movimento nel verso sbagliato. A proposito del sistema di QTE, vale comunque la pena ricordare che gli eventi disponibili inHeavy Rain non si riducono al classico “premi il tasto X al momento giusto“: il set di istruzioni a cui obbedire è estremamente articolato, e richiede al giocatore un input variabile in grado di sfruttare astutamente leve, tasti e trigger del pad che stringe tra le mani. Quella di Heavy Rain, in sostanza è un’espansione del concetto di QTE, che nella sua intrinseca semplicità riesce comunque a divertire.

Quella di Heavy Rain è un’espansione del concetto di QTE, che nella sua intrinseca semplicità riesce comunque a divertire.

La parte del leone di questa Remastered, insomma, spetta ancora una volta al comparto tecnologico. I 1080p di questo “nuovo” Heavy Rain pesano non poco, e regalano scorci ispiratissimi e colmi di dettaglio in qualsiasi situazione: dal centro commerciale affollatissimo, dove centinaia di modelli se ne vanno a passeggio in un sabato pomeriggio qualsiasi, alle esterne struggenti in un tramonto di piombo solcato da gocce d’acqua che cadono incessanti. Il map design, se dal punto di vista funzionale è lo stesso di sei anni fa, ne esce drasticamente ringiovanito: Heavy Rain è cupo, pesante, asfissiante. La pioggia battente opprime, trasmette quasi un senso innaturale di malessere, di angoscia e tristezza: colonna sonora e sceneggiatura contribuiscono non poco al mood generale, ma l’aggiornamento tecnologico ci mette comunque del proprio. Un po’ come per Beyond, la novità principale coincide con l’introduzione di un sistema di illuminazione dinamico di nuova generazione, che conferisce alla resa visiva un ulteriore livello di realismo: la luce, per quanto quasi sempre artificiale, è viva e vibrante, amplificando ulteriormente quel “coefficiente di celluloide” già proprio del titolo originale.

Aggiungiamo alla ricetta l’introduzione di nuovi filtri di post processing dell’immagine, come l’occlusione ambientale ad alta definizione (HDAO) e il Multi Sampling Anti Aliasing (MSAA) e il risultato del confronto tecnologico tra le due versioni parla da solo. Notevole anche il lavoro di rendering e ri-modellizzazione dei personaggi principali, che ora vantano una carica poligonale abbondantemente sopra la sufficienza e, al netto di qualche animazione un po’ incerta, riescono a muoversi in modo fluido e naturale. L’aggiornamento tecnologico introdotto da Quantic Dream unito alla potenza di calcolo di PS4 si vede soprattutto sui volti, ricchissimi di dettagli e capaci di trasmettere una carica emotiva del tutto inedita e dirompente. Considerando la già ragguardevole qualità del materiale di partenza, insomma, il risultato finale va oltre il classico compitino.

Il trailer originale di Heavy Rain, su PS3

In conclusione…

Ogniqualvolta ci si trovi davanti alla Remastered di un titolo eccellente, è sempre difficile riuscire a trovare il giusto medio tra il valore assoluto di un’opera che, inutile dirlo, ha segnato la storia del medium videoludico, e l’effettivo plus apportato dal lavoro di rifinitura e ammodernamento della stessa. Perché ammettiamolo, sul valore di Heavy Rain non si discute: un opera seminale, profonda e matura, in grado di gettare le basi di un genere i cui adepti, oggigiorno, non mancano affatto. Un genere che, chiaramente, può piacere o essere odiato senza mezzi termini, ma che altrettanto oggettivamente ha contribuito all’evoluzione di questa Industria – e che, con Detroit, pare destinato a raggiungere nuovi picchi, tanto narrativi quanto tecnologici.

Sotto questa luce, risulta difficile pretendere qualcosa di più da questa conversione per PlayStation 4. Lacomponente tecnologica, l’unico aspetto davvero migliorabile a fronte di un comparto sonoro encomiabile, di una sceneggiatura da brividi e di un gameplay sui generis in grado di farsi comunque apprezzare da milioni di giocatori, si assesta tranquillamente a livelli notevoli. Non è certo quanto di meglio si sia visto sull’ammiraglia Sony, questo è fuori discussione, ma svecchiare un titolo di sei anni e portarlo a questa seconda gioventù, a ben vedere, non è opera da poco. Heavy Rain, in definitiva, non è invecchiato così tanto dal nostro primo incontro del 2010: la sua peculiarità, la sua maestria nel trattare temi scottanti e delicati, quel suo animo tormentato quasi esistenzialista, lo rendono quasi immune al passare degli anni. Quella di Quantic Dream resta un’opera che merita di esser vissuta, specie da chi per le più disparate ragioni non ha avuto modo di provarla su PS3. I veterani di Cage, in questa Remastered,non troveranno nulla di “ragionevolmente” nuovo da far pendere l’ago della bilancia verso un acquisto ad occhi chiusi: ma quella pioggia pesante che bagna i volti dei protagonisti di questa storia, per quanto opprimente ed ossessiva, può regalare ancora emozioni forti.

Voto: 8.5/10

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