“È così che muore la democrazia: fra scroscianti applausi”.
Il mondo dei videogiochi si è sempre (e piacevolmente) cimentato con discussioni morali su ciò che è “giusto” e “sbagliato”, e su come, in fondo, un’azione malvagia per scopi buoni rimane comunque un’azione malvagia. La politica è però qualcosa che raramente i nostri videogame approcciano, se non con il tocco delicato che il medium ancora richiede in certe questioni. Basta ripensare a Bioshock per abbandonarsi alle fantasie di un governo davvero nato dal popolo e fatto per il popolo, regalandoci prima in Rapture e poi in Columbia due valide (e plausibili) utopie a cui rimanere aggrappati ben più a lungo del tempo di una partita. Helldivers non vuole certo ascendere ai vertici di qualità dettati dalle creature di Ken Levine ma riesce, sottotono e con un sarcasmo tanto sottile da essere pungente, a colpire per i fondamenti narrativi sui quali si poggia. Una premessa che definire ridicola è dire poco, un gameplay punitivo ed entusiasmante, ed una modalità co-op (online o locale) che amplifica a mille il divertimento: questo è Helldivers. Pronti all’atterraggio fra 3…2…1…
Magicka. The Showdown Effect. Gauntlet. Viste le ultime fatiche, chiaramente i ragazzi di Arrowhead non sono nati ieri e sembra evidente la voglia di mettere tutto ciò che hanno imparato in questo twin-stick shooter dalla portata galattica. La presentazione narrativa è molto semplice e divertente nella sua essenza fatta di clichés e americanismi al limite dell’ultrapatriottico: 3 razze aliene minacciano il fragile equilibrio della Democrazia, e sta agli Helldivers portare pace lì dove il conflitto brucia rovente. La pace come si porta? Nell’unico modo che l’uomo sembra conoscere: con mitragliatrici che sparano 700 “democrazie” al minuto e a suon di bombardamenti.
Non servono molti pretesti per iniziare a definire il profilo di un titolo che fa della velata ironia il proprio punto di forza, e fortunatamente non l’unico. Dopo un breve tutorial ci ritroviamo quindi catapultati in un conflitto galattico contro cyborg, scarafaggi giganti e umanoidi potenziati intenzionati a farci la pelle, con in tasca un’unica garanzia: la distruzione reciproca assicurata. In un contesto così (letteralmente) universale, anche solo una battaglia può fare la differenza fra la vittoria e l’estinzione: uscendo vincitori scontro dopo scontro potremo portare la guerra dai nostri confini fino ai pianeti natali dei nostri nemici ripagandoli con le uniche monete che sembrano conoscere, piombo e morte.
La nostra esperienza di gioco inizia con il classico tutorial, e già dalle meccaniche a cui veniamo introdotti capiamo che il titolo di Arrowhead è più un Dark Souls che uno Skyrim: appresi i fondamenti, sta a noi capire tattiche e strategie, in un ciclo di trial & error che restituisce una sensazione splendida a risultato ottenuto. Concluso il tutorial ci ritroveremo in una sorta di hub centrale da cui potremo scegliere in che fronte della guerra galattica combattere, se farlo in singolo o in cooperativa, potremo migliorare o cambiare le armi in nostro possesso, e infine sbloccare potenziamenti e modifiche per il nostro guerrigliero alter-ego. L’impegno della community online è qui davvero essenziale, dato che in questo conflitto interplanetario ognuno si ritrova a combattere fianco a fianco con gli altri Helldivers sparsi per il mondo, restituendo a chi gioca una sensazione che pochi altri titoli riescono normalmente a regalare, quella di fare qualcosa che nel mondo di gioco ha un peso e delle tangibili conseguenze. Badate bene: la storia, proprio per questa idea di conflitto senza conclusione, non presenta una fine vera e propria, cosa che da un lato rende Helldivers molto appetitoso ma dall’altra ne porta a galla i difetti più evidenti.
I nostri alter-ego guerriglieri sono forti, ma non dei commando schwarzneggeriani: proprio per compensare ai loro limiti entrano in gioco i cosiddetti “Stratagemmi“. Nei momenti più concitati della battaglia (o in quelli più pacifici, la tecnica la sceglierete voi) potremo attivare degli aiuti che piomberanno letteralmente dal cielo per darci man forte, nel totale rispetto di una meccanica di gioco che a pensarci è davvero geniale. Ogni “Stratagemma” richiederà la pressione di una serie di tasti, una sorta di “combo” da inserire mentre ci guarderemo intorno nella speranza che i nemici non decidano di attaccare, e sono queste le sequenze più tese del titolo di Arrowhead.
Il pericolo inoltre non termina alla conclusione della combo: una volta richiamato il potenziamento dovremo attendere una determinata quantità di tempo per l’arrivo dello stratagemma e se saremo per sbaglio all’interno dell’area di atterraggio, diventeremo marmellata prima di poter dire “Kabooya“. Fra i tanti “aiutini” che potremo utilizzare, alcuni avranno un carattere più di supporto, altri saranno puramente offensivi, e la varietà non fa che aumentare con gli unlocks che otterremo salendo di livello in livello. Anche grazie alla possibilità, dopo alcuni livelli, di decidere quali Stratagemmi portare in battaglia, ogni missione cerca per quanto possibile di rendersi unica e diversa da tutte le altre, ma dopo un po’ la ripetitività si fa sentire. Per fortuna a salvare il titolo sotto questo lato arriva la modalità di gioco che più sembra spopolare in questo frangente dell’evoluzione videoludica: la cooperativa. Perfino la missione più noiosa se fatta con altri giocatori (per un massimo di 4 Helldivers totali) diventa divertente e interessante, anche grazie ad una seconda meccanica di gioco che ha dell’incredibile e dell’anacronistico: il fuoco amico. Sia le armi impugnate che gli Stratagemmi richiamati a terra potranno ferire e uccidere noi e i nostri compagni d’arme. Insomma, prima di sparare, mirate bene.
La (mancata) varietà di missioni e obbiettivi si ripercuote anche nella rappresentazione dei vari pianeti su cui ci troveremo a combattere: esclusi alcuni pericoli ambientali propri di ogni ecosistema (coltri di neve che ci rallenteranno, pozze d’acqua tossica, etc…), le mappe non sono particolarmente ispirate. I nemici, d’altro canto, offrono le sfide più soddisfacenti grazie alla varietà inter- e intra- specie: per gli scarafaggi che ci attaccheranno a frotte la scelta migliore sarà quasi sempre un bel fucile a pompa, mentre gli scudi degli Illuminati potranno cadere più facilmente se colpiti dall’alto rateo di fuoco delle mitragliatrici pesanti.
Non esiste una soluzione universale, e questo rende ogni scontro unico nel suo genere. Helldivers è un’esclusiva Playstation ed è Cross-Buy, Cross-Gen, Cross-Save e Cross-Play: è quindi facilissimo trovare compagni di gioco in lobby o atterrare al volo sul campo di battaglia per aiutare un amico in difficoltà. Anche qui il titolo di Arrowhead riesce in ciò in cui anche titoloni tripla A come Destiny falliscono: da soli ci si sente vulnerabili, ma in gruppo ognuno è molto più forte, rendendo il co-op non solo divertente e imperdibile, ma anche unico e davvero entusiasmante. Se volessimo trovare il pelo nell’uovo, c’è da dire che la grafica del titolo è sì ben curata, ma non ai livelli che ci si aspetterebbe su PS4; il comparto video lascia tutto il merito ad un lato audio che fa davvero molto più di quanto ci si aspetta, tra esplosioni ravvicinate e colpi di laser a distanza davvero ben definiti e “realistici”.
In conclusione…
L’ultima fatica dei ragazzi di Arrowhead stupisce su tutta la linea, lasciando leggermente a bocca asciutta solo nel comparto grafico del titolo. Una ripetitività eccessiva potrebbe minare la longevità del titolo, ma la componente cooperativa rende tutto più fresco e ciclicamente rigiocabile.
Se volete un titolo facile da prendere in mano e difficile da lasciare, con una difficoltà elevata e tante meccaniche divertenti ed entusiasmanti, non dovete guardare oltre a Helldivers, anche grazie ad un Cross-Buy che lo rende appetibile per tutte le piattaforme Sony.
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