03 Giu 2016

Hitman Episodio 3: Marrakech – Recensione

The World is not Enough. Una citazione presa in prestito alla diciannovesima pellicola dell’agente segreto più famoso del cinema, che tuttavia si presta alla perfezione alle nuove gesta di quello che possiamo definire senza troppi indugi il sicario “segreto” più celebre del pianeta videoludico. Dopo un inizio scoppiettante e, contrariamente alle aspettative iniziali, convincente in termini di giocabilità, Hitman giunge in perfetto orario al terzo episodio principale: passaporto in tasca, un paio d’ore di volo ed eccoci nella soleggiata Marrakech, celeberrima perla delle lande meridionali Marocchine. Non certo un viaggio di piacere per 47, costantemente vessato da “impegni di lavoro” nonostante le efficienti trasferte di Parigi e Sapienza. Perché lo sappiamo tutti, rimbalzare ai quattro angoli del pianeta ad ammazzare canaglie è uno sporco lavoro, ma qualcuno lo dovrà pur fare.

Tre mesi son passati dall’esordio del nuovo ciclo di Hitman su PC e console current gen: tre mesi di leciti dubbi su un formato, quello episodico, che difficilmente qualcuno avrebbe previsto ideale per un prodotto come quello di IO Interactive. Ma se da un lato un prologo e tre episodi sono ancora “troppo poco” per tirare le somme sulla scelta del Publisher, al cui riguardo non mancheremo di parlare più approfonditamente una volta concluso questo viaggio, dall’altro è impossibile non plaudere l’intraprendenza dello sviluppatore, capace di mantenere l’offerta ludica costantemente su livelli elevati grazie all’introduzione progressiva di nuovi elementi di gioco, quali Contratti Elusivi o nuove Escalation, a colmare il vuoto tra un episodio maggiore e l’altro. Il tutto, senza dimenticare l’apporto della Community, davvero alacre nella creazione di contratti personalizzati.

Cosa aggiunge Marrakech all’offerta? Nulla di nuovo rispetto a quanto visto nelle due passate mandate: un episodio principale di media durata, la Gabbia d’Oro, e una nuova Escalation – decisamente più tosta delle precedenti – che nei classici cinque livelli di difficoltà crescente metterà pesantemente alla prova le doti da sicario del giocatore. Due gli obiettivi principali di questa nuova missione, ambientata in una città riottosa sull’orlo di una rivoluzione popolare in seguito ad una crisi bancaria di proporzioni inaudite. Una crisi non certo casuale, considerato l’appoggio non certo disinteressato dell’esercito locale che mira al potere con un colpo di stato in piena regola. Non è altrettanto casuale se i due obiettivi di 47 siano Claus Strandberg, banchiere corrotto sulla cui coscienza gravano decine di zeri sottratti ai conti corrente dei cittadini marocchini, e Reza Zaydan, generale dell’esercito invischiato fino al mento nelle turpi manovre finanziarie di cui sopra e, coadiuvato dalle proprie truppe di fedelissimi, pronto al colpo di stato.

Rimbalzare ai quattro angoli del pianeta ad ammazzare canaglie è uno sporco lavoro, ma qualcuno lo dovrà pur fare.

Una situazione non certo facile per 47, laddove il primo è abbarbicato all’interno di un sorvegliatissimo consolato svedese, pieno di polizia, colletti bianchi e truppe di Zaydan che ne sorvegliano la sicurezza (dopo averlo fatto evadere con un attentato, costato la vita alle forze locali che stavano scortando in carcere il banchiere nordico), mentre il secondo ha costruito un quartier generale d’emergenza, armato e pattugliato di tutto punto, in quel che resta della scuola elementare di Marrakech. La forte presenza bellica lungo le strade del paese, la tensione palpabile che rischia di far esplodere nel sangue la ribellione popolare e la difficoltà ad accedere in ambo le zone dove risiedono i bersagli rappresentano un ostacolo non da poco per il nostro alter ego, che – proprio come nei precedenti episodi – sarà chiamato ad un forte pensiero laterale per portare a casa la missione.

Dal punto di vista del gameplay, l’ottima formula riscontrata negli episodi precedenti non ha subito stravolgimenti significativi: esplorazione, intuizione e tempismo rappresentano ancora una volta le chiavi del successo, laddove la mappa di gioco, le cui dimensioni sono ulteriormente aumentate dalla precedente gita, offre un ragguardevole set di opzioni e di differenti approcci per raggiungere gli obiettivi. Il miglioramento delle intelligenze artificiali nemiche, presenti in ciascuna delle due location principali in dosi massicce, obbliga 47 non solo a ricorrere al ben noto travestimento (con tutti i limiti del caso, come già espresso nelle nostre precedenti recensioni), ma – e soprattutto – a sfruttare favorevolmente l’ambiente per accedere indisturbato a zone precluse. La componente verticale di Marrakech, ad esempio, viene esaltata con cornicioni su cui arrampicarsi o grondaie d’acciaio, utilizzabili per salire o scendere lontani da occhi indiscreti o, in alcune circostanze, per aggirare posti di blocco inaccessibili. Cruciale, forse ancor più che in Paris e Sapienza, è ascoltare quanto alcuni NPC hanno da dire: cogliere l’Opportunità giusta al momento giusto, nel corso della nostra prova, ha dato l’imbeccata vincente per affrontare la missione con un approccio del tutto inedito.

hitman marrakech

Potremo infatti raggiungere il consolato dove si nasconde Strandberg attraverso un tunnel sotterraneo, raggiungibile da un negozietto in centro città pattugliatissimo e normalmente non accessibile. Questo richiederà un travestimento adeguato, e un minimo di approccio stealth per non far scoprire la nostra copertura ad occhi più attenti. Oppure, passeggiando per l’enorme mercato centrale, potremmo decidere di prendere il posto di un cameraman “accidentalmente” non disponibile e regalare una registrazione memorabile al banchiere svedese. Non solo: sarà possibile gettare ulteriore benzina sul fuoco, attivando un allarme all’interno del consolato obbligato lo stesso Strandberg a fuggirne a gambe levate, proprio attraverso il tunnel di cui sopra. La sorveglianza aumenterà vertiginosamente, ma da questa “trovata” di 47 finiremo per ritrovare i due obiettivi nella stessa sala, all’interno della Scuola di Marrakech: un esplosivo a distanza e via, finale col botto.

Libertà di azione e decisionale, open world e alternative a volontà.

Quelle appena esposte rappresentano soltanto alcune delle possibilità a disposizione del giocatore, che si troverà tra le mani ancora una volta un prodotto dall’elevatissima rigiocabilità – nonostante la durata de La Gabbia d’Oro, ad una prima run, superi a fatica i 45 minuti di gioco. Il resto lo fanno le numerose Sfide all’interno del menu opzioni, che richiederanno a 47 di eliminare i due bersagli in modi specifici (uno tra tutti, il più esilarante, facendo precipitare un wc sul cranio di Zaydan) o di attivare specifici “trigger” dai quali dipende l’andamento stesso dell’episodio.

Libertà di azione e decisionale, open world e alternative a volontà. Squadra che vince non si cambia, nemmeno a Marrakech: una Marrakech che, proprio come Sapienza, colpisce per cura del dettaglio e ricostruzione scenografica. Al netto di una densità di NPC nettamente maggiore (immaginatevi cosa può essere la piazza centrale con tanto di bazar, o un consolato preso d’assedio da cittadini furibondi), a stupire ancora una volta è il colpo d’occhio complessivo: colorato, ispirato, forte di geometrie arabe realizzate con cura e cognizione di causa. Rimangono sì alcuni difetti tecnologici, legati essenzialmente al rag doll dei corpi o ad alcune animazioni alle volte troppo legnose, ma l’atmosfera ricreata da IO Interactive in questa escursione nell’universo Marocchino è calda ed evocativa come mai prima. Merito anche di un sound design brillante, pregno di sonorità arabeggianti (ve ne accorgerete passeggiando per le bancherelle del centro) e un doppiaggio “ambientale” capace di regalare grandi soddisfazioni ai possessori di impianti multicanale.

Conclusioni

Cambia l’abito, ma non la sostanza. Dopo un prologo ricco di buoni propositi e due episodi caratterizzati da un crescendo del valore ludico effettivo, il nuovo corso di Hitman approda in Marocco: e lo fa davvero in grande stile. Hitman: Marrakech espande il World of Assassination di casa IO Interactive senza deludere le aspettative, riproponendo un gameplay uscito vincitore dal rodaggio iniziale e, ora, sempre più abile nel regalare soddisfazioni e variabilità d’approccio a chi stringe il pad tra le mani. Il terzo episodio della saga, più affine a Sapienza rispetto che Paris tanto per location quanto, e soprattutto, per approccio alla missione, è un sandbox di dimensioni generose al cui interno il giocatore può muoversi, ascoltare, sperimentare strategie e approcci a prima vista brillanti, per poi abbandonarli e seguire piste completamente diverse. Libertà d’azione, insomma, ma anche un pizzico di lungimiranza e di “occhio clinico” da sicario: il resto, lo ribadiamo, lo regala il design di questa avventura, volutamente poliedrico e ricco di soluzioni possibili, volte ad aumentarne la longevità (e, inutile dirlo, la ri-giocabilità),

Proprio come in Sapienza, resta un pizzico d’amaro in bocca per la componente narrativa del titolo, ancora una volta sacrificata all’altare del gameplay nonostante, finalmente, si inizino ad intravedere alcune timide aperture. Dietro le porte di Marrakech si nasconde un intrigo internazionale mai visto prima, un ciclone distruttivo nel cui occhio gravitano l’Agenzia e la famigerata Providence: un tiepido assaggio anche per questa volta, che speriamo funga da preludio ad un canovaccio memorabile condito di colpi di scena e sorprese. Chi vivrà, vedrà: per adesso, non ci resta altro da fare se non imbarcarci sul prossimo volo.