Colonia – Avvincente, violento, brillante. Se dovessimo descrivere in breve Hob, nuovo titolo di Runic Games già autore di Torchlight e Torchlight II, useremmo queste parole e sarebbero comunque riduttive, perché c’è molto più di questo. A differenza dei giochi precedenti, qui non parliamo di combattimenti all’ultimo sangue e generosi bottini ma di esplorazione e avventura, in un mondo misterioso, armonioso e colorato che si rivelerà ai nostri occhi a mano a mano che procederemo; cuore del gameplay è il braccio di metallo del protagonista, capace di numerose azioni tra le quali cambiare l’assetto dell’ambientazione nella quale ci ritroveremo. “Pensate al nostro mondo come un cubo di Rubik collassato su stesso” ha dichiarato durante la nostra chiacchierata Wonder Russell, PR Runic Games. “Risolvere i puzzle permetterà di accedere a nuove aree che possono essere innaturalmente tranquille o invase da nemici, e influenzerà inoltre le zone già esplorate.”
Ispirati da titoli che hanno fatto anche la nostra infanzia (Zelda e Castlevania fra i tanti) ma anche da altri più recenti come Dark Souls, i ragazzi di Runic Games hanno costruito per Hob un mondo bellissimo e letale, abitato da creature imprevedibili e dal design eccentrico; un mondo caratterizzato soprattutto da una narrazione silenziosa, sviluppata senza l’ausilio di testo né dialogo, che sveleremo solo attraverso le nostre azioni. Uno degli aspetti fondamentali del gioco è il tentativo di riparare questo pianeta sconosciuto, nel quale ci svegliamo ignari di cosa stia succedendo, interagendo con esso al punto tale da modificarne la struttura e realizzare che lo si sta lentamente rimettendo assieme; zone inizialmente fratturate, desolate e incomplete torneranno alla vita grazie al nostro intervento.
Per sgranchirci le dita e capire le meccaniche di gioco abbiamo iniziato l’hands on con la prima delle due demo, la foresta. Ci siamo fatti strada lungo la verdeggiante vegetazione, iniziando a prendere la mano con l’ambiente e il protagonista; abbiamo così visto il funzionamento del checkpoint che, attenzione, funzionerà solo se attivato e sarà anche il punto dal quale tornare nella partita dopo essere stati uccisi; abbiamo scoperto i diversi funzionamenti del braccio di metallo, che non solo ci aiuta nell’interazione con il mondo ma può anche essere utilizzato come scudo e arma offensiva consumando la barra della stamina. Per quanto riguarda le creature presenti, non sempre grande significa pericolo e piccolo inoffensivo, perciò in caso di dubbio è opportuno approcciare ogni bizzarro abitante con prudenza; i nemici si dimostrano molto aggressivi e ciascuno va affrontato secondo una strategia diversa, non sempre la nostra lama potrà penetrare la loro corazza e non sempre il braccio di metallo si rivelerà efficace. Come ogni gioco d’esplorazione che si rispetti, Hob non manca di aree segrete per le quali tuttavia non riceveremo alcun suggerimento su come sbloccarle e dovremo affidarci al nostro intuito; le ricompense al loro interno sono esclusivamente upgrade per la stamina e la vita (le armi non prevedono upgrade), ma Russell ci ha assicurato non essere fondamentali per terminare il gioco. Certo è, però, che un piccolo aiuto non fa mai male. Questi potenziamenti si trovano all’interno delle carcasse di alcuni robot, particolare che ha inutilmente innescato la nostra curiosità: non abbiamo saputo nulla a riguardo e anche degli strani folletti incontrati, sappiamo solo essere l’unico aiuto sicuro del gioco.
La seconda demo si è rivelata invece più complicata e prevedeva nuovi nemici, un sistema di teletrasporto, puzzle a tempo e anche una piccola boss fight lungo un’area dominata dall’elettricità. Essendo uno stage più impegnativo, abbiamo potuto cogliere qualche altro dettaglio sul combattimento: la stamina, ad esempio, se consumata si rigenererà col tempo mentre l’unico modo per ripristinare la vita è raccogliere i globi rossi lasciati dai mostri o trovati nell’erba. L’obiettivo principale di questa seconda parte, comunque, era mostrare nei fatti come funziona l’interazione con il mondo e l’accesso ad aree prima interdette.
Hob è un titolo che amalgama narrazione e gameplay. E lo fa in silenzio.
Non c’è nulla, in Hob, a distinguersi in particolare e rendere il gioco tanto efficace. Lo stile grafico è meraviglioso, il combattimento ben gestito e il senso di esplorazione ti spinge davvero a voler proseguire, guidato dal semplice piacere di correre lungo una misteriosa ambientazione in rovina per svelarne i segreti e capire come raggiungere l’obiettivo finale. Siamo curiosi di saperne di più su questo gioco in uscita il prossimo anno, a partire dal titolo stesso: se Hob non è il nome del protagonista, come Russell sembra averci suggerito, allora a cosa si riferisce? E che cosa è successo al nostro braccio, che in precedenza avevamo? Siamo davvero abbandonati in questo mondo fratturato, unici della nostra razza e i soli in grado di ripararlo spinti da una volontà che non sappiamo spiegarci? La sfida di Runic Games è stata creare qualcosa di nuovo e diverso, un risultato che non gli possiamo negare dopo questa presentazione e che sicuramente porterà soddisfazioni, a partire dalla capacità di catturare i giocatori nella storia pur avendoli privati del supporto testuale. È tutto a portata, basta osservare.