Sono di corsa. Devo correre nell’aula di pozioni, dove mi attende il professor Sharp, con la sua severità da Auror, per insegnarmi nuovi filtri che mi saranno sicuramente utili fuori dalle mura della scuola. Subito dopo devo recarmi da madama Kogawa per perfezionare le mie abilità di volo con la scopa. So già che dopo le lezioni avrò voglia di volteggiare fra le guglie di Hogwarts e di arrivare fino a Hogsmeade, o persino oltre, se non fosse che una banda di fuorilegge composta da due maghi dalle dubbie inclinazioni morali e un goblin assassino mi dà la caccia.
Quanto vi ho scritto rappresenta un piccolo riassunto di una mezz’oretta di gioco a Hogwarts Legacy, il nuovo titolo di Portkey Games e Avalanche, che potete ovviamente già acquistare da GameStop, che vuole riuscire in un’impresa tanto ambiziosa quanto titanica: farci vivere l’esperienza di uno studente o una studentessa del quinto anno della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Praticamente un sogno per tutti/e i/le potterhead (termine con i quale si identificano fan e appassionati/e di Harry Potter e del Wizarding World) da vent’anni a questa parte.
La scuola di magia è un po’ diversa da quella che abbiamo imparato a conoscere e amare nell’opera letteraria e cinematografica: invece dei ruggenti anni ’90 del ventesimo secolo, ambientazione legata alla vita di Harry, ci troviamo a fine 1800, in una scuola dove non ci sono né Silente né Piton: il preside è Phineas Nigellus Black, e c’è una professoressa che fa Weasley di cognome. Il resto di Hogwarts è però drammaticamente familiare a fan e appassionati/e del maghetto inglese: un elaborato castello scozzese adagiato fra le montagne e nascosto alla vista dei babbani, ovvero coloro non dotati di poteri magici. Noi “normali”, insomma.
Il gioco si apre immediatamente con un tema familiare a tutti/e coloro che conoscono il mondo cinematografico di Harry Potter: parte della colonna sonora composta da John Williams è infatti presente nel gioco sin dalle prime battute, e contribuisce non poco a rendere il tutto un po’ più magico, devo ammetterlo. Veniamo catapultati in un editor del personaggio che ci concede un’ampia libertà per la creazione del nostro main character: possiamo decidere praticamente tutto, dalla forma del viso al colore della pelle, dall’acconciatura dei capelli al timbro vocale, dalla presenza di cicatrici (un protagonista nel mondo magico senza cicatrici? Ma dai!) alla preferenza del dormitorio, se maschile o femminile. La scelta di queste caratteristiche non influenzerà in alcun modo la storia, ma ci permetterà di creare un personaggio che sentiamo “affine” per iniziare a scrivere la nostra personalissima storia nel Wizarding World di Harry Potter. E non si può dire che non si parta col il botto: i primi minuti in Hogwarts Legacy sono carichi di adrenalina (chi ha detto drago?) e servono un po’ come tutorial e un po’ come introduzione all’ambientazione complessa e sfaccettata di Hogwarts Legacy.
L’editor del personaggio ci concede un’ampia libertà
Devo ammetterlo (di nuovo), ho avuto i brividi quando appaiono i titoli di testa, con il castello in bella vista e la colonna sonora che tutti/e conosciamo e che abbiamo scolpita nei nostri timpani. Hogwarts Legacy fa immediatamente capire che questa volta la magia è vera: c’è davvero Hogwarts lì, davanti a noi, pronta per essere esplorata nella sua interezza. Una scuola di magia “viva”, piena di segreti, storie mai raccontate e avventure da vivere. Almeno questa è la primissima impressione che ho avuto, pad alla mano, con le prime ore di gioco in Hogwarts Legacy. Il potterhead che è in me ha fatto salti di gioia durante la prima lezione di Incantesimi o il primo duello in Difesa contro le Arti Oscure. Chi ha lavorato a questo gioco ha chiaramente dato un’altissima priorità alle fonti originali, e non sto parlando “solamente” dei sette libri che compongono la saga di Harry Potter. C’è un’innegabile influenza che arriva dai film, dato che l’estetica (le aule, gli scorci, il castello stesso, il villaggio di Hogsmeade) sono praticamente identici a quelli visti negli otto film della serie cinematografica; è inoltre presente qualche omaggio ad Animali Fantastici (sia in versione cinematografica che cartacea).
Devo quindi sottolineare la bontà del lavoro di Avalanche e Portkey, almeno nella ricostruzione delle ambientazioni e dell’atmosfera della scuola di Magia e Stregoneria più famosa del mondo. I dettagli da soli vi ruberanno parecchi minuti dove non farete altro che perdervi in giro a guardare quadri animati, fantasmi che girano, libri che volano e via dicendo. Non credo sia mai esistito un gioco così dettagliato e fedele alle ambientazioni di Harry Potter.
Detto questo, parliamo un po’ della storia di Hogwarts Legacy: in questo gioco non impersoniamo un sopravvissuto a una maledizione senza perdono, bensì un mago o una strega che nasce con un dono particolare. Quello di vedere le tracce di magia antica, oltre alla capacità innata di potersi appellare ad essa. La magia antica è una versione primigenia di quella utilizzata dalla comunità magica, ed è la stessa magia che ha costruito le fondamenta stesse di Hogwarts. Sono in pochi coloro in grado di poterla utilizzare, e il nostro (o la nostra) protagonista può farlo senza sforzo. Questa incredibile capacità ci metterà in rotta di collisione con moltissimi individui pericolosi, come il mago oscuro Victor Rookwood o il goblin Ranrok, il quale è a capo di una vera e propria rivolta goblin contro la comunità magica umana.
Il potterhead che è in me ha fatto salti di gioia
La nostra unica abilità ci permetterà inoltre di venire a conoscenza di segreti sepolti da secoli, dando accesso a una conoscenza che potrebbe cambiare il mondo magico per sempre. Chiaramente niente di tutto ciò ci è regalato: insieme a questo potere arriva un oscuro fardello, perché in tanti bramano ciò che noi abbiamo. La trama di Hogwarts Legacy si divide fra la vita scolastica, fatta di lezioni e chiacchierate con gli amici, e quella extrascolastica e legata al passato e alla magia antica. Chiaramente chi vi scrive non vuole assolutamente spoileravi nulla, ma la trama che dipanerete in Hogwarts Legacy vale bene il prezzo del biglietto: fra pericoli mortali e lezioni scolastiche faremo nascere nuove amicizie, sconfiggeremo esseri leggendari e metteremo la nostra firma nella storia di Hogwarts. Vi sembra poco? Interessante il fatto che la trama cambi (leggermente) anche in base alla vostra casa di provenienza; ho avuto modo di fare due build, un Serpeverde maschio e una ragazza Corvonero; oltre ai dormitori (bellissimi entrambi) differenti, ci sono altre divergenze che incitano il/la giocatore/giocatrice a multiple run.
Parlando di gameplay mi ritrovo a reiterare un concetto che emerge sin dalle primissime battute (e che, secondo chi vi scrive, era palese già dai trailer): il gioco è immenso. E non parlo solo del castello di Hogwarts, che è drammaticamente enorme e pieno (ma davvero pieno) di puzzle ambientali, enigmi vari, piccole quest che spuntano qua e là e personaggi con cui parlare; no, parlo dell’interezza dell’opera, che copre ben oltre i confini di Hogsmeade. La mappa di gioco è enorme, e nonostante non sia piena di roba da fare alla pari di un gioco Ubisoft, rende comunque giustizia al Wizarding World di Harry Potter. È chiaro che Hogwarts Legacy pone il suo centro sull’esplorazione, invitando fan e appassionati/e a perdersi nel castello e nei suoi segreti, a vagare senza meta nella foresta proibita e a seguire i binari dell’Hogwarts Express dall’alto della propria scopa (o del proprio ippogrifo). Mettendo da parte il fan estasiato, devo comunque dire che a parte la quest principale, che è sempre interessante e varia, le diverse secondarie sono perlopiù fetch quest che fanno leva sulla bellezza di curiosare qui e lì per il mondo magico piuttosto che sulla profondità della loro scrittura o sul coinvolgimento a livello di gameplay (o anche emotivo). Da questo punto di vista, le missioni secondarie si sono rivelate un po’ una delusione, oltre a essere molto lontane per sceneggiatura e coinvolgimento anche solo da quelle viste in giochi di ruolo piuttosto datati come The Witcher III.
Hogwarts Legacy è immenso
Il combat system è dinamico e interessante: praticamente si basa sulla possibilità di lanciare un attacco base a distanza (premendo R2) per poi arricchirlo con combinazioni legate a incantesimi rapidi impostati da noi, come Expelliarmus, Incendio, Levioso (sì, qui si chiama Levioso e non Wingardium Leviosa), Accio e persino Avada Kedavra (sì, potrete imparare e usare le maledizioni senza perdono). Proseguendo nella storia infatti potremo imparare (tramite un breve minigioco) nuovi incantesimi da assegnare rapidamente ai tasti triangolo, quadrato, X e cerchio. La combinazione può essere modificata quando vogliamo, ma è importante distinguere i vari tipi di incantesimi (appello, di mobilità, di attacco ecc) perché alcuni potranno “rompere” le difese avversarie simboleggiate da barriere colorate. Gli incantesimi offensivi come Incendio, Expelliarmus o gli schiantesimi potranno mandare in frantumi le barriere “rosse” degli avversari, ma non quelle di altri colori. L’idea è quella di riuscire a padroneggiare più combinazioni possibili per diventare abili duellanti.
Padroneggiare il sistema di combattimento, che comunque aggiunge agli incantesimi anche la possibilità di generare barriere in quick time a mo’ di Batman Arkham (premendo triangolo quando si forma un “cerchio” sopra la nostra testa) oltre alle sempreverdi capriole per schivare, richiederà parecchio tempo e un’abilità da “pianista del controller” non indifferente, specie a difficoltà più elevate. Ma il tutto darà anche parecchia soddisfazione, non lo nego. A volte mi è capitato di notare un po’ di eccessiva legnosità nei duelli e qualche bug di troppo, ma nulla che mi abbia anche solo messo indubbio il mio divertimento con Hogwarts Legacy. Spendo poi altre parole per il nostro sancta sanctorum, ovvero la stanza delle necessità, un luogo dove passeremo ben più tempo rispetto alla sala comune della nostra stessa casa. Qui potremo cimentarci in moltissimi minigiochi per creare pozioni, gestire le serre con gli animali fantastici e coltivare le piante di erbologia; il tutto collabora a un sistema di crafting probabilmente poco ortodosso ma sicuramente in tema e divertente.
Un disclaimer necessario per quanto riguarda la fruizione corretta di questa recensione: chi vi scrive è a conoscenza della polemica scaturita dalle parole dell’autrice di Harry Potter nonché inventrice dell’intero Wizarding World, ovvero J.K. Rowling. Tuttavia, non essendo qualificato per parlare di identità di genere e di questioni complesse e difficili come la transfobia, mi sono astenuto completamente dall’inserire una mia opinione sul tema in questa recensione. Questo articolo ha come solo ed unico obiettivo quello di analizzare il gioco Hogwarts Legacy nella maniera più completa possibile. |
Concludo parlando velocemente della durata del gioco, che si attesta sulla quarantina di ore se farete un po’ di missioni secondarie e se prenderete il gioco per come è stato inteso dagli sviluppatori, ovvero un titolo dove l’esplorazione la fa da padrone (tenete conto che ci sono oltre 500 collezionabili da raccogliere). Il tempo per completare Hogwarts Legacy nella sua interezza aumenta sensibilmente se, come me, siete appassionati del mondo di Harry Potter e volete scoprire i dettagli, godervi i minigiochi, perdervi nelle ambientazioni incredibilmente dettagliate e volare per il solo gusto di farlo nel panorama scozzese offerto dal gioco. Pochi anche i bug e le imperfezioni (che comunque ci sono): qualche tunica al contrario, alcuni freeze di NPC e qualche compenetrazione, ma nulla che renda il gioco infruibile, almeno su PS5. Il doppiaggio italiano appare un po’ sottotono, e alcune voci mi sono parse un po’ fuori personaggio, per non parlare di un personaggio in particolare, Lucan, che ha ben due doppiatori diversi (una delle voci è anche quella del famoso Davide Garbolino) che lo fanno sembrare affetto da doppia personalità. Incredibile invece vedere il labiale coincidere con le parole italiche; suggerisco ai più anglofoni fra noi di virare verso il voice over inglese, per godersi al meglio il mondo angolassone di Harry Potter.
Hogwarts Legacy è un gioco magnifico. Ecco, l’ho detto. Certo, sicuramente non raggiunge la profondità narrativa di The Witcher III o l’esplorazione indefinita di Skyrim, ma rapisce il cuore di chiunque ami o sia cresciuto/a con i film e i libri di Harry Potter. Per questo genere di persone, Hogwarts Legacy rappresenta quasi un sogno avverato, un lampo di calda nostalgia che culmina con la possibilità di frequentare la scuola di magia e stregoneria più famosa al mondo, anche se in una versione composta da (dettagliatissimi) pixel. Tutto, dalla colonna sonora che esalta la composizione di Williams al gameplay che rende la magia più viva, frenetica e divertente che mai, contribuisce a offrire l’esperienza definitiva per chiunque cerchi un gioco basato sul Wizarding World. Davvero, non credo di aver mai visto a memoria di videogiocatore un titolo basato sul franchise di Harry Potter così ben realizzato. Chiaramente, se non siete fan del Wizarding World il gioco perde molto del suo appeal. Certo, rimane comunque un’opera titanica (la ricostruzione del castello vale da sola il prezzo del biglietto) ma la poca profondità delle quest secondarie e qualche rigidità di troppo vi faranno storcere un po’ il naso. Per tutti e tutte le altre e gli altri, la vostra lettera per Hogwarts è arrivata. È ora di presentarsi a lezione. |
Disclaimer: la copia review di Hogwarts Legacy ci è stata gentilmente fornita da Warner Bros. Games.