News 07 Ago 2015

Homefront: The Revolution – Anteprima gamescom 2015

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Correva l’E3 del 2014 quando per la prima volta, e non nego con una certa sorpresa dopo aver valutato le qualità del gioco in oggetto, entrai in contatto con questo Homefront: The Revolution, seguito di un titolo partito con ambizioni altissime ma rivelatosi poi, sia per carenze realizzative che per limiti tecnici delle macchine su cui era stato progettato, un mezzo passo falso da parte degli sviluppatori. L’acquisizione della licenza da parte di Crytek aveva fatto ben sperare sia pubblico che stampa specializzata e quel poco che si era visto in quel di Los Angeles altro non aveva fatto che rafforzare le buone impressioni riguardo questo titolo che, complice una software house di primissimo piano e un orientamento spiccatamente next-gen, avrebbe potuto inserirsi di diritto tra i must have di questo 2015.

Le difficoltà finanziarie di Crytek portarono la software house tedesca sull’orlo del fallimento e su Homefront si addensarono delle nubi minacciose che solo recentemente si sono parzialmente diradate, portandoci ad osservare l’evoluzione di questo titolo rispetto alla kermesse losangelina dello scorso anno. L’intervento di Deep Silver, mirato all’acquisizione degli assets di Homefront posseduti da THQ e Crytek, riuscì a sbloccare una situazione oramai compromessa permettendo agli ex membri della software house di Coburgo, confluiti in Dambusters Studios, di continuare (quasi) indisturbati e senza problema alcuno il lavoro su Homefront: The Revolution.

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Quello che ci troviamo davanti è un gioco ben più maturo del “prototipo” mostrato all’E3 dello scorso anno, un gioco che ora ha una anima ben precisa e che, nel complicato anno di gestazione, ha visto aggiungersi una dopo l’altra numerose features che andremo dunque ad esaminare. Homefront: The Revolution si pone sulla scia del predecessore spingendo la narrazione molto più avanti: in un futuro distopico in cui gli Stati Uniti d’America, dopo aver perso la guerra con la Korea, sono stati invasi, la popolazione tutta vive confinata nelle periferie delle città sottoposta ad una rigidissima legge marziale che riesce nell’intento di privarla fin’anche delle libertà più basilari. Ed è qui che nel centro di Philadelphia, cuore della storia americana e punto di partenza della prima guerra di indipendenza, si innestano i vagiti di quella che sarà una seconda ribellione atta a riconquistare pezzo dopo pezzo, città dopo città, la libertà perduta.

Philadelphia, teatro della ribellione, si pone come co-protagonista della narrazione mostrando apertamente le ferite lasciate dalla oramai sedimentata invasione koreana: la città è stata infatti divisa in tre zone, Zona verde (corrispondente al centro della città), Zona Gialla (le immediate periferie, dove sono dislocate le attività produttive della stessa) e Zona Rossa (la periferia più estrema di Philadelphia), ambienti rasi al suolo dai bombardamenti, dove la popolazione è stata relegata per esser meglio controllata. Ciascuna di queste zone è a sua volta suddivisa in 4 micro-zone, l’una diversa dall’altra, al fine di fornirci una mappa vasta, largamente esplorabile e variegata. Ed è appunto dall’ultima di queste tre zone che parte l’hands on di cui siamo stati protagonisti nel booth Square Enix: nei panni di un membro della resistenza dovremo guidare l’assalto ad uno degli strike-point disposti strategicamente nella zona rossa, trovandoci ad impattare con le numerose pattuglie disposte di guardia nella stessa. Partiamo da una dato di fatto: affrontare Homefront: The Revolution con il piglio con cui si affronterebbe un qualsiasi altro FPS ci porterà a morte sicura per via dell’assoluta disparità numerica e per via della maggiore organizzazione militare delle milizie Koreaane, sia in termini di strategia che in quanto a livello dell’equipaggiamento. Dovremo dunque fare di necessità virtù ed improntare qualsiasi approccio alle stesse, in un mix perfetto di strategia ed azione, nell’ottica del “mordi e fuggi” volto ad indebolire pezzo dopo pezzo, vittima dopo vittima, le forze nostre oppositrici in modo da guadagnare vantaggi strategici nella zona di competenza. Non solo organizzazione ma anche tecnologia nelle mani dell’esercito Koreano: ad un armamentario high-tech si vanno ad aggiungere droni da ricognizione che dovremo abbattere il prima possibile onde evitare di essere identificati e, dunque, l’arrivo di rinforzi che ci condurrebbero ad un immediato game over. In contrapposizione speculare alle sopraccitate forze di dominazione, la resistenza è dotata di un arsenale molto limitato dovendo far fronte, inoltre, al cronico deficit di munizioni da inserire nelle armi a sua disposizione: cuore della esperienza di gioco di Homefront: The Revolution sarà una interazione ambientale volta all’analisi del mondo di gioco al fine di rintracciare sia munizioni, che medkit, che eventuali componenti per modificare l’arma utilizzata.

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