Un motore capace di erogare tanti cavalli e sprigionare una coppia notevole non serve a nulla senza un telaio, delle sospensioni, un assetto capace di farlo effettivamente performare. Se PlayStation VR 2 può paragonarsi ad un poderoso V12, brillante propulsore di cui potete leggere la nostra recensione qui e che potete facilmente acquistare utilizzando questo link, saranno di fatto i giochi a permettere a questa fuoriserie di strappare tempi sul giro degni della scuderia a cui appartiene.
Horizon Call of the Mountain, più dei molti altri titoli che accompagnano il visore di Sony al debutto, lunga lista che potete consultare nella mini FAQ dedicata, era ed è chiamato al compito di illustrare empiricamente le tante qualità della periferica, non solo in termini grafici, ma anche e soprattutto utilizzando al meglio possibile le tante feature che caratterizzano l’add-on.
A conti fatti, lo spin-off della serie con protagonista l’affascinante Aloy riesce alla grande nel compito prefissatosi, mostrando il fianco solo a pochissime e superficiali critiche.
Del resto, già dal menù principale si comprende quanto il gioco sia stato concepito per esaltare tutte le qualità di PlayStation VR 2. Per selezionare le varie voci del menù principale, difatti, vi basterà guardarle. Letteralmente. Senza l’utilizzo di alcuna leva analogica, grazie all’eye tracking potrete effettuare questa autentica magia certamente fine a sé stessa, ma non per questo meno d’effetto.
La meraviglia, tuttavia, si sprigiona un secondo dopo l’avvio dell’avventura vera e propria, quando la magnificenza dell’universo immaginifico concepito da Guerrilla Games sgorga in tutta la sua potenza visiva dallo schermo OLED di PlayStation VR 2.
Complice la notevole saturazione cromatica garantita dall’HDR, sulle prime si resta quasi abbagliati e pietrificati. Gli sviluppatori hanno certamente giocato d’astuzia, lasciando agli ampissimi fondali non interattivi il compito di dare una profondità senza precedenti ad ogni scenario, ma ciò non sminuisce di certo il livello di dettaglio dei modelli poligonali, l’alta definizione delle texture, la pulizia d’immagine che semplicemente cancella in un attimo ogni piacevole ricordo riguardante un gioco qualsiasi del vecchio modello di PlayStation VR.
Negli evanescenti panni di Ryas, ex-soldato in cerca di redenzione, ammirerete quasi in trance il passaggio ravvicinato di un Collolungo che fa tremare terreno e visore, grazie alla vibrazione incorporata; resterete ammaliati dalla fitta vegetazione; non crederete ai vostri occhi osservando l’acqua intorno a voi. Horizon Call of the Mountain, in breve, riesce perfettamente nel compito di stordire il videogiocatore con il suo comparto grafico, sensazione che vi accompagnerà sino ai titoli di coda, complice anche l’ottimo art design classico della saga che ormai non ha certo più bisogno di presentazioni, né di ulteriori lodi.
C’è ovviamente dell’altro, oltre all’effetto scenico.
La trama, tanto per cominciare, è coinvolgente, nonostante Ryas faccia di tutto per essere il più trasparente possibile, così da facilitare l’immedesimazione del personaggio, e in certi momenti i dialoghi risultino lievemente prolissi. Soprattutto conoscendo la lore del brand, sarete in grado di godervi un intreccio narrativo dotato di un certo spessore, sebbene, non dovremmo nemmeno specificarlo, non giocherete certo a Horizon Call of the Mountain per la storia.
Anche sul fronte del gameplay, fortunatamente, il desiderio di offrire qualcosa di unico e che sfruttasse a dovere le feature di visore e coppia di Sense c’è e si vede.
Graficamente meraviglioso
Tanto per cominciare, oltre al movimento più classico, tramite i due analogici, modalità che però metterà a dura prova gli stomaci più deboli, potrete muovere l’avatar ed esplorare ogni ambientazione, di per sé piuttosto lineare ma non per questo avara di bivi e zone che celano sbloccabili, anche agitando le braccia e tenendo premuti due pulsanti frontali.
Questo sistema è certamente più immersivo e coinvolgente, ma alla lunga è stancante. Inoltre, per girare la visuale potrete sia muovere letteralmente il corpo, correndo però il rischio di perdere l’orientamento e di finire al di là dell’area di gioco, oppure utilizzando un sistema un po’ macchinoso che vi costringerà a fermarvi sul posto ad ogni correzione di traiettoria. Se lo stomaco regge, meglio gli analogici. Se avete una stanza sufficientemente ampia, ancor meglio ruotare letteralmente su sé stessi per muovere spalle e corpo dell’avatar.
Oltre all’esplorazione, il gameplay di Horizon Call of the Mountain ruota attorno ad altre due meccaniche.
Da una parte abbiamo la scalata. Come negli episodi principali, anche in questo spin-off passerete molto tempo aggrappati a qualcosa. Grazie ai precisi Sense potrete scalare facilmente pareti rocciose ed edifici mimando ogni gesto. Anche in questo caso, dopo un po’ sopraggiunge un pizzico di fatica, ma il divertimento e lo stupore che vi regalerà l’essere sospesi a centinaia di metri sul nulla, è impagabile. Solo assicuratevi di non soffrire di vertigini, perché dentro al PlayStation VR 2 la sensazione di essere ad un passo da una caduta mortale è fortissima.
Se desiderate un gioco con cui battezzare al meglio la vostra nuova periferica, la vostra ricerca è appena terminata.
Di tanto in tanto, inoltre, dovrete combattere le creature biomeccaniche che popolano il mondo post-apocalittico di Horizon. Che si tratti di gruppi di Vedette o di giganteschi bestioni corazzati di tutto punto, si tratterà di scoccare frecce con una certa precisione, stando ben attenti a ruotare attorno alla minaccia di turno, sempre pronti a schivarne le offensive premendo con il giusto tempismo il pulsante deputato al compito.
Esattamente come per la scalata, anche l’utilizzo dell’arco è legato alla riproduzione di gesti che ricordano quelli che fareste nella realtà. Si richiama l’arma recuperandola dalle spalle, si incocca la freccia, si tende la corda e si rilascia per far partire il colpo. C’è un minimo di assistenza alla mira, ma dovrete preoccuparvi di allineare freccia e occhio per sperare di centrare il bersaglio.
Immediato e simulativo al punto giusto, questo è certamente l’aspetto più riuscito e divertente di Horizon Call of the Mountain, peccato solo che le battaglie non siano così frequenti come avremo voluto.
Ottimo anche il comparto sonoro, che soffre di un’equalizzazione non sempre convincente. Se gli effetti sono ben riprodotti e le musiche ispirate, queste ultime a volte tendono a restare troppo in secondo piano, mortificando lievemente l’impatto scenico di alcune situazioni. Il problema è fortunatamente parzialmente risolvibile giocando con le opzioni.
Horizon Call of the Mountain è un ottimo punto di partenza per PlayStation VR 2. A livello grafico non c’è davvero nulla di cui potersi lamentare. Dai modelli poligonali, alle texture, passando per frame rate e pulizia dell’immagine, quello che vivrete all’interno del visore di Sony è un autentico sogno ad occhi aperti. Anche regia e art design ci mettono del proprio per regalare scorci indimenticabili e fasi di gioco che scaveranno ricordi vividi nella vostra memoria. Se la trama è piacevole, per quanto secondaria nell’economia dell’esperienza, il gameplay è tutt’altro che accessorio. Scalare è divertente, combattere con l’arco estremamente appassionate e persino dedicarsi all’esplorazione regala qualche piccola soddisfazione. Tra la vibrazione del visore, eye tracking utilizzato nei menù e i sensori dei Sense in grado di tracciare quasi alla perfezione i movimenti delle dita dell’utente, anche sul fronte delle feature di PlayStation VR 2 la produzione Sony compie splendidamente il suo lavoro. Se desiderate un gioco con cui battezzare al meglio la vostra nuova periferica, la vostra ricerca è appena terminata. |
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