19 Lug 2016

I Am Setsuna – Recensione

La nostalgia fa parte della natura umana. Ricordare il passato, magari un po’ romanticamente, è bellissimo per tantissimi aspetti: ci fa ricordare come eravamo, e come erano diversi un tempo anche i videogiochi. I Am Setsuna è proprio questo, un atto di nostalgia consegnato grazie a Square Enix agli appassionati dei cari vecchi j-rpg, quelli con tanta voglia di raccontare storie intime attraverso box di testo e melodie memorabili. Tokyo RPG Factory, piccolo team interno a Square Enix, sembra nato proprio con l’intenzione di dare vita a questo tipo di esperienze, da dare in pasto ai giocatori cresciuti con un Super Nintendo e con alcune delle pietre miliari del genere, da Chrono Trigger a Final Fantasy VI.

I Am Setsuna è estremamente vicino a Chrono Trigger, per stile ed esecuzione, e viene da chiedersi fin da subito se la scommessa di Tokyo RPG Factory sia stata vinta. Può davvero la nostalgia essere il solo motore di un titolo, nel 2016? O quelle meccaniche sono, in un certo senso, figlie del tempo e snaturarne le intenzioni può portare al fallimento? Abbiamo giocato I Am Setsuna ponendoci questi quesiti specifici, e la risposta è piuttosto interessante. 

I am Setsuna

Io sono Setsuna, questo è il titolo letterale del gioco, che prende il nome di Setsuna, una dei protagonisti della vicenda, se non la protagonista assoluta. Il titolo racconta infatti del pellegrinaggio di Endir (controllato dal giocatore) e altri, insieme a Setsuna, verso le Last Lands, terre lontane dove dovrà essere effettuato un sacrificio mortale. Setsuna dovrà sacrificarsi per ristabilire l’equilibrio del mondo, ed impedire ai mostri di sovrastare gli insediamenti umani.

Il pellegrinaggio si arricchirà via via di altri comprimari, tutti ben caratterizzati e con dei precisi ruoli all’interno del party, senza mai rinunciare ai cliché e agli stereotipi propri della narrazione giapponese più classica. L’aria che si respira in I Am Setsuna è, come la neve bianca che copre il mondo di gioco, silenziosa e malinconica: l’avventura di Tokyo RPG Factory non brilla per originalità, né per scrittura, che sono anzi due dei suoi più grandi limiti, ma se c’è una cosa che non gli manca è l’atmosfera, fredda che la permea.

L’aria che si respira in I Am Setsuna è, come la neve bianca che copre il mondo di gioco, silenziosa e malinconica

Perché lo abbiamo definito poco originale, prima di tutto: I Am Setsuna è di fatto una lettera d’amore ai giochi di ruolo alla giapponese di un tempo. Chrono Trigger è forse la sua ispirazione più grande, come vedremo poi quando parleremo del battle system, ma è anche nella sua struttura narrativa che si vede questa volontà. Sia chiaro, Chrono Trigger resta insuperabile e, purtroppo, I Am Setsuna non riesce nemmeno a scalfire la superficie di quella pietra miliare del genere, pur mutuando tanto, forse troppo. Il problema più grande del titolo sta infatti nella sua mancanza d’identità, e in un’essenza forse fin troppo citazionista e nostalgica per riuscire ad emozionare e a convincere come altri prima di lui.

La narrazione sa di già visto, a partire dall’incipit, e alcune delle storie legate ai personaggi, pur convincendo, danno spesso una pesante sensazione di deja-vu. Può un titolo vivere solo di nostalgia? Risponderemo tra poco, ma è importante capire che, nei suoi evidenti limiti, il titolo Tokyo RPG Factory ha comunque le carte in regola per accompagnarvi per i paesaggi innevati, lungo l’arco di 15/20 ore, con personaggi interessanti e una tristezza di fondo di grande impatto emotivo. Potrebbe non bastare, ovviamente, ma questa è un’altra storia.

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Sul fronte gameplay non cambia poi molto: il team è composto da 3 personaggi, che con un sistema ad ATB (una barra che una volta riempita ci permetterà di eseguire un’azione) va a rendere omaggio all’ottimo sistema di combattimento di Chrono Trigger. Perfino alcune mosse sono ispirate a quel lontano capolavoro. Ad impreziosire un po’ l’esperienza ci pensano degli attacchi speciali, cosiddetti Momentum, che andranno eseguiti premendo un tasto con il giusto tempismo una volta che un contatore si sarà riempito.

Decisamente più interessante è invece il sistema di Spritnite, vere e proprie pietre magiche che permettono ai personaggi di apprendere svariate tecniche, dando al giocatore la possibilità di cambiare strategie e di mettere in atto mosse combinate di sicuro effetto. Una meccanica se vogliamo molto simile a quella delle Materia di Final Fantasy VII, seppur in misura drasticamente minore.

Decisamente più interessante è invece il sistema di Spritnite

I Am Setsuna continua quindi il suo percorso nostalgico nei meandri passati del genere, per provare a raccontare qualcosa di nuovo, che abbia però quel sapore riconoscibile degli anni che furono. Qualche riga sopra ci eravamo chiesti se un titolo possa vivere di sola nostalgia. La risposta, ovviamente, è no: un titolo non può vivere di nostalgia perché non è musica, non è un album delle greatest hits degli anni ’80 o di una band in particolare, è un’esperienza che deve vivere di vita propria.

Attraverso la nostalgia I Am Setsuna avrebbe dovuto raccontare qualcosa di più interessante, con un gameplay meno citazionista e con un pizzico di profondità in più. Questo perché, data la natura budget del titolo, i limiti sono già parecchi: creature ed ambientazioni ripetitive, per quanto ispirate, ed una colonna sonora che non brilla certo per intensità ed emozioni, legata com’è al solo uso del pianoforte e a poche variazioni del tema principale.

Conclusioni

I Am Setsuna è un titolo piccolo, che si nasconde dietro la nobile impresa di voler riproporre un modo di fare giochi di ruolo che (forse) non esiste più. Lo fa con stile e grande atmosfera, ma con poca ambizione e con una generale mancanza di identità, pescando a piene mani da alcuni capisaldi del genere e non riuscendo ad aggiungere niente. La trama, nonostante i suoi limiti la sua generale piattezza, è forse uno degli aspetti che più possono affascinare, in memoria di quelle storie più intime e lontane dal feeling da “blockbuster” delle produzioni odierne. I personaggi sono ben caratterizzati e, al di là di una generale mancanza di spessore, il battle system diverte, con una minima personalizzazione dei personaggi che salva un sistema altrimenti noioso su tutta la linea, come in parte il mondo di gioco e la fin troppo ripetitiva colonna sonora.

I Am Setsuna è quindi un titolo controverso, perché appassiona ed emoziona in alcuni frangenti e delude in altri, e lì la nostalgia non è sufficiente, ci sarebbe voluto qualcosa di più. Un peccato, davvero, perché la delicata storia di Setsuna sarebbe potuta essere sicuramente più memorabile, se solo i ragazzi di Tokyo RPG Factory avessero messo da parte la nostalgia per il passato in favore di qualcosa di più personale e coraggioso.

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