Gioca responsabilmente.
Di attacchi insensati al mondo videoludico ne abbiamo sentiti tanti, spesso scendendo nell’oscurantismo più becero, toccando tematiche razziali, o la sfera privata di molti individui, fino a bollare nella maniera più spregevole i gamers. Considerati spesso falliti, deviati, basandosi su presunti studi, magari fatti dagli stessi “dottoroni” che rassicurano sugli effetti, estremamente nocivi, del fumo.
E proprio dal fumo, dalle sigarette per la precisione, 2 “brillanti” politici (o politicanti?) americani, anche se in realtà neanche minimamente paragonabili ad alcuni personaggi della sfera politica italiana che hanno trattato queste tematiche, sembrano aver tratto ispirazione per una lungimirante proposta di legge: se passerà, ogni gioco con un minimo di contenuto violento (praticamente dai 7 anni del PEGI europeo fino ai 18) dovrà obbligatoriamente riportare un adesivo con su scritto:
“ATTENZIONE: L’esposizione a videogiochi violenti è stata collegata a comportamenti aggressivi“.
I prodi Joe Baca e Frank Wolf, rispettivamente un democratico e un repubblicano (niente finti moralismi politici, ma una ponderata scelta bipartisan) avrebbero inoltre aggiunto:
“Nello stesso modo in cui avvisiamo i fumatori dei danni alla salute provocati dal tabacco (semmai del catrame contenuto nelle sigarette -NdK), dovremmo avvisare sia i genitori che i loro figli delle prove scientifiche, in costante aumento, che dimostrano la relazione tra videogiochi violenti e comportamenti aggressivi“, con Wolf che ha inoltre dichiarato: “Da padre e nonno quale sono, penso sia importante per la gente sapere tutto il possibile riguardo la natura estremamente violenta di alcuni di questi giochi“.
Partendo dal presupposto che, come sempre detto in più di un’occasione, l’ultima delle quali relative alla dolorosissima strage di Utoya, in cui si è preferito parlare dell’insana passione per i giochi di guerra online del folle Breivik piuttosto che dei suoi estremismi di stampo politico e religioso, andrebbero anche etichettati negativamente libri, film, opere musicali e quelle d’arte, molti dei quali considerati dei capolavori proprio per la crudezza con cui viene rappresentata la natura violenta dell’uomo, criticandola. Anche i documentari allora andrebbero arsi. E perchè no, fare un bel falò con la Divina Commedia, perchè piena di riferimenti brutali (ops, in realtà ci stanno già pensando), o con le macabre opere di Hieronymus Bosch, e mettiamoci dentro anche l’intera discografia dei Led Zeppelin.
Ultimamente va di moda vestirsi da inquisitori e polverizzare la grandezza dell’ingegno umano in nome di presunta moralità, o chissà cos’altro.
Fortunatamente un’autorità (di parte, ma pur sempre autorità) è intervenuta nel dibattito, ovvero “The Entertainment Software Association“, definendo il loro “disegno di legge”, tramite Game Informer, “incostituzionale“.
Ricordando infatti ai 2 lungimiranti politici che gli studi sui quali basano le loro teorie sono universalmente riconosciuti come “spazzatura scientifica“, anche dalla Corte Suprema degli Stati Uniti che si è espressa negativamente in più di un’occasione a riguardo, l’E.S.A. suggerisce piuttosto di dare un’occhiata agli studi che parlano invece dei videogames come un ottimo mezzo per invogliare i giovani a studiare, o come questa passione/hobby abbia avvicinato molti giovani americani (ma non solo) alla scienza, alla tecnologia, all’ingegneria e alla matematica.
Paragonare l’universo videoludico, fatto anche di piccole opere d’arte (Journey mi ha rimesso in pace col mondo, piuttosto che istigarmi alla violenza), con un prodotto di consumo legalmente venduto ma riconosciuto come nocivo è sbagliato, tremendamente sbagliato.
Quando prendo in mano il pad non sto dando le istruzioni al mio torturatore su come usare la sua pistola puntata alla mia tempia.
Fonte: The Hill
Commenti