Speciale 06 Apr 2020

Il Diavolo veste Fortnite #PlayWithStyle

Pensandoci bene, appassionati di moda e di videogiochi sono accomunati da innumerevoli tratti comportamentali. Caratteristiche che influenzano profondamente il consueto svolgersi delle giornate lavorative e non, che spesso presuppongono reazioni ben specifiche, non ultima la corsa, forsennata ed agitata, verso il negozio di fiducia per accaparrarsi l’articolo desiderato da tempo.

Entrambi gli schieramenti, per esempio, hanno l’urgenza di tenersi informati sulle novità. Il desiderio di esibire la propria erudizione in materia si palesa sia nelle chiacchiere tra amici, che in lunghi e puntuali post sui social. Non si perde occasione di esibire con una certa vanità la propria collezione, soprattutto su Instagram.

I punti vendita sparsi per tutt’Italia di AW LAB e GameStoZing, in questo senso, non possono che rappresentare il fulcro attorno cui ruotano le rispettive passioni, punti di intersezione soprattutto per coloro che, malgrado il loro conto in banca, hanno a cuore tanto il proprio outfit, quanto le console che espongono fieramente sotto il proprio televisore.

Che si tratti di fare proprie le nuove Nike Air Max 2090, piuttosto che di ritrovarsi nuovamente faccia a faccia con il terribile Nemesis grazie al remake di Resident Evil 3, appassionati di moda e videogiochi non possono fare a meno di giocare con il proprio stile, spinti, anche qui, da pulsioni comuni.

Nello sfoderare il nuovo paio di Adidas, piuttosto che nell’esibire online l’avatar appena creato grazie al potente editor di GTA V, c’è il medesimo desiderio di distinguersi dalla massa, il genuino piacere di esibirsi, la legittima necessità di assecondare il gusto estetico.

Ecco una delle tante t-shirt che il marchio Crooks & Castles ha reso disponibile all’acquisto su GTA V

Laddove visitare un qualsiasi negozio AW LAB, o collegarsi direttamente al suo store online, è un’operazione più che sufficiente per restare aggiornati con le ultime novità e comporre l’outfit che più rispetta le proprie necessità, con i videogiochi non è sempre facilissimo agghindare l’avatar come si preferisce.

Vincere non basta, serve stile

Saghe come The Elder of Scrolls o un’interazione qualsiasi di NBA 2K, fondano parte del loro fascino sulla possibilità di modellare ogni sfaccettatura del proprio personaggio, soprattutto per quanto riguarda il loro abbigliamento. Armature e Nike Air Jordan non sono influenti solo ai fini prettamente ludici, ma personalizzano l’esperienza, incrementando l’empatia dell’utente verso il proprio doppio digitale.

Ci sono particolari produzioni, nello specifico, che hanno fatto di questa caratteristica una feature tutt’altro che secondaria ai fini della fruizione e del divertimento che si può trarre. Skin e accessori con cui agghindare il proprio beniamino sono beni che da superflui diventano progressivamente impattanti nell’economia del gioco, quanto più si decide di dedicare tempo al titolo in questione.

Il fenomeno, un tempo riconducibile a specifiche nicchie ristrette, ha raggiunto dimensioni rilevanti a partire da League of Legends, MOBA di Riot Games che qualche anno fa catalizzò l’attenzione non solo di chi passava molto tempo nel tentativo di accumulare quante più vittorie possibile, ma anche di migliaia di spettatori di Twitch, che passivamente osservavano le battaglie tra campioni.

Proprio questa visibilità garantita dalla piattaforma di Amazon spinse indirettamente gli utenti a distinguersi l’uno dall’altro non solo per lo stile di lotta, o per le performance esibite sul campo, ma anche per il look esibito dal proprio eroe.

La mania si è presto diffusa a macchia d’olio, con la complicità di publisher naturalmente ben disposti a mettere a disposizione decine di capi d’abbigliamento da sbloccare progredendo nell’avventura, o acquistando pacchetti creati ad hoc.

I fan di Batman non hanno potuto far altro che accaparrarsi il pack di Rocket League che conteneva tutte le Bat-mobili del Crociato di Gotham

Naturalmente, anche brand appartenenti all’industria della moda, ma non solo, hanno fatto la loro parte in questo senso. Moschino ha messo in vendita magliette con cui vestire i propri personaggi in The Sims 4. Crooks and Castles ha fatto qualcosa di molto simile

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Un trend, nel trend

Con giochi che hanno raggiunto lo status di fenomeni di massa, il meccanismo è ancora più efficace e fa sentire con maggior prepotenza i suoi effetti sull’utenza. In Fortnite c’è una corsa spasmodica all’ultima skin. In Rocket League in molti hanno ritenuto meritevole l’esborso di altro denaro per poter utilizzare la Batmobile, o per installare la bandiera della propria squadra preferita sul posteriore della propria vettura. Destiny 2 basa intere stagioni sull’ottenimento di particolari personalizzazioni estetiche da applicare ad alcuni tipi di arma.

Naturalmente il rovescio della medaglia di una tale ossessione per l’outfit dei propri personaggi, coincide con il pericolo di scoprirsi vittima di un business model che fa delle microtransazioni il fulcro con cui assicurarsi la fidelizzazione, e l’assuefazione, dell’utenza. Pratica effettivamente cavalcata con eccessivo furore da alcuni publisher, recentemente l’emergenza è ampiamente rientrata, grazie soprattutto alla sottoscrizione ai season pass, pacchetti che a costi fissi mette a disposizione un gran numero di collezionabili, sbloccabili a patto di raggiungere particolari obiettivi previsti dal gioco.

Moda e videogiochi sono da sempre in stretta correlazione tra loro, come tra l’altro abbiamo sottolineato in questo nostro altro articolo. Distinguersi, apparire, mostrarsi è una caratteristica inalienabile della nostra specie. Anche giocare con il proprio stile è un istinto insito in ognuno di noi. Farlo mentre si (video)gioca, è tanto più inevitabile e divertente.


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