La categoria dei Soulslike è in crescita. From Software ha fatto scuola con la sua famosa serie, creando de facto un genere nuovo che ha saputo stregare migliaia di persone in tutto il mondo. I giocatori hanno capito che l’elevata difficoltà non è sinonimo di frustrazione, ma può essere una sfida interessante che sa stimolare e divertire. Non stupisce quindi vedere tantissimi studi di sviluppo cimentarsi nel creare qualcosa simile, giochi sempre più difficili ma bilanciati abbastanza da attrarre il grande pubblico.
Negli ultimi mesi ne abbiamo visti parecchi, dal The Surge di Focus Home Interactive al Nioh del Team Ninja, passando per innumerevoli titoli minori sviluppati da studi indipendenti. Ed è proprio in quest’ultima categoria che ricade Immortal Unchained, ultima fatica di Toadman Interactive, sviluppatore indipendente svedese fondato nel 2013 e che conta al suo interno un organico di circa 20 persone. Tutti veterani dell’industry, persone che hanno lavorato a progetti come Warhammer Vermintide e l’ancora inedito Dead Island 2.
Annunciato durante la Gamescom di Colonia dello scorso anno, Immortal Unchained vuole sconvolgere gli equilibri del gioco, cercando di creare uno shooter che potesse rientrare nel genere Soulslike, un gioco diverso che potesse aver successo pur non non basandosi sui combattimentin corpo a corpo. Insomma, un obiettivo ambizioso e sicuramente non di semplice realizzazione.
Abbiamo approfittato di una versione di prova fornitaci da Toadman Interactive per passare un po’ di tempo assieme a Immortal Unchained. La prima, enorme differenza con la serie Souls è ovviamente la presenza di armi da fuoco di diverso calibro. Voi direte “in Bloodborne si può sparare”, ed è vero. Ma in Immortal Unchained le armi da fuoco sono la vostra principale (e spesso unica) vera difesa contro gli avversari. Sono tante, sono diverse, sono ben strutturate e potenziabili: un vero e proprio arsenale al quale potremo accedere con sufficiente pazienza e abilità di gioco. Una volta passato il menù principale mettiamo le mani sul gioco vero e proprio, per la precisione sulla modalità single player chiamata “narrazione”. Subito dopo il fatidico clic per iniziare partirà una sorta di editor del personaggio che ci permette di personalizzare il nostro nerboruto protagonista, che potrà essere sia donna che il cantante dei Rammstein dopo un concerto particolarmente colorito.
Potremo selezionare il colore della pelle del nostro protagonista, che potrà essere rosso acceso, nero notte, verde speranza e via dicendo. Sono personalizzabili anche i capelli e la barba. Quest’ultima sarà composta (inspiegabilmente) da pezzi di metallo sulla faccia del protagonista. Sono presenti anche delle classi, tre diversi modi per approcciarsi al gioco che dovrebbero adattarsi al nostro stile preferito: armi pesanti, fucili d’assalto o fucili di precisione. Una volta che avremo finito di creare il nostro antieroe, potremo iniziare la storia vera e propria: una voce fuori campo ci introduce all’universo di gioco, partendo dalla storia di un’età d’oro per i nove pianeti (del sistema solare?) finita ovviamente in tragedia quando i non morti sono arrivati a fare incetta di vivi.
In Immortal Unchained le armi da fuoco sono la vostra principale e spesso unica difesa
Come in moltissimi giochi di ruolo, al nostro personaggio saranno assegnate determinate caratteristiche in base alla classe scelta. Ci ritroveremo quindi con i familiarissimi tratti onnipresenti come robustezza, destrezza, forza e via dicendo. In base alle statistiche potremo infatti imbracciare un’arma piuttosto che un’altra, essere più veloci o più resistenti, tutto in base al nostro stile di gioco. Una volta terminata la brevissima sequenza iniziale siamo pronti a gettarci nella mischia: il nostro personaggio parte disarmato, e dovrà per prima cosa procurarsi un’arma da fuoco (la solita pistola d’ordinanza). Spiccano immediatamente tre indicatori in alto a sinistra che gestiscono lo stato del nostro personaggio: la salute (in rosso), la stamina (in verde) e una barra per l’energia (blu) dedicata agli attacchi speciali delle armi. Il paesaggio intorno a noi è abbastanza desolante: ci troviamo in una prigione abbandonata, e sembra esserci stata una cruenta battaglia che ha ammazzato in malo modo i guardiani, ora impilati come spiedini su picche dall’aspetto futuristico.
Esattamente come nella serie Souls dovremo raccogliere dei “bit”, un’unità di misura che si rapporta facilmente alle anime dei giochi sopracitati o agli echi del sangue di Bloodborne. Raccogliere questi bit perduti ci permetterà di potenziarci successivamente una volta raggiunti dei punti specifici della mappa chiamati Obelischi. Impossibile non continuare il paragone con la serie di Miyazaki, perché questi obelischi hanno la stessa funzione dei falò: possono permetterci di salvare la partita e di controllare lo status del nostro personaggio, eventualmente potenziandone le statistiche o le armi, che potranno essere equipaggiate e potenziate. Attivare l’obelisco ripristinerà inoltre le nostre energie, le siringhe mediche e in futuro (nella nostra prova non era previsto) sbloccherà anche l’opzione per il viaggio rapido.
Ma veniamo al sodo, ovvero quello che qualunque giocatore si aspetta da un Souls-Like: il sistema di combattimento. Immortal Unchained propone un sistema di mira diviso in tre grossi tronconi: un puntamento libero, parecchio impreciso e dispersivo; la possibilità di agganciare il nemico, avendo anche lì poche probabilità di colpire l’avversario; una serie di colpi più precisi e diretti, tenendo premuto il grilletto, a scapito della nostra mobilità. Se ci sono uno o più avversari che vi stanno puntando, mirare con calma equivale quasi sempre ad andare incontro a una morte rapida e dolorosa. Per affrontare i non morti spaziali di Immortal Unchained occorre stare in copertura e cercare di abbattere un nemico alla volta, senza sprecare troppe munizioni. Per aiutarci in questo arduo compito arriva anche la possibilità di effettuare un attacco melee, premendo un solo tasto: le mazzate che daremo in corpo a corpo danneggiano molto più gravemente i nemici ma ci espongono a contrattacchi abbastanza pericolosi, oltre che costarci parecchia stamina. Bisogna quindi saper bilanciare i nostri attacchi, altrimenti il gioco porrà fine alla nostra “evasione” in maniera rapida e brutale.
Alternare le sparatorie alle care e vecchie mazzate in corpo a corpo sarà quindi fondamentale per la nostra sopravvivenza: anche perché, fatta eccezione per i fucili da cecchino, i danni delle armi da fuoco diminuiranno proporzionalmente alla distanza che ci separa dal nostro avversario. Se non fate attenzione infatti vi ritroverete spesso a sentirvi come uno stormtrooper in Star Wars, convinti di poter colpire un nemico lontano per poi realizzare tristemente di stare sparando al nulla cosmico. Per evitare i colpi avversari possiamo effettuare brevi scatti (in avanti o indietro) o rapide capriole. Tenendo conto che la maggior parte dei nemici si muove molto lentamente, il timing per evitare gli attacchi è abbastanza generoso; le cose cambiano però quando ci troviamo circondati da avversari in grado di sparare: per salvarsi non basteranno più le capriole o i dash, e l’unica ancora di salvezza è rappresentata da una buona copertura e un ottimo intuito per colpire mentre gli altri ricaricano.
Immortal Unchained è un gioco ancora abbastanza acerbo, sotto diversi punti di vista. Il comparto tecnico mostra ancora il fianco a diverse critiche: oltre agli sporadici crash di sistema, durante la nostra prova è capitato di essere riusciti a passare attraverso trappole laser senza subire danni, di vedere nemici incastrarsi nei muri e nei forzieri, e di non riuscire a colpire a causa delle hitbox non proprio precisissime. Ovviamente la versione provata è ancora ben lungi da essere definitiva, pertanto il team di Toadman Interactive avrà ancora parecchio tempo per sviluppare e migliorare il suo ultimo lavoro. L’idea di base è molto buona, e l’obiettivo di creare un “Dark Souls con le pistole” è sicuramente affascinante, ma per ora siamo ancora ben lontani dal carisma e dalla imperfetta perfezione dei lavori di From Software. Nemmeno l’ambientazione riesce a convincerci del tutto, sarà che dobbiamo passare più tempo con Immortal Unchained per comprenderlo appieno. Per ora in questo gioco abbiamo visto molta oscurità, ma nessun’anima.