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Speciale 14 Apr 2023

Indie Soul – Episodio #4

La rubrica di GameSoul.it dedicata agli indie prosegue con il quarto episodio, dopo il primo, secondo e terzo appuntamento che vi consigliamo caldamente di recuperare qualora ve li foste persi. Anche questa volta ci occuperemo e sottoporremo alla vostra attenzione un terzetto di titoli davvero stuzzicanti, che non mancheranno di fare la gioia di chiunque sia a caccia di esperienze inedite e dal retrogusto esotico.

Per cominciare abbiamo Swordship, un titolo dalla filosofia estremamente retrò, ambientato in un bizzarro futuro post-apocalittico.

Vi ricordiamo che la maggior parte di questi giochi sono disponibili solo in digitale, ma che da GameStop potete acquistare credito per PlayStation Store, Nintendo eShop, Microsoft Store e Steam, in negozio e online.

Riprende insomma il nostro viaggio gli indie, con il quarto appuntamento di Indie Soul!


Swordship

Il contesto narrativo, appena accennato, che è sullo sfondo di Swordship è solo un tassello in più che va ad arricchire un gioco che si regge in piedi da solo: in un mondo futuristico dove le megalopoli sono sommerse, noi siamo tra i pochi ribelli sopravvissuti che cercano di rubare ai ricchi, per donare ai poveri. E lo facciamo a bordo della nostra navicella, armati solo di coraggio e destrezza.
Ebbene sì, il concept che è alla base del gameplay di Swordship (e che ci ha stuzzicato sin dall’inizio) è che noi non siamo armati, la nostra navicella non è equipaggiata di alcun raggio laser o simili, ma saranno i nostri nemici ad eliminarsi a vicenda; grazie alla nostra furbizia.

Mentre l’acqua scorre veloce sotto di noi in livelli generati proceduralmente, accompagnati da una colonna sonora elettronica a dir poco ipnotica, i mezzi nemici delle mega-corporazioni proveranno in ogni modo a farci fuori, ma muovendoci, immergendoci o nascondendoci dietro alcuni di loro, faremo non solo in modo di evitare una morte prematura, ma anche di eliminarli. Facile a dirsi, ben più difficile a farsi, quantomeno inizialmente.

Le prime partite a Swordship sono infatti state un infinito trial&error da cui man mano apprendevamo sia qualche tecnica e skill, ma anche il semplice ed appagante sistema di punteggio ed evoluzione. Una volta infatti comprese alcune meccaniche, inizierete a raggiungere la fine del livello ed ottenere quindi punti che sbloccheranno degli upgrade per la navicella: niente armi, sia chiaro, ma utili add-on che vi permetteranno ad esempio di immergervi più a lungo, di ottenere più punti o di rendere più semplice la raccolta dei container, fulcro del gioco.

In ogni livello ci sarà un numero di container da raccogliere, cruciale perché a fine livello potrà essere usato per avere più punti (quindi ulteriori upgrade) o più vite (indispensabili per riuscire ad arrivare alla fine del gioco). E’ qui che le cose si complicano e rendono l’esperienza appagante: mi concentro sul recupero dei container? Oppure cerco di salvare la pelle? Come sempre, la virtù sta nel mezzo e col passare delle run otterrete gli upgrade che vi permetteranno di affrontare “più agevolmente” i livelli avanzati, fino a quello del boss finale.

Ecco, stiamo parlando di un gioco che ha “solo” 9 livelli più la boss fight finale, ma che può garantirvi molte più ore di gioco di quanto si possa pensare, tra la fase di comprensione, livellamento e finalmente divertimento e perfezionamento di combo (vedrete che goduria quando riuscirete a fare delle eliminazioni a catena), ma anche rigiocabilità dopo averlo finito (nuovi livelli di difficoltà, etc); Swordship è quel gioco da qualche partita al volo e via, che può sempre esser ripescato. 

L’aspetto tecnico è essenzialmente valido, grafica pulita ma allo stesso tempo appariscente. I controlli funzionano alla grande e potrete incolparli giusto per qualche game over, prima di capire che il problema è la vostra incapacità di pensare in un’ottica diversa dal solito per sopravvivere. L’accompagnamento musicale sposa perfettamente la natura del gioco, trasportandovi insieme ad esso in un loop da cui è difficile staccarsi. Se quello che cercate è un gioco tanto semplice da apprendere, quanto impegnativo da padroneggiare, Swordship potrebbe fare al vostro caso. 

Swordship è attualmente disponibile su Steam, PS4/PS5, Xbox Series X/S e Nintendo Switch

Pasquale Lello


The Last Spell

L’ultima magia è anche l’ultima speranza di un mondo devastato dalla magia stessa e ormai popolato da non morti e creature mostruose. Il nostro compito in The Last Spell sarà quello di proteggere i prodi maghi che tentano di spezzare questo incantesimo, per riportare alla normalità quello che ne resta. Scontato dire che l’esplosivo trailer in cui grafica pixel-art e musica metal-synth abbiano catturato immediatamente l’attenzione di chi sta scrivendo, ma sapere che si trattava di uno strategico a turni ha poi fatto il resto. 

Il fatto è che The Last Spell va ben oltre questo genere, ma lo mixa con altri due: i City Builder ed i Tower Defense. E lo fa amalgamando bene il tutto. Le fasi di gioco saranno principalmente due, il giorno e la notte: nella prima dovremo concentrarci sulla fase di “preparazione”, costruendo ed armando quindi la nostra roccaforte, rendendola non solo inespugnabile ma anche prolifica in termini di risorse. Risorse che serviranno ad ottenere nuove armi, potenziamenti e strutture indispensabili per il prosieguo della nostra avventura. Ma una volta finiti i preparativi, arriva la notte, e con lei cambia la musica (in tutti i sensi), arrivano i non morti. A questo punto entrano in gioco le meccaniche del Tower Defense e soprattutto dell’RPG a turni.

I nostri tre personaggi, pressoché privi di background ma sempre ben caratterizzati, ricoprono le figure fondamentali tipiche, ovvero tank, ranger e mago; dovremo quindi sfruttare le specifiche caratteristiche di ognuno per poter superare la notte. Tuttavia la fase di combattimento è leggermente diversa a quanto siamo abituati, infatti avremo dei punti da spendere per ogni tipo di azione (movimento, attacco, magia) ma potremo usarli nell’ordine che vorremo. Potremo ad esempio attaccare con il tank, poi passare al mago, spostarlo, lanciare una magia e poi riportarlo al sicuro, per poi ripassare al tank e continuare ad attaccare, etc etc. Nulla a cui non ci si possa abituare, però in questo modo le battaglie notturne potrebbero durare più del previsto, rendendo il gioco piuttosto longevo, nel bene e nel male. 

Gli amanti del genere apprezzeranno questa profondità ed il connubio tattico/gestionale, sia ben chiaro,  però chi si aspettava qualcosa di più “immediato/veloce” potrebbe sentire sulle spalle un peso troppo grande. Insomma, se il connubio pixel-art / strategia a turni vi ha portato subito alla mente a titoli come Into the Breach o Advance Wars, sappiate che qui ci saranno molte più cose da fare prima di passare all’azione. 

Nell’insieme The Last Spell è però un titolo che funziona benissimo, curato sotto ogni aspetto, da quello grafico/sonoro, fino all’interfaccia, piuttosto intuitiva (nonostante le tantissime voci) una volta comprese le basi. Seppur funzioni bene anche su Steam Deck (indicato come “giocabile”), abbiamo preferito giocarlo su PC, la sua collocazione perfetta con mouse e tastiera. La colonna sonora (che trovate anche su Steam) è perfetta per accompagnare sia le giornate di building, che soprattutto le lunghe notti di battaglia. 

Se cercate uno strategico ben caratterizzato e con più di qualche buono spunto, se l’idea di orde numerose non vi spaventa, così come qualche momento dedicato alla costruzione, The Last Spell merita senza dubbio una chance; lo trovate su Steam, ma anche su PS4/PS5 e Nintendo Switch. 

Pasquale Lello 


Dredge

Dredge è immensamente debitore nei confronti dell’opera letteraria di H.P. Lovecraft da cui si ispira chiaramente per tratteggiare i contorni di un’avventura quanto mai suggestiva ed inquietante.

Nei panni di un pescatore naufragato su un misterioso arcipelago, per ripagare i debiti a chi è stato così gentile da rimettervi in mare, pur al timone di un mezzo di fortuna, dovrete darvi da fare per recuperare e rivendere, giorno dopo giorno, il miglior pescato possibile. Da cittadina marina, in cittadina marina, dovrete solcare l’oceano a caccia dei banchi di pesce in cui gettare le vostre reti, stando ben attenti a reinvestire parte dei guadagni in potenziamenti e migliorie per l’imbarcazione.

Non si tratta solo di gestire la vostra piccola attività commerciale, ovviamente, né di scambiare quattro chiacchiere con cittadini e commercianti nei brevi momenti in cui approderete nei porti delle isole che compongono l’arcipelago. Recuperando e rileggendo i canoni estetici, e non solo, ereditati dalla produzione letteraria di H.P. Lovecraft, la mappa che rappresenta il mondo di gioco è anche disseminata di strane, inquietanti e mostruose creature marine che si paleseranno con il calare delle tenebre, specialmente in particolari aree delimitate da una pesante coltre di nebbia viola.

Sarà proprio in queste fasi che Dredge darà il meglio di sé, suggestionando l’utente con visioni e apparizioni ora terrificanti, ora sinistre. Eppure l’esplorazione in notturna, per quanto potrebbe spingere il pescatore protagonista del gioco ad impazzire e a mettere a repentaglio la propria vita, è sostanzialmente irrinunciabile per almeno due motivi. Prima di tutto i pesci che valgono di più al mercato hanno la tendenza a lasciare le loro tane proprio quando il sole tramonta. Inoltre, non c’è nulla di più potente della semplice curiosità per motivare un videogiocatore ad abbandonare la comfort zone e mettere a repentaglio l’incolumità del proprio avatar.

Dredge funziona meravigliosamente sia quando si limita ad avere le sembianze di un simulatore di pescatore, sia quando decide di suggestionare l’utente con mostri marini famelici, che il più delle volte difendono e custodiscono misteri, e ricompense, degne del rischio.

Un titolo particolare ed emozionante, anche e soprattutto per merito di un comparto grafico ricercato e di una colonna sonora semplicemente maestosa. Potete acquistarlo su Steam, GOG, Xbox, PlayStation 4 e 5 e Nintendo Switch.

Lorenzo Kobe Fazio


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